TIC E PMI EUROPEE
PIÙ BUSINESS CHE E-BUSINESS
Un'indagine del CRITO analizza
l'impatto delle TIC sulla competitività dell'UE
Salvatore Vigliar
Docente di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione - Università della
Basilicata
Esperto di Politiche Comunitarie
studiovigliar@virgilio.com
Lultimo numero dell'anno, per qualsiasi rubrica, rappresenta
un'occasione utile per elaborare un "bilancio consuntivo" delle
diverse tematiche trattate. Non sempre, però, tale operazione
si presenta agevole, soprattutto quando (come accade per "News
da Bruxelles") la varietà delle problematiche affrontate
risulta difficilmente sintetizzabile in un'unica categoria.
Nei precedenti numeri, infatti, si è avuto modo di affrontare
temi connessi all'innovazione e alla competitività delle
PMI, alla normativa comunitaria, alla cooperazione internazionale,
alle regole antitrust, al trasferimento tecnologico: contenuti
complessi e tra loro autonomi, legati "unicamente" dall'essere
riconducibili all'ampio comune denominatore delle "Politiche
comunitarie". Il bilancio, dunque, risulta arduo e, l'unica
possibilità di sintesi risiede nella selezione. In altre
parole, conviene limitarsi a esaminare i risultati conseguiti
da un unico settore. Dovendo scegliere, quindi, ritengo che
il tema meritevole di una più approfondita verifica
sia l'implementazione delle TIC (Tecnologie dell'Informazione
e della Comunicazione) nei processi di sviluppo delle PMI e,
in particolare, l'e-business. Dopo una lunga serie di interventi
della Commissione Europea e del Parlamento Europeo, di recente è stato,
infatti, pubblicato uno studio elaborato, a livello comunitario,
dal CRITO (Centre for Research on Information Technology and
Organisations), teso a valutare la diffusione dell'e-business
tra le PMI europee (i paesi campione sono rappresentati da
Danimarca, Francia e Germania) e i vantaggi che tale "strumento" ha
generato in termini di crescita e aumento di competitività.
A tal proposito, le sorprese non sono mancate. In particolare,
l'indagine CRITO è stata condotta con il supporto di
numerosi senior manager del settore, operanti in 7 paesi diversi
(oltre ai citati paesi europei, sono stati analizzati gli USA,
il Messico, la Cina e Singapore). I primi risultati hanno evidenziato
che tutte (o quasi) le aziende in esame utilizzano l'e-mail
e oltre i 3/4 hanno attivato un sito Internet (v. Tabella 1).
Quasi i 2/3 delle imprese esaminate, inoltre, usano un sistema
intranet, mentre solo 1/3 una rete extranet, che consente l'accesso
dall'esterno a informazioni riservate dell'azienda. Altri strumenti,
quali il trasferimento elettronico di fondi e i call center,
sono utilizzati da meno della metà delle aziende analizzate
(ma si tratta di risorse di particolare rilievo solo per determinati
settori). Analizzando, però, come questi strumenti vengono
impiegati dalle aziende, si scopre che sono implementati soprattutto
per il marketing e la pubblicità. Le imprese, in particolare
le PMI, utilizzano Internet (e le sue applicazioni) prevalentemente
per promuovere i propri beni e/o servizi, ma meno di 1/3 ha
le risorse e le competenze necessarie per concludere una transazione
on-line (v. Tabella 2). E, in effetti, le imprese che comprano
in Rete sono in numero notevolmente superiore rispetto a quelle
che vendono (in altre parole, è maggiormente diffuso
il modello business to business - B2B - rispetto al business
to consumer - B2C -). Questi dati indicano che, sebbene la
maggior parte delle aziende abbia accesso agli strumenti funzionali
all'implementazione dell'e-business, soltanto una minoranza è riuscita
a farne parte integrante dei processi aziendali. Passando,
infine, ad analizzare l'impatto delle TIC sulle attività aziendali, è stato
evidenziato che al massimo 1/3 delle aziende prese in esame
ha riscontrato degli effetti importanti in una delle aree suggerite
(v. Tabella 3). L'impatto più evidente è stato
osservato nell'aumento dell'efficienza interna e nel miglioramento
del servizio di assistenza ai clienti. Nel complesso, comunque,
meno del 30% delle aziende ritiene che la propria competitività sia
aumentata con l’adozione delle TIC. In effetti, anche
se in passato numerosi osservatori internazionali hanno attribuito
i maggiori tassi di crescita degli USA, rispetto all'UE, al
rilevante investimento operato nelle TIC, è da considerare
che gli ultimi dati del "Quadro europeo di valutazione
dell'innovazione" rilevano un notevole aumento di investimenti
da parte dell'UE (che, escludendo i 10 stati di nuova adesione,
ha eguagliato la spesa degli USA), fattore che dovrebbe (o
avrebbe dovuto) ridurre anche il divario competitivo imputabile
al settore in esame. Probabilmente, lo "strumento" è importante,
ma non determinante.
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