a cura di Raffaella Venerando
ARCHITETTURA PENSATA
LA SANA COSTRUZIONE
Bioarchitettura, bioedilizia e tecnologie a supporto dell'ambiente
Stefano
Castelli Gattinara
Architetto - Studio Castelli Gattinara
studio-architettura@castelli-gattinara.it
Gli interventi su questa rivista sono rivolti a sensibilizzare
e incuriosire i lettori su eventi, tecnologie e modi diversi di percepire
e affrontare la stessa problematica in ambito architettonico. L'articolo
di questo mese rientra in questo filone, occupandosi di metodologie alternative
nell'ideare, realizzare, gestire e dismettere il manufatto architettonico. É prassi
comune identificare il termine "bio" con ”ricercato”,
dedicato ad una èlite e, di conseguenza, costoso. Certamente questo
può valere per altri campi, basti pensare a quello legato all'agricoltura,
ma nell'architettura "bio" dev'essere inteso come un sostantivo
più affine al modo di pensare, di concepire che alla realizzazione
finale. Nel campo dell'architettura, possiamo affermare che il decalogo
per la "sana" costruzione è stato scritto dal buonsenso
sin dai primi insediamenti abitativi nella storia dell'uomo. La scelta
del posto, la collocazione e l'esposizione dell'abitazione, la tecnologia
costruttiva, il benessere interno in contrasto con le condizioni climatiche,
sono solo una parte di ciò che possiamo leggere e ritrovare analizzando
in modo attento le costruzioni che formarono i primi nuclei abitati.
Sfortunatamente, come spesso accade, la storia dell'uomo e l'evoluzione
del suo vivere quotidiano, è contraddistinta da perdite di benessere
corporeo a vantaggio di un apparente aumento della qualità di
vita. Ci ritroviamo oggi nella situazione che, per riequilibrare il bisogno
del benessere corporeo, spirituale e mentale, siamo costretti a ricercare
e riscoprire quelli che possiamo identificare come "sapori di un
tempo". Purtroppo, anche nel campo dell'architettura, non viene
coltivata culturalmente la sensibilizzazione ad aspetti alternativi dell'affrontare
le problematiche. L'iter formativo di tutti gli addetti ai lavori, non
prevede corsi obbligatori su metodologie di vivere sano. Si confida nella
curiosità e nella volontà dei singoli. Questi si ritroveranno
a dover combattere per poter affrontare e mettere in opera prassi rivolte
esclusivamente a perseguire l'obiettivo di conferire un valore aggiunto
alle nostre abitazioni e, quindi, di ricaduta su noi stessi. Parallelamente
a questo, e per fortuna, ci sono degli architetti che progettano solo
ed esclusivamente ragionando con i principi della bioarchitettura. I
grandi committenti hanno identificato nella bioarchitettura il mezzo
per ottenere comfort ambientale, abitativo, lavorativo e, non ultimo,
risparmio nell'impiego di energia. L'architettura di oggi, pur ritenendosi
avanzata, è difficilmente amabile: è davvero al servizio
dell'uomo? Lo aiuta veramente o è solo un'arma impropria? William
Morris definì l'architettura come «ciò che abbraccia
la considerazione di tutto l'ambiente fisico che circonda la vita umana».
Questo accadeva nel 1881, a distanza di cento anni Tadao Ando scrive «l'architettura è lo
strumento che consente all'uomo di sentire la presenza della natura».
Da ciò discende che l'architettura può essere pensata ed
esercitata come lo strumento essenziale per la conservazione dell'uomo
e della natura. La natura, dopo tutto, è simbolo di libertà.Tutto
questo preambolo è servito per far capire che l'architettura pensata
non può che essere bioarchitettura, nel senso più ampio
del termine. Che poi questa sia supportata da professionalità,
tecnologie e materiali idonei, diviene un elemento marginale ma di completamento.
Accorgimenti semplici atti ad ottimizzare l'impiego di fonti energetiche
o non rinnovabili, come ad esempio lo studio della naturale ventilazione
estiva e invernale all'interno degli edifici, ci consente un risparmio
non solo economico, ma soprattutto sociale. L'80% di tutto ciò che
nel mondo è quotidianamente prodotto e confezionato, viene gettato
dopo essere stato usato una volta sola. Scienziati americani hanno verificato, nel corso di un restauro secondo i criteri di bioarchitettura di un piccolo
grattacielo vicino Chicago, che i consumi energetici potevano essere
abbattuti in maniera eccezionale. Il fabbisogno di energia elettrica
nelle ore di punta è sceso del 76%, il consumo annuo del 72%.
Altro esempio interessante è l'edificio sede della banca International
Nederlanden Group ad Amsterdam dove sinergie tra forma, architettura,
tecnologie, luce del giorno hanno prodotto questi risultati: la precedente
centrale bancaria consumava 4,8 gigajoule mq/anno, il nuovo edificio
ne consuma oggi solo 0,4, quindi il 92% in meno. Architettura pensata, è l'accostamento
che ho ritenuto più idoneo per identificare un campo d'azione
vastissimo ma, nello stesso tempo, ben delimitato; va di pari passo con
il ciclo di vita di un manufatto, sia esso architettonico o di qualsiasi
natura. Quindi si tratta di acquisire un metodo, un processo di analisi
e di sintesi, che, applicato, non può che dare risultati. Nel
caso specifico la bioarchitettura comprende e influenza: la scelta dell'area,
la collocazione sul lotto quindi l'esposizione, la ventilazione naturale,
la selezione dei materiali e delle tecnologie di costruzione, il controllo
dell'inquinamento indoor e outdoor, il comfort ambientale e abitativo,
la gestione e la manutenzione nel tempo dei parametri accettabili, la
dismissione alla fine del ciclo di vita utile del manufatto, lo smaltimento,
il riutilizzo e il reimpiego dei materiali e dei componenti dismessi
(sempre più materiali riciclati trovano impiego ottimale nelle
nuove costruzioni o sostituiscono quelli ricadenti nelle categorie "non
rinnovabili"). Nell'ottica di suscitare curiosità non ho
volutamente approfondito l'argomento anche per non sminuire una tematica
molto ampia che merita attenzione. Chi volesse ulteriori informazioni
può rivolgersi ai numerosi enti e associazioni che operano in
questo campo o, contattandomi via mail chiedere interventi e consigli
specifici.
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