LA “CARAVELLA” Di amalfi
ALLA SCOPERTA DI SAPORI RICERCATI
Prelibatezze gastronomiche e ottimi
vini per un ristorante eccellente
Ferdinando
Cappuccio
Cultore di enogastronomia
ferdinando.cappuccio@banca.mps.it
L’eccellenza nella ristorazione si raggiunge allorquando l'offerta
riesce ad amalgamare perfettamente elementi soggettivi (qualità dei
prodotti, modo di assemblarli e presentarli) e componenti oggettive (riconoscimento
e soddisfazione del gusto del cliente, "calore" dell'accoglienza,
servizio efficace e non prevaricante). Da moltissimi anni - ed è cosa
riconosciuta dalle più importanti guide del settore e dal "successo" riscosso
presso clienti italiani e stranieri - nella nostra provincia questa eccellenza è riscontrabile
alla Caravella di Amalfi. Il locale sorto nel 1959 ad opera della nonna
e del padre dell'attuale proprietario, già nella metà degli
anni sessanta raggiunse l'agognato riconoscimento della stella Michelin,
caso raro nella ristorazione meridionale. Intellettuali, attori, politici,
imprenditori, frequentavano il locale posto, allora come oggi, nello splendido
palazzo ducale presso gli antichi arsenali della Repubblica Marinara; tutti
si deliziavano con le classiche rielaborazioni marinare, tra le quali (e
io le ricordo!) i "calamari all'amalfitana", presentati in conchiglia,
cosa che allora rappresentava una vera e propria innovazione "visiva",
anticipando così quel concetto di presentazione del piatto oggi
fin troppo perseguito. Era una cucina dove la tradizione si coniugava con
una internazionalizzazione della preparazione, frutto dell'esperienza della
famiglia Dipino. Il locale subì una flessione agli inizi degli anni
'80 fin quando Antonio Dipino non rilevò l'attività iniziando
quel percorso di ricerca che lo ha portato ai massimi livelli nazionali
(dal 1997 ha ripreso la stella Michelin e quest'anno ha conquistato, primo
locale dell'Italia meridionale, il titolo, sancito dall'Espresso, di migliore
cantina d'Italia). Entrando nel locale si scopre immediatamente l'essenza
della ristorazione dello chef. La cultura delle tradizioni, attraverso
splendide opere d'arte tra cui una ceramica del 1888 dei fratelli Mollica,
balza evidente sin dalla struttura data al ristorante. Assisi in tavoli
ben distanziati, ottimamente apparecchiati con giusti bicchieri e tovaglie
di gran pregio, inizierete il viaggio gastronomico guidati magistralmente
da Antonio che, partendo dalla tradizione, rielabora in chiave moderna
il gusto, eliminando grassi superflui ed esaltando le preparazioni classiche
con l'aggiunta di elementi tipici quali lo zafferano di Navelli, la colatura
di Cetara, il finocchietto selvatico, tutti elementi in grado di dare quel "qualcosa
in più". Il menù proposto segue le stagioni, privilegiando
le migliori offerte del mare e dell'orto. Paranze amiche portano quotidianamente,
a seconda delle stagioni, calamari, pezzogne, spigole di mare, "cicinielli",
alici, rigorosamente freschi. Tra le tante portate gustate nelle mie visite
alla Caravella, alcuni ormai, come è giusto, rappresentano una costante
nel menù proposto. Tra questi quello che ritengo il piatto "principe" di
Antonio Dipino: il battuto di pesce sulle foglie di limone con il finocchietto
selvatico. É una sintesi questa della cucina della nostra costiera,
che condensa odori e sapori spesso dimenticati. Il forte gusto del limone
si sposa perfettamente con l'aromaticità del finocchietto esaltando
il pesce freschissimo tritato a coltello. E ancora, sempre tra gli antipasti,
spicca il fagottino di alici con provola affumicata e colatura. Anche in
questo piatto si può riscontrare come Antonio Dipino tragga dal
territorio e dalle tradizioni l'essenza della sua cucina; infatti le alici,
pesce povero del nostro golfo, vengono combinate con la provola dei monti
Lattari e servite con una giusta misura di colatura. I 3 gusti, alquanto
forti (provola, alici, colatura), si assemblano in maniera che nessun elemento
predomini sull'altro formando una sintesi perfetta. Tra i primi è splendida
la zuppa di cicerchie (legumi ormai rari) che con gamberi, calamari e cozze, "esprime" un'altra
caratteristica peculiare della cucina della nostra costiera, quella di
mescolare prodotti di terra e di mare. E ancora tra i primi, grandiose
sono le linguine di Setaro con totani e patate. In questo piatto, la tradizione
(totani e patate è un classico della costiera) si alleggerisce nel
condimento e imbocca nuove vie gastronomiche utilizzando la pasta come
ulteriore modo di gustare l'intingolo e la sua salsa. Tra i secondi proposti,
con alla base il connubio mare-terra, trovo impareggiabile la pescatrice
con fagioli di Controne, cicinielli e pomodorini del piennolo; aldilà dell'utilizzo
di prodotti caratteristici delle nostre zone, quello colpisce in questo
piatto è la grande novità del sapore, che dimostra come la
grande cucina meridionale possa competere con i propri prodotti con quella
del nord anche sui secondi piatti. Non sono soltanto pesci alla brace o
all'acqua pazza, ma preparazioni che pur con la semplicità di base
consentono una varietà di sapori che rendono nuovo e articolato
il secondo piatto. I dolci, preparati dalla bravissima e bella Tania, meriterebbero
un discorso a parte. Aldilà del pre-dessert simpaticissimo che è un
cucchiaio con un assaggio di sorbetto con marmellata casalinga di limone,
che alla bontà del sapore unisce l'importante funzione di pulizia
del palato, le altre offerte potranno soddisfare in pieno qualsiasi voglia "dolce".
Un consiglio però mi sento di darvelo: se convincete lo chef, non è infatti
una pietanza nella carta, fatevi preparare un soufflè al limone. É un
dolce che unisce ad una impagabile bellezza coreografica (è "gonfio" e
delicato pur preparato senza farina), un gusto particolarissimo e indescrivibile
che merita da solo una visita alla Caravella. E i vini? Il premio di miglior
cantina d'Italia non mi consente di spendere parole superflue. Le 15000
bottiglie presenti in una cantina ben tenuta e attrezzata (cosa importantissima!)
possono accontentare tutte le curiosità e le voglie possibili, facendovi
tra l'altro verificare come anche grandi bianchi ben conservati possono
reggere tranquillamente il passare degli anni migliorando bouquet e sapori.
Antonio Dipino, da buon imprenditore, sta pensando di creare un'enoteca
attigua al locale dove i suoi tanti vini importanti o singolari potranno
essere acquistati per essere gustati in altre occasioni. Che dire dunque?
Andate ad Amalfi e almeno per una sera, salpate con la Caravella: troverete
la vostra America!
Per informazioni:
Ristorante “La Caravella”, Via Matteo Camera, Amalfi (Salerno),
tel. 089.871029, fax 089.871029,
www.ristorantelacaravella.it.
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