EMISSIONI IN ATMOSFERA
la DELIBERA REGIONE CAMPANIA 750/2004
Via libera al rilascio delle autorizzazioni definitive?
Pasquale
Paolillo
Delegato Piccola Industria Ambiente & Sicurezza - Confindustria
Salerno p.paolillo@medilam.it
Quanti imprenditori, all'arrivo in azienda del sospirato decreto regionale
di autorizzazione alle emissioni in atmosfera, si sono chiesti come mai
dopo tanta fatica avessero ottenuto solamente un provvedimento provvisorio,
per sua natura soggetto a revoca, scadenza, rinnovo o cose simili? Interpellati,
abbiamo chiarito che si trattava di un italianissimo decreto provvisorio "permanente",
emesso in attesa che l'Arpac verificasse con esito positivo la corrispondenza
tra quanto riportato nelle relazioni dei tecnici dell'azienda e l'effettiva
situazione sul campo. Le verifiche non venivano effettuate sia per motivi
di organizzazione interna dell'Agenzia, sia per questioni economiche,
in quanto non era chiaro se si trattasse di controlli di tipo ispettivo,
con costi a carico dell'amministrazione richiedente, o di un atto volontario,
ancorché obbligato, da parte dell'azienda in attesa di decreto, con
oneri di intervento a suo carico ai sensi della L.R. 14/01. La faccenda
era resa ancora più complicata dal fatto che nel tariffario provvisorio
dell'Arpac non comparivano costi per prestazioni inerenti le emissioni
in atmosfera. Con la delibera 750/04, BURC n. 28 del 7/06/2004, la Regione
Campania ha sbloccato la situazione chiarendo che i costi dei controlli
sono oneri propri del procedimento di autorizzazione, da attribuire al
soggetto interessato sulla base del Tariffario Unico dell'Arpac, allo
scopo integrato con le voci di spesa relative alle emissioni in atmosfera.
A seguito del provvedimento da qualche mese sono partite le prenotazioni
per le verifiche, la cui effettuazione è prevista entro 120 gg dal
pagamento anticipato delle competenze. Prima di esprimere, comunque, le
nostre impressioni sulla delibera e illustrare i suoi effetti pratici sulla
gestione degli adempimenti ambientali delle aziende, è utile identificare
la portata del provvedimento. I dirigenti regionali responsabili dello STAP
- Servizio Territoriale Ambientale Provinciale - di Salerno ci hanno riferito
che tra autorizzazioni integrali e ridotto inquinamento atmosferico, c.1,
sono circa 750 i decreti provvisori di competenza del proprio ufficio. Pur
non conoscendo il totale regionale, è facile
capire che tra verifiche di vecchie autorizzazioni e future richieste
per nuovi impianti o modifiche a quelli già esistenti (artt. 6 e
15 DPR 203/88) l'Arpac sarà chiamata a svolgere un carico di lavoro
di entità straordinaria,
per affrontare il quale ha centralizzato nella sede di Napoli l'organizzazione
tecnico-amministrativa e stipulato una convenzione con la P.A.N., società di
servizi cui saranno affidate le fasi di campionamento e analisi chimiche.
Per capire meglio il funzionamento delle procedure, il 7 novembre scorso
abbiamo incontrato l'Assessore Regionale all'Ambiente Luigi Nocera e
il responsabile del suo staff tecnico Mario Lupacchini. La delegazione
di Confindustria Salerno era formata dal vicepresidente Antonio Ferraro,
da Sabato Mele della Metzeler spa, dalla dottoressa Mariarosaria Zappile
e dal sottoscritto. Nell'incontro abbiamo espresso le nostre perplessità,
così riassumibili:
costi dell'Arpac doppi o tripli rispetto alle tariffe normalmente pagate
dalle aziende ai propri tecnici di fiducia; pagamento anticipato di una
prestazione con incerti tempi di esecuzione; accavallamento temporale
tra autocontrolli e controlli dell'Arpac, con duplicazione di costi nella
fase di avvio degli impianti e per almeno una delle scadenze annuali
previste nei decreti; nessun beneficio sulle fasi precedenti dell'istruttoria
della pratica autorizzativa, specificatamente nell'espressione del parere
sindacale ex art.7 del DPR 203/88, e ulteriori ritardi nei tempi di emissione
del decreto regionale. Ricordiamo che è proprio quest'ultimo punto
a generare complicazioni nella definizione dell'iter autorizzativo. Nell'articolo
citato, il sindaco, sentite Asl e/o Arpac, è chiamato a esprimere
un parere di tipo urbanistico e igienico-sanitario sulla nuova emissione
che l'azienda intende attivare sul territorio comunale, ma molte amministrazioni
non hanno la capacità di gestire correttamente questa endoprocedura
per cui, trascorsi i termini di legge e l'immancabile ulteriore periodo
di tolleranza sugli stessi, la Regione è spesso costretta a ricorrere
a poteri sostitutivi, indire una conferenza dei servizi e decretare senza
parere sindacale. Per come concepita la delibera e il relativo controllo
sulla qualità e quantità dell'emissione intervengono solo
a questo punto dell'iter istruttorio, causando ulteriori ritardi ai già dilatati
tempi previsti. Infatti, la Regione, che è tenuta a inserire nel
decreto gli estremi del pagamento per le prestazioni dell'Arpac, sospende
i termini in attesa che l'azienda con non poche difficoltà dapprima
determini con la sede centrale di questo Ente gli importi dovuti previa
richiesta ufficiale, ulteriore invio di documentazioni varie e sopralluogo
tecnico, poi paghi quanto richiesto inviando via fax la comunicazione
dell'avvenuto bonifico, che da Napoli viene trasferita agli STAP provinciali
per l'emissione del decreto. Si noti che questo atto è ancora una
volta provvisorio, perché quello definitivo sarà rilasciato
solo se, e quando, verranno effettuati i controlli. L'esperienza del
vicepresidente Ferraro e mia, maturata in tanti anni di front-office associativo
con la P.A., ci ha permesso di discutere in modo propositivo con i vertici
dell'assessorato regionale anche di quest'ennesimo mostro procedurale. Abbiamo
trovato convergenza sulla legittimità del provvedimento, reputando
opportuno una verifica sulla qualità di un'emissione prima della
sua definitiva autorizzazione, e non potendo ottenere alcuna riduzione sui
costi perché definiti
da un tariffario ufficiale, abbiamo proposto che l'importo totale della
prestazione venga corrisposto in 2 rate, una anticipata, l'altra all'ottenimento
del certificato di analisi dell'Arpac. Circa la coincidenza temporale
tra controllo dell'Ente e analisi periodiche, abbiamo proposto che il
pagamento del bonifico e la prenotazione dell'intervento interrompa per
6 mesi l'obbligo di autocontrollo previsto dal decreto di autorizzazione,
dando la possibilità alle
aziende di organizzarsi e utilizzare i certificati dell'Arpac quale analisi
annuale da inviare al locale STAP provinciale. Auspicando un confronto
permanente sull'applicazione della delibera, abbiamo elaborato e presentato
all'assessore un documento ufficiale contenente le richieste appena esposte,
valido quale bozza tecnica per l'emissione di una circolare esplicativa
o una delibera applicativa della 750/2004. Sperando che i nostri sforzi
producano i risultati promessi, constatiamo che al momento la situazione
appare talmente confusa da giustificare quanti pensano che il tutto sia
stato generato non dalla volontà di stabilizzare le autorizzazioni
delle aziende, ma dalla necessità di assicurare all'Arpac una continuativa
dotazione finanziaria con cui affrontare i costi propri e della neonata
P.A.N., costituita per l'occasione e affidataria di una convenzione pubblica
di valore inestimabile. Si noti infine che l'introduzione del Testo Unico
in materia ambientale, la cui bozza definitiva è già stata
trasmessa alle parti sociali, modificherà i procedimenti autorizzativi
attualmente vigenti. Staremo a vedere che fine farà questa delibera.
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