ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n° 1
Gennaio/febbraio 2005
 


Inserto
Unione di Caserta
La relazione del Presidente Carlo Cicala
scarica l'inserto 90 Kb
PARLIAMO DI... - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

IL MUSEO DEL TESORO DI SAN GENNARO
UN PERCORSO DI SPLENDORI LUNGO SETTE SECOLI

IL PERICOLO DEI NUOVI COMPETITORS
tutelare l’ingegno italiano

IL MUSEO DEL TESORO DI SAN GENNARO
UN PERCORSO DI SPLENDORI LUNGO SETTE SECOLI
In mostra antichi documenti, preziosi, argenti e dipinti di inestimabile valore

di Paolo Iorio

Il Museo del tesoro di San Gennaro a Napoli, pur esponendo opere e testimonianze della grande civiltà di un popolo millenario, può dirsi giovane. É stato, infatti, inaugurato solo da circa un anno, ma già ha al suo attivo un interesse internazionale e un'affluenza record. Si tratta di un Polo Museale di altissimo valore storico artistico, culturale e spirituale, dedicato alle straordinarie opere appartenenti al Tesoro di San Gennaro, sinora mai esposte, e alla bellissima Sacrestia con gli affreschi, tra gli altri, di Luca Giordano e i dipinti del Domenichino e di Massimo Stanzione. Antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli, quadri di inestimabile valore che nel corso dei secoli sovrani, papi, uomini illustri o persone comuni hanno donato per devozione al Santo Patrono di Napoli, hanno trovato e troveranno in questa sede una propria collocazione, consentendo soprattutto, in varie fasi, l'allestimento di mostre tematiche, seguendo un percorso logico raro e straordinario. Invenzione, devozione popolare, religiosità, spettacolarità, tutto questo e altro racchiude la prima mostra tematica del Museo del Tesoro di San Gennaro dedicata agli Argenti. Un percorso di splendori lungo sette secoli che oggi è possibile ammirare intatto grazie all'opera meritoria della Deputazione. Molti degli oggetti esposti, infatti, sono stati salvati e preservati dai continui saccheggi ed espropri dell'epoca, riuscendo a giungere sino a noi integri, testimoni di una storia esemplare di finissimo artigianato, forse unico al mondo, che parte dal XIII secolo. Gli argenti in mostra nel Museo del Tesoro di San Gennaro documentano, appunto, la straordinaria capacità di scultori e argentieri napoletani che hanno saputo conciliare sapienza tecnica e creatività. Calici, pissidi, cestelli, candelabri, piatti, ostensori con i busti e le statue dei Santi Patroni e gli altri oggetti esposti, sono il frutto di un lavoro di squadra di maestri altamente qualificati nel proprio settore. Scultori, cesellatori saldatori, mettitori d'insieme (come erano chiamati gli assemblatori del tempo) hanno realizzato capolavori di rara bellezza come la statua di San Michele Arcangelo, esempio straordinario di sintesi tra pittura, scultura e arte argentaria del ‘600 e ‘700. Gli argenti, quindi, rappresentano una parte importante del cosiddetto Tesoro di San Gennaro, perché queste antiche manifatture erano in prevalenza sacre per il quotidiano uso liturgico e, gran parte delle statue, venivano realizzate per custodire le reliquie dei Santi, che soprattutto nel '600 ebbero molta importanza nella devozione popolare. Numerosi busti vennero, quindi, commissionati da confraternite, chiese e monasteri in onore dei loro patroni e poi affidati alla custodia della Cappella del Tesoro di San Gennaro dalla quale uscivano per essere portati in processione in occasione delle varie feste religiose. La bellezza artistica dei busti e delle statue dei santi patroni, soprattutto quelli dei secoli XVII e XVIII, vanno però al di là del solo dettato devozionale. Filippo Del Giudice, Carlo Schisano, Giovan Domenico Vinaccia, Lorenzo Vaccaro sono solo alcuni degli autori di questi capolavori esposti nella mostra che rappresentano un vanto dell'arte e dell'artigianato di Napoli, ma anche la testimonianza del culto e della devozione per San Gennaro. Ma nel tesoro di San Gennaro non sono presenti solo oggetti destinati al culto liturgico, agli arredi sia dell'edificio sia degli altari, statue e reliquari rigorosamente d'argento, perché un insieme di grande interesse è rappresentato dai doni dei sovrani già esposti nel Museo. Non c'è stata dinastia, infatti, che abbia regnato su Napoli che non abbia in qualche misura lasciato traccia ben visibile di sé attraverso doni preziosi. Si comincia dagli Angioini, tra fine '200 e inizi '300 che offrono il Busto del Santo, esposto in Cappella, e il reliquiario del sangue, esposto al Museo, splendido esempio di oreficeria angioina realizzato nel 1305 di cui Giovan Domenico Vinaccia ne curò l'ammodernamento barocco nel 1676. Per proseguire con l'ostensorio in argento dorato, oro, perline, smalti, pietre preziose realizzato nel 1837 da Gaspare De Angelis e regalato da Maria Teresa D'Austria in occasione del matrimonio della figlia Carolina. Dono dei Borbone è il magnifico tronetto per l'esposizione del Sacramento per le Sante Quarantore: la corona regale chiude in alto un drappeggio in argento che fa da quinta a un insieme neoclassico di colonne e angeli - cariatidi, di tutto in argento massiccio e dedicato da Ferdinando II nel 1838. Il calice con custodia e patena in oro pagato l'esorbitante cifra di 3000 ducati fu donato dal Papa Pio IX nel 1849 per ringraziare San Gennaro e la città di Napoli che lo aveva ospitato durante i moti mazziniani di Roma. Ultimo omaggio regale, nel tempo, è quello che ricorda la visita, il 5 novembre 1931, di Umberto di Savoia, Principe ereditario del Regno d'Italia, residente in quegli anni nel Palazzo reale di Napoli: è una pisside (calice con coperchio per conservare le ostie) in argento dorato, opera del famoso orafo di Torre del Greco, Domenico Ascione e che, proprio perché proveniente dalla patria stessa del corallo lavorato, è costellata di cammei e di decorazioni in malachite. Alla fine del 2005, in occasione dell'anno giubilare di San Gennaro, saranno esposte le pietre preziose e gli smalti raffiguranti le insegne araldiche del casato, un collare di ben tredici grosse maglie in oro massiccio al quale sono appese croci tempestate di zaffiri e smeraldi, dono dei Borbone e la famosa Mitria tempestata di oltre 3963 pietre preziose e che, nel passato, durante le processioni coprivano ed adornavano interamente il busto di San Gennaro. Il percorso museale è stato anche arricchito dall'annessione della Sacrestia della Real Cappella del tesoro, un gioiello universale dell'arte, ricca di stucchi, di marmi e di affreschi. Qui, infatti, è possibile ammirare l'affresco del Farelli raffigurante l'Immacolata e che dà anche il nome alla prima sacrestia nella quale è conservato uno stupendo olio su rame di Massimo Stanzione raffigurante "il miracolo dell'Ossessa". Questo dipinto, originariamente, era destinato alla Cappella del Tesoro dopo la morte del Domenichino, ma poi fu sistemato alla metà dell'800, sull'altarino di questa bellissima sacrestia che espone anche una "natività" in legno di fine '600, un quadro del Pacecco De Rosa raffigurante San Gennaro con l'Immacolata sullo sfondo di Napoli e una singolare portatina in legno del 1767, dono del Duca de Costanzo e che era utilizzata nella processione del sabato di maggio per trasportare la Statua di San Gennaro in caso di pioggia. É tutta foderata di drappo d'oro e seta a fiori naturali, tre cristalli ai fianchi. L'antisagrestia ci offre un prezioso affresco di Giuseppe e Gennaro Rossi e un lavabo in marmo del Fanzago, mentre la Sacrestia principale ci parla di Luca Giordano con al centro del soffitto uno splendido affresco da lui firmato nonché quattro dipinti del pittore napoletano posti alla cima della madia in legno del '600.
LA DEPUTAZIONE DELLA REAL CAPPELLA DEL TESORO DI SAN GENNARO
Questo straordinario coacervo di capolavori, però, lo si deve soprattutto ad un voto del popolo napoletano perché nel 1527 la città era devastata da due flagelli: la peste e la guerra Francia-Spagna. E a chi rivolgersi, chiedendo aiuto, se non a San Gennaro, unico punto di riferimento certo dei napoletani, tra i tanti governanti che si alternavano uno dopo l'altro. San Gennaro ascoltò le implorazioni del popolo e i napoletani tennero fede al voto fatto. L'impegno fu immediatamente assunto e sottoscritto dagli Eletti della Città, cioè dai rappresentanti dei cinque Sedili Nobili e dal Sedile del Popolo che costituivano il Corpo di Città. Il 5 febbraio 1601, quindi, nominarono un Assessorato di dodici membri, due per ciascun Sedile, cui affidarono l'incarico di provvedere alla fondazione della Nuova Cappella del Tesoro, custodire le reliquie e il sangue del santo patrono di Napoli e conservare il tesoro di San Gennaro, composto da donazioni di papi, regnanti, uomini illustri e di gente comune. Quei rappresentanti del popolo costituirono la Deputazione della Cappella del Tesoro che da quel lontano 1527 sino a oggi ha consentito di tramandare generosamente un'inestimabile testimonianza storico-artistico, rendendo tutti partecipi e protagonisti di una parte così importante della storia antica e moderna della nostra città. La Deputazione, infatti, garantisce da quattro secoli, l'intangibilità delle ampolle del sangue e delle sacre reliquie, l'amministrazione, la tutela del culto e dell'immenso Tesoro di San Gennaro, custodendo la Real Cappella del Tesoro, uno dei gioielli universali dell'arte. Molte sono state le vicissitudini e le lotte giurisdizionali sostenute dalla Deputazione, anche per la difesa del diritto di patronato della Città sulla Cappella e, probabilmente, senza l'esistenza di questa nobilissima Istituzione, la tradizione, la storia, la cultura e lo straordinario patrimonio artistico legati al culto di San Gennaro, non sarebbero stati conservati intatti nel tempo. La storia della Deputazione, ricca di eventi e di attività, si è dunque dipanata per circa quattro secoli e ancora oggi la passione immutata dei deputati, provvedendo alla non facile amministrazione della Real Cappella, ha reso possibile l'apertura di questo straordinario museo che rappresenta una vera traccia indelebile della storia di Napoli.


La cappella dell'Immacolata e la Sacrestia - Attraverso il percorso museale è possibile accedere alla Cappella dell'Immacolata, all'antisacrestia e alla sacrestia, ambienti appartati, discretamente collocati accanto alla scenografica e pubblica cappella. Ma anche in questi spazi, dove l'intento celebrativo era decisamente meno forte, la Deputazione si adoperò di curare ogni particolare. La cappella dell'Immacolata venne affrescata a partire dal 1663 da Luca Giordano, ma il grande pittore napoletano non portò a termine il lavoro, completato da Giacomo Farelli, uno dei suoi migliori allievi, che pose la propria firma sull'immagine centrale dell'Immacolata Concezione. Il ciclo di affreschi si snoda in una serie di spazi delineati da una delle più straordinarie decorazioni a stucco realizzate a Napoli nel corso del ‘600. I costoloni delle volte sono formati da file di putti, dalle chiome gonfie e inanellate, che si dispongono frontalmente mostrando corpi pieni e torniti, veri capolavori del decoratore Giovan Battista D'Adamo. L'ambiente è decorato da uno scarabattolo settecentesco con un piccolo Bambino Gesù e da altre statue di Santi in argento realizzati tra il XIX e il XX secolo.

 


Busto di Santa Irene (particolare) - Santa Irene, nella devozione popolare napoletana considerata come la protettrice della città dai fulmini, venne eletta patrona nel 1719. In questa rappresentazione Sant'Irene allontana da Napoli fulmini, che si conficcano nella mano destra alzata. Accanto, un putto in rame dorato regge una veduta della città: si tratta di una costruzione fantastica in cui si riconoscono il Maschio Angioino, il Campanile del Carmine e Castel Sant'Elmo. L'intera scultura è stata realizzata a getto e poi cesellata dallo scultore-argentiere Carlo Schisano. Per questo lavoro l'artista venne pagato 2231 ducati.


La Statua di San Michele Arcangelo è un esempio straordinario di sintesi fra pittura, scultura e arte argentaria del Sei e Settecento. Realizzata, su disegno di Luca Giordano, dallo scultore Lorenzo Vaccaro e tradotta in argento da Giovan Domenico Vinaccia, fu commissionata dalla Confraternita dei Settantadue Sacerdoti della parrocchia di San Gennaro all'Olmo per attuare un voto fatto in occasione del terremoto del 1688; l'opera coniuga una superba qualità scultorea a una straordinaria tecnica orafa.

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Gennaio/Febbraio - 6.100 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it