POLITICA DI BILANCIO
RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ E CRESCITA
PMI piÙ competitive
sui mercati internazionali
presentato a salerno internationalpartner
POLITICA DI BILANCIO
RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ E CRESCITA
I cambiamenti apportati con la
relazione Ecofin tendono a migliorare la governance
Sàntolo
Cannavale
Esperto di mercati finanziari
s.cannavale@virgilio.it
Il Trattato che ha istituito la Comunità europea contiene
disposizioni per la sorveglianza e il coordinamento delle politiche
di bilancio degli Stati membri dell'Unione Europea. Seguendo
queste, gli Stati membri evitano di incorrere nella "procedura
per disavanzi eccessivi" (PDE), strumento specificamente
adottato per prevenire e correggere gli squilibri dei conti
pubblici. Risale al 1997 il "patto di stabilità e
di crescita" (PSC) che ha stabilito al riguardo regole
dettagliate. La BCE, nel Bollettino di agosto 2005, ha rilevato
che dal 1999 nei paesi dell'area dell'euro i conti pubblici
hanno mostrato andamenti piuttosto eterogenei, a differenza
di quanto registrato nella prima metà degli anni '90
durante i quali furono compiuti apprezzabili miglioramenti
nel risanamento dei conti medesimi per soddisfare i criteri
di convergenza per l'adozione dell'euro. Secondo la BCE, se
da un lato i disavanzi annuali di bilancio non si sono riportati
sui livelli elevati dei primi anni '90, nella maggior parte
dei paesi dell'area dell'euro il risanamento delle finanze
pubbliche ha segnato una battuta d'arresto, o talvolta un'inversione
di tendenza.
Inizialmente, tale evoluzione è stata mascherata da
un contesto economico relativamente favorevole ma, con il rallentamento
congiunturale iniziato nel 2001, i saldi di bilancio hanno
mostrato un rapido peggioramento e diversi paesi membri hanno
registrato, o rischiano di farlo, disavanzi eccessivi. L'Italia è tra
questi e il nostro Governo, su esplicite pressioni delle autorità di
Bruxelles, è impegnato ad attuare interventi consistenti
di natura finanziaria per comprimere il deficit di bilancio
che viaggia verso il 5% del PIL, ben oltre il limite del 3%.
La crescente riluttanza a rispettare regole e procedure stabilite
a livello europeo ha eroso la fiducia nel quadro di riferimento
per le politiche di bilancio dell'Unione Europea. Dopo un intenso
dibattito, il Consiglio dei Ministri Finanziari (Ecofin) il
20 marzo 2005 ha adottato una relazione per migliorare l'attuazione
del "patto di stabilità e crescita", contenente
proposte di riforma poi approvate dal Consiglio europeo. I
cambiamenti apportati con la relazione Ecofin tendono in particolare
a rafforzare il meccanismo preventivo, migliorare l'applicazione
di quello correttivo e la "governance". Nell'ambito
del meccanismo preventivo, gli Stati membri presentano programmi
di stabilità o convergenza, nei quali espongono i programmi
di finanza pubblica di medio periodo, con obiettivo di saldo
di bilancio "prossimo al pareggio o in avanzo". Gli
obiettivi di medio termine (OMT) saranno differenziati per
paese e potranno discostarsi da una posizione di bilancio prossima
al pareggio o in avanzo sulla base del rapporto debito/PIL
corrente e della crescita potenziale. Nell'ottobre 2002 ai
paesi dell'area a moneta euro che non si trovavano ancora in
tale posizione si richiedeva di migliorare i propri saldi di
fondo di almeno lo 0,5% del PIL l'anno. Successivamente, il
Consiglio Ecofin ha precisato che tale miglioramento va misurato
in termini di variazioni del saldo di bilancio corretto per
gli effetti del ciclo economico, mentre le misure "una
tantum" considerate singolarmente nel merito e caso per
caso.
La forte crescita dei prezzi di petrolio e materie prime, l'invadenza
commerciale dei paesi emergenti, il disagio dell’economia
americana - che aumenta i tassi di interesse per attirare capitali
dall’estero e frenare l’indebitamento interno -
influenzeranno i conti pubblici delle economie dei paesi europei
e rappresenteranno un banco di prova per la valutazione dei "deficit" che
si determineranno.
Gli OMT dovranno perseguire tre finalità: mantenere
un margine di sicurezza rispetto al valore del 3% fissato per
il rapporto disavanzo pubblico/PIL, assicurare rapidi progressi
verso il raggiungimento di finanze pubbliche sostenibili e
consentire uno spazio per manovre di bilancio, in particolare
per rispondere alle esigenze di investimenti pubblici. La Commissione
europea fornirà "indicazioni di natura politica" per
incoraggiare i paesi ad aderire al proprio percorso di aggiustamento
in caso di disallineamento rispetto all'obiettivo prefissato.
L'attuazione di importanti riforme strutturali giustificherà lo
scostamento temporaneo da questo. Saranno considerate soltanto
quelle riforme che possono contenere i costi nel lungo termine,
o aumentare la crescita potenziale. Particolare attenzione
sarà posta su riforme volte a introdurre sistemi pensionistici
a più pilastri di cui uno obbligatorio a capitalizzazione.
Il Comitato di politica economica dell'Unione Europea prevede
a tal proposito che entro il 2050 gli oneri connessi all'invecchiamento
demografico per l'intera area dell'euro potrebbero aumentare
di circa il 5% del PIL, con punte prossime o superiori al 10%
in alcuni paesi.
In Italia da oltre un anno le parti sociali e il Governo discutono
sugli aggiustamenti utili all'introduzione dei fondi pensione
di natura privatistica: destinazione Trattamento di Fine Rapporto,
compensazione finanziaria per le aziende, società autorizzate
a gestire il risparmio previdenziale, trattamento fiscale delle
somme accantonate. Se il disavanzo pubblico annuale di un paese
supera il 3%, oppure se il rapporto tra debito complessivo
e PIL eccede il 60% e non si riduce in misura sufficiente e
a un ritmo adeguato al valore di riferimento, viene attivata
una procedura di disavanzo eccessivo, con una sequenza di passaggi
che inducono lo Stato membro ad attuare azioni correttive.
Nella nuova versione del "PSC" viene definita "grave
recessione" la situazione in cui si ha o una crescita
annua negativa del PIL reale o un calo cumulato del prodotto
durante un periodo prolungato di crescita molto bassa del PIL
reale rispetto a quello potenziale.
Per i paesi che presentano un rapporto debito/PIL superiore
al valore di riferimento del 60%, il Consiglio Ecofin formulerà raccomandazioni
sulla dinamica del debito nei suoi pareri sui programmi di
stabilità e convergenza. L'Italia, con il suo debito
pubblico pari al 106% del PIL, è costantemente sotto
osservazione. Gli Stati membri, la Commissione europea, il
Consiglio dei Ministri Finanziari hanno assunto specifiche
responsabilità in merito all'attuazione del "PSC".
Nell'ambito della risoluzione del Consiglio europeo, agli Stati
membri compete la conduzione delle politiche di bilancio, ma
con l'impegno a proseguirle in linea con gli obiettivi del "patto" e
le raccomandazioni dell'Ecofin. La Commissione ha il diritto
esclusivo di iniziativa nel raccomandare interventi al Consiglio
Ecofin e si impegna a esercitarlo in modo da agevolare il funzionamento
rigoroso, tempestivo ed efficace del "patto". Per
migliorare la "governance" è prevista una
più serrata cooperazione fra gli Stati membri, la Commissione
e il Consiglio Ecofin. Vengono suggerite l'elaborazione di
regole di bilancio a livello nazionale, la continuità negli
obiettivi di finanza pubblica al subentrare di un nuovo governo
e il maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali. Le regole
e i vincoli alle politiche di bilancio tendono a frenare la
propensione dei governi a spendere più di quanto sia
possibile, facendo gravare l'onere sulle generazioni future.
Secondo la BCE questo atteggiamento può generare disavanzi
che progressivamente ingrossano il debito nazionale, gettando
ombre sulle prospettive economiche.
Alti livelli del disavanzo annuale e del debito complessivo
danno luogo a tassi di interesse a lungo termine più elevati
e investimenti privati più modesti a causa della competizione
per l'assorbimento del risparmio privato: gli investitori sono
attratti da titoli obbligazionari che assicurano interessi
più remunerativi.
Disavanzi elevati possono anche generare pressioni inflazionistiche
tali da indurre l'autorità monetaria a mantenere i tassi
di interesse a breve termine su livelli superiori a quelli
altrimenti necessari. Significativi, a tal proposito, diventano
anche gli interventi del Fondo Monetario Internazionale e le
valutazioni delle società di "rating". L'adozione
dell'euro quale valuta comune ha eliminato il rischio di cambio
e i connessi costi aggiuntivi, allentando la disciplina normalmente
esercitata dai mercati finanziari sulla condotta dei governi
in materia di conti pubblici.
Di conseguenza, nell'Unione europea monetaria maggiori oneri
finanziari in disavanzo in un paese hanno effetti più cospicui
sugli altri partecipanti, rendendo le politiche di bilancio
di ciascuno una questione di interesse comune.
Da qui deriva l'importanza delle regole stabilite nell’ambito
dell’Unione Europea, pur rispettando la sovranità nazionale
in materia di politica di bilancio.
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