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le regole di BASILEA 2
OPPORTUNITÀ O MINACCIA PER LE PMI?
TERZO BANDO PER LE PMI
TEMPI CERTI CON IL PACCHETTO DI MPS
le regole di BASILEA 2
OPPORTUNITÀ O MINACCIA PER LE PMI?
Un passo importante per garantire
la stabilità dei sistemi bancari a livello internazionale
a cura di UniCredit Banca d’Impresa
Basilea 2 è il nuovo accordo di regolamentazione del
capitale bancario elaborato dalle Autorità di Vigilanza
e Banche Centrali del Gruppo dei Dieci. Con esso si intendono
superare i limiti del precedente accordo del 1988 e adeguare
la normativa sul capitale di vigilanza a un insieme di best
practices nella gestione dei rischi (di credito, di mercato
e operativi) che le banche hanno iniziato ad adottare sin dalla
seconda metà degli anni '90. Basilea 2 costituisce un
passo importante per garantire la stabilità dei sistemi
bancari a livello internazionale, con ricadute positive su
risparmiatori e imprese. Gli effetti, tuttavia, non saranno
limitati a un innalzamento del grado di stabilità del
sistema bancario. Attraverso una migliore misurazione e gestione
dei rischi e un più stretto legame tra la banca e l'impresa,
per alcune aziende i costi associati al processo del credito
potranno infatti ridursi. L'obiettivo principale del nuovo
accordo (la cui entrata in vigore è prevista per il
2007) è introdurre una significativa differenziazione
dei requisiti patrimoniali in funzione del rischio assunto,
premiando le banche caratterizzate da standard di misurazione
più elevati e penalizzando al contempo quelle che si
dimostrano meno capaci di valutare la rischiosità del
proprio portafoglio impieghi, pur mantenendo pressoché inalterato
il capitale di vigilanza a livello di sistema. Inoltre, l'inclusione
del rischio operativo nella determinazione dei requisiti patrimoniali
estende la copertura a quegli avvenimenti incerti riconducibili
all'organizzazione interna delle banche o comunque non imputabili
al comportamento dei prenditori né a eventi di mercato.
Nel complesso, il nuovo accordo rappresenta indubbiamente un
grosso incentivo per le banche a sviluppare e adottare appropriate
tecniche di gestione del rischio e politiche del credito più attive,
a tutto vantaggio della stabilità del sistema. Ma oltre
a promuovere la stabilità, Basilea 2 è un'opportunità importante
di sviluppo della relazione banca-impresa. L'esigenza di stimare
correttamente il merito di credito delle controparti renderà sempre
più importante ridurre le asimmetrie informative esistenti.
Per incrementare il livello di informazione disponibile, il
rapporto tra banche e imprese dovrà diventare più stretto,
caratterizzato da maggiore stabilità, durata e trasparenza.
Appaiono infondati, a questo riguardo, i timori di un'eccessiva "automazione" nell'erogazione
e gestione del credito che possa togliere progressivamente
valore alla conoscenza diretta e al rapporto tra i gestori
e le imprese clienti. Al contrario, per la valutazione del
rischio occorrerà avvalersi di tutti gli elementi disponibili,
qualitativi come quantitativi, e lo sviluppo di modelli interni
di credit risk management non potrà prescindere dal
contenuto informativo offerto dalla valutazione dei gestori: è lecito
attendersi, infatti, che le informazioni qualitative, tipicamente
informali e soggettive non verranno sostituite tout court da
quelle quantitative, bensì codificate in modo tale da
poter risultare utilizzabili congiuntamente a queste ultime.
In questo contesto, un restringimento dell'accesso al credito
e un aumento dei relativi costi potrebbe apparire una prospettiva
irrealistica per la media delle imprese. L'obiettivo di mantenere
pressoché inalterato il capitale di vigilanza complessivo
dimostra che non esiste un aggravio sulle banche a livello
di sistema. Né appaiono realistiche le preoccupazioni
su una possibile discriminazione tra banche piccole e grandi
o tra piccole e medio/grandi imprese. In realtà, la
differenziazione avverrà più all'interno di questi
gruppi, in ragione della diversa rischiosità, che non
tra di essi. In proposito abbiamo ascoltato anche l'opinione
di Paolo Porcedda, responsabile del comparto Risk Management
all'interno della Direzione Pianificazione, Strategie e Studi
di UniCredit Banca d'Impresa.
Paolo
Porcedda
Responsabile Risk Management
UniCredit Banca d’Impresa
Quale ritiene possa essere l'impatto generato dall'applicazione della
normativa prevista da Basilea 2 nello specifico contesto industriale italiano?
L'applicazione della nuova normativa di vigilanza alla realtà italiana
deve prendere in seria considerazione due importanti specificità che
la connotano. Innanzitutto che il sistema economico italiano è caratterizzato
da un rapporto banca-impresa storicamente basato più sulla conoscenza
informale che sull'analisi degli indicatori economico finanziari. In secondo
luogo che il nostro tessuto produttivo è caratterizzato essenzialmente
da Pmi, tipicamente percepite come più rischiose rispetto alle imprese
di grandi dimensioni. Gli accorgimenti regolamentari tesi ad attenuare
gli effetti distorsivi legati alla dimensione della controparte dovrebbero
tuttavia scongiurare i timori dei piccoli imprenditori.
Come ritiene quindi che si evolverà il rapporto
banca-impresa a seguito dell'entrata in vigore della normativa?
L'introduzione di Basilea 2 spinge verso un sistema nel quale
il credito viene erogato anche sulla base di indicatori oggettivi, che
considerano l'appartenenza settoriale, la dimensione, l'equilibrio patrimoniale,
l'andamento della profittabilità, gli indicatori finanziari principali, eccetera.
Tale cambiamento organizzativo e culturale aumenterà l'importanza
di un'analisi più oggettiva delle prospettive di vulnerabilità dell'azienda
affidata. Le banche dovranno esigere maggiori e migliori informazioni dai
propri clienti al fine di poterli meglio valutare e questo imporrà che
si instaurino rapporti più stabili e duraturi tra banche e imprese.
Una volta migliorato e reso più affidabile il flusso informativo,
non vi possono che essere effetti positivi sul costo e sulla disponibilità del
credito. Attualmente le Pmi sono caratterizzate da un alto grado di opacità informativa
e necessariamente il loro rapporto con le banche si fonda in larga misura
su contatti di natura informale con il gestore della relazione. Questa è una
caratteristica difficilmente eliminabile anche in presenza di maggiore
affidabilità e disponibilità di informazioni societarie e
il giudizio qualitativo è perciò destinato a continuare ad
avere un peso importante nella valutazione d'impresa. Applicando acriticamente
un sistema di valutazione del merito di credito esclusivamente basato su
indicatori di bilancio si perderebbero gli "occhiali" del gestore,
ovvero la conoscenza della clientela basata su informazioni non codificate
e informali. Un patrimonio costoso da costituire e al tempo stesso prezioso
da sfruttare come vantaggio competitivo. Appare quindi probabile l'affermarsi
di un modello ibrido di relazioni bancarie, che combini informazioni oggettive
ed esternamente osservabili con altre filtrate dal gestore, massimizzando
i vantaggi e minimizzando gli svantaggi dei due modelli, ed è perciò probabile
che l'aspetto relazionale del rapporto tra banca e impresa verrà mantenuto,
sebbene con contenuti diversi.
A fronte dei timori che le Pmi nutrono nei confronti
di Basilea 2, qual è la vostra posizione?
L'inclinazione della curva che lega l'assorbimento patrimoniale
alla rischiosità porta effettivamente a un'inevitabile penalizzazione
delle imprese a basso rating. Ciò da luogo a un diffuso timore che
l'applicazione del nuovo accordo spinga verso una forte discriminazione
a sfavore di un ampio numero di imprese. Le analisi fatte dal Comitato
di Basilea (i cosiddetti QIS, Quantitative Impact Studies) mostrano che
il requisito patrimoniale per il rischio di credito nei confronti della
clientela corporate e delle Pmi a seguito di Basilea 2 tenderebbe complessivamente
a ridursi rispetto alla situazione attuale. Una nostra stima, nella quale
si tiene conto degli effetti delle garanzie, indica che la percentuale
di imprese clienti che subirebbero un aggravio a seguito dell'applicazione
di Basilea 2 potrebbe anche essere inferiore a quanto stimato con il QIS3.
Le nostre analisi indicano infatti che, applicando sperimentalmente un
costo del credito teorico, l'aggravio per le imprese a più alto
rischio si applicherebbe con gradualità: solo le imprese con tasso
di insolvenza maggiori al 3.5% annuo - cioè con rating equivalente
a "Ba" nella scala di Moody's - subirebbero un deterioramento
significativo delle condizioni creditizie. |