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  Dicembre 2012

Articoli - n° 4 Maggio 2004
 



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I REATI DI MAGGIORE ALLARME SOCIALE
SEQUESTRO E CONFISCA DEI BENI

Le misure patrimoniali al centro del dibattito promosso dall’Aiga Salerno

a cura della Redazione Costozero


Il 16 aprile 2004 l'aula Parrilli del Tribunale di Salerno ha ospitato un convegno dal titolo: "Misure patrimoniali connesse ai reati di maggiore allarme sociale". La manifestazione, organizzata dalla sezione salernitana dell'Aiga, Associazione italiana giovani avvocati, ha riscosso un notevole consenso di pubblico, richiamando non solo gli addetti ai lavori. Tra gli ospiti intervenuti ad animare la discussione, spiccano i nomi di Pier Luigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia, Andrea Castaldo, professore di Diritto Penale presso l’Università di Salerno e di Gianluigi Cassandra, presidente della sezione dell'Aiga di Salerno. Pier Luigi Vigna è nato il 1° agosto 1933 in provincia di Firenze. Entrato in Magistratura nel 1959, è Pretore a Firenze e Milano, dal 1965 ha svolto le funzioni di procuratore della Repubblica (prima sostituto, poi procuratore aggiunto e infine - dal 1991 - procuratore capo con funzioni di procuratore distrettuale antimafia) presso la procura della Repubblica di Firenze. Dal 14 gennaio del 1997 è diventato Procuratore Nazionale Antimafia. Oltre a numerosi indagini sul terrorismo, ha svolto l'inchiesta sulla strage del treno rapido 904 Napoli-Milano del 23/12/84 (per la quale furono condannati esponenti di Cosa Nostra) e sulle stragi mafiose verificatesi a Roma, Firenze e Milano nel biennio 1993/94.

Pier Luigi Vigna
Procuratore Nazionale Antimafia

Quali sono i rapporti in atto tra le forme italiane di criminalità organizzata e le mafie straniere, qual è la situazione europea da questo punto di vista e quale potrà essere, per quel che concerne la lotta alla mafia, l'effetto dell'allargamento a Est?
Il rapporto tra mafia italiana e criminalità organizzata straniera è facilmente delineabile. Il nesso fondamentale è il mercato di riferimento. Se si parla, per esempio, di traffico di stupefacenti, le mafie straniere, quella colombiana, la turca e altre, si pongono come strutture di servizio nei confronti della criminalità endogena, che si limita a ricoprire il ruolo di acquirente. In questo campo, dunque, la mafia straniera eroga un servizio a Cosa Nostra. Se invece, per esempio, si parla di traffico di esseri umani, il discorso si capovolge. In questo caso, è la criminalità italiana a fornire gli strumenti necessari alla mafia di oltre confine perché possa curare i propri interessi sul nostro territorio. La mafia italiana, in questo frangente, si occupa della parte logistica necessaria al completamento del traffico di esseri umani, affinché questo si traduca poi in sfruttamento della prostituzione. Per quel che concerne l'allargamento a Est, ormai ci siamo. In questo mese l'UE passa da 15 a 25 paesi membri. Effettivamente, non nascondiamoci, qualche problema inevitabilmente sorgerà. Vengono accolti in Europa paesi con ordinamenti giudiziari e norme diverse da quelle dei vecchi membri. Diciamo pure che, nel nostro settore, quello della lotta alla mafia, la politica dell'Unione ha fallito. Poco o nulla è stato fatto in direzione dell'armonizzazione, dell'omologazione delle leggi. Si è preferito creare organi, magistrati di collegamento, ufficiali di collegamento, Eurojust, Eurogol, Olaf, senza dare vita ad un panorama uniforme. Importante in quest'ambito è una decisione presa dal Consiglio nel 2003 che prevede uno strumento di sequestro che equivale al mandato d'arresto europeo. Vale a dire, un provvedimento di confisca spiccato in Italia trova immediata applicazione anche sul territorio degli altri Stati membri.

Cosa è stato fatto e cosa si può fare ancora per colpire i patrimoni della mafia?
Esistono nel nostro ordinamento varie disposizioni. Spulciando tutte le leggi, non solo quelle penali ma anche quelle penali speciali, con particolare riferimento ai provvedimenti inerenti il contrabbando e il traffico di stupefacenti, ci si imbatte in sedici casi che prevedono il sequestro e la confisca dei beni. Il primo problema da affrontare per l'operatore del settore è la necessaria razionalizzazione normativa di tutti gli strumenti già a disposizione dalla legge, che prevedono tipologia e modalità diverse per l'esecuzione dei provvedimenti di confisca e sequestro. Il secondo punto è la necessità di dare una nuova disciplina alle misure patrimoniali di prevenzione. In questa direzione, esiste un primo progetto redatto da una commissione presieduta dal professor Fiandaca, una bozza approntata dall'Alto Commissario Vallefuoco e, infine, una proposta che viene dalla Presidenza del Consiglio. Quest'ultima è, per certi aspetti, apprezzabile. Innanzitutto, prevede un sistema di unificazione del regime dei beni sequestrati. Inoltre, la proposta ipotizza anche un rimedio per il fenomeno che si verifica allorquando il provvedimento di sequestro colpisce un'azienda. Se prima l'impresa mafiosa prosperava, perché c'erano affidamenti bancari, e tutte le possibili agevolazioni, ora è prevista la possibilità di intervento da parte dello Stato. Laddove, tramite un giudizio severo e oculato, è intravista la possibilità per l'impresa di continuare a produrre ricchezza, lo Stato provvederà a garantire i mutui contratti dall'azienda suddetta. A ciò va aggiunto il sistema di tutela dei creditori in buona fede, che altrimenti vedrebbero perdute le loro garanzie. Si prevede anche che tutto il sistema della gestione dei beni venga accentrato nella agenzia del demanio, con un controllo da parte dell'autorità giudiziaria nella fase processuale, finché la misura di sequestro non diventa definitiva. L'accentramento nelle mani dello Stato, fin dal primo provvedimento di sequestro del bene, serve anche a sottrarre gli amministratori locali alle pressioni, alle minacce e alle intimidazioni da parte dell'organizzazione mafiosa. È prevista, inoltre, la non alienabilità dei beni, impedendo così che l'organizzazione criminale che ha subito il sequestro possa rientrare in possesso dei patrimoni sottrattigli.

Dopo la stagione delle stragi la mafia ha optato per il mondo degli affari. Quali le attività finanziarie che attraggono maggiormente investimenti da parte della criminalità organizzata?
La Criminalità Organizzata muoverà circa 100mila milioni di euro nel 2004. Restando alla Campania, la Camorra darà via a un giro d'affari di circa 28mila milioni di euro. I proventi vengono da attività ormai tradizionali e consolidate come traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, infiltrazione nei lavori pubblici, la vendita di armi, ma il riciclaggio di questo denaro passa attraverso altri canali. Questo denaro viene impiegato in affari apparentemente leciti al fine di diversificare gli investimenti e creare consenso sociale tramite l'offerta di lavoro. Lavoro in condizioni inumane di sfruttamento e insicurezza, è ovvio. Tramite il riciclaggio è possibile anche attuare una sorta di controllo del territorio, della manodopera. L'obiettivo finale della politica economica della mafia è, comunque, alterare le regole del mercato, estromettendo tramite intimidazione, monopolio e concorrenza sleale gli altri competitori. Le imprese controllate dalla criminalità, infatti, possono praticare prezzi più bassi, visto che non devono mai ricorrere al prestito bancario potendo disporre di grandi quantità di liquidi. Bisogna colpire al cuore la mafia, puntando ai patrimoni. Spesso un sequestro può essere più efficace di un arresto.

di Paolo Battista

Andrea Castaldo
Professore Diritto Penale Università di Salerno

La Convenzione Europea di Strasburgo sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato è entrata in vigore 10 anni fa in Italia. Lo scorso anno la ratifica della Convenzione di Palermo. Quali i reali passi in avanti?
Parecchi, anche se il cammino è ancora lungo. Lei ha ricordato due significativi momenti e vi sono anche altre tappe formative. Mi riferisco, ad esempio, alla seconda direttiva anti-riciclaggio del 2001 che ha esteso gli obblighi contro il pericoloso fenomeno a numerose categorie anche ai professionisti legali nel tentativo di effettuare, in qualche modo, delle misure reali di contrasto secondo la politica della terra bruciata in tema di riciclaggio. Lo stesso dicasi per il discorso della criminalità organizzata. Si sta puntando molto sulle misure di cooperazione internazionale e su quelle di prevenzione convinti che queste ultime siano più efficaci di un'azione di mera repressione, soprattutto sotto il profilo finanziario nel cercare di individuare quali sono i canali illeciti di finanziamento e bloccarli quindi sul nascere.
Quale destinazione d'uso per i beni sequestrati.
Indubbiamente per evitare che il sequestro si esaurisca in una semplice misura ablativa, ma viceversa possa servire anche a rifinanziare il circuito dell'economia legale del mercato, penso che la destinazione ottimale sia quella di un impiego pubblico del bene. Nell'ipotesi ad esempio di immobili, la destinazione funzionale, anche per dare un segnale forte alla collettività, dovrebbe essere l’utilizzo come scuole o edifici pubblici. In questo senso non soltanto si spezza il circolo dell'illegalità ma si trasmette un messaggio forte all'opinione pubblica che la lotta non è solo un'azione di contrasto ma anche un reimpiego delle risorse che alimenta il mercato.

È necessario snellire le procedure per i sequestri?
Questa domanda sulla semplificazione delle procedure è molto complessa. Da una parte sarei propenso a rispondere affermativamente e dall'altra non bisogna dimenticare le garanzie del cittadino. Indubbiamente molte volte le pastoie burocratiche ingessano il procedimento e questo si traduce in una disfunzionalità che chiaramente appesantisce tutto il meccanismo, dall'altra parte trattandosi di misure di prevenzione occorre tener conto che si tratta di persone sospettate di aver commesso dei reati e allora vanno rispettate le garanzie irrinunciabili proprie di ogni cittadino.

Le statistiche negli ultimi dieci anni registrano un calo dei reati in Campania. Ma forse è in calo anche la sensazione di essere protetti e sicuri in particolare tra le imprese. Qual è la sua opinione?
È esattamente la fotografia della situazione reale. Il dato della diminuzione di alcuni reati va preso con le dovute cautele perché in realtà cresce la cifra oscura. Così come vi è, infatti, un'economia sommersa, vi è anche una criminalità sommersa. Molti reati soprattutto legati alla piccola criminalità, infatti, non vengono denunciati e quindi non emergono nelle statistiche giudiziarie. Il Ministro Pisano nel corso di una recente audizione alla Camera dei Deputati in relazione al fenomeno dell'emergenza ordine pubblico a Napoli, insisteva sull'aspetto della prevenzione. Credo che nell'ambito dell'ordine pubblico ci sia molto da fare; la figura del poliziotto di quartiere ad esempio, cioè la figura di una presenza più radicata e capillare sul territorio.

L'importanza strategica delle misure patrimoniali nella lotta al Terrorismo?
È drammaticamente attuale il tema del terrorismo. Il sistema classico del diritto penale è purtroppo inadeguato nei confronti del terrorismo internazionale.
Le misure patrimoniali come il sequestro e la confisca e le misure finanziarie di controllo dei flussi di ricchezza che arrivano ad alimentare il terrorismo sono senz'altro importanti.
La funzione principale tuttavia rimane un'attività di intelligence e di efficace diplomazia sul piano politico.

di Raffaella Venerando

Gian Luigi Cassandra
Presidente AIGA sezione Salerno

Perché la scelta di questo tema per il convegno?
Il convegno sulle misure patrimoniali connesse ai reati di maggiore allarme sociale, organizzato dalle colleghe Maria Rosaria Altieri e Anna Allegro, intendeva sia evidenziare i nuovi binari su cui si muove la criminalità organizzata sia individuare i necessari correttivi da apportare ad un diritto penale classico, spesso inadeguato a fronteggiare i reati di maggiore allarme sociale quali il terrorismo, nazionale ed internazionale, il riciclaggio, il traffico di stupefacenti, l'usura. Credo che questi intenti siano stati perseguiti. Devo anche aggiungere che il convegno rientra nell'ambito di una serie di iniziative programmate dall'Associazione Italiana Giovani Avvocati, sezione di Salerno. È già iniziato infatti il "II corso di diritto dell'Assicurazione" e il 14 e 15 maggio si terrà presso la Camera di Commercio il "IV stage in diritto anglo-americano". A inizio giugno, infine, è in programma un convegno sul diritto della navigazione.

È possibile garantire le libertà individuali e poter poi procedere sulla strada delle misure patrimoniali?
Il ricorso agli strumenti del sequestro e della confisca in funzione della repressione di fenomeni di allarme sociale, quali l'usura ed il riciclaggio, mi sembra necessario. Indispensabile è però anche che, per esigenze di repressione di condotte penalmente rilevanti, non si rinunci ad un affidabile sistema di garanzie. La tutela delle libertà individuali, compresa quella di godere e disporre liberamente del proprio patrimonio, può essere assicurata solo se si evita di accogliere la teoria del sospetto.

A dispetto dell’effettiva diminuzione dei reati denunciati in Campania, si diffonde, in particolare tra le imprese, la sensazione di essere poco protetti e sicuri. Qual è la sua opinione?
Non conosco queste statistiche, certo mi sorprendono. La mia sensazione è che le associazioni malavitose si stiano dedicando a nuove attività criminali. Il ricorso al subappalto, al riciclaggio dei proventi di reato in attività imprenditoriali, le azioni di "aggressione" a danno delle imprese fanno pensare, più che altro, ad un mutamento della tipologia dei reati, piuttosto che ad una effettiva e sensibile diminuzione della pressione criminale nel territorio campano.

Quale l'importanza dello strumento della confisca patrimoniale nella lotta alla criminalità?
La confisca è uno strumento fondamentale per arrestare l'attività di una "societas sceleris". Le associazioni criminali riescono con particolare facilità ad acquisire nuove risorse umane per la materiale commissione degli illeciti, soprattutto in contesti socio-economici degradati. Lo strumento della custodia cautelare in carcere spesso produce effetti limitati, quali obbligare l'Associazione criminale alla riorganizzazione ed al reclutamento di nuovi affiliati. La confisca dei beni patrimoniali, invece, consente di privare l'organizzazione criminale dei mezzi primari ed indispensabili di azione.

È opportuna una semplificazione delle procedure per i sequestri?
Molti auspicano lo snellimento della procedura per il sequestro penale.
Personalmente non sarei favorevole qualora l'eventuale snellimento dovesse incidere sulle libertà fondamentali degli individui e imponesse la rinuncia al necessario controllo del giudice circa il fumus delicti e la riconducibilità dei beni ad attività illecite.

di Vito Salerno

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