I PROGRAMMI PISTE IN CAMPANIA
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
Vincono le imprese che attraverso
la formazione elevano la propria competitività
Alfredo
Loso
Presidente OBR Campania
presidenza@obrcampania.it
Su www.fondimpresa.it sono pubblicati gli elenchi
dei progetti finanziati dagli avvisi regionali e interregionali
per i Programmi PISTE, da realizzarsi come fase di start
up e banco di prova nell'ambito dei fondi interprofessionali
Fondimpresa. I dati sono lusinghieri per la Campania: a livello
regionale sono stati approvati tre Programmi, espressione
di un importante processo che ha determinato un reale incontro
tra domanda e offerta di formazione. É bene ricordare
che Confindustria, CGIL, CISL e UIL della Campania ad ottobre
del 2004 sottoscrivevano un importantissimo accordo che costituisce
una pietra miliare per la formazione continua in Campania,
perché riconosceva validità a quei programmi
in quanto fondati su un processo di condivisione e consultazione
delle aziende e dei lavoratori. Il sistema Confindustria
della Campania, infatti, attraverso le sue articolazioni
territoriali, ha fatto partecipe centinaia di aziende associate.
Le Organizzazioni Sindacali hanno coinvolto le proprie strutture
in questo processo che ha determinato anche l'individuazione
di un gruppo di agenzie formative di riferimento sulla base
di criteri di qualità. Il supporto tecnico a tutto
questo processo è stato fornito dall'Organismo Bilaterale
Regionale per la Formazione. In ambito Interregionale, la
Campania è presente in 10 degli 11 programmi finanziati
e uno di questi, nato dall'iniziativa di una azienda della
nostra regione, si è sviluppato da un processo metodologicamente
affine a quello che ha contraddistinto i PISTE regionali.
La sfida che vogliamo accogliere è di dare una doppia
valenza formativa a questi Programmi: una che riguardi gli
obiettivi formativi individuati ed enunciati nei progetti
approvati, l'altra è quella di farne occasione di
apprendimento di pratiche, metodologie, scelte e comportamenti
che consentano un rapporto più fecondo tra management,
lavoratori e sistema formativo. Si è parlato di impresa
formatrice. Pensiamo che il tema non sia passato di moda,
anche perché, se di moda si è trattato, questa è diventata
abito mentale ad uso solo di poche, pochissime aziende. Ritorniamo
sul tema della importanza del capitale umano per dire che
occorre andare anche oltre e affrontare il tema della centralità della
persona nell'azienda. E bisogna fare in fretta perché con
la crescita dell'Europa e lo spostamento geografico degli
obiettivi dobbiamo pensare a rinunciare al rassicurante ombrello
del FSE che ha offerto tante opportunità e che consente
tuttora anche di percorrere strade dispendiose che non sempre
risultano le più efficaci in termini formativi. Dobbiamo
quindi pensare in termini di una formazione efficace ed economicamente
vantaggiosa. Per fare questo, è importante tornare
a parlare di impresa formatrice, o se vogliamo chiamarla
diversamente di azienda che attraverso la formazione sia
in grado di elevare e adeguare la propria competitività. É un
cambiamento culturale che non interessa solo le imprese in
quanto tali, ma che riguarda tutta la nostra cultura organizzativa
e aziendale. Abbiamo esempi di organizzazioni e di persone
che, pur essendo istituzionalmente votate ai temi della formazione
e della valorizzazione delle persone, fanno resistenza a
consentire che il tempo dedicato alla produzione (o se si
vuole alle attività) sia in qualche misura destinato
alla formazione, ritenendo che vi siano ben altre priorità.
La formazione manageriale dovrà certo tenere conto
dell'incidenza del management aziendale nel determinare lo
sviluppo e la qualità di strategie e interventi formativi.
Essa non è una pertinenza propria di Fondimpresa,
ma è un paradigma al quale guardare, in quanto tutti
riconoscono nella formazione manageriale una risposta appropriata
ai grandi cambiamenti di quest'epoca. É questo un
tipo di formazione che richiede costi elevati perché ha
una soglia di qualità molto alta per essere efficace.
Richiede, quindi, strategie di investimento che non troviamo
né nelle imprese né nella pubblica Amministrazione.
Vi è qualche importante autore (R.M. Kanter) che sostiene
che il futuro appartiene a chi possiede: concetti - come
migliore conoscenza e idee più recenti; competenza
- come capacità di agire sugli standard più alti
di ogni luogo; connessioni - come relazioni migliori che
forniscono l'accesso alla conoscenza degli altri. Si tratta
delle tre "C" e non sono quelle del caffè,
ma quelle dell'alternativa tra sviluppo o declino. Il futuro
delle aziende pone dunque un problema di centralità delle
persone e della loro formazione. In questa prospettiva è impossibile
non rilevare come i rischi di ritardo del nostro sistema
produttivo siano collegati in modo rilevante alle contraddizioni
e lentezze nell'evoluzione del sistema dell'istruzione e
della formazione nel porre al centro della propria azione
la dimensione personale e dinamica delle proprie finalità;
a ridefinirsi in termini delle proprie funzioni e competenze.
Il sistema formativo deve compiere un salto di qualità.
Ai formatori, non chiediamo più di agire un ruolo
riferito a una singola disciplina, ma di essere esperti di
un intero processo, capaci di una visione d'insieme che garantisca
l'allineamento tra le persone, le strategie e i valori aziendali.
Nei loro sviluppi più innovativi e ricchi di positive
conseguenze, a chi si occupa di progettazione e realizzazione
degli interventi formativi, chiediamo una crescente capacità di
interagire con i manager delle aziende "clienti" in
modo da consentire la capitalizzazione di conoscenze "implicite" accumulate
nel corso degli anni, realizzando una vera complementarietà di
ruolo. Chiediamo cioè al sistema formativo di "saper
apprendere a far apprendere" guardando alle migliori
esperienze nel campo della formazione per trarne dei riferimenti
che servano da guida nel processo di innovazione del sistema,
rintracciando alcuni punti fermi:
- saper valutare le effettive esigenze di formazione dell'azienda,
a partire dal bisogno percepito dal management;
- focalizzare l'attenzione sui risulti attesi della formazione
in termini di apprendimento e trasferibilità, quantificando,
possibilmente, i ritorni economici;
- coinvolgere al massimo livello imprenditori e manager,
iniziando dal coinvolgimento e dal promuovere comportamenti
appropriati del vertice;
- rafforzare e accrescere l'autonomia dei lavoratori nella
scelta dei programmi e delle attività di formazione;
- facilitare una chiara e coerente definizione delle finalità del
business e promuovere la consapevolezza degli obiettivi produttivi
e strategici e dei risultati attesi;
- favorire lo sviluppo di un sistema organizzativo coerente
basato sull'integrazione tra management e sistema dei valori,
strategia e sistema organizzativo in senso lato;
- collegare le competenze ai risultati;
- utilizzare un adeguato blend (integrazione) di metodologie.
Queste considerazioni possono restare di natura contemplativa
e teorica. Vogliamo, invece, tradurle in fatti concreti ed è per
questo che nello sviluppare il sistema di monitoraggio e
valutazione dei Programmi Piste in Campania, l'OBR Campania
che non solo vi è istituzionalmente, ma che condivide
con le ATS l'impegno a sviluppare un innovativo ed efficace
sistema di autovalutazione e controllo sul piano qualitativo,
sta traducendo questi punti fermi in parametri e sistemi
di rilevazione che consentiranno di leggere, controllare
e ottimizzare questi programmi, in una logica di miglioramento
e di crescita di attenzione e partecipazione nel sistema
formativo in Campania.
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