I REATI DI
MAGGIORE ALLARME SOCIALE
SEQUESTRO E CONFISCA DEI BENI
Le misure patrimoniali al centro del dibattito
promosso dall’Aiga Salerno
a cura della Redazione Costozero
Il
16 aprile 2004 l'aula Parrilli del Tribunale di Salerno ha ospitato un
convegno dal titolo: "Misure patrimoniali connesse ai reati
di maggiore allarme sociale". La manifestazione, organizzata dalla
sezione salernitana dell'Aiga, Associazione italiana giovani avvocati,
ha riscosso un notevole consenso di pubblico, richiamando non solo
gli addetti ai lavori. Tra gli ospiti intervenuti ad animare la discussione,
spiccano i nomi di Pier Luigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia,
Andrea Castaldo, professore di Diritto Penale presso l’Università di
Salerno e di Gianluigi Cassandra, presidente della sezione dell'Aiga
di Salerno. Pier Luigi Vigna è nato il 1° agosto 1933 in
provincia di Firenze. Entrato in Magistratura nel 1959, è Pretore
a Firenze e Milano, dal 1965 ha svolto le funzioni di procuratore
della Repubblica (prima sostituto, poi procuratore aggiunto e infine
- dal 1991 - procuratore capo con funzioni di procuratore distrettuale
antimafia) presso la procura della Repubblica di Firenze. Dal 14
gennaio del 1997 è diventato
Procuratore Nazionale Antimafia. Oltre a numerosi indagini sul terrorismo,
ha svolto l'inchiesta sulla strage del treno rapido 904 Napoli-Milano
del 23/12/84 (per la quale furono condannati esponenti di Cosa Nostra)
e sulle stragi mafiose verificatesi a Roma, Firenze e Milano nel
biennio 1993/94.
Pier Luigi Vigna
Procuratore Nazionale Antimafia
Quali sono i rapporti in atto tra le forme italiane
di criminalità organizzata
e le mafie straniere, qual è la situazione
europea da questo punto di vista e quale potrà essere, per quel
che concerne la lotta alla mafia, l'effetto dell'allargamento a Est?
Il
rapporto tra mafia italiana e criminalità organizzata straniera è facilmente
delineabile. Il nesso fondamentale è il mercato di riferimento.
Se si parla, per esempio, di traffico di stupefacenti, le mafie straniere,
quella colombiana, la turca e altre, si pongono come strutture di servizio
nei confronti della criminalità endogena, che si limita a ricoprire
il ruolo di acquirente. In questo campo, dunque, la mafia straniera eroga
un servizio a Cosa Nostra. Se invece, per esempio, si parla di traffico
di esseri umani, il discorso si capovolge. In questo caso, è la
criminalità italiana a fornire gli strumenti necessari alla mafia
di oltre confine perché possa curare i propri interessi sul nostro
territorio. La mafia italiana, in questo frangente, si occupa della parte
logistica necessaria al completamento del traffico di esseri umani, affinché questo
si traduca poi in sfruttamento della prostituzione. Per quel che concerne
l'allargamento a Est, ormai ci siamo. In questo mese l'UE passa da 15
a 25 paesi membri. Effettivamente, non nascondiamoci, qualche problema
inevitabilmente sorgerà. Vengono accolti in Europa paesi con ordinamenti
giudiziari e norme diverse da quelle dei vecchi membri. Diciamo pure
che, nel nostro settore, quello della lotta alla mafia, la politica dell'Unione
ha fallito. Poco o nulla è stato fatto in direzione dell'armonizzazione,
dell'omologazione delle leggi. Si è preferito creare organi, magistrati
di collegamento, ufficiali di collegamento, Eurojust, Eurogol, Olaf,
senza dare vita ad un panorama uniforme. Importante in quest'ambito è una
decisione presa dal Consiglio nel 2003 che prevede uno strumento di sequestro
che equivale al mandato d'arresto europeo. Vale a dire, un provvedimento
di confisca spiccato in Italia trova immediata applicazione anche sul
territorio degli altri Stati membri.
Cosa è stato fatto e cosa si può fare ancora per
colpire i patrimoni della mafia?
Esistono nel nostro ordinamento
varie disposizioni. Spulciando tutte le leggi, non solo quelle penali
ma anche quelle penali speciali, con particolare riferimento ai provvedimenti
inerenti il contrabbando e il traffico di stupefacenti, ci si imbatte
in sedici casi che prevedono il sequestro e la confisca dei beni. Il
primo problema da affrontare per l'operatore del settore è la
necessaria razionalizzazione normativa di tutti gli strumenti già a
disposizione dalla legge, che prevedono tipologia e modalità diverse
per l'esecuzione dei provvedimenti di confisca e sequestro. Il secondo
punto è la necessità di
dare una nuova disciplina alle misure patrimoniali di prevenzione. In
questa direzione, esiste un primo progetto redatto da una commissione
presieduta dal professor Fiandaca, una bozza approntata dall'Alto Commissario
Vallefuoco e, infine, una proposta che viene dalla Presidenza del Consiglio.
Quest'ultima è, per certi aspetti, apprezzabile. Innanzitutto,
prevede un sistema di unificazione del regime dei beni sequestrati. Inoltre,
la proposta ipotizza anche un rimedio per il fenomeno che si verifica
allorquando il provvedimento di sequestro colpisce un'azienda. Se prima
l'impresa mafiosa prosperava, perché c'erano affidamenti bancari,
e tutte le possibili agevolazioni, ora è prevista la possibilità di
intervento da parte dello Stato. Laddove, tramite un giudizio severo
e oculato, è intravista la possibilità per l'impresa di
continuare a produrre ricchezza, lo Stato provvederà a garantire
i mutui contratti dall'azienda suddetta. A ciò va aggiunto il
sistema di tutela dei creditori in buona fede, che altrimenti vedrebbero
perdute le loro garanzie. Si prevede anche che tutto il sistema della
gestione dei beni venga accentrato nella agenzia del demanio, con un
controllo da parte dell'autorità giudiziaria nella fase processuale,
finché la misura di sequestro non diventa definitiva. L'accentramento
nelle mani dello Stato, fin dal primo provvedimento di sequestro del
bene, serve anche a sottrarre gli amministratori locali alle pressioni,
alle minacce e alle intimidazioni da parte dell'organizzazione mafiosa. È prevista,
inoltre, la non alienabilità dei beni, impedendo così che
l'organizzazione criminale che ha subito il sequestro possa rientrare
in possesso dei patrimoni sottrattigli.
Dopo la stagione delle stragi la mafia ha optato
per il mondo degli affari. Quali le attività finanziarie che attraggono maggiormente
investimenti da parte della criminalità organizzata?
La Criminalità Organizzata
muoverà circa 100mila milioni
di euro nel 2004. Restando alla Campania, la Camorra darà via
a un giro d'affari di circa 28mila milioni di euro. I proventi vengono
da attività ormai tradizionali e consolidate come traffico di
stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, infiltrazione nei lavori
pubblici, la vendita di armi, ma il riciclaggio di questo denaro passa
attraverso altri canali. Questo denaro viene impiegato in affari apparentemente
leciti al fine di diversificare gli investimenti e creare consenso sociale
tramite l'offerta di lavoro. Lavoro in condizioni inumane di sfruttamento
e insicurezza, è ovvio. Tramite il riciclaggio è possibile
anche attuare una sorta di controllo del territorio, della manodopera.
L'obiettivo finale della politica economica della mafia è, comunque,
alterare le regole del mercato, estromettendo tramite intimidazione,
monopolio e concorrenza sleale gli altri competitori. Le imprese controllate
dalla criminalità, infatti, possono praticare prezzi più bassi,
visto che non devono mai ricorrere al prestito bancario potendo disporre
di grandi quantità di liquidi. Bisogna colpire al cuore la mafia,
puntando ai patrimoni. Spesso un sequestro può essere più efficace
di un arresto.
di Paolo Battista
Andrea Castaldo
Professore Diritto Penale Università di Salerno
La Convenzione Europea di Strasburgo sul riciclaggio,
la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato è entrata
in vigore 10 anni fa in Italia. Lo scorso anno la ratifica della Convenzione
di Palermo. Quali i reali passi in avanti?
Parecchi, anche se il cammino è ancora
lungo. Lei ha ricordato due significativi momenti e vi sono anche altre
tappe formative. Mi riferisco, ad esempio, alla seconda direttiva anti-riciclaggio
del 2001 che ha esteso gli obblighi contro il pericoloso fenomeno a numerose
categorie anche ai professionisti legali nel tentativo di effettuare,
in qualche modo, delle misure reali di contrasto secondo la politica
della terra bruciata in tema di riciclaggio. Lo stesso dicasi per il
discorso della criminalità organizzata.
Si sta puntando molto sulle misure di cooperazione internazionale e su
quelle di prevenzione convinti che queste ultime siano più efficaci
di un'azione di mera repressione, soprattutto sotto il profilo finanziario
nel cercare di individuare quali sono i canali illeciti di finanziamento
e bloccarli quindi sul nascere.
Quale destinazione d'uso per i beni sequestrati.
Indubbiamente per evitare che il sequestro si esaurisca in una semplice
misura ablativa, ma viceversa possa servire anche a rifinanziare il circuito
dell'economia legale del mercato, penso che la destinazione ottimale
sia quella di un impiego pubblico del bene. Nell'ipotesi ad esempio di
immobili, la destinazione funzionale, anche per dare un segnale forte
alla collettività, dovrebbe essere l’utilizzo come scuole
o edifici pubblici. In questo senso non soltanto si spezza il circolo
dell'illegalità ma si trasmette un messaggio forte all'opinione
pubblica che la lotta non è solo un'azione di contrasto ma anche
un reimpiego delle risorse che alimenta il mercato.
È necessario snellire le procedure per i
sequestri?
Questa domanda
sulla semplificazione delle procedure è molto
complessa. Da una parte sarei propenso a rispondere affermativamente
e dall'altra non bisogna dimenticare le garanzie del cittadino. Indubbiamente
molte volte le pastoie burocratiche ingessano il procedimento e questo
si traduce in una disfunzionalità che chiaramente appesantisce
tutto il meccanismo, dall'altra parte trattandosi di misure di prevenzione
occorre tener conto che si tratta di persone sospettate di aver commesso
dei reati e allora vanno rispettate le garanzie irrinunciabili proprie
di ogni cittadino.
Le statistiche negli ultimi dieci anni registrano un calo dei
reati in Campania. Ma forse è in calo anche la sensazione di
essere protetti e sicuri in particolare tra le imprese. Qual è la
sua opinione?
È esattamente la fotografia della situazione
reale. Il dato della diminuzione di alcuni reati va preso con le dovute
cautele perché in
realtà cresce la cifra oscura. Così come vi è, infatti,
un'economia sommersa, vi è anche una criminalità sommersa.
Molti reati soprattutto legati alla piccola criminalità, infatti,
non vengono denunciati e quindi non emergono nelle statistiche giudiziarie.
Il Ministro Pisano nel corso di una recente audizione alla Camera dei
Deputati in relazione al fenomeno dell'emergenza ordine pubblico a Napoli,
insisteva sull'aspetto della prevenzione. Credo che nell'ambito dell'ordine
pubblico ci sia molto da fare; la figura del poliziotto di quartiere
ad esempio, cioè la figura di una presenza più radicata
e capillare sul territorio.
L'importanza strategica delle misure patrimoniali nella lotta
al Terrorismo?
È drammaticamente attuale il tema del terrorismo. Il sistema classico
del diritto penale è purtroppo inadeguato nei confronti del terrorismo
internazionale.
Le misure patrimoniali come il sequestro e la confisca e le misure finanziarie
di controllo dei flussi di ricchezza che arrivano ad alimentare il terrorismo
sono senz'altro importanti.
La funzione principale tuttavia rimane un'attività di intelligence
e di efficace diplomazia sul piano politico.
di Raffaella Venerando
Gian Luigi Cassandra
Presidente AIGA sezione Salerno
Perché la scelta di questo tema per il convegno?
Il
convegno sulle misure patrimoniali connesse ai reati di maggiore allarme
sociale, organizzato dalle colleghe Maria Rosaria Altieri e Anna Allegro,
intendeva sia evidenziare i nuovi binari su cui si muove la criminalità organizzata
sia individuare i necessari correttivi da apportare ad un diritto penale
classico, spesso inadeguato a fronteggiare i reati di maggiore allarme
sociale quali il terrorismo, nazionale ed internazionale, il riciclaggio,
il traffico di stupefacenti, l'usura. Credo che questi intenti siano
stati perseguiti. Devo anche aggiungere che il convegno rientra nell'ambito
di una serie di iniziative programmate dall'Associazione Italiana Giovani
Avvocati, sezione di Salerno. È già iniziato
infatti il "II corso di diritto dell'Assicurazione" e il 14
e 15 maggio si terrà presso la Camera di Commercio il "IV
stage in diritto anglo-americano". A inizio giugno, infine, è in
programma un convegno sul diritto della navigazione.
È possibile garantire le libertà individuali
e poter poi procedere sulla strada delle misure patrimoniali?
Il ricorso agli strumenti
del sequestro e della confisca in funzione della repressione di fenomeni
di allarme sociale, quali l'usura ed il riciclaggio, mi sembra necessario.
Indispensabile è però anche
che, per esigenze di repressione di condotte penalmente rilevanti, non
si rinunci ad un affidabile sistema di garanzie. La tutela delle libertà individuali,
compresa quella di godere e disporre liberamente del proprio patrimonio,
può essere assicurata solo se si evita di accogliere la teoria
del sospetto.
A dispetto dell’effettiva diminuzione dei reati denunciati in
Campania, si diffonde, in particolare tra le imprese, la sensazione di
essere poco protetti e sicuri. Qual è la sua opinione?
Non conosco
queste statistiche, certo mi sorprendono. La mia sensazione è che
le associazioni malavitose si stiano dedicando a nuove attività criminali.
Il ricorso al subappalto, al riciclaggio dei proventi di reato in attività imprenditoriali,
le azioni di "aggressione" a danno delle imprese fanno pensare,
più che altro, ad un mutamento della tipologia dei reati, piuttosto
che ad una effettiva e sensibile diminuzione della pressione criminale
nel territorio campano.
Quale l'importanza dello strumento della confisca
patrimoniale nella lotta alla criminalità?
La confisca è uno strumento fondamentale
per arrestare l'attività di
una "societas sceleris". Le associazioni criminali riescono
con particolare facilità ad acquisire nuove risorse umane per
la materiale commissione degli illeciti, soprattutto in contesti socio-economici
degradati. Lo strumento della custodia cautelare in carcere spesso produce
effetti limitati, quali obbligare l'Associazione criminale alla riorganizzazione
ed al reclutamento di nuovi affiliati. La confisca dei beni patrimoniali,
invece, consente di privare l'organizzazione criminale dei mezzi primari
ed indispensabili di azione.
È opportuna una semplificazione delle procedure
per i sequestri?
Molti
auspicano lo snellimento della procedura per il sequestro penale.
Personalmente non sarei favorevole qualora l'eventuale snellimento dovesse
incidere sulle libertà fondamentali degli individui e imponesse
la rinuncia al necessario controllo del giudice circa il fumus delicti
e la riconducibilità dei beni ad attività illecite.
di Vito Salerno |