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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
dicembre 2005
 

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tutelare la competitivitÀ
i diritti di proprietÀ intellettuale

L'ICT E L'INTERNAZIONALIZZAZIONE
CREARE NETWORK DI IMPRESE

nuovo bando 488
cambiano indici e premialitÀ

L'industrializzazione DEGLI ANNI SETTANTA
Quando Caserta era chiamata la Brianza del Sud



tutelare la competitivitÀ
i diritti di proprietÀ intellettuale

Chi realizza idee vincenti deve avere la possibilità di “proteggerle”

Carlo Cicala
Presidente Unione Industriali di Caserta
unionind@unioneindustriali.caserta.it


La proprietà intellettuale e la competitività delle PMI nel settore tessile-abbigliamento: questi i temi del simposio internazionale organizzato dal Ministero delle Attività Produttive con l'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Ompi) e l'Istituto per la promozione industriale (Ipi), che si è svolto nei giorni 30 novembre e primo dicembre scorsi, presso il Belvedere di San Leucio a Caserta. All'incontro hanno preso parte circa 200 partecipanti provenienti da oltre 50 Paesi, tra cui autorevoli esponenti delle principali organizzazioni internazionali operanti nel settore, associazioni industriali, imprenditori e rappresentanti del mondo accademico. Preliminari, in qualche modo, ai lavori sono state le valutazioni sul ruolo della proprietà intellettuale per le realtà imprenditoriali e sul giro di affari legato alla moda, sui sistemi di franchising e merchandising, e sulle strategie di marketing e internazionalizzazione. Sono state analizzate, quindi, le aree che interessano il fattore produzione, focalizzando l'attenzione sulla vera e propria sfida dell'esportazione di beni basati sulla proprietà industriale. Il meeting si è infine concluso con la descrizione delle nuove tecnologie impiegate nel settore tessile-abbigliamento, basate sulle "nanotecnologie" e sull'applicazione dei "bio-materiali".
Dall'incontro è emerso che l'efficacia di un'iniziativa imprenditoriale nel settore moda si basa sull'estro e sulle capacità imprenditoriali e manageriali del gruppo che sta alla base, adeguatamente supportati da un sistema di privative. Non si tratta, pertanto, solo della produzione di una collezione, ma anche di design e marketing, di commercializzazione e distribuzione sotto la tutela digaranzie legali. Chi possiede idee entusiasmanti, le sviluppa con convinzione e le realizza nella pratica; per questa ragione deve avere la possibilità di proteggere questa sua capacità. I diritti di proprietà intellettuale costituiscono, secondo Confindustria, "asset strategici" per le attività di impresa, soprattutto per le PMI. La materia ha assunto ormai un ruolo cruciale per il futuro della nostra società in termini di sviluppo sostenibile e miglioramento della qualità della vita. In particolare, ci si è resi conto che l'attività di ricerca, precondizione di tale sviluppo, non ha luogo se non supportata da un'adeguata forma di tutela giuridica, tale da consentire il recupero delle ingenti somme che essa richiede. La protezione dell'innovazione è diventata, pertanto, l'elemento strategico per imprese, centri di ricerca e, in generale, per quanti investono, dato che la protezione intellettuale rappresenta l'elemento chiave nella trasformazione della conoscenza in valore economico. I traffici commerciali oggi sono cambiati e la pressione della concorrenza, in particolare quella asiatica, è divenuta fortissima.
Gli imprenditori, dunque, è necessario che siano presenti sui mercati con adeguate sicurezze: i diritti di proprietà intellettuale permettono di proteggere i risultati degli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di prodotti a elevato valore aggiunto o servizi innovativi che si caratterizzano in termini di soluzioni tecniche; difendere dall'imitazione la differenziazione che è il risultato di tali investimenti; permettere alle imprese che dispongono di risorse finanziarie di accedere a finanziamenti (per gli investitori riveste grande importanza il fatto che l'azienda detenga un portafoglio di brevetti); concedere licenze di utilizzo a terzi in vista della commercializzazione e dell'immissione sul mercato dei prodotti protetti e, dunque, ottenere profitto dalle invenzioni messe a punto; ottenere accordi di licenza incrociata con altre imprese che abbiano proprie tecnologie brevettate per combinarle con le proprie al fine di offrire prodotti unici e non copiabili; ottenere un valore maggiore e più chiaro dalla propria impresa, in quanto il business su cui si basa è protetto con brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale. Soprattutto le PMI possono ben utilizzare il sistema brevettuale al fine di mantenersi competitive rispetto ai migliori concorrenti (incluse le grandi imprese) in termini di business e capitalizzare in termini di valore i risultati del proprio ingegno e delle proprie iniziative. Nel settore abbigliamento, l'esclusività del prodotto di un brand non riguarda solo il singolo abito, ma anche le modalità con cui esso è presentato, pubblicizzato e venduto. A tal proposito, è necessario saper posizionare il prodotto, ossia fare in modo che questo raggiunga un determinato risultato nel segmento di mercato verso il quale si rivolge, sia attraverso le proprie caratteristiche, sia mediante campagne pubblicitarie, in base alla politica di comunicazione che sceglie l'azienda. L'obiettivo di posizionare il prodotto è quello di ottenere che lo stesso occupi un certo spazio nella mente dei consumatori, rendendolo diverso da quello dei concorrenti. Fondamentale è, pertanto, l'individuazione del "marchio", un nome o un simbolo che catturi l'attenzione del consumatore e diventi, perciò, un valore per l'impresa e uno degli assetti principali, a patto di curarne la protezione da tutti i punti di vista. Nel campo della moda, il marchio diventa leva strategica per differenziare l'offerta e rendere sostenibile il vantaggio competitivo aziendale. Un marchio di un certo prestigio, che tutela gli interessi dell'imprenditore contro eventuali tentativi di usurpazione, influisce sulla rete per la diffusione dell'innovazione tecnologica e della promozione commerciale, comporta la facile individuabilità del prodotto in grado di rispondere ad una domanda differenziata e riduce, supportato con adeguate campagne pubblicitarie, l'asimmetria informativa determinando quella standardizzazione di immagine che offre all'azienda la possibilità di acquisire una maggiore capacità contrattuale con la grande distribuzione. Attualmente, questo settore manifesta una tendenza verso la globalizzazione, avvalorata da un progressivo omogeneizzarsi dei gusti dei consumatori, dalle contaminazioni stilistiche e dalla concentrazione parziale della produzione.
L'internazionalizzazione, intesa come "spread" geografico ottimale delle attività della catena del valore, in funzione della massimizzazione del vantaggio competitivo, è oggi una necessità per tutte le imprese. Su queste basi, la futura competitività del "fashion business" italiano sarà legata a una strategia di differenziazione di immagine, facente leva sì sulla produzione del capo, ma soprattutto sullo stile e la creatività del marchio, unite a un modello di organizzazione industriale in cui un'impresa si trasforma in un nucleo di servizi avanzati in grado di gestire tutte le fasi del processo lavorativo, dalla creazione alla commercializzazione. Proprio il sistema tessile-abbigliamento, un settore tradizionale e storico della produzione industriale, offre un esempio quanto mai efficace dei cambiamenti che sono intervenuti e che stanno avvenendo a tutt'oggi. Occorre anche sottolineare che non sono più netti nemmeno i confini tra i diversi settori della stessa industria. Basti pensare, ad esempio, all'utilizzo di materiali e fissaggi nuovi, che la moda impone, nell'abbigliamento sportivo e tecnico. Dal punto di vista delle competenze tecnologiche, ciò implica un rapidissimo aggiornamento e relazioni più strette, rispetto alla "old economy", con i produttori di fibre e i laboratori dell'industria chimica. Appare necessario, di conseguenza, compiere un salto di qualità ulteriore e più diffuso in tutto il sistema delle imprese, in particolare nei distretti e nelle PMI, verso la ricerca e lo sviluppo, verso l'innovazione, l'istruzione e la formazione professionale. Le nuove sfide nel settore del tessile saranno giocate su nano e biotecnologie, e sulla collaborazione tra imprese e Università. I risultati concreti di studi e ricerche a livello mondiale del decennio precedente cominciano a vedersi proprio ora, di colpo e in quantità impressionante. Cellulari incorporati nel tessuto, vestiti in grado di resistere a temperature estreme isolando completamente il corpo, filati che non infeltriscono, tessuti antiusura, giubbotti con display e pannello di comandi integrati nella manica in grado di suonare musica da cuffie che fuoriescono dal colletto, di segnalare la posizione: questi e molti altri obiettivi, sino a poco tempo fa assolutamente avveniristici, sono oggi possibili grazie all'applicazione di queste nuove tecnologie che, elaborando la materia a un livello straordinariamente piccolo (un nanometro corrisponde a un miliardesimo di metro), prospettano una rivoluzione epocale che avrà ricadute immediate sulla competitività delle imprese e nella vita quotidiana della gente.
La ricerca vede l'Italia in primo piano: a Torino, Milano, Napoli, Bergamo, Perugia, le Università si muovono, ma devono trovare le partnership con le imprese. L'intenzione è, quindi, di creare in numerose aree del Paese poli di ricerca e di innovazione di assoluta eccellenza a livello internazionale, allo scopo di dar vita a un circolo virtuoso tra talenti, aziende e finanziamenti pubblici e privati capace di sviluppare una ricerca competitiva determinando forti ricadute sul tessuto imprenditoriale. I distretti colgono, in tal senso, una grande opportunità data dalla presenza nel territorio proprio di quelle competenze e tecnologie che, se messe a fattore comune, possono consentire all'industria italiana di compiere un importante salto di innovazione e competitività. Sembrano proprio queste, dunque, le condizioni "ambientali" necessarie per sostenere una vera strategia nazionale dell'innovazione.

Questionario di gradimento Costozero 2000/2005
Libro di Antonio Paravia


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