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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
Gennaio/febbraio 2005
 


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Unione di Caserta
La relazione del Presidente Carlo Cicala
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ITALIA-SVEZIA
UN CONFRONTO TRA MODELLI FORMAtivi
Vince l'istruzione fondata sull'apprendimento per tutto l'arco della vita

Pasquale Iorio
Vice Presidente OBR Campania
presidenza@obrcampania.it

 

Dal 3 al 10 dicembre 2004 si è svolta in Svezia una visita di studio sull'educazione degli adulti organizzata dal Formez e dalla Regione Campania. La delegazione era composta da un gruppo qualificato di esperti del mondo della formazione. Al centro degli incontri - che si sono tenuti in varie sedi a Gotenborg e dintorni, nella regione di Vastra Gataland - sono stati i temi della formazione permanente. Dalla visita e dallo studio dei casi sono emersi indicazioni e spunti che possono risultare utili anche per la Regione Campania nella quale - grazie all'operato della assessora Adriana Buffardi e del suo staff - si sta producendo uno sforzo notevole verso la "costruzione di un vero e proprio sistema di EDA". Negli incontri sono state ribadite alcune caratteristiche fondamentali del sistema EDA in Svezia, con particolare riferimento alla regione di Gotenborg, dove certamente esiste uno dei modelli più avanzati di istruzione/formazione permanente a livello europeo e mondiale. In primo luogo, va rilevato che esso risulta strutturato a rete, con un forte radicamento sul territorio e una antica tradizione educativa, che spesso si è ispirata ai filoni più avanzati della cultura pedagogica e degli studi umanistici e scientifici. Infatti, in tutte le sedi che abbiamo visitato si percepisce un'enfasi particolare sul principio che è alla base di tutto il sistema: la persona che apprende (con i suoi bisogni culturali e professionali) è al centro dell'organizzazione, degli obiettivi e dei contenuti dei diversi percorsi formativi. Il successo dell'individuo nella comunità e il suo benessere sono il fine prioritario in ogni grado e livello del mondo dell'istru-zione/formazione, sia quella di tipo formale (dalla scuola alla formazione professionale fino all'università) sia quella informale e non formale dell'EDA (dai circoli di studio alle scuole e università popolari). Di particolare interesse e umanità è parsa la loro cultura dell'accoglienza, dell'accesso e dell'orientamento, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli a rischio di emarginazione o esclusione sociale (come gli immigrati, i disabili, i portatori di handicap o quelli più "difficili"). Il secondo dato saliente sta nell'intenso grado di integrazione tra i vari percorsi di EDA con le politiche attive dell'occupazione (che in Svezia registrano uno dei più bassi tassi pari al 3-4% della popolazione attiva), a partire dai servizi per l'impiego, che qui funzionano in modo efficiente e garantiscono un reale incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Alla base di questa realtà vi è una antica tradizione del partenariato sociale nonché una consolidata cultura del "problem solving" per la ricerca di soluzioni su obiettivi comuni tra le parti. Ciò appare evidente a tutti i livelli, in primo luogo nei rapporti tra governo e le istituzioni locali; tra le forze sociali e produttive, tra i sindacati e i datori di lavoro (di cui ci è stato offerto un esempio pratico nella visita alla scuola aziendale della SKF, una delle più importanti fabbriche metalmeccaniche del paese). A completare il quadro interviene una capillare e articolata rete di associazioni, di enti che operano nel campo culturale, del tempo libero, dell'estetica, dell'ecologia, delle donne, degli anziani, del volontariato sociale e della cooperazione, dei giovani e dei portatori di interesse di vario genere, che risultano particolarmente attivi sui temi dello sviluppo locale, per la crescita di una vera e propria cittadinanza in ogni campo della vita sociale e attiva. Infine, il sistema appare molto strutturato, in grado di monitorare e validare in tutte le fasi (sia in accesso sia in uscita dei diversi percorsi educativi), con apposite metodologie e strumenti di certificazione e di accertamento dei crediti formativi, delle conoscenze e delle competenze acquisite. Anche in Svezia - come in altri paesi europei - risulta operativa ed efficace la metodologia fondata sul bilancio di competenze, come misura dell'efficienza e della qualità dei risultati ottenuti. In tal senso una convincente dimostrazione ci è stata offerta dalla visita al Centro di Validazione, con la illustrazione di tutti i passaggi e delle metodologie - per la verità apparse più semplici di quanto immaginavamo - che portano alla ricostruzione e ridefinizione del patrimonio di conoscenze/competenze delle persone. Sia a livello normativo che contrattuale viene garantito il diritto e vengono offerte concrete opportunità ai lavoratori ed ai cittadini - grazie al finanziamento delle aziende e degli enti - di poter cambiare o migliorare la propria condizione di vita attiva e professionale, di rimettersi in discussione e tentare nuove esperienze lavorative in qualsiasi momento della loro esistenza. Da qui nasce l'esigenza di ritornare in formazione, di dover continuare ad apprendere per tutta la vita. L'attuale sistema di certificazione nel paese scandinavo risale ad un decennio fa e venne istituito sulla spinta del forte incremento dei rifugiati politici e degli immigrati (che in Svezia ammontano ad oltre 1 milione a fronte di una popolazione inferiore ai 9 milione con un rapporto in percentuale dell'1,3%), per far emergere e valorizzare le loro competenze e per il loro pieno riconoscimento ai fini occupazionali e produttivi. Il sistema di educazione permanente in Svezia è imperniato sulle risorse pubbliche che vengono programmate e gestite sulla base degli indirizzi politici stabiliti ogni anno dal Ministero dell'Educazione. I finanziamenti vengono programmati e ripartiti attraverso una struttura di concertazione a livello nazionale - una Commis-sione tripartita,con rappresentanti nominati dalle istituzioni, dalle parti sociali (sindacati ed imprese) e dalle associazioni (Consiglio Nazionale dell'EDA). A fianco del sistema di istruzione formale (scuole e formazione professionale - università) è operativo e strutturato in rete un sistema di educazione non formale per gli adulti, molto diffuso sul territorio.
La sua struttura si articola nei seguenti livelli di programmazione e gestione operativa:
- Associated Study (Associazioni di studio);
- Circoli di studio;
- Scuole popolari di istruzione superiore;
- Università popolari.
Dall'insieme emerge un quadro unitario di istruzione ed educazione, fondato sul principio dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita (così come è stato sancito in modo solenne dalle ultime direttive della Comunità Europea a fondamento della strategia per costruire la società della conoscenza). Gli indirizzi e la quantità delle risorse pubbliche - anche se in calo negli ultimi anni - restano a livelli elevati rispetto alla media degli altri paesi europei, in particolare rispetto a quelli del nostro. Solo per fare alcuni esempi con dati omogenei a confronto:
- la quota di spesa pubblica per l'istruzione sul PIL (riferito al 2000) risulta pari in Svezia al 7,39%; in Europa (allargata a 25 paesi) al 4,25%; in Italia si attesta al 4,58% del PIL;
- la percentuale di ventiduenni che possiedono almeno un diploma di scuola secondaria superiore in Svezia è pari all'89,3%; in Europa al 78,7%, in Italia al 72,9%;
- la percentuale di studenti dai 15 ai 24 anni in formazione nel 2001 è risultata in Svezia pari al 64,7%; in Europa al 59,3%; in Italia al 47,7%.
- la quota di popolazione tra i 24 e 65 senza diploma di scuola media superiore che partecipa a corsi EDA in Svezia risulta pari al 10% della popolazione; in Europa arriva al 2,3%; in Italia è ferma intorno all'1%.

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