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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
dicembre 2005
 

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LA FORMAZIONE IN CAMPANIA
INTESA STRATEGICA TRA LE PARTI COINVOLTE
Regione, Confindustria e Sindacati d'accordo sui patti formativi

Alfredo Loso
Presidente OBR Campania
presidenza@obrcampania.it



Il convegno svoltosi a Benevento su iniziativa dell'ISFOL ha rilanciato i Patti Formativi come strumento di programmazione dal basso e modello di una crescita qualitativa e quantitativa del Sistema Formazione. Su questo modello si sono registrate convergenze ampie e trasversali: Governo, Regione, Confindustria, Sindacati. Tutti, a livello politico e tecnico, hanno sottolineato l'importanza di questo strumento, ma anche i rischi di una programmazione bottom up, ancorata a una ritualità e farraginosità che mal si adatta alla necessità di una lettura e trasposizione in chiave programmatica e progettuale dei bisogni delle aziende e dei lavoratori. In questo contesto, l'OBR Campania ha richiamato la propria esperienza sul modello di "Agenzia locale per l'apprendimento continuo" che ripropone come strumento operativo e tecnico a supporto del passaggio dal livello del Patto, che è di accordo sugli indirizzi della Formazione per un determinato territorio, a quello dei Piani a livello aziendale e interaziendale. Proprio nel solco della costruzione di un modello di Piani formativi aziendali e interaziendali si colloca la positiva esperienza conclusa in Campania con i Programmi PISTE di Fondimpresa che, attraverso le articolazioni territoriali di Confindustria, ha coinvolto centinaia di aziende con una distribuzione che ha visto Confindustria Salerno esprimere una forte capacità di costruzione di piani e interventi interaziendali che ha caratterizzato anche l'esperienza dell'Unione degli Industriali di Avellino, mentre l'Unione di Benevento ha puntato su un modello di Piano territoriale articolato su interventi focalizzati su singole aziende di piccole e medie dimensioni. A Napoli e Caserta l'esperienza si è articolata soprattutto attorno ad alcune grandi aziende. Tutta questa complessità ha richiesto un grande lavoro di regia e assistenza che ha consentito che gli elementi di positività prevalessero nettamente sulle criticità che non potevano non mancare in questa fase di start-up. L'esperienza appena conclusa ha funzionato e nuovi interventi stanno per essere avviati, in quanto la Campania è interessata da una nuova serie di Programmi PISTE di Fondimpresa, con il supporto dell'OBR. Sull'orizzonte si delinea la sperimentazione della fase a regime di Fondimpresa, quando le aziende potranno direttamente gestire il proprio conto corrente con gli accantonamenti dello 0,30% del monte salari. Fondimpresa sta impostando sia la fase di start up che quella a regime sui piani formativi aziendali e interaziendali. Questo è il maggiore valore aggiunto di un fondo interprofessionale: collocare la formazione dei dipendenti all'interno di una strategia, di un piano che risponda nel tempo a obiettivi precisi di crescita aziendale e del capitale umano. Questa impostazione va integrata con le risorse regionali e non solo: in questa direzione appaiono orientate anche le sensibilità istituzionali. La questione non è di poco conto, considerando la grande mole di risorse destinate alla formazione dal POR Campania attraverso i PIT e dall'avvio dei Fondi Interprofessionali. L'OBR, nella sua veste di articolazione territoriale di Fondimpresa, ha sistematizzato una serie di contributi in direzione di un Protocollo di intesa che fissi alcune traiettorie per quanto riguarda la Formazione Continua. In questa sede vogliamo percorrere le questioni e gli indirizzi metodologici sui quali, a nostro avviso, è possibile definire un accordo di notevole impatto sul tessuto produttivo regionale in termini di crescita del capitale di professionalità nelle grandi come nelle piccole e piccolissime aziende. I temi chiave della Formazione Continua nella nostra regione riguardano innanzitutto la centralità dei Piani Formativi. Il concetto è che si parte dall'analisi dei bisogni di ogni singola azienda in termini di formazione e sviluppo tecnologico, organizzativo e di processo. Il Piano formativo riguarda un periodo medio-breve (3 anni) e viene dettagliato di anno in anno. Secondo quest'ipotesi, il Piano formativo annuale dovrebbe costituire la base progettuale di integrazione della formazione finanziata e del Fondo interprofessionale cui aderisce l'azienda. D'ora in poi ometteremo il condizionale, ricordando però che si tratta solo di una proposta in discussione. Il Piano formativo aziendale viene redatto dal responsabile delle R.U. o dal tutor aziendale che è una figura interna o di supporto all'azienda, il quale definisce il Piano in collegamento eventualmente con agenzie formative di propria scelta, sulla base di un'analisi dei bisogni di competenze strutturata su di una metodologia formalmente adottata dalla Regione Campania. L'output dell'analisi dei bisogni e dei piani formativi non sono i "corsi", ma le Unità di Competenze Capitalizzabili. Il Piano formativo viene redatto con l'assistenza di una Agenzia locale per l'apprendimento continuo che si compone di una struttura tecnica e di un forum. Il Comitato tecnico è deputato a integrare i piani formativi aziendali in un piano aziendale e a produrre istruttorie sui piani formativi che vengono poi inoltrati a Fondimpresa e alla Regione, proponendo per ciascuno di essi le modalità di integrazione delle risorse finanziarie di fonte diversa. Il forum è una struttura partecipativa di consultazione che coinvolge gli attori sociali, politici economici, il mondo della formazione e il mercato del lavoro. Esso si confronta sull'analisi territoriale dei bisogni formativi esistenti e sulla previsone dei nuovi. É già possibile avviare una sperimentazione in tal senso integrando i Programmi comunitari Equal CRESCO e TELEFO 2 e altre risorse provenienti da Fondimpresa e dalla Regione Campania. Il capitolo della formalizzazione della formazione aziendale è molto complesso e rinvia ai temi dell'accreditamento e del riconoscimento delle competenze: occorre avviare una sperimentazione sul doppio binario dell'applicazione e riconoscimento all'interno dell'azienda e sulla trasparenza e spendibilità delle competenze acquisite dal lavoratore all'esterno dell'azienda che richiede validazione e certificazione della Regione. Per quanto riguarda le opzioni formative, esse riguardano la formazione erogata dall'azienda stessa, la formazione attraverso un ente di formazione, la formazione presso un'altra azienda sia attraverso attività formativa aziendali che interaziendali. Queste possono realizzarsi attraverso metodologie classiche o innovative, ma è essenziale che siano riconoscibili. Per quanto riguarda le piccole e piccolissime aziende risulta particolarmente utile l'utilizzo di voucher spendibili in relazione a un bisogno declinato in unità di competenze. Il modello di voucher proposto è più snello di quello attualmente d'uso prevalente che risponde a esigenze di alta formazione, dovendo rivolgersi invece a bisogni di lavoratori posizionati su vari livelli di competenza. Infine, va rilevato che la formazione continua in un contesto caratterizzato da una dimensione aziendale media di 5 addetti non può non riguardare in modo sistematico i piccoli e piccolissimi imprenditori, la cui crescita professionale è essenziale per tutto il sistema produttivo, ma anche per quello formativo.

Questionario di gradimento Costozero 2000/2005
Libro di Antonio Paravia


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