NUOVA POLITICA DELLA CONCORRENZA
il MODELLO ”PROATTIVO” dell’ue
La Commissione fissa i principi
per lo sviluppo del mercato interno
Salvatore Vigliar
Docente di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione - Università della
Basilicata
Esperto di Politiche Comunitarie
savig@tin.it
La "politica della concorrenza" è fra
le politiche comunitarie che esercitano un ruolo determinante
sull'andamento dell'economia europea, costituendo l'elemento
chiave di una strategia coerente e integrata mirante a promuovere
la competitività delle industrie europee e a raggiungere
gli obiettivi della strategia di Lisbona. Il nuovo quadro di
regolamentazione della concorrenza, entrato in vigore il 1° maggio
2004 (data dell'adesione dei dieci nuovi Stati membri all'Unione
europea) è volto a rafforzare le basi per una politica
della concorrenza "proattiva". Con una recente comunicazione,
la Commis-sione ha infatti ritenuto opportuno esporre le misure
che intende adottare al fine di ottimizzare il funzionamento
dei mercati e la promozione dell'innovazione, della ricerca
e dello sviluppo. La "nuova" politica della concorrenza "proattiva" è caratterizzata
da:
- il miglioramento del quadro di regolamentazione della concorrenza
inteso a favorire un'attività economica dinamica, a
promuovere un'ampia diffusione della conoscenza, a implementare
la tutela dei consumatori e a stimolare un processo efficace
di ristrutturazione economica in tutto il mercato interno;
- una prassi di controllo dell'applicazione della normativa
atta a eliminare gli ostacoli all'entrata di nuovi operatori
nel mercato di riferimento, da cui potrebbero derivare una
sensibile distorsione della concorrenza e un conseguente ritardo
di competitività delle imprese europee.
Una recente relazione al Consiglio europeo, nella quale la
Commissione ha criticato gli Stati membri per la mancanza di
progressi nella realizzazione della strategia di Lisbona, cita
il rallentamento della crescita della produttività come
la causa principale dei mediocri risultati economici dell'Unione
europea. La debole crescita della produttività nell'Europa
dei quindici (in particolare rispetto all'economia americana)
ha rallentato in modo significativo lo sviluppo economico.
Sebbene dalla creazione del mercato interno siano stati realizzati
progressi importanti per quanto riguarda l'integrazione delle
transazioni commerciali, molti settori economici restano frammentati
e caratterizzati dal permanere di una concorrenza debole e
di prezzi elevati, pregiudizievoli sia per le industrie che
per i consumatori. Una concorrenza efficace tra le imprese
in un mercato interno allargato, in quanto fondamentale per
il rafforzamento dell'innovazione e la crescita della produttività,
deve essere considerata come uno degli elementi chiave di una
valida strategia di sviluppo. L'obiettivo di una politica della
concorrenza proattiva è dunque quello di sostenere il
libero gioco della concorrenza nel mercato interno e indurre
le imprese ad adottare un comportamento dinamico che contribuisca
all'innovazione e ne rafforzi la produttività. Gli strumenti
elaborati proibiscono, perseguono e prevengono le pratiche
anticoncorrenziali (con particolare riguardo agli accordi,
alle posizioni dominanti e alle concentrazioni) e intervengono
affinché le misure adottate dagli Stati, con specifico
riferimento alla concessione di aiuti di Stato, non falsino
o ostacolino in altro modo il libero e corretto andamento dei
mercati. Tre temi comuni, dunque, caratterizzano il nuovo quadro
di regolamentazione antitrust entrato in vigore il 1° maggio
2004:
- la regolamentazione in materia di concorrenza delle imprese è stata
assoggettata a un unico quadro giuridico in tutta l'Unione
europea;
- le regole della concorrenza, come pure la loro applicazione
concreta, sono state orientate a un approccio più "economico";
- le procedure per il controllo dell'applicazione delle regole
antitrust sono state rese più trasparenti.
In particolare, l'istituzione di un unico quadro giuridico
per le strategie di concorrenza nel mercato interno presenta
il vantaggio di assicurare parità di trattamento per
le imprese, pur agevolando la conclusione di accordi di cooperazione,
di distribuzione e di licenza di tecnologie. Riguardo alla
maggiore rilevanza attribuita all'analisi economica, la politica
della concorrenza è stata rimodulata affinché tenga
conto sia degli insegnamenti dell'economia moderna e della
costante evoluzione dinamica dei mercati, sia del necessario
sviluppo industriale dell'Europa. Il nuovo modello pone dunque
l'accento sugli effetti economici del comportamento delle imprese
o delle misure adottate dagli Stati, al fine di determinare
le circostanze nelle quali elementi come profitti elevati e
una quota di mercato sostanziale siano indice di un effettivo
potere di mercato. Il terzo tema del descritto quadro di regolamentazione
consiste nella volontà di migliorare le procedure intese
a garantire l'applicazione della normativa, pur riducendo gli
oneri che il rispetto della legislazione di riferimento impone
alle imprese, e in particolare alle PMI. A tali fini, nel settore
dell'antitrust (intese anticoncorrenziali e abusi di posizione
dominante) è stata istituita una "Rete europea
della concorrenza" (REC) che consente alla Commissione
e alle autorità nazionali garanti della concorrenza
una divisione efficace del lavoro e delle competenze. Di rilievo
risultano poi le prospettive di riforma delle norme in materia
di aiuti di Stato, con particolare riguardo ai regolamenti
d'esenzione, agli orientamenti sugli aiuti a finalità regionale,
alla disciplina degli aiuti alla ricerca e sviluppo e agli
orientamenti sul capitale di rischio. Questi fattori, congiuntamente
alla circostanza che nel 2007 inizierà un nuovo periodo
di programmazione dei fondi strutturali della Comunità,
offrono una importante occasione per rimodulare a fondo le
norme transettoriali in materia di aiuti di Stato, prendendo
in considerazione gli obiettivi orizzontali, e in particolare
quelli elaborati dalla nuova politica di coesione. Il controllo
proattivo dell'applicazione delle norme sarà dunque
fondato su un'analisi economica delle strutture del mercato
e del comportamento delle imprese, che permetterà più facilmente
di gerarchizzare le attività di controllo a seconda
della natura e della gravità della disfunzione della
concorrenza, e in virtù del deficit di performance di
un settore o di un'area territoriale. La Commissione, dunque,
ricorrerà in misura maggiore a studi settoriali, ad
analisi di mercato e a indagini territoriali per valutare l'evoluzione
dei principali settori industriali e individuare gli ostacoli
alla concorrenza. Inoltre, la Commissione ha l'intenzione di
lanciare iniziative congiunte in materia di concorrenza e di
deregolamentazione nei settori in cui l'analisi di mercato
rivela che il quadro normativo o le pratiche delle imprese
costituiscono un ostacolo effettivo all'ingresso di nuovi concorrenti.
Il ricorso integrato a diversi strumenti permetterà,
in questo contesto, di limitare le condotte che scoraggiano
i nuovi ingressi, come la preclusione tramite accordi di esclusiva
e di compartimentazione del mercato. In conclusione, una pratica
proattiva del controllo dell'applicazione delle norme richiede
un approccio integrato, nel quadro del quale, grazie allo strumento
di politica della concorrenza più adeguato, si crei
un ambiente concorrenziale ottimale nel mercato di recente
liberalizzazione e sempre più "allargato".
In tal senso, il lavoro delle Istituzioni comunitarie sembra
destinato a dover proseguire.
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