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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2005
 
CONSORZIO CAMPANIA FIDI - Home Page
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BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO AL SUD
FATTORI DI SUCCESSO E GOVERNANCE

Servizi migliori, più convenienti e orientamento all'interesse del cliente

Giovanni Giuliano
Consulente aziendale PRAGMA srl
pragma@pragmaonline.it

 


La costituzione di una banca di credito cooperativo nel Mezzogiorno d'Italia può dare la corretta dimensione dei connotati innovativi dell'impresa bancaria. Gli asset fondamentali per qualsiasi azienda, ma ancor di più per quella bancaria - le cui attività si basano su processi informativi e fiduciari - sono essenzialmente tre: patrimonio, persone e reputazione. Per le banche la fiducia è il fondamento della propria attività, "la materia prima", una sorta di genoma; la reputazione dipende dalle qualità individuali e professionali delle persone, dai loro comportamenti e valori. Il fatto che una moltitudine di persone radicate e attive su un territorio circoscritto difficile, ma ricco e dinamico, quale quello meridionale, sia in grado di catalizzarsi attorno a un progetto utile per sue le ricadute sociali ed economiche è meritevole di analisi per dedurne fattori critici di successo ed elementi di governance in particolare. Il territorio meridionale è presidiato da banche di livello nazionale, che corteggiano i clienti; cosa può rendere, allora, un progetto di una Banca di Credito Cooperativo così interessante? Innanzitutto, tornando ai tre elementi-base su elencati, la reputazione. Le Banche di Credito Cooperativo (BCC), oggi, più che mai, hanno a livello nazionale e internazionale una reputazione elevatissima: il potenziale cliente-socio ritiene, infatti, che il gruppo, costituendo e/o costituito localmente, condivida valori, codici etici e di comportamento, trasparenza, riservatezza e competenza almeno pari a quelli di tutti coloro i quali da anni sono attori e presenti nel "Sistema del Credito Cooperativo" (la carta dei valori del credito cooperativo è solitamente il primo documento che viene posto in visione del socio). Il socio-cliente, in altri termini, presuppone, che un sistema che funzioni bene sia in grado di curare da solo i propri mali, escludendo chi adotta comportamenti sbagliati. Il sistema delle BCC viene percepito all'esterno come una comunità finanziaria virtuosa in cui diventano di importanza fondamentale regole e prassi idonee a disincentivare i comportamenti scorretti e a incoraggiare le pratiche di buon governo delle imprese e delle persone. Le BCC, a dispetto della loro dimensione territoriale, poi, presentano caratteri di innovazione marcati e molto richiesti dalla clientela. Oggi le esigenze dei clienti da soddisfare impongono tassativamente alle banche: a) velocità di decisione e risposta da parte della Banca; b) stabilità, affidabilità, professionalità e cortesia degli operatori; c) prezzo; d) qualità dei servizi e capacità di seguire l'azienda la famiglia nella sua trasformazione; e) tecnologia e competenze tecnologiche; f) consulenza. Le banche del Sistema del Credito Cooperativo hanno nel proprio DNA di piccoli "giganti" tutti i caratteri innovativi che la moderna banca deve possedere (su elencati). Nel Sistema del Credito Cooperativo trova naturale applicazione il principio di sussidiarietà, garanzia di attenzione al particolare con la possibilità di generalizzare standardizzando servizi, in un'ottica costante di qualità/customer satisfaction e di economicità (efficacia ed efficienza). Se si pensa che in Connecticut, al Merlin Center (dove è attivo dal 1995 un laboratorio di ricerca, in partnership con IBM, in cui è possibile studiare i caratteri innovativi e futuristici dell'agenzia bancaria) la banca del futuro è presentata come un luogo senza code allo sportello, con impiegati che salutano per nome, in cui è possibile prendere il caffè mentre su un video scorrono le ultime offerte in campo di mutui, fondi, assicurazioni; si può ritenere che le BCC hanno già un piede nel futuro! Analizziamo poi altri due aspetti, spesso criticati delle BCC: il patrimonio e il sistema di governance. In quanto al patrimonio, spesso esiguo rispetto ai competitors, va valutato in termini di operatività: attraverso l'esternalizzazione (strategia di outsourcing) dell'attività produttiva la Banca di Credito Cooperativo, spesso riesce ad assicurare alla clientela locale un servizio di consulenza nella ricerca e scelta dei prodotti/servizi più convenienti, soprattutto di tipo specialistico. La banca restringe la gamma dei propri fornitori a quelli di particolare eccellenza e assume spesso, quindi, la posizione di mandatario in modo da poter dare alla clientela un'ampia possibilità di scelta. Attraverso gli accordi distributivi con le società-prodotto del Sistema del Credito Cooperativo con a capo l'ICCREA, la banca tende a configurarsi, di fatto, come una sorta di istituto universale "virtuale" trovandosi, rispetto alle banche che sono al tempo stesso produttori e distributori dei propri prodotti, in una posizione di vantaggio competitivo, in quanto è in grado di proporre i servizi migliori, più convenienti e di essere sempre orientata all'interesse del cliente. Per difendere il posizionamento nella distribuzione, la BCC mantiene, sovente, un'elevata reputazione nella gestione delle relazioni di clientela. In tal modo essa è in grado di fidelizzarla e di consolidare il proprio ruolo di venditore privilegiato di servizi finanziari a livello territoriale. La Corporate Governance delle BCC è un tema di recente rilevante interesse, poiché da più parti si levano voci favorevoli all'abolizione del tetto azionario di 50 mila euro per singola azione e della peculiarità rappresentata dal voto capitario che determina, invece, le modalità di manifestazione delle funzioni di indirizzo strategico e di coordinamento dei manager preposti alla gestione operativa dalla proprietà. L'attuale status giuridico appare, invero, garantire autonomia e indipendenza rispetto al territorio con cui le banche stringono uno strettissimo legame. La BCC è del tipo public company, essa non può perdere il connotato derivatole dal voto capitario, vero strumento di democrazia economica, in grado di massimizzare gli interessi degli stakeholder secondo la migliore prassi per un organismo economico, fortemente radicato e dedicato ad una comunità territoriale circoscritta, in cui il benessere economico sociale collettivo è predominante rispetto alla massimizzazione del profitto del singolo. La dimensione territoriale impone la diffusione del valore aggiunto prodotto presso tutte le classi che hanno interessi nel territorio e che trovano nella banca un motore di sviluppo economico e sociale. Probabilmente, i soggetti/investitori cui sarebbe opportuno dare la possibilità di aumentare al propria percentuale di possesso azionario potrebbero essere quelle organizzazioni non profit, fondazioni e onlus attive sul territorio, poiché indirettamente rappresenterebbero partner stabili e amplificatori e moltiplicatori di benefici economico-sociali, devolvendo gran parte dei profitti alla collettività di cui sono parte e da cui sono partecipate. La governance così caratterizzata (con piccole innovazioni che il mercato sta richiedendo che non smentirebbero la cultura che è alla base della crescita ed evoluzione delle BCC) non può e non deve essere modificata: è il segreto del successo delle BCC poiché è garanzia di fiducia presso i risparmiatori, di reputazione presso i soci-clienti ed è volano di patrimonializzazione.
Requisiti per la costituzione di una BCC
Per essere soci di una BCC è necessario risiedere, aver sede ovvero operare con carattere di continuità nel territorio di competenza della banca stessa. L'attuale legge bancaria offre la possibilità di diventare socio agli esponenti di qualsiasi categoria professionale, eliminando il vecchio vincolo che imponeva una base sociale composta per l'80% da agricoltori e artigiani; fissa in 200 il numero minimo di soci per la costituzione di una Banca di Credito Cooperativo e l'importo minimo di capitale sociale in due milioni di euro; fa obbligo di erogare il credito "prevalentemente" a favore dei soci.

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