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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
Gennaio/febbraio 2005
 


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Unione di Caserta
La relazione del Presidente Carlo Cicala
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NUOVA POLITICA DELLA CONCORRENZA
il MODELLO ”PROATTIVO” dell’ue
La Commissione fissa i principi per lo sviluppo del mercato interno

Salvatore Vigliar
Docente di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione - Università della Basilicata
Esperto di Politiche Comunitarie
savig@tin.it

La "politica della concorrenza" è fra le politiche comunitarie che esercitano un ruolo determinante sull'andamento dell'economia europea, costituendo l'elemento chiave di una strategia coerente e integrata mirante a promuovere la competitività delle industrie europee e a raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona. Il nuovo quadro di regolamentazione della concorrenza, entrato in vigore il 1° maggio 2004 (data dell'adesione dei dieci nuovi Stati membri all'Unione europea) è volto a rafforzare le basi per una politica della concorrenza "proattiva". Con una recente comunicazione, la Commis-sione ha infatti ritenuto opportuno esporre le misure che intende adottare al fine di ottimizzare il funzionamento dei mercati e la promozione dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo. La "nuova" politica della concorrenza "proattiva" è caratterizzata da:
- il miglioramento del quadro di regolamentazione della concorrenza inteso a favorire un'attività economica dinamica, a promuovere un'ampia diffusione della conoscenza, a implementare la tutela dei consumatori e a stimolare un processo efficace di ristrutturazione economica in tutto il mercato interno;
- una prassi di controllo dell'applicazione della normativa atta a eliminare gli ostacoli all'entrata di nuovi operatori nel mercato di riferimento, da cui potrebbero derivare una sensibile distorsione della concorrenza e un conseguente ritardo di competitività delle imprese europee.
Una recente relazione al Consiglio europeo, nella quale la Commissione ha criticato gli Stati membri per la mancanza di progressi nella realizzazione della strategia di Lisbona, cita il rallentamento della crescita della produttività come la causa principale dei mediocri risultati economici dell'Unione europea. La debole crescita della produttività nell'Europa dei quindici (in particolare rispetto all'economia americana) ha rallentato in modo significativo lo sviluppo economico. Sebbene dalla creazione del mercato interno siano stati realizzati progressi importanti per quanto riguarda l'integrazione delle transazioni commerciali, molti settori economici restano frammentati e caratterizzati dal permanere di una concorrenza debole e di prezzi elevati, pregiudizievoli sia per le industrie che per i consumatori. Una concorrenza efficace tra le imprese in un mercato interno allargato, in quanto fondamentale per il rafforzamento dell'innovazione e la crescita della produttività, deve essere considerata come uno degli elementi chiave di una valida strategia di sviluppo. L'obiettivo di una politica della concorrenza proattiva è dunque quello di sostenere il libero gioco della concorrenza nel mercato interno e indurre le imprese ad adottare un comportamento dinamico che contribuisca all'innovazione e ne rafforzi la produttività. Gli strumenti elaborati proibiscono, perseguono e prevengono le pratiche anticoncorrenziali (con particolare riguardo agli accordi, alle posizioni dominanti e alle concentrazioni) e intervengono affinché le misure adottate dagli Stati, con specifico riferimento alla concessione di aiuti di Stato, non falsino o ostacolino in altro modo il libero e corretto andamento dei mercati. Tre temi comuni, dunque, caratterizzano il nuovo quadro di regolamentazione antitrust entrato in vigore il 1° maggio 2004:
- la regolamentazione in materia di concorrenza delle imprese è stata assoggettata a un unico quadro giuridico in tutta l'Unione europea;
- le regole della concorrenza, come pure la loro applicazione concreta, sono state orientate a un approccio più "economico";
- le procedure per il controllo dell'applicazione delle regole antitrust sono state rese più trasparenti.
In particolare, l'istituzione di un unico quadro giuridico per le strategie di concorrenza nel mercato interno presenta il vantaggio di assicurare parità di trattamento per le imprese, pur agevolando la conclusione di accordi di cooperazione, di distribuzione e di licenza di tecnologie. Riguardo alla maggiore rilevanza attribuita all'analisi economica, la politica della concorrenza è stata rimodulata affinché tenga conto sia degli insegnamenti dell'economia moderna e della costante evoluzione dinamica dei mercati, sia del necessario sviluppo industriale dell'Europa. Il nuovo modello pone dunque l'accento sugli effetti economici del comportamento delle imprese o delle misure adottate dagli Stati, al fine di determinare le circostanze nelle quali elementi come profitti elevati e una quota di mercato sostanziale siano indice di un effettivo potere di mercato. Il terzo tema del descritto quadro di regolamentazione consiste nella volontà di migliorare le procedure intese a garantire l'applicazione della normativa, pur riducendo gli oneri che il rispetto della legislazione di riferimento impone alle imprese, e in particolare alle PMI. A tali fini, nel settore dell'antitrust (intese anticoncorrenziali e abusi di posizione dominante) è stata istituita una "Rete europea della concorrenza" (REC) che consente alla Commissione e alle autorità nazionali garanti della concorrenza una divisione efficace del lavoro e delle competenze. Di rilievo risultano poi le prospettive di riforma delle norme in materia di aiuti di Stato, con particolare riguardo ai regolamenti d'esenzione, agli orientamenti sugli aiuti a finalità regionale, alla disciplina degli aiuti alla ricerca e sviluppo e agli orientamenti sul capitale di rischio. Questi fattori, congiuntamente alla circostanza che nel 2007 inizierà un nuovo periodo di programmazione dei fondi strutturali della Comunità, offrono una importante occasione per rimodulare a fondo le norme transettoriali in materia di aiuti di Stato, prendendo in considerazione gli obiettivi orizzontali, e in particolare quelli elaborati dalla nuova politica di coesione. Il controllo proattivo dell'applicazione delle norme sarà dunque fondato su un'analisi economica delle strutture del mercato e del comportamento delle imprese, che permetterà più facilmente di gerarchizzare le attività di controllo a seconda della natura e della gravità della disfunzione della concorrenza, e in virtù del deficit di performance di un settore o di un'area territoriale. La Commissione, dunque, ricorrerà in misura maggiore a studi settoriali, ad analisi di mercato e a indagini territoriali per valutare l'evoluzione dei principali settori industriali e individuare gli ostacoli alla concorrenza. Inoltre, la Commissione ha l'intenzione di lanciare iniziative congiunte in materia di concorrenza e di deregolamentazione nei settori in cui l'analisi di mercato rivela che il quadro normativo o le pratiche delle imprese costituiscono un ostacolo effettivo all'ingresso di nuovi concorrenti. Il ricorso integrato a diversi strumenti permetterà, in questo contesto, di limitare le condotte che scoraggiano i nuovi ingressi, come la preclusione tramite accordi di esclusiva e di compartimentazione del mercato. In conclusione, una pratica proattiva del controllo dell'applicazione delle norme richiede un approccio integrato, nel quadro del quale, grazie allo strumento di politica della concorrenza più adeguato, si crei un ambiente concorrenziale ottimale nel mercato di recente liberalizzazione e sempre più "allargato". In tal senso, il lavoro delle Istituzioni comunitarie sembra destinato a dover proseguire.

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