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  Dicembre 2012

Articoli - n° 4 Maggio 2004
 



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DAL LIBERO MERCATO ALLA BORSA ELETTRICA
TRA INCERTEZZE E PROSPETTIVE

Assindustria Salerno ha ospitato un seminario sulla liberalizzazione dell’energia

di Raffaella Venerando



Con l'entrata in vigore del Decreto Bersani (D.Lgs. n.79/99) è stata recepita nel nostro Paese la direttiva europea 96/92/CE concernente norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica. La direttiva si inquadra nell'obiettivo dell'UE di attuare un ampio processo di apertura dei mercati in modo da conseguire importanti risultati di politica energetica e ambientale, quali: una maggiore qualità ed efficienza del servizio; il contenimento dei prezzi; una maggiore integrazione delle reti energetiche; una più consistente sicurezza degli approvvigionamenti; un maggiore sviluppo tecnologico e, infine, la tutela dell'ambiente. Strumento fondamentale per il raggiungimento dei citati obiettivi è la competitività che, in un mercato libero e aperto, si traduce in un guadagno di efficienza non solo energetica ma anche gestionale e organizzativa. Con la liberalizzazione si prevede l'istituzione di due mercati paralleli: uno "vincolato" e uno "libero". Il primo è costituito dagli utenti che presentano consumi di energia elettrica al di sotto di 100.000 kWh (in particolare nella categoria vengono ricompresi gli utenti domestici). Tali clienti in ragione dei bassi consumi non hanno la capacità né la forza contrattuale per stipulare contratti di fornitura direttamente con i produttori spuntando condizioni vantaggiose. Il secondo mercato è costituito dai cosiddetti clienti idonei, cioè utenti che, avendo consumi superiori alla soglia su indicata, hanno la facoltà di concludere contratti di fornitura direttamente con produttori, società di distribuzione o grossisti. Tra questi ultimi il D.Lgs. n.79/99 individua anche le imprese e i consorzi che raggiungano la soglia di consumo "necessaria" considerata su base territoriale. Un primo effetto della liberalizzazione è stata la creazione della borsa elettrica che ha debuttato ufficialmente il 1° aprile scorso. Grazie alla "piazza affari" dell'elettricità, per la prima volta nella storia dell'energia elettrica italiana il prezzo del KWh rispecchierà l'andamento del mercato. Si tratta di un'autentica rivoluzione, molto attesa dagli operatori, che arriva con oltre tre anni di ritardo rispetto alla scadenza del 1/1/2001 prevista dal decreto Bersani. L'obiettivo cardine è garantire flessibilità e trasparenza nella compravendita, in modo da tutelare gli interessi di utenti e consumatori; seguono la riduzione dell'asimmetria informativa tra venditori e acquirenti; la stabilizzazione del sistema regolatorio con norme semplici e una pluralità di soggetti sul fronte della domanda e dell'offerta e, infine, l'aumento della liquidità. L'avvio delle contrattazioni, come detto, dovrebbe garantire da subito maggiore trasparenza e, in prospettiva, prezzi più bassi, anche se in realtà già da subito si è registrato un aumento degli stessi per effetto dei margini molto stretti fra domanda e offerta. I vantaggi della borsa elettrica saranno evidenti solo tra qualche mese. I clienti idonei, cioè quelli ammessi in borsa, potranno dunque acquistare e rivendere energia a prezzi più convenienti. E questa situazione si rifletterà, a cascata, sugli utilizzatori finali, a iniziare dalle imprese. I fornitori, inoltre, non dovranno attendere l'assegnazione di quote di import di energia per spuntare prezzi più favorevoli, ma potranno acquistare appunto in borsa. Benefici, infine, potranno esserci anche per le famiglie, poiché anche l'acquirente unico nazionale, che fornirà energia al mercato vincolato, potrà spuntare prezzi più bassi per l'approvvigionamento. Per discutere dei cambiamenti in corso nel mercato energetico e delle opportunità offerte dall'avvio della borsa elettrica, presso la sede di Assindustria Salerno, lo scorso 15 aprile, si è tenuto un seminario che ha visto la partecipazione di alcuni tra i massimi esperti del settore, oltre a quella di numerosi imprenditori del salernitano. Il Presidente di Assindustria Andrea Prete pur definendo "stimolante" il tema della borsa elettrica, non ha mancato di sottolineare quanto le aspettative degli imprenditori non abbiano trovato ancora un riscontro positivo nei fatti. Il prezzo, prima variabile per importanza, non ha subito al momento la diminuzione tanto attesa e i benefici pronosticati dalla liberalizzazione del mercato sembrano ancora molto al di là da venire. La percezione condivisa dagli industriali, di cui si è fatto portavoce Paolo Traci Presidente della Piccola Industria di Assindustria Salerno, è che la liberalizzazione vera sia ancora lontana, e con essa di gran lunga differito anche il beneficio del prezzo. Altrettanto distante la concezione di energia come servizio di qualità, la creazione di interconnessioni e infrastrutture oggi imprescindibili. Nel suo intervento Giuseppe Morandini, membro del Direttivo Confindustria, ha elogiato l'operato dei Consorzi tra imprese per abbattere i costi dell'energia elettrica e le sollecitazioni delle associazioni imprenditoriali utilizzate per snellire le procedure del nuovo mercato. La liberalizzazione, secondo Morandini, così come avviata in Italia, appare nei suoi effetti contraddittoria: piuttosto che garantire un sistema maggiormente efficiente essa sta innescando una continua creazione di regole, al contrario la "borsa" doveva essere il punto d'arrivo della liberalizzazione. Sarebbe stato opportuno, sempre secondo il consigliere di Confindustria, farla partire solo quando l'offerta di energia avesse superato realmente la domanda. Nel corso della Tavola rotonda da più parti è stato sottolineato che le infrastrutture energetiche sono sempre meno adeguate ai bisogni degli imprenditori; quelle esistenti sono in rapida obsolescenza e le nuove, per il momento, rimangono ancora allo "stato potenziale". Il problema a monte resta dunque come e cosa fare per ridurre il divario italiano di competitività legato ai costi dell'energia elettrica e al deficit di produzione che ci vede ancora non autosufficienti. L'attenzione poi si è incentrata in particolare sulla situazione tuttora vigente in Campania. La nostra regione, infatti, non solo come il resto del Paese non è autonoma in quanto a produzione di energia ma soggetta all'importazione da nazioni straniere visto che i consumi superano di gran lunga la produzione interna, ma è anche dipendente per il 79% da altre regioni italiane rispetto al fabbisogno. Questo dato, come ha fatto notare alla conclusione del dibattito Vincenzo Boccia, Presidente Piccola Industria Confindustria Campania, è particolarmente allarmante se si pensa alle conseguenze negative che il federalismo potrebbe cagionare. Pertanto, prima che la borsa diventi un vero mercato occorrerà che passi ancora del tempo. È pur sempre un processo appena avviato di cui gli imprenditori attendono fiduciosi il rodaggio (l'allaccio conveniente?) augurandosi di poter presto dire: fiat lux.

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