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  Dicembre 2012

Articoli n° 06
LUGLIO 2011
 
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RINNOVABILI ed efficienza energetica, binomio inscindibile

Nel nostro Paese lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili richiede attività di sostegno non solo economico, ma anche giuridico e istituzionale

Letizia Magaldi,
Commissione Energia e Ambiente di Confindustria Giovani


Per potere sviluppare e implementare qualsiasi piano energetico sia esso globale o locale è necessario tenere conto del corretto equilibrio tra Energie rinnovabili ed efficienza energetica.
Ad oggi, lo scenario energetico nel nostro Paese non è certo dei più avanzati: le nostre imprese ad esempio pagano l'energia elettrica circa il 30% in più rispetto ai competitor europei, divario che raggiunge oltre l'86% in più se paragoniamo i nostri costi a quelli della Francia, senza tenere conto poi che l'80% dei combustibili fossili viene importato dall'estero (petrolio, gas, carbone), con conseguenti difficoltà nel controllo dei prezzi e criticità nella sicurezza degli approvvigionamenti.
Nella sfida volta a ridurre le emissioni di Co diventa quindi indispensabile sostenere l'impiego della produzione di energia da fonti rinnovabili, le uniche pulite, illimitate e facilmente accessibili.
Nel corso degli ultimi 3 anni la commissione Energia e Ambiente di Confindustria ha visto crescere questo comparto in modo significativo.
Nel 2009 gli investimenti mondiali nelle cosiddette energie sostenibili (nuovi investimenti di progetto e in R&S) hanno raggiunto oltre 162 miliardi di $. Inoltre, in base al pacchetto clima‑energia approvato dall'Unione Europea che fissa al 2020 la riduzione del 20% le emissioni di gas a effetto serra, e impone di portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili tutti i paesi dell'EU dovranno obbligatoria mente adeguare il proprio mix energetico con almeno un 20% di tecnologie con produzione da fonti rinnovabili.
Questi dati sono prova della forte attenzione del mercato all'utilizzo di queste nuove tecnologie e, al contempo, testimoniano l'opportunità ancora mancata per le imprese italiane di diventarne produttori in tutto il mondo.
Basti pensare che il mercato del fotovoltaico è cresciuto con un tasso del 40% annuo dal 2000 ad oggi, e l'Italia ha sì investito sull'installazione di queste tecnologie, ma poco ha puntato sulla produzione interna di tecnologie made in Italy. Potrebbe essere pertanto strategico favorire in modo concreto una filiera industriale italiana in grado di sviluppare nuove tecnologie competitive nazionali.
I costi degli impianti per la produzione di energie rinnovabili sono ad oggi più elevati di quelli delle energie convenzionali, ma le tendenze degli ultimi dieci anni mostrano una drastica riduzione dei costi, soprattutto delle tecnologie che hanno raggiunto la maturità o sono già in fase di ampia diffusione tanto da far pensare al raggiungimento della cosiddetta "grid parity" in tempi relativamente brevi. Un esempio è l'eolico, mentre per altre tecnologie cito ad esempio il solare a concentrazione si è ancora in fase di sviluppo.
Diventa quindi prioritario spingere in direzione di un contenimento dei costi, specie nella prospettiva della riduzione se non addirittura della eliminazione degli incentivi governativi.
L'Italia è una candidata eccellente in questo settore poiché possiede elevate competenze e, quindi, una mirata politica di incentivazione per attività di R&S potrebbe coadiuverla nel raggiungimento della "grid parity", per fornire sia il mercato interno, sia quello internazionale. Ma ciò che appare ancora mancare nei processi di sviluppo delle tecnologie rinnovabili è un metodo, una standardizzazione, una normativa che regoli questi processi che richiedono attività di sviluppo e di sostegno non solo economico ma anche giuridico e istituzionale.
Occorrerebbe di rimando con l'aiuto delle istituzioni, dei centri di ricerca, delle università sostenere lo sviluppo della ricerca in settori produttivi nel campo dell'energia, attraverso l'eccellenza scientifica e tecnologica, focalizzandosi sul consolidamento infrastrutturale della ricerca e del trasferimento tecnologico in relazione alle necessità e alle aspettative espresse dalle realtà produttive nazionali di settore, nonché alle strategie europee e mondiali.
Non solo.
Bisognerebbe favorire il collegamento tra mondo della ricerca, mondo della produzione di beni e servizi, mondo del credito e del territorio, incoraggiando la partecipazione, il coordinamento e l'avvio di iniziative e progetti nazionali e internazionali riguardanti il settore dell'energia, promuovendo al contempo la connessione di tutti i soggetti dislocati nella filiera delle tecnologie per lo sfruttamento delle fonti energetiche, delle energie rinnovabili e della ricerca ad esse associata prevedendo fondi pubblici a sostegno di queste iniziative.
Ma in tema di rinnovabili cosa hanno fatto gli altri Paesi? Nel settore del fotovoltaico, ad esempio, la Cina nel 2010 ha prodotto quasi la metà del fabbisogno mondiale di pannelli fotovoltaici, potendo fare affidamento su due fondi di investimento pubblici a sostegno delle tecnologie rinnovabili: il "Renewable Energy Development Fund" e l'"Environment Industry Fund". Anche Negli Stati Uniti sono state messe in atto misure di sostegno a livello federale, per le tecnologie e gli investimenti industriali nelle rinnovabili attraverso strumenti di agevolazioni per le imprese come il Production Tax Credit, l'Investment Tax Credit e le loan guarantees o specifici contributi in conto capitale del Dipartimento dell'Energia con Renewable Energy Fund for R&D).
Nel nostro Paese, sia da parte del ministero dello Sviluppo Economico che di quello della Ricerca Scientifica, sono stati stanziati dei fondi a sostegno della Ricerca e Sviluppo, ma la competizione a livello mondiale è alta per cui bisognerebbe intensificare di molto le iniziative puntando a: semplificare le normative per accesso ai fondi pubblici; definire schemi veloci e semplificati per il finanziamento di progetti nel settore, volti alla produzione e all'industrializzazione di tecnologie competitive; rendere disponibili capitali di rischio differenziato; supportare il governo all'esportazione di tecnologie.
Inoltre è necessario formare manager e tecnologi delle rinnovabili e di specialisti in settori specifici quali quelli della: valutazione della risorsa e dell'impatto ambientale; valutazione dei costi di connessione alla rete elettrica; definizione di standard per il confronto tra tecnologie diverse valutazione dei Costi O&M di tecnologie non provate.



Efficienza energetica (presentazione del Piano Strategico sull'Efficienza Energetica di Confindustria) Con l'attivazione di una corretta politica di incentivazione dell'efficienza energetica in Italia si potrebbe arrivare a conseguire un risparmio integrale di energia fossile di oltre 86 Mtep nel periodo 2010‑2020, con una conseguente riduzione di emissioni di CO2 pari ad oltre 207,6 milioni di tonnellate.
Tale strategia di politica industriale potrebbe avere un impatto socioeconomico sul totale dell'economia pari a circa 238 miliardi di euro di incremento del valore della produzione totale, con una relativa crescita occupazionale di circa 1,6 milioni di unità di lavoro standard, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2020.
Il costo netto per gli incentivi in termini di esborso per lo Stato sarebbe di circa 16,7 miliardi di euro in dieci anni, costi non così elevati se si tiene conto dell'impatto socioeconomico e del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del pacchetto clima‑energia.
Infatti con questi scenari di efficienza energetica si potrebbe conseguire una riduzione delle emissioni pari a circa 207,6 Mt CO , con un risparmio economico, per il costo evitato della CO2 di circa 5,2 miliardi di euro, se si stima il costo della CO 2 al 2020 pari a 25 Euro/t .
(Fonte Piano Efficienza Energetica Confindustria settembre 2010)

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