L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA
LA SDOA A RODI CON IL MIT
Italia e Grecia insieme per un modello formativo condiviso
Vittorio
Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it
La II edizione del Master Internazionale del Turismo (MIT)
ha riproposto il legame-gemellaggio tra Salerno e Rodi, un
rapporto nato nel 1999, in occasione della I edizione del Master
e consolidatosi, negli anni, grazie a frequentazioni istituzionali
ma anche grazie alla passione di Andreas Karayannis, albergatore
e già presidente della CCIAA del Dodecaneso, che ha
ricoperto un ruolo fondamentale di raccordo e regia, garantendo
lo scambio di documentazione e fornendo informazioni che altrimenti
sarebbe stato difficile interpretare solo attraverso gli incontri
istituzionali. L'obiettivo del viaggio era tracciare, o meglio
aggiornare, un prospetto di confronto tra due percorsi di sviluppo
territoriale: uno, quello dell'Isola di Rodi, fondato sullo
sfruttamento intensivo delle risorse turistiche e proiettato
alla massimizzazione dei flussi; l'altro, quello della nostra
provincia, per molti versi ancora soltanto enunciato e programmato,
ma non realizzato, se non in alcune aree storicamente e naturalmente
turistiche come la Costa d'Amalfi. La divina costiera, infatti,
il suo sviluppo lo ha già conosciuto e per alcuni aspetti
stabilizzato negli ultimi decenni. Ora essa deve fronteggiare
le minacce tipiche della maturità e scongiurare l'insorgere
di fenomeni declinanti. Per il resto, la provincia salernitana è solo
vocazionalmente turistica; anche il Cilento, dove pure i turisti
vanno d'estate, non ha mai conosciuto uno sviluppo vero, non
fa parte del circuito di distribuzione internazionale e globale,
non ha sviluppato al suo interno elementi di sistema che possano
trasformare una mera vocazione e un concreto profilo di attrattività in
sistema economico organizzato. L'Isola di Rodi è interessante
perché si è sviluppata molto e mostra oggi la
faccia problematica di questa crescita, è emblematica
per comprendere quali possano esser i fattori di sviluppo e
le conseguenze di medio e lungo periodo, e per indirizzare
le scelte. Non si tratta quindi di un elemento di confronto
tout court, ma di un prototipo di sviluppo turistico da analizzare.
Rodi è un'isola con una sua forte tipicità, imparagonabile
se non con un'altra isola. Su un'isola bisogna arrivarci, quindi
lo sviluppo del movimento turistico non poteva prescindere
da uno scalo aeroportuale efficiente e prossimo alle località di
destinazione dei turisti, senza l'infrastruttura di accesso
un'isola riamane tale, ma la cosa più importante è che
un territorio non insulare può diventare un'isola senza
scalo, irraggiungibile e deserto. Dalla valutazione del movimento
aeroportuale di Rodi si comprende subito perché qui
il turismo si è diffuso tra la gente come l'attività che
dà reddito e porta ricchezza e perché, di contro,
il nostro turismo salernitano rimane ancora incastonato nei
documenti di programmazione e non riesce ad abbandonare i tavoli
di concertazione. Rodi grazie allo scalo aeroportuale, alla
presenza delle compagnie greche e straniere, all'organizzazione
dei charter da parte dei principali tour operator, non è più isolata;
Salerno, dove tutto questo non c'è, sta diventando progressivamente
sempre più un'isola ma senza il fascino e le tipicità delle
isole vere. Il secondo elemento caratterizzante è la
ricettività, sviluppata a dismisura, sicuramente di
più rispetto alla nostra prima visita. Più posti
letto, più turisti, un'equazione per che alcuni anni è andata
alla grande, assicurando inizialmente anche margini interessanti.
Ma chiediamoci chi gestisce realmente queste disponibilità ricettive,
chi orienta e organizza i flussi. La risposta è immediata
e intuitiva: quei tour operator internazionali i cui aerei
decollano e atterrano ogni dieci minuti, i cui pullman trasferiscono
i turisti dall'aeroporto agli alberghi. Ecco il risvolto economicamente
e forse anche socialmente critico di uno sviluppo intensivo
basato sull'incremento della ricettività e l'occupazione
alberghiera del territorio. I tour operator hanno conquistato
il potere contrattuale e ora decidono numeri, prezzi e stagioni. É vero
qui si lavora a pieno ritmo fino alle piogge di metà novembre
quando il mitico Meltemi abbandona le coste dell'isola per
qualche settimana, si riprende poi quasi subito a marzo e senza
soluzione di continuità per tutta l'estate; l'anno scorso
addirittura si è lavorato di più per gli attentati
di Sharm, i tour operator, infatti, hanno dirottato a Rodi
molti dei turisti destinati alla località egiziana.
Ma è altrettanto vero che i tour operator decidono il
prezzo e comprimono i margini provocando un progressivo impoverimento
del tessuto imprenditoriale locale. Molti albergatori della
prima ora stanno vendendo; altri, i più giovani, sono
diventati più gestori che imprenditori, vendono l'immobile
di proprietà vuoto per pieno già in inverno a
prezzi sempre più stracciati, poi quando arrivano i
turisti organizzano i servizi base, la reception, la ristorazione,
il riassetto delle stanze e la pulizia, nient'altro, badando
a ottimizzare i costi per non intaccare oltremodo i margini
esigui lasciati loro dal tour operator. In molti incontri,
soprattutto quelli informali, è venuta fuori la vera
portata del fenomeno che alcuni chiamano crisi, ma che dalla
lettura dei dati statistici (quando ci sono) crisi non sembra.
La crisi non è negli arrivi e nelle presenze, ma nei
margini economici e di crescita imprenditoriale autonoma. Terzo
flash, il carico ambientale. Rodi comincia ad avere problemi
di sostenibilità, raddoppia la propria popolazione per
larghi periodi dell'anno, probabilmente, ma questo non ci è stato
possibile scoprirlo con precisione, non è dotata di
un moderno sistema fognario e di smaltimento. A ben vedere
questi sono problemi che anche il nostro territorio ha, la
divina costiera sicuramente e forse anche quelle località più assaltate
del Cilento costiero durante i mesi estivi (Agropoli, Casalvelino,
Ascea, ecc.). Come programmare una crescita sostenibile e in
che modo risolvere i problemi di carico ambientale, sono stati
gli argomenti più dibattuti nel corso degli incontri
alla CCIAA di Rodi, e i punti cardine sui quali sarà possibile
impostare e progettare programmi di studio e di intervento
transnazionale. Infine, e non poteva essere diverso per noi,
la formazione, la necessità di diffondere conoscenza
moderna e competitiva, la prospettiva di lavorare insieme a
programmi comuni sul nuovo Quadro Comunitario di Sostegno,
quello che dal 2007 al 2013 imporrà alle regioni mediterranee
di esser oltremodo competitive nella progettazione e nelle
idee per non soccombere alla concorrenza dei paesi nuovi entranti
dall'Est, e per Rodi forse anche della Turchia che è lì di
fronte. In conclusione, lo sviluppo passa per la conoscenza
e quest'ultima per la formazione e la diffusione dei saperi
a livello politico-istituzionale, imprenditoriale e professionale.
Su questo versante un risultato concreto è stato conseguito
nel corso della visita: la SDOA ha gettato le basi per un accordo
con le Istituzioni locali per dar vita a un modello formativo
condiviso da sperimentare in Italia e in Grecia già dal
prossimo anno, sperando di poter proporre un MIT che viaggi
parallelo su due aule e che incroci esperienze e conoscenze
dei partecipanti in momenti strutturati di scambio. Un altro
passo verso l'internazionalizzazione della Scuola.
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