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  Dicembre 2012

Articoli n° 06
LUGLIO 2011
 
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Imprese e riforma FISCALE

ZANETTI: «Meglio molte aliquote per una progressivitÀ corretta»

VILLANI: «L'Irap va abolita perchÈ pregiudica le assunzioni e gli investimenti delle imprese»


VILLANI: «L'Irap va abolita perchè pregiudica le assunzioni e gli investimenti delle imprese»

Oggi il costo generale della politica si aggira intorno ai 25 miliardi all'anno: è suff iciente ridurre ad un terzo la cifra per recuperare risorse f inanziarie importanti per lo sviluppo economico e sociale dell'Italia

 Maurizio Villani Avv. Tributarista, Patrocinante in Cassazione

Avvocato Villani, il fisco oggi pesa non poco sulla capacità competitiva delle imprese. In che modo tale pressione potrebbe essere ridotta in tempi brevi, ancor prima che si realizzi la tanto attesa riforma fiscale?
Oggi la pressione fiscale in Italia, secondo EUROSTAT, si attesta al 42,8%, mentre in Germania si ferma leggermente al di sotto della soglia del 40%, con un'aliquota del 39,3%. Inoltre, nel rapporto PAYING TAXES 2011, l'Italia è collocata all'ultimo posto nel confronto del "total tax rate" calcolato per 23 Paesi dell'UE. Il prelievo italiano supera il 68%, rispetto ad una media europea del 44,2% e quella mondiale del 47,8%. Il dato è riferito al prelievo sulle imprese, comprendendo tutte le tasse pagate da queste comparando il dato con l'utile prima delle imposte. In questa classifica, la Germania si colloca ad un livello del 48,2% e il Regno Unito al 37,3%. Pertanto, alla luce di questi dati, bisogna necessariamente ridurre la pressione fiscale delle imprese, per favorirne la concorrenza anche a livello europeo, riducendo drasticamente le spese pubbliche eccessive ed inutili.

Ma ad oggi i margini per ridurre le tasse esistono o no?
Secondo me, i margini per ridurre le tasse esistono, operando sulle aliquote e abolendo l'IRAP, imposta iniqua ed unica al mondo, che pregiudica seriamente le assunzioni e gli investimenti, sfiduciando l'imprenditore serio che intende aumentare la sua produttività. L'importante, ripeto, è agire sostanzialmente sulla drastica riduzione della spesa pubblica, in particolare sugli eccessivi costi della politica.

Quali sarebbero le aliquote su cui intervenire e quanto occorre tagliare perchè le tasse le paghino tutti?
Tutte le aliquote dovrebbero essere ridotte e abbassate, in modo da favorire gli acquisti e gli investimenti; facendo ripartire la crescita economica. Con un PIL inferiore all'1% all'anno non solo non si torna agli anni pre‑crisi ma, soprattutto, non c'è sviluppo, con gravi problemi occupazionali dei nostri giovani.

Spesa pubblica improduttiva: ha una cesoia e il potere di operare tagli. Da dove comincia?
Per diminuire veramente le tasse senza aumentare il disavanzo pubblico c'è una sola strada: tagliare la spesa. "Tertium non datur". Intanto, bisogna drasticamente partire dalle spese eccessive della politica e ciò va fatto non solo per motivi simbolici ed educativi, ma soprattutto per ridurre il parassitismo e aumentare l'efficienza della PA. Oggi, il costo generale della politica si aggira intorno ai 25 miliardi all'anno: è sufficiente ridurre ad un terzo la cifra per recuperare risorse finanziarie importanti per lo sviluppo economico e sociale dell'Italia.

Alcuni economisti hanno proposto una sorta di privatizzazione del debito per recuperare risorse. Condividerebbe tale scelta?
L'importante è che si abbia la volontà politica di incidere sensibilmente sulla drastica riduzione della spesa pubblica.

Quella delle agevolazioni fiscali è ad oggi una vera giungla. Quali misure salverebbe e quali invece ritiene debbano essere cancellate?
Attualmente ci sono 476 forme di agevolazioni fiscali che incidono per 161 miliardi di euro. Inoltre, 16 tax expenditures valgono da sole il 56% dell'intero gettito eroso dalla giungla di agevolazioni e sconti concessi oggi dal Fisco (tra detrazioni, deduzioni, IVA con aliquote agevolate al 4% e al 10%, cuneo fiscale, esenzioni, imposte sostitutive, agevolazioni prima casa, detassazione premi di produttività per l'anno 2011). Secondo me, è necessario ridurre sensibilmente le 476 agevolazioni oggi esistenti ed indirizzarle quasi esclusivamente a vantaggio dei giovani, delle famiglie e, soprattutto, delle imprese, che in tal modo possono crescere e assumere.

Per contrastare l'evasione fiscale, invece, quali sono le sue idee?
Sull'evasione fiscale è bene essere chiari ed evitare proclami demagogici. Oggi, indubbiamente, esiste un'evasione fiscale "vera", che sottrae materia imponibile, e che va contrastata efficacemente con gli strumenti di accertamento, che ultimamente sono stati potenziati. C'è, però, un altro tipo di evasione in cui il contribuente incappa non per sua volontà ma perché è stato indotto in errore dalla stessa Amministrazione finanziaria che interpreta, rigidamente, norme fiscali, scritte in modo contraddittorio e oscuro, persino con effetti retroattivi ignorando i principi dello Statuto del contribuente. Pensiamo, per esempio, a tutte le controversie in tema di crediti d'imposta occupazione e investimenti che, per molti imprenditori, si sono rilevati "trappole fiscali". Bisogna mettere l'imprenditore nelle condizioni di potersi difendere in sede di processo tributario, con strumenti che oggi non ha, come chiarirò meglio in seguito.

Ma cosa accade in materia di tributi negli altri Paesi?
Negli altri Paesi la normativa fiscale è più semplice e, soprattutto, il contribuente ha maggiori possibilità di difesa contro il Fisco.

Secondo Mario Draghi «per incentivare il ricorso al capitale di rischio, andrebbe ridotto il carico fiscale sulla parte dei profitti ascrivibile alla remunerazione del capitale proprio» . Una mossa da rilanciare?
Sono perfettamente d'accordo con Mario Draghi, oggi presidente della BCE, primo italiano ad assumere il prestigioso incarico, che fa onore all'Italia, alcune volte derisa e disprezzata a livello europeo.

Più in generale, come giudica il lavoro preparatorio del ministro Tremonti sulla riforma fiscale?
É importante che dopo 40 anni si metta mano ad una generale riforma fiscale, che deve sostanzialmente tendere ad una sensibile riduzione delle tasse, nonché ad una organica semplificazione di tutto il sistema tributario. Secondo me, però, ciò che manca, e di cui si parla poco, è la mancanza di una contemporanea riforma del processo tributario che non deve più essere gestito dal Ministero dell'Economia, che è una delle parti in causa. Inoltre, il contribuente non deve avere limiti difensivi (come oggi, che non può citare testi o fare giuramenti) e deve poter chiedere le sospensive e le conciliazioni anche in grado di appello. Ciò, soprattutto oggi, con l'entrata a regime dal 1° luglio dell'accertamento esecutivo, che creerà gravi problemi finanziari alle aziende, se il legislatore non interverrà con urgenti modifiche. Appunto per questo, ho predisposto un progetto di legge di riforma del processo tributario, che può essere visionato sul mio sito (www.studiotributariovillani.it).

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