SANITÀ PRIVATA E ETICA IMPRENDITORIALE
TRA BENE COMUNE E CRITERIO AZIENDALE
IL PERCORSO MATERNO-INFANTILE
DIMINUIRE GLI SPRECHI E AUMENTARE LA QUALITÀ
GINECOLOGIA ONCOLOGICA E SANITÀ PRIVATA
NECESSARIO CREARE STRUTTURE D’AVANGUARDIA
CARDIOCHIRURGIA: BY-PASS ADDIO
AVANZANO LE NUOVE TECNOLOGIE
LE LINEE PROGRAMMATICHE DELL’ASL AV2
IL RAPPORTO TRA PUBBLICO E PRIVATO
SANITÀ PRIVATA E ETICA IMPRENDITORIALE
TRA BENE COMUNE E CRITERIO AZIENDALE
La necessità di creare un utile che non sia solo la differenza tra costi e ricavi
CARMINE MALZONI
Presidente Regionale Raggruppamento Sanità Confindustria Campania
sezionesanita@confindustria.avellino.it
Tra le tante novità introdotte nel S.S.N. dal D.Lgs. 502/92 e dal D.Lgs. 517/93 ve ne era una "lessicale" che ben presto si dimostrò essere "sostanziale". Mi riferisco al cambio di nome delle U.S.L. (Unità Sanitarie Locali) che divennero A.S.L. (Aziende Sanitarie Locali) e degli ospedali che vennero chiamati Aziende Ospedaliere. A capo delle stesse furono inseriti i Direttori Generali (o manager) con "pieni" poteri e "piene" responsabilità: veri e propri imprenditori in grado di pilotare e governare le complesse strutture delle "loro" imprese. In realtà il legislatore riconosceva alla struttura sanitaria moderna una tale complessità di componenti e una tale difficoltà di armonizzazione degli stessi da ritenere necessaria un'organizzazione verticistica di tipo aziendale, ritenendo che questa potesse essere l'unica a garantire quei livelli di efficacia e di efficienza necessari ad un moderno sistema sanitario. L'introduzione del riconoscimento di una tariffa predeterminata (DRG) per ogni singola patologia (o gruppi di patologie), la classificazione delle procedure necessarie per curare le singole patologie (o gruppi), l'individuazione dei livelli minimi di assistenza avrebbe consentito al sistema di avere degli elementi "concreti" nel suo interno per renderne possibile il governo.
I direttori generali, esperti in "management" sanitario, si sarebbero dovuti formare in corsi universitari qualificati e avrebbero dovuto avere un rigoroso curriculum accademico. La realtà è stata completamente diversa. La Politica, che doveva riservarsi la parte qualificante degli indirizzi generali in tema di sanità, ha deciso di perdere la "maiuscola" e di gestire il tutto attraverso i partiti. Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti. I Direttori generali vengono nominati direttamente dai loro referenti politici e questo avviene ufficialmente con il consenso di tutti. A loro volta i Direttori generali nominano i loro collaboratori (direttore sanitario e direttore amministrativo nelle ASL, primari nei reparti ospedalieri) a loro insindacabile giudizio. Il risultato non è certamente quello che il legislatore aveva ipotizzato. Negli ultimi tempi ho sentito politici, anche di rango, che hanno negato l'opportunità che un ospedale sia un'azienda. "Un'azienda" si è detto "deve generare un utile, mentre un ospedale no".
Per la verità l'azienda di cui si parla è un'impresa sociale che non deve generare "dividendi", ma deve produrre un utile, perché in qualsivoglia impresa l'efficacia e l'efficienza, oltre a produrre lo scopo stesso dell'impresa, la tutela della salute, devono produrre un utile che sarà la sola garanzia di sopravvivenza del sistema; perché altrimenti alla fine si producono solo i 4 miliardi di Euro di sbilancio che mettono in discussione tutto il sistema. Dall'utile si può ricavare tutto il solidarismo, che in materia delicata come la Sanità è sempre necessario, dagli sbilanci si ricava solo disperazione, disordine e disoccupazione. Nel privato accreditato, dove il criterio di azienda è sempre esistito, bisogna ricordare che le preoccupazioni di chi, deviato da un distorto concetto dell'imprenditore, visto come un personaggio negativo, la cui sete di guadagno gli fa compiere azioni disdicevoli, non hanno motivo di esistere, perché, come diceva Einaudi «abbellire le sedi, ottenere consensi sempre maggiori, raggiungere clientele sempre più vaste, raggiungere lo scopo della propria impresa rappresenta per l'imprenditore una molla forte più che la sete di guadagno; altrimenti non si spiegherebbe perché tanti operatori impiegano milioni, miliardi nelle loro imprese per ricavare un utile molto minore di quello che avrebbero ricavato con impieghi diversi». Se questo è vero nel costruire bottoni o viti di ferro, è certamente ancora più vero quando si tratta del bene più prezioso, la propria salute, che il cittadino con fiducia affida all'impresa. Ed è proprio l'etica imprenditoriale che deve garantire il rispetto delle norme, la ricerca della qualità, l'utilizzo dell'appropriatezza delle prestazioni, la consuetudine all'aggiornamento. Caratteristiche, queste, che rappresentano i cardini della buona sanità, sia nel pubblico sia nel privato. Ecco perché il concetto di utile, nell'impresa sanitaria, si discosta dalla semplice differenza tra costi e ricavi; in questo campo, infatti, nel concetto di utile si trova la possibilità di ricorrere alle tecnologie più moderne e spesso più costose, di dare soddisfazione economica ai lavoratori della Sanità, di creare servizi aggiuntivi, di curare la formazione professionale degli addetti, di non trascurare la sicurezza sul lavoro, in altre parole di ottimizzare l'assistenza al malato. Il professor Carmine Malzoni ricopre attualmente la carica di Presidente Regionale del Raggruppamento Sanità all'interno della Confindustria Campania. Uomo eclettico e brillante, avellinese doc, riesce ad affiancare alla sua intensissima attività diversi incarichi di natura professionale e istituzionale, non trascurando la vita associativa. Ha ricoperto e ricopre infatti cariche di notevole spessore nell'ambito della sanità privata. Attualmente è Docente di tecniche chirurgiche alla scuola di specializzazione in Ginecologia dell'Università La Sapienza di Roma, e lo è stato di terapia medica alla scuola di specializzazione della II Università di Napoli. Per molti anni ha presieduto l'AIOP a livello regionale, è stato presidente nazionale e socio fondatore della SIMOP (società italiana medici ospedalità privata) è attualmente responsabile della Divisione di Ginecologia e Ostetricia della Casa di Cura Privata "Malzoni-Villa dei Platani" S.p.A. di Avellino.
La professione medica è tradizione in casa Malzoni: suo papà, il professor Mario, fu anch'egli un illustre ginecologo, fondatore nel 1956 della Casa di Cura Privata Malzoni, e i due figli del professor Carmine, Mario e Annamaria, rispettivamente di 34 e 36 anni, si sono avviati giovanissimi alla professione medica, e a tutt'oggi, affiancano il papà nella conduzione del Gruppo Malzoni che oggi comprende, oltre alla Casa di Cura, anche la Diagnostica Medica (centro polidiagnostico attrezzato con le più moderne tecnologie) e la Clinica Montevergine, avanzatissima struttura operante nel settore della cardiologia, della cardiochirurgia e delle malattie respiratorie. Personaggio carismatico, medico apprezzatissimo, imprenditore attento alle innovazioni; gli viene riconosciuta anche una grandissima disponibilità e una straordinaria carica umana, rivolta non solo alle sue pazienti, che ne parlano in termini entusiastici, ma anche a tutti i suoi collaboratori con i quali ha instaurato rapporti di grande stima e cordialità, poichè è sempre pronto a dare ascolto o a confrontarsi su qualsiasi esigenza dovesse emergere.
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