IL PONTE SULLO STRETTO
UN TRAIT D'UNION CHE “DIVIDE”
IL DERIVATO
STRANO OGGETTO DEL CONTENDERE
INTERNATIONAL PARTNER
CONSULENZA PER L'INTERNAZIONALIZZAZIONE
IL DERIVATO
STRANO OGGETTO DEL CONTENDERE
Chi rompe paga e i cocci sono
suoi?
Alessio
Nava
Direttore Commerciale Calipso S.p.A. - Gruppo Banca Finnat
a.nava@finnat.it
Questa che segue è la cronoca di una delle tante storie
vere che in giro per Paese vedono due protagonisti, l'azienda
e la banca, e uno strano oggetto del contendere: il derivato.
Ma cos'è un derivato? Il derivato è un contratto
aleatorio a prestazioni corrispettive in cui la performance
di una, o di entrambe le controparti, è funzione del
comportamento futuro di una variabile finanziaria (tasso d'interesse,
cambio eur/usd, prezzo del petrolio, etc.). Una delle normali
logiche di applicazione del derivato è a lato di operazioni
di finanziamento che un'azienda ha con il sistema creditizio.
Il finanziamento, infatti, espone l'azienda alla variabilità degli
oneri finanziari indicizzati di norma al tasso euribor (a 1,
3, 6 o 12 mesi) che è appunto un tasso variabile in
funzione della variabilità delle condizioni di mercato.
L'imprenditore teme che i tassi salgano e gli oneri finanziari
relativi al debito possano soffocare il business. Tipicamente
il derivato serve per trasformare un indebitamento da variabile
a fisso. Nel contratto di derivati su tassi d'interesse viene
pattuita una scadenza (es.: 5 anni), un nominale (es.: 1 milione
di euro), e una cadenza periodica (es.: ogni 3 mesi), il parametro
di riferimento di una controparte (es.: tasso variabile) ed
quello dell'altra controparte (es.: tasso fisso 2,8%)(v. Schema).
Dopodichè le due controparti a ogni cadenza periodica
si scambiano flussi d'interesse calcolati sul nominale del
contratto e in funzione dei relativi parametri di riferimento.
Il derivato non prevede scambi di capitale (non è un
finanziamento) ma solo di flussi d'interesse calcolati su criteri
d'indicizzazione diversi (tipicamente l'impegno a pagare il
tasso variabile per ricevere il tasso fisso pattuito in partenza).
Il derivato su tassi d'interesse è un contratto indipendente
dal finanziamento: se il finanziamento finisce prima del tempo,
il derivato continua il suo percorso a meno che ci si accordi
per estinguerlo anticipatamente al suo valore di mercato al
momento dell'estinzione. Normalmente il derivato in partenza
ha prezzo zero in quanto il valore iniziale delle due prestazioni
attese è identico. Successivamente la variazione delle
condizioni di mercato genera una maggiore onerosità dell'impegno
di una prestazione rispetto all'altra: la differenza è il
prezzo di mercato del derivato.
Veniamo alla storia. Un giorno di qualche anno fa una banca
incontra un'azienda e le propone di "coprire" il
rischio tasso d'interesse su un indebitamento di diversi milioni
di euro per i successivi 5 anni facendo con lei un accordo
ad apparente "costo zero" che trasforma il tasso
variabile euribor 3 mesi in tasso fisso, con il rischio però di
pagare (senza rischio cambio) il tasso del dollaro americano
se dovessero verificarsi strada facendo certe condizioni. Nel
tempo però il debito dell'azienda diminuisce drasticamente
e il derivato comincia a fare male perchè i tassi scendono
e l'impresa rimane incastrata al pagamento del tasso fisso
sull'intero indebitamento iniziale ancorchè già rimborsato.
La banca, solerte, circa un anno dopo le propone di sostituire
il derivato con un altro di diverse caratteristiche, tutto
sempre a "costo zero". Poi, dopo pochi mesi, un altro
ancora e di lì a breve un ultimo cambio sempre senza
costi. Nel 2005, dopo avere regolato qualche centinaio di migliaia
di euro di addebiti cumulati dati quali differenze tra ciò che
l'azienda doveva pagare e quanto doveva incassare, il derivato
appare, per effetto della nuova normativa di Banca d'Italia,
per la prima volta in centrale rischi per diverse centinaia
di migliaia di euro. Questo rappresenta per l'azienda il costo
per chiudere la posizione e anche la diminuzione di merito
creditizio agli occhi del sistema bancario. L'azienda non è ovviamente
soddisfatta della vicenda e vuole vederci chiaro. Un'attenta
perizia che ripercorre tutte le operazioni fatte al momento
della loro sottoscrizione e ne valorizza le prestazioni attese
sulla base delle condizioni di mercato vigenti alla data di
sottoscrizione (dati Bloomberg o Reuters), evidenzia come il
contratto stipulato tra azienda e banca non fosse in realtà a "costo
zero" in quanto un'identica operazione di segno contrario
chiusa nello stesso istante sul mercato aveva lasciato nelle
mani della banca complessivamente circa la stessa cifra che
oggi veniva riportata in centrale rischi (diverse centinaia
di migliaia di euro). Questo premio rappresentava il riconoscimento
che il mercato attribuiva a una controparte per effetto della
penalizzazione attesa che le operazioni in partenza già esprimevano
a dispetto dell'ingenua aspettativa dell'azienda. L'impresa
ha messo una puntata su di un cavallo nella convinzione che
lo stesso fosse quotato 1 a 2, quando invece il consenso di
mercato lo dava 1 a 3 o 1 a 5. Un'analisi ulteriore viene condotta
simulando a ogni data di transazione migliaia di scenari alternativi
generati sulla base delle attese e dei relativi scostamenti
potenziali (volatilità) che il mercato esprimeva all'epoca.
In altri termini, viene tracciato ogni possibile risultato
alternativo che ci si poteva attendere dalla corsa dei cavalli
che stava per iniziare, dove i cavalli coinvolti nella corsa
sono a ogni operazione le prospettive attese dalla precedente
operazione ("non far nulla" nella prima operazione)
e dalla nuova operazione. Questa analisi mostra come già dalla
prima operazione in derivati, per effetto della schiacciante
marginazione, in partenza il derivato non avrebbe avuto chance
significative di spuntare migliori condizioni o contenere le
peggiori situazioni che l'alternativa di rimanere a tasso variabile
all'epoca avrebbe prospettato. Il derivato era "ab origine" atteso
comportarsi peggio della situazione che intendeva cautelare:
a quelle condizioni non era logico sottoscriverlo. Il cavallo
su cui ha puntato l'azienda, difficilmente sarebbe riuscito
a portare a termine la corsa. In sintesi l'impresa ha sottoscritto
una serie di operazioni derivate proposte dalla banca. Sin
dalla prima, raffrontando l'alternativa tra lasciare il debito
fluttuare al variabile e sottoscrivere il derivato, l'azienda
doveva attendersi un profilo peggiore di oneri finanziari in
qualsiasi scenario sensatamente presumibile alla partenza.
Dalle operazioni a "costo zero" la banca ha guadagnato
un sensibile margine d'intermediazione. La banca interrogata
dal cliente è convinta di aver agito nell'interesse
dello stesso.
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