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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
dicembre 2005
 

ANCE SALERNO - Home Page
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il piano urbanistico di salerno
alcuni aspetti da approfondire

La nuova regolamentazione sarà positiva se fondata su procedure partecipative

Antonio Lombardi
Presidente ANCE
info@costruttori.sa.it



Un nuovo piano regolatore generale ha in sé enormi potenzialità che vanno ben oltre la mera regolamentazione urbanistica, ancor più quando contiene elementi di grande innovazione come quello prescelto dal Comune di Salerno. Discutere di un piano regolatore generale vuol dire sempre più aprire la città al territorio, pianificare le strade, reali o potenziali, dello sviluppo; significa pianificare un'economia socialmente e culturalmente compatibile, progettare gli spazi della città in cui vivere, socializzare, muoversi, riflettere; in cui esprimere appieno la propria creatività. Nel contempo un piano regolatore generale vuol dire sempre meno indici di edificabilità, destinazione delle aree, astrusi calcoli di superfici e volumetrie. Il nuovo Piano Regolatore di Salerno, o Piano Urbanistico Comunale per recepire la nuova definizione introdotta dalla L.R. n.16/2004, credo risponda nelle sue linee cardine a questa rinnovata filosofia urbanistica. Lo riteniamo estremamente interessante per lo sviluppo della città e, quando esso sarà operativo, schiuderà senza dubbio una stagione della dinamicità e del movimento che attrarrà in città capitali e imprenditorialità vera. Certo permangono alcuni aspetti che meritano approfondimento, sui quali auspichiamo una fase di confronto. La norma sulla monetizzazione degli standard, ad esempio, è troppo lacunosa sui criteri basilari affinché le aree offerte non possano essere rifiutate dal Comune. Dubbi persistono anche sulla revisione periodica del valore delle aree a standard da parte del Comune, che pure non dovrebbe prescindere da una periodica verifica con gli operatori del settore. Non condividiamo, inoltre, le disposizioni eccessivamente vincolistiche che, per alcune zone, impongono una monofunzionalità non in linea con le esigenze di elasticità degli operatori. Occorre, al contrario, spingere per la realizzazione di attività commerciali di vicinato e di attività di servizio ai piani terra. Sui Pip abbiamo rimarcato alcune incongruenze o addirittura palesi violazioni rispetto alla normativa regionale, con possibilità concessorie che raggiungono un indice di copertura dei lotti fondiari destinati a investimenti produttivi dell'80-85%, laddove la L.R. pone un vincolo del 50%. Per non parlare del ruolo della finanza di progetto che altrove in Italia costituisce la regola, mentre a Salerno non è minimamente considerata. Ulteriori contraddizioni le abbiamo riscontrate per l'area di Santa Teresa, nella parte in cui lo strumento disciplina le caratteristiche delle aree di trasformazione. Vi sarebbero anche incongruenze nel calcolo quantitativo degli standard, che determinati inizialmente, nel paragrafo 2 della Relazione descrittiva in 2,7 milioni di mc diventano poi, al c. 7.2 della medesima relazione, poco più di 2 milioni. Come pure incongruenze vi sono nel calcolo delle aree destinate a standard locali. Questa doverosa premessa non vuole, tuttavia, intaccare più di tanto il nostro giudizio sulla nuova regolamentazione, che rimane positivo e che, chiarite queste perplessità, è destinata a far affiorare quelle potenzialità di sviluppo fino a oggi latenti. Piuttosto queste considerazioni vogliono auspicare che d'ora in poi si schiuda una fase di dibattito con il territorio per la concreta attuazione del Puc. Altrove, in Italia, è stata colta appieno l'estrema valenza di meccanismi partecipativi nelle fasi deliberative e attuative. È maturo il convincimento che la regolamentazione urbanistica oggi come ieri mal si concili con una società in continua evoluzione: ciò per una tempistica procedurale improponibile per qualsivoglia intervento. Un Piano regolatore generale tradizionale è oggi assolutamente inidoneo, e la città di Salerno lo ha avuto sperimentato sulla sua pelle, a governare le trasformazioni urbane. Occorre quindi ricercare e attuare procedure partecipative e democratiche, per addivenire a percorsi concertati che da un lato facilitino il compito a tutti gli operatori economici e sociali, dall'altro consentano alle amministrazioni una celere e soddisfacente attuazione delle diverse progettualità in essere. La concertazione deve coinvolgere tutte le procedure di definizione, approvazione e attuazione dei Puc. Il territorio deve essere protagonista attivo della sua trasformazione e perché ciò possa avvenire è necessaria un'ampia e concertata partecipazione di tutti i soggetti che su di esso operano. Esistono già esperienze in grandi città italiane che dimostrano in maniera inconfutabile come la partecipazione del territorio e la concertazione nell'attuazione degli strumenti urbanistici producano effetti positivi su tempistica e procedure. La concertazione, dove è stata concretamente attuata, è riuscita a realizzare un altrimenti improponibile equilibrio tra studi teorici e concreta immersione degli stessi nelle pratiche quotidiane. Due esempi emblematici sono quelli di Roma e Milano. A Roma la costituzione dei laboratori è riuscita ad attivare una proficua collaborazione di cittadini, imprese, sindacati, associazioni di categoria sui più rilevanti strumenti e interventi di trasformazione: contratti di quartiere, programmi di riqualificazione urbana, project financing relativi ai programmi di intervento sugli edifici dismessi o in via di dismissione, piani parcheggi, eccetera. La partecipazione ha abbracciato anche altri processi che pure influiscono sulle scelte urbanistiche: proposte progettuali, osservatori, documenti di indirizzo, valutazione. I risultati positivi, in pochi mesi, non sono mancati e hanno messo in moto interventi infrastrutturali anche estremamente complessi che coinvolgono una pluralità di soggetti in un clima collaborativo che ha condizionato il celere espletamento dei percorsi burocratici. Un'analoga esperienza è stata realizzata anche dal Comune di Milano che pure grazie a questa sorta di apertura partecipativa nel settore urbanistico ai vari soggetti che operano sul territorio, ha potuto avviare interventi infrastrutturali di rilevanza addirittura europea. Riteniamo, quindi, forti di queste pregresse positive esperienze, che a Salerno vadano creati contesti di interazione che mettano in relazione società civile e istituzione/amministrazione. Si tratta di attivare processi costruttivi che diano sbocco effettuale ai contributi critici e propositivi della società civile e del sistema delle imprese e che, nel contempo, rendano viva la normativa urbanistica. Il Piano Regolatore deve, insomma, divenire uno strumento in continuo aggiornamento, grazie anche all'inserimento di varianti e delle relative norme tecniche di attuazione, che tenga conto dell’incessante mutare dei complessi elementi che costituiscono il fenomeno urbano, come pure del quadro legislativo di riferimento. La partecipazione consente, in conclusione, una predisposizione e un aggiornamento continuo degli strumenti di pianificazione strategica e generale per il governo del territorio. Ma è necessario che la concertazione rappresenti la base strutturale e funzionale definitiva per un salto di qualità dell'intero sistema politico, economico e produttivo del territorio. Solo così l'intero sistema sociale può divenire realmente artefice e protagonista di uno sviluppo rapido e duraturo.

Questionario di gradimento Costozero 2000/2005
Libro di Antonio Paravia


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