“AZIENDA
IN RETE” E “RETE DI AZIENDE”
CREATORI DI INNOVAZIONE E CONOSCENZA
La collaborazione fra imprese per l’innovazione
e la competitività
Roberto
Magliulo
Presidente Terziario Avanzato Assindustria Salerno
r.magliulo@consulteq.it
Il nuovo statuto di FITA, Federazione Italiana del Terziario Avanzato
per i Servizi Innovativi e Professionali, ha sancito un passaggio
importante del settore maturato nel corso degli ultimi anni. Nel documento
si dichiara che le aziende del Terziario Avanzato sono "imprese
della conoscenza",
per distinguerle così dalla genericità del comparto dei
servizi al quale spesso le nostre aziende sono accomunate se non
addirittura confuse. Se si vuole rappresentare efficacemente la natura
delle imprese del Terziario Avanzato, ci si deve richiamare al contenuto
innovativo delle prestazioni erogate. L'innovazione intesa non solo
come frutto della ricerca "fisica", produttrice di "microchip",
ma anche e soprattutto come insieme di quei fattori che consentono
alle imprese di continuare a essere competitive in un mercato che si
fa sempre più difficile: tecnologia, processi, competenze. L'innovazione
perciò va intesa come sistema composito dove la conoscenza è il
substrato fondamentale per la sua riuscita. Ecco che la definizione
di imprese della conoscenza assume quindi una valenza fondamentale
che rappresenta la direzione verso la quale orientare l'azione imprenditoriale.
La conoscenza è il risultato non solo dell'acquisizione di molteplici
informazioni, ma anche della loro rielaborazione a fini di miglioramento
della capacità di comprendere gli aspetti del business e di padroneggiarli
per essere proattivi e non subire. In altri termini, il semplice
possesso di un'informazione non è di per sé vantaggio
competitivo se non lo si accompagna con un'azione immediata e coerente.
Negli ultimi anni si è parlato spesso del concetto di "azienda
in rete" come
modello organizzativo in sostituzione della classica piramide organizzativa:
impresa snella, poche linee di responsabilità, capacità di
collaborare fra strutture, decisioni veloci ed efficaci sono solo
alcuni dei concetti alla base del modello. Quest'ultimo ha assunto poi
una significatività particolare per l'avvento del web che altro
non è se
non una rete virtuale che ha consentito di velocizzare le informazioni
in maniera assolutamente impensabile fino a pochi anni or sono. Ma
tale modello è stato pensato in scuole di management per le grandi
aziende, che sono le fucine per l'elaborazione del modello stesso
e le prime poi a "comprarlo" dai grandi consulenti o dalle
società di
consulenza multinazionali, mentre non appare oggettivamente replicabile
per la dimensione media delle aziende del nostro settore. Ciò non
tanto perché non valido, ma in quanto la "non complessità" organizzativa
della piccola azienda di fatto già presenta le caratteristiche
del modello. Semmai la carenza è nella capacità di rielaborare
le informazioni e di farle diventare patrimonio aziendale a servizio
del business, poiché la piccola impresa non possiede tutte le
competenze per "digerire" l'informazione in maniera efficace,
oltre che efficiente. Ecco perché è necessario capovolgere
il concetto e cominciare a parlare di "rete di aziende", mettendo
a fattor comune le competenze come se si fosse in un'unica grande
struttura. La nostra provincia presenta la maggior concentrazione percentuale
di piccole imprese ICT della regione, mentre è fanalino di coda
per numero di grandi imprese dello stesso settore. Le cause di tale
significativa evoluzione sono molteplici e non è questa la sede
per approfondirle, ma è indubbio che la scarsa dimensione, accompagnata
dai problemi finanziari che sempre si riscontrano in questi casi, è un
freno potentissimo allo sviluppo del business di tali imprese. La
risposta non può che essere la collaborazione "strutturata" e
non episodica: non basta, infatti, incontrarsi per scambiare opinioni
per creare occasioni comuni di business, non è sufficiente partecipare
a riunioni di tavoli o club per generare nuove occasioni di lavoro;
quello che serve è un modello di azienda distribuita con tanti
gangli nervosi in collegamento fra di loro che all'occorrenza sappiano
collaborare per "metabolizzare" le informazioni e renderle
conoscenza. Il programma del Terziario Avanzato dei prossimi anni
si concentra su questo traguardo fondamentale: costruire le basi perché fra
le imprese associate sia possibile sperimentare e applicare tale
modello finalizzandolo allo sviluppo complessivo del business di ciascuno.
Da tale obiettivo scaturiscono alcune linee di azione: a) creare le
condizioni "fisiche" per
costruire la rete di imprese; b) favorire le condizioni per lo sviluppo "logico" della
rete; c) migliorare la capacità finanziaria complessiva di ognuno
per sostenere lo sviluppo.
La prima linea di azione prevede la creazione di un distretto fisico
del Terziario Avanzato che renda possibili i momenti di scambio comune
che sono la condizione minima assoluta per la "metabolizzazione" delle
informazioni, essendo il web uno strumento valido solo per la loro
circolazione. Su questa direttrice si sta lavorando per avviare un percorso
avvertito da molti imprenditori come indispensabile per il futuro delle
nostre aziende. La seconda linea d'intervento è meno impegnativa
sul piano economico ma lo è certamente di più per gli
innumerevoli problemi che presenta, legati soprattutto al timore di
perdere la propria identità all'interno di una struttura più grande
e tipici della nostra imprenditoria. Lo sviluppo logico della rete di
imprese può realizzarsi a partire da occasioni concrete di business,
quali ad esempio forniture complesse che richiedono specializzazioni
e competenze particolari. Partecipare in raggruppamento d'impresa
ad un bando di gara per una fornitura di una certa importanza può creare
le occasioni concrete di sperimentare la collaborazione fra strutture
diverse per mentalità, competenze, storia, e altre caratteristiche.
La terza linea d'azione rappresenta il corollario ideale delle prime
due: oggi sta diventando sempre più difficile accedere al credito
per le piccole imprese e le regole introdotte da Basilea 2 complicheranno
ancor di più le cose. Inoltre la dimensione limitata delle aziende
non consente di sfruttare tutte le forme tecniche che la finanza
d'impresa richiede per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo
che ci si prefigge. Strumenti di garanzia sussidiaria, patrimonializzazione
e visibilità degli immobilizzi immateriali, gestione del credito
coerente con la tipicità del settore, sono solo alcuni degli
aspetti che andremo a toccare con alcune iniziative concrete che
consentano di raggiungere l'obiettivo previsto. |