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  Dicembre 2012

Articoli - n° 4 Maggio 2004
 



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LE FONDAZIONI BANCARIE
UN PIANETA ANCORA DA ESPLORARE

Disomogenea la loro presenza sul territorio. Autoreferenzialità in agguato

di Antonio Paravia Direttore Costozero magazine
antonio.paravia@assindustria.sa.it 

Le prime Fondazioni sono state quelle ecclesiastiche, prodotte dalla dottrina canonistica (piae fundationes). Nel 1917 il codice di diritto canonico le ha riordinate e nel 1929, grazie ai Patti Lateranensi, sono state riconosciute dall'Italia come Fondazioni di culto. Già prima del 1900 erano presenti altre tipologie di Fondazioni, come quelle assistenziali (L. 17/08/1890), di famiglia (R.D. 05/02/1891), di istruzione agraria (L. 19/06/1913), militari (R.D. 10/02/1927), scolastiche (R.D. 31/08/1928) e universitarie (R.D. 31/08/1933). Con il Primo Libro del Codice furono previste le Fondazioni di diritto civile, oggi oltre tremilatrecento, di cui la metà costituitesi dopo il 1990. Negli altri Paesi, in particolare quelli anglo-sassoni e americani, alcune realtà sono operative da quasi un secolo e si muovono molto bene nei campi della cultura-formazione-ricerca-scienza-sociale e altri. Sono amministrate e presiedute, per lo più, da persone che non ricevono emolumenti e fringe benefit, ma anzi contribuiscono loro stesse con donazioni alle attività di queste meritevoli istituzioni. Richiamiamo tale aspetto in rapporto a quanto accade in molte delle 89 Fondazioni cosiddette bancarie, nate dalla Legge 218 del 30 luglio 1990 (Amato-Carli), che ha di fatto prodotto un nuovo pianeta, governato da ex-parlamentari/consiglieri regionali/sindaci e tanti professori universitari. Non siamo certo razzisti verso gli "ex" o le categorie citate, ma sottolineiamo una prima caratterizzazione di un mondo tutto da esplorare e per il quale segnaliamo un'altra particolarità. La di-somogeneità della loro presenza sul territorio, che riportiamo nelle tabelle riepilogative pubblicate a pagg. 86 e 87. Registriamo poi l'abituale gap Nord-Centro rispetto al Sud, in quanto il rapporto tra il patrimonio 2002 e il numero di abitanti è pari a 923 euro pro capite al Nord, a 1.042 al Centro e a soli 72 al Sud. Se poi raffrontiamo il dato della provincia di Cuneo (abitanti c. 556.000 e 5 Fondazioni) con quello di Salerno (ab. c. 1.037.000 e 1 Fond.) rileviamo un differenziale ancora più marcato di euro 2.379 pro capite rispetto a 33, praticamente una proporzione di 70 a 1. Riteniamo ingiusta tale ulteriore disparità e apprezziamo gli sforzi del presidente dell'ACRI Guzzetti, che ha promosso il Progetto Sviluppo Sud per un doveroso bilanciamento, a nostro avviso ancora insufficiente. Da presidente di una Fondazione bancaria (la 78° per patrimonio e una delle otto meridionali) intendiamo proporre forme di "tutoraggio" delle Fondazioni maggiori del Centro-Nord verso quelle piccole e la possibilità di intervenire finanziariamente anche sulle infrastrutture da realizzarsi nel Sud. Siamo certi che se trovassero seguito positivo le nostre indicazioni, le Fondazioni bancarie potrebbero distinguersi meglio per concretezza e serietà con questa doverosa ipotesi di perequazione territoriale. L'Ottavo Rapporto annuale dell'ACRI relativo agli esercizi 2002, pubblicato recentemente e consultabile sul sito www.acri.it, fornisce ragguardevoli informazioni sugli assetti istituzionali, patrimoniali, organizzativi, sulla redditività e sull'ammontare e la qualità delle erogazioni effettuate: oltre un miliardo di euro attraverso più di ventimila interventi. A una prima lettura restiamo tutti soddisfatti. Consideriamo, tuttavia, che le Fondazioni che hanno prodotto maggiore reddito, e quindi iniziative, sono quelle che hanno conservato una quota rilevante della proprietà della banca cosiddetta conferitaria, non rispettando le prime normative di riferimento. Altre, invece, che hanno alienato completamente la propria quota, si sono ritrovate, talvolta, a registrare perdite nei loro patrimoni causati da gestori, per alcuni versi approssimati. Non abbiamo modo ora di proseguire “l'esplorazione” ma ce ne rioccuperemo prossimamente. Vorremmo, però, che nel frattempo venisse determinato un consesso diverso dall'ACRI per il monitoraggio di queste realtà. Infatti, ci sembra che non sia politicamente corretto che l'analisi dei risultati delle Fondazioni venga fatta solo dalla stessa Associazione a cui esse appartengono e di cui determinano i vertici sia della rappresentanza, che della struttura. Abbiamo il timore che possa prevalere l’autoreferenzialità a danno della giusta obiettività.

Fondazioni Nord Fondazioni Centro Fondazioni sud Rapporti
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