DAL LIBERO
MERCATO ALLA BORSA ELETTRICA
TRA INCERTEZZE E PROSPETTIVE
Assindustria Salerno ha ospitato un seminario
sulla liberalizzazione dell’energia
di Raffaella Venerando
Con l'entrata in vigore del Decreto Bersani (D.Lgs. n.79/99) è stata
recepita nel nostro Paese la direttiva europea 96/92/CE concernente
norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica. La direttiva
si inquadra nell'obiettivo dell'UE di attuare un ampio processo di
apertura dei mercati in modo da conseguire importanti risultati di politica
energetica e ambientale, quali: una maggiore qualità ed efficienza
del servizio; il contenimento dei prezzi; una maggiore integrazione
delle reti energetiche; una più consistente sicurezza degli approvvigionamenti;
un maggiore sviluppo tecnologico e, infine, la tutela dell'ambiente.
Strumento fondamentale per il raggiungimento dei citati obiettivi è la
competitività che,
in un mercato libero e aperto, si traduce in un guadagno di efficienza
non solo energetica ma anche gestionale e organizzativa. Con la liberalizzazione
si prevede l'istituzione di due mercati paralleli: uno "vincolato" e
uno "libero". Il primo è costituito dagli utenti che
presentano consumi di energia elettrica al di sotto di 100.000 kWh
(in particolare nella categoria vengono ricompresi gli utenti domestici).
Tali clienti in ragione dei bassi consumi non hanno la capacità né la
forza contrattuale per stipulare contratti di fornitura direttamente
con i produttori spuntando condizioni vantaggiose. Il secondo mercato è costituito
dai cosiddetti clienti idonei, cioè utenti che, avendo consumi
superiori alla soglia su indicata, hanno la facoltà di concludere
contratti di fornitura direttamente con produttori, società di
distribuzione o grossisti. Tra questi ultimi il D.Lgs. n.79/99 individua
anche le imprese e i consorzi che raggiungano la soglia di consumo "necessaria" considerata
su base territoriale. Un primo effetto della liberalizzazione è stata
la creazione della borsa elettrica che ha debuttato ufficialmente
il 1° aprile scorso. Grazie alla "piazza affari" dell'elettricità,
per la prima volta nella storia dell'energia elettrica italiana il
prezzo del KWh rispecchierà l'andamento del mercato. Si tratta
di un'autentica rivoluzione, molto attesa dagli operatori, che arriva
con oltre tre anni di ritardo rispetto alla scadenza del 1/1/2001 prevista
dal decreto Bersani. L'obiettivo cardine è garantire flessibilità e
trasparenza nella compravendita, in modo da tutelare gli interessi
di utenti e consumatori; seguono la riduzione dell'asimmetria informativa
tra venditori e acquirenti; la stabilizzazione del sistema regolatorio
con norme semplici e una pluralità di soggetti sul fronte della
domanda e dell'offerta e, infine, l'aumento della liquidità.
L'avvio delle contrattazioni, come detto, dovrebbe garantire da subito
maggiore trasparenza e, in prospettiva, prezzi più bassi, anche
se in realtà già da subito si è registrato un aumento
degli stessi per effetto dei margini molto stretti fra domanda e
offerta. I vantaggi della borsa elettrica saranno evidenti solo tra
qualche mese. I clienti idonei, cioè quelli ammessi in borsa,
potranno dunque acquistare e rivendere energia a prezzi più convenienti.
E questa situazione si rifletterà, a cascata, sugli utilizzatori
finali, a iniziare dalle imprese. I fornitori, inoltre, non dovranno
attendere l'assegnazione di quote di import di energia per spuntare
prezzi più favorevoli,
ma potranno acquistare appunto in borsa. Benefici, infine, potranno
esserci anche per le famiglie, poiché anche l'acquirente unico
nazionale, che fornirà energia al mercato vincolato, potrà spuntare
prezzi più bassi per l'approvvigionamento. Per discutere dei
cambiamenti in corso nel mercato energetico e delle opportunità offerte
dall'avvio della borsa elettrica, presso la sede di Assindustria
Salerno, lo scorso 15 aprile, si è tenuto un seminario che ha
visto la partecipazione di alcuni tra i massimi esperti del settore,
oltre a quella di numerosi imprenditori del salernitano. Il Presidente
di Assindustria Andrea Prete pur definendo "stimolante" il
tema della borsa elettrica, non ha mancato di sottolineare quanto le
aspettative degli imprenditori non abbiano trovato ancora un riscontro
positivo nei fatti. Il prezzo, prima variabile per importanza, non ha
subito al momento la diminuzione tanto attesa e i benefici pronosticati
dalla liberalizzazione del mercato sembrano ancora molto al di là da
venire. La percezione condivisa dagli industriali, di cui si è fatto
portavoce Paolo Traci Presidente della Piccola Industria di Assindustria
Salerno, è che
la liberalizzazione vera sia ancora lontana, e con essa di gran lunga
differito anche il beneficio del prezzo. Altrettanto distante la
concezione di energia come servizio di qualità, la creazione
di interconnessioni e infrastrutture oggi imprescindibili. Nel suo intervento
Giuseppe Morandini, membro del Direttivo Confindustria, ha elogiato
l'operato dei Consorzi tra imprese per abbattere i costi dell'energia
elettrica e le sollecitazioni delle associazioni imprenditoriali utilizzate
per snellire le procedure del nuovo mercato. La liberalizzazione, secondo
Morandini, così come
avviata in Italia, appare nei suoi effetti contraddittoria: piuttosto
che garantire un sistema maggiormente efficiente essa sta innescando
una continua creazione di regole, al contrario la "borsa" doveva
essere il punto d'arrivo della liberalizzazione. Sarebbe stato opportuno,
sempre secondo il consigliere di Confindustria, farla partire solo
quando l'offerta di energia avesse superato realmente la domanda. Nel
corso della Tavola rotonda da più parti è stato sottolineato
che le infrastrutture energetiche sono sempre meno adeguate ai bisogni
degli imprenditori; quelle esistenti sono in rapida obsolescenza
e le nuove, per il momento, rimangono ancora allo "stato potenziale".
Il problema a monte resta dunque come e cosa fare per ridurre il
divario italiano di competitività legato ai costi dell'energia
elettrica e al deficit di produzione che ci vede ancora non autosufficienti.
L'attenzione poi si è incentrata in particolare sulla situazione
tuttora vigente in Campania. La nostra regione, infatti, non solo come
il resto del Paese non è autonoma in quanto a produzione di energia
ma soggetta all'importazione da nazioni straniere visto che i consumi
superano di gran lunga la produzione interna, ma è anche dipendente
per il 79% da altre regioni italiane rispetto al fabbisogno. Questo
dato, come ha fatto notare alla conclusione del dibattito Vincenzo Boccia,
Presidente Piccola Industria Confindustria Campania, è particolarmente
allarmante se si pensa alle conseguenze negative che il federalismo
potrebbe cagionare. Pertanto, prima che la borsa diventi un vero mercato
occorrerà che
passi ancora del tempo. È pur sempre un processo appena avviato
di cui gli imprenditori attendono fiduciosi il rodaggio (l'allaccio
conveniente?) augurandosi di poter presto dire: fiat lux. |