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  Dicembre 2012

Articoli n° 06
LUGLIO 2011
 
UNIONE Industriali DI napoli - Home Page
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GIOVANI E IMPRESE insieme per il rilancio di Napoli

La Relazione svolta dal Presidente Paolo Graziano all'Assemblea Pubblica dell'Unione Industriali, svoltasi lunedì 13 giugno presso l'Accademia Aeronautica di Pozzuoli


Signor Presidente della Repubblica, Autorità, Cari colleghi, abbiamo voluto dedicare questa nostra Assemblea al 150mo dell'Unità d'Italia e ad alcuni dei temi posti al centro, proprio da Lei Signor Presidente, nel Suo ultimo messaggio agli italiani in occasione dell'inizio del nuovo anno.
Quando ascoltai, quando ascoltammo, il Suo indirizzo augurale, fummo emozionati e colpiti dall'enfasi che volle porre sulle questioni dei giovani, del futuro, del Mezzogiorno, dell'Unità nazionale.
La ringrazio ancora per l'udienza che volle concedermi al Quirinale lo scorso 17 febbraio: trassi dalle sue parole la sollecitazione a lavorare per Napoli ed una spinta vivissima a non lasciarsi travolgere dalle numerose difficoltà del contesto.
É una sfida che gli industriali intendono vincere e che vinceranno.


L'arrivo del Presidente Napolitano all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli


Soprattutto se non saranno i soli a credere che è lo sviluppo che porta stabilità. Le difficili condizioni di partenza sono note a tutti. Solo nell'ultimo mese prima l'Istat, poi il Rapporto Svimez sull'economia meridionale 2011, e da ultimo la Banca d'Italia, ci consegnano uno scenario macroeconomico per Napoli, per il Mezzogiorno, e in buona parte anche per l'intero Paese preoccupante.
L'aumento del tasso medio annuo di crescita non supera lo 0,2%, i consumi ristagnano per una grave crisi di fiducia dei cittadini rispetto al proprio futuro, un giovane su tre è senza lavoro e quasi una donna su due è inattiva. Siamo di fronte ad uno scenario economico che può essere definito, senza mezze misure, inquietante.
Tra il 2008 e il 2010 gli occupati sono diminuiti di 523mila unità, più della metà di questi nel Sud Italia: nel nostro territorio la manodopera industriale è scesa del 13,8% mentre nel Centro‑Nord è scesa del 6,9. Riparto, Signor Presidente della Repubblica proprio dalle Sue parole chiave: i giovani, il futuro, il Mezzogiorno, l'Unità Nazionale. Per noi cittadini prima che imprenditori, l'Unità Nazionale non si discute.
Qualunque federalismo deve assicurare che l'Unità del Paese è un bene superiore che va valorizzato nell'interesse delle imprese e di tutti.
Il futuro ed i giovani sono un tutt'uno. Abbiamo il dovere di lavorare per i giovani creando un mondo che offra opportunità e non che moltiplichi vincoli. Dobbiamo abituarci ad ascoltare i giovani che hanno idee e pensieri che la sordità istituzionale e civica ci impedisce di cogliere. Gli imprenditori sanno che molto spesso l'innovazione viene dai giovani, e anche per questo dobbiamo dialogare con loro.
Dietro questi temi portanti, vi è un solo concetto che abbraccia tutto e tutti: lo sviluppo. Lo sviluppo, lo sviluppo, lo sviluppo deve divenire il motivo dominante di ogni azione dei governi a tutti i livelli, nazionale e locale.
Abbiamo tessuto le lodi del Ministro Tremonti per il rigore con il quale ha guidato il Paese in questi anni. Oggi vogliamo essere espliciti e non equivoci. Dove 'è sviluppo ci può essere rigore, dove c'è solo rigore non ci può essere sviluppo. Perché contrapporre rigore e sviluppo?
Nelle nostre aziende non c'è alcuna contrapposizione: noi perseguiamo lo sviluppo usando il metodo del rigore.


L'intervento del Presidente Paolo Graziano


Il Paese ha bisogno di riprendere la strada dello sviluppo e di riprenderlo tutti insieme: solo così i giovani avranno futuro, solo così le donne avranno nella società il ruolo che meritano, solo così si potrà produrre e diffondere benessere.
Nessuna persona, o studioso, o politico in buona fede potrà pensare che il Nordest o il Nordovest possano crescere prescindendo dal Mezzogiorno e da una identità nazionale. Con l'approssimarsi dell'avvio del negoziato per il nuovo Ciclo della Politica di Coesione 2013‑2020, l'Italia deve attrezzarsi per realizzare una compiuta strategia di politica economica, industriale, infrastrutturale, di riforme amministrative e riqualificazione del capitale sociale.
É il solo modo conosciuto per invertire una tendenza che rischia di divenire ormai sempre più drammaticamente consolidata: quella di un'economia duale, in un Paese economicamente medio‑piccolo, che si articola non più semplicemente secondo la vecchia dicotomia Nord‑Sud, "ricchi‑poveri", ma in due macro aree, una in grande affanno, il Settentrione, e l'altra in un oramai drastico ritardo di sviluppo, il Mezzogiorno. Basta con le parole. Basta con i convegni, basta con le intenzioni.
Il Mezzogiorno deve seriamente essere posto al centro dell'agenda politica, così come non è stato fino ad ora anche per responsabilità di un governo nazionale ad esplicita trazione nordista. Gli industriali napoletani sono convinti, e lo dicono a chiare lettere, che la Questione Meridionale è un tutt'uno con una grande questione nazionale di competitività e sviluppo mancato, nel più generale contesto europeo.
Ancora di più: le politiche che servono al Mezzogiorno sono le politiche che servono all'intero Paese. Napoli, il Mezzogiorno, il Paese hanno bisogno di un deciso cambio di rotta.


Il Comandante dell'Accademia Aeronautica di Pozzuoli Umberto Baldi, il Capo dello Stato e il Presidente Graziano

L'Italia ha bisogno di una nuova politica industriale, di una nuova politica economica, di una nuova politica incentrata non sulla rissa perenne e su una vita pubblica caratterizzata da continui strappi. Basta con l'isteria istituzionale. Più moderazione e più equilibrio, più pragmatismo, più riforme e soprattutto più capacità propositiva.
Servono risposte ai bisogni concreti delle imprese, delle famiglie, dei consumatori, dei lavoratori. Cito un dato, che spesso echeggia nelle assise confindustriali e che, senza necessità di inutili autoesaltazioni, mi sembra però indicativo: l'Italia è ancora il settimo Paese manifatturiero al mondo, e tuttavia risulta essere al 43mo posto per le condizioni di competitività del sistema.
É una contraddizione in termini che finora ha retto sul coraggio di tutti gli industriali, anche di quelli qui presenti e di tutti coloro che, invece di staccare cedole, preferiscono andare ogni mattina in fabbrica. Troppe le diseconomie che zavorrano già in partenza la nostra capacità competitiva sui mercati mondiali, oggi liberi e privi di meccanismi protettivi.
Le stratificazioni burocratiche, l'assenza di tempi certi per l'espletamento delle procedure amministrative, il costo dell'energia, quello delle intermediazioni improprie della criminalità, il gap infrastrutturale: pur senza arrivare al delicato e controverso tema relativo al "costo del lavoro", già tutto questo basterebbe a mettere in ginocchio l'economia di un Paese.


Giorgio Napolitano e Paolo Graziano


E invece noi, per quanto ormai realmente provati, siamo ancora qui, ogni giorno, a combattere nella trincea delle nostre aziende sulla frontiera della produzione, della crescita, dello sviluppo, della creazione di ricchezza.
Il fronte sul quale dobbiamo misurarci è uno ed uno solo: quello della concorrenza mondiale.
Questa sfida si vince solo se esiste un sistema Paese. Per quanto coraggiosi, gli imprenditori non possono vincere se non esiste un sistema Paese e, prima di tutto, una politica che guardi lontano. Abbiamo subito, e stiamo subendo, contraccolpi micidiali, effetto sia della crisi economica, sia delle mancate scelte della politica: oggi tutti pagano dazio nell'orizzonte della concorrenza mondiale. Due esempi su tutti, che hanno riguardato assai da vicino il nostro territorio e nostre associate.
Abbiamo vissuto la lunga vertenza legata alla riorganizzazione della FIAT, partita dallo stabilimento di Pomigliano, il più importante del Mezzogiorno, che ha un indotto, per numero di addetti, pari agli occupati dalla casa automobilistica nell'area metropolitana di Napoli. Cinque seimila famiglie hanno conosciuto lunghe fasi di cassa integrazione, in attesa che la produzione della nuova Panda riparta, riportando nel tempo a pieno regime la funzionalità dell'impianto.
Nella vicenda Fiat io sto dalla parte di Marchionne, perché nel nostro Paese ancora oggi il fare impresa è visto con sospetto. Gli imprenditori si portano ancora addosso una presunzione di colpevolezza. Non si può lavorare in queste condizioni.
Nemmeno a Napoli dove nel 1754 fu istituita, prima in Europa, la cattedra di Economia. Nemmeno a Napoli che in Europa ebbe la prima Borsa Merci e la seconda Borsa Valori. Nemmeno a Napoli dove fu varata la "Ferdinando I", prima nave a vapore del mondo. Oggi siamo impegnati in un altro tavolo delicatissimo, legato agli stabilimenti Fincantieri di Castellammare di Stabia. Una carenza di infrastrutture ha reso poco competitiva la cantieristica campana. Serve un nuovo bacino per rilanciare la costruzione dei moderni traghetti e attrarre nuove commesse. La nostra provincia, anzi la nostra regione, non può perdere una delle sue più importanti eccellenze produttive.
Questo sarebbe, per noi, un caso emblematico di ciò che intendiamo per buona spesa pubblica: non chiediamo commesse garantite, non vogliamo incentivi a pioggia inutili e distorsivi sui processi di selezione delle logiche di mercato, non abbiamo bisogno di elemosine né di contentini una tantum.
Vorremmo, però, una decisa riqualificazione della spesa pubblica che ci aiutasse a fare impresa agendo sulle tante diseconomie che prima ho richiamato, e rendesse il nostro Mezzogiorno un ambiente più business friendly.
Del resto, sono convinto che una delle ragioni principali del gap che ancora separa Nord e Sud, si annidi proprio nella asimmetria rispetto alla quantità e alla qualità dei beni pubblici. Capitale sociale, scuola, formazione, infrastrutture, qualità dell'ambiente, efficienza amministrativa, lotta al degrado, contrasto alla criminalità: su tutti questi terreni noi abbiamo bisogno di più Stato, più investimenti, più attenzione da parte delle Istituzioni pubbliche, azioni più risolute ed incisive.
Nonostante le tante difficoltà, abbiamo nell'area metropolitana di Napoli e più complessivamente in regione, un tessuto produttivo ricco e articolato, la maggior concentrazione di medie imprese del Mezzogiorno. Si tratta di un bene prezioso da tutelare, perché l'impresa è il motore dello sviluppo, dell'occupazione, dei consumi. Basta con le analisi. Ora è stagione di fare, di proporre e di guardare al futuro.
Gli industriali e lasciatemi dire con orgoglio quelli napoletani in particolare sanno combinare i fattori produttivi, hanno cioè nel loro DNA il metodo.
Questo metodo, da ora in avanti, intendiamo applicarlo in ogni ambito della vita socioeconomica di questo territorio.
Animati da questa convinzione, abbiamo proposto alla Giunta Regionale, e rilanciamo oggi il tema anche rispetto al nuovo Sindaco di Napoli, un vero e proprio Patto che non abbia nulla di retorico ma, al contrario, sia reso operativo da subito: nessun sostegno a pioggia, alle imprese, in cambio di una grande stagione di ripresa degli investimenti pubblici, per la rigenerazione e la riqualificazione dei nostri territori. In un contesto "normale" le aziende napoletane sono pronte a fare la propria parte, rischiando ed investendo di proprio ed offrendo il metodo per realizzare.
Ed in questa direzione abbiamo lavorato negli scorsi 6 mesi, per offrire ai policy makers alcuni grandi progetti di sviluppo in grado di innescare la scintilla della crescita economica e dell'occupazione nell'area metropolitana di Napoli.
Tra poco sarà proiettato un filmato che racconta questo nostro lavoro. A partire da Napoli Est dove decine di imprese, nel rispetto del PRG, stanno investendo in un grande programma coordinato di rigenerazione urbana e funzionale, infrastrutturale e produttiva. Abbiamo dedicato un grosso sforzo anche al tema logistica e portualità.
Il porto di Napoli rappresenta, con i suoi oltre 4mila addetti, una importante realtà campana. Siamo l'unica realtà d'Italia ad avere un porto che si affaccia direttamente sul centro della città. Gli spazi al suo interno vanno dunque rifunzionalizzati. Stiamo lavorando affinchè il nostro porto sia sempre più interconnesso con i due scali di Torre Annunziata e Castellammare, e con i tre interporti regionali.
Abbiamo offerto, inoltre, la nostra disponibilità ed il nostro metodo alle amministrazioni comunale e regionale per farci parte attiva nel percorso di realizzazione che porterà a Napoli il Grande Evento Forum delle Culture 2013. Vorremmo che questa occasione, oltre a quella rappresentata dai preliminari della Coppa America, fosse vissuta dalla nostra comunità, così come Torino ha fatto in occasione delle Olimpiadi Invernali. Il Forum delle Culture si terrà alla Mostra d'Oltremare, fiore all'occhiello del patrimonio architettonico della città e dell'Area Occidentale.
Su Bagnoli, occorre accelerare, e ridisegnare un percorso di sviluppo dell'area in chiave metropolitana, quale porta di accesso ai Campi Flegrei. Serve una revisione della pianificazione strategica d'area, che va decisamente destinata a grande polo cittadino del tempo libero e dello sport, della cultura e della ricerca.
L'Unione degli Industriali di Napoli è pronta anche in questi casi a partecipare a tavoli di coordinamento con tutto il contributo possibile di managerialità e di orientamento all'obiettivo.
Vogliamo guardare al futuro e per guardare al futuro siamo partiti dalla nostra piazza dei Martiri, non solo per affetto, ma perché quella zona è, specialmente di sera, molto vissuta dai giovani.
E gli industriali napoletani vogliono dare voce ai giovani, specialmente quando parlano di futuro. Quelli che passano di sera per piazza dei Martiri leggono sulla facciata di Palazzo Partanna il pensiero dei giovani rispetto a Napoli ed al futuro.
La nostra pagina di facebook si sta animando di idee e proposte e dopo oggi sarà la piazza virtuale come lo sarà il nostro sito. Stiamo realizzando il Progetto Napoli Digitale, che oggi presentiamo alla città. Nel pomeriggio inaugureremo il sistema Smart Inclusion, voluto dal Ministro dell'Innovazione, presso l'Ospedale Pausilipon. Renderemo piazza dei Martiri Wi Fi in modo stabile.
Vogliamo una città più accogliente, nella quale tutti i giovani e tutti coloro che vogliono parlare di futuro avranno voce. Gli industriali napoletani vogliono parlare di futuro, perché è lì che vogliono vivere. Futuro per noi significa anche valorizzazione dei nostri giacimenti culturali, affinché diventino cuore pulsante della nostra economia.
Per questo, abbiamo fatto, in costante raccordo con la Regione, un grande lavoro sul tema Pompei e distretto archeologico vesuviano. Lo scorso 27 maggio abbiamo partecipato all'insediamento di un tavolo per Pompei, in sede Unesco, e con la partecipazione di un consorzio di 2500 aziende parigine e del Ministero dei Beni Culturali. É indispensabile un nuovo Management Plan del Sito di Pompei.
Senza una grande azione di rigenerazione urbanistica, ricettiva e produttiva dell'intera area, nessuno sforzo economico per sostenere il sito raggiungerà l'obiettivo sperato di rilanciare l'economia del territorio.
Chiediamo alla Regione, ai Comuni interessati, alla Provincia di Napoli, alle Sovrintendenze coinvolte, al Ministero dei Beni Culturali ognuno per la propria parte di farsi garanti dell'agibilità amministrativa e istituzionale, affinchè un tanto ambizioso progetto di sviluppo territoriale integrato, possa trasformarsi in ealtà. Ancora una volta, le imprese non faranno mancare idee, programmi di investimento, risorse, azioni concrete. Per noi lo sviluppo del territorio e la prosperità delle imprese viaggiano di pari passo: simul stabunt simul cadent.
Non può esistere un territorio degradato con un florido tessuto imprenditoriale, e viceversa. Per questa ragione, crediamo fermamente nelle città quali motori di sviluppo, intuizione già dichiarata da Carlo Cattaneo più di 150 anni fa. Oggi, la competizione economica, avviene in larga parte a livello di attrattività territoriale delle grandi città. Contesti urbani rinnovati, con un moderno cuore di servizi, cultura, turismo, e una produttiva cinta urbana di aziende manifatturiere.
Faranno sviluppo solo le Città che hanno riempito gli spazi materiali e immateriali, lasciati vuoti a partire dalla fine degli anni Ottanta dalla vecchia industria, e che lo hanno fatto a vantaggio della ricerca, delle università, delle produzioni ad elevato valore aggiunto, della creatività, della cultura e della conoscenza, del teatro e dell'artigianato.
Immaginiamo Napoli come ha scritto Marco Vitale come una città che diviene nodo di reti, professionali e culturali, produttive e urbanistiche. Città di città, policentriche e integrate, così da superare la vecchia dicotomia dell'urbanistica novecentesca, centro‑periferia. Città dei giovani e per i giovani, e quindi città delle opportunità, vivaci e dinamiche. Vogliamo parlare, anzitutto, alle ragazze ed ai ragazzi di queste città, e vogliamo dare voce a tutti i nostri giovani, a tutti coloro cioè che tra poco siederanno ai nostri posti.
Verranno tra poco presentati i risultati di una indagine che abbiamo voluto commissionare e che ha per oggetto, in buona parte, come i giovani vedono ed immaginano Napoli. Non voglio anticipare nulla, ma posso dirvi che occorre un brusco turn around prima che sia troppo tardi. Le recenti elezioni amministrative, hanno dimostrato che comunque la si veda e non solo da una parte politica va emergendo una nuova voglia di partecipazione, soprattutto dei giovani, alla vita pubblica ed al processo di costruzione del futuro di Napoli.
Forse si tratta di un' "ultima chiamata", anche per noi, e non possiamo fallire. Tra il 1995 ed il 2005, in appena dieci anni, 250 mila ragazzi scolarizzati hanno lasciato il Mezzogiorno alla ricerca di una opportunità professionale in altre parti di Italia o spesso del mondo: e pensate quanto è costato l'investimento su questi ragazzi. Si tratta di talenti cui il Sud ha chiuso le porte in faccia e che, formatisi qui, stanno mettendo a frutto le proprie competenze e realizzando le proprie aspirazioni altrove. E purtroppo non per scelta, ma per bisogno. Faremo di tutto, farò di tutto per farli tornare. É il mio impegno personale, Signor Presidente.
Il nostro principale obiettivo, gentili Autorità, cari Colleghi, sarà quello di offrire un'opportunità a quante più ragazze e ragazzi è possibile, affinchè Napoli torni ad essere una città dove sia considerato bello vivere, lavorare, sposarsi, comprare casa, studiare, fare impresa. Negli ultimi anni purtroppo per tanti, nel resto d'Italia e del mondo, Napoli ha fatto rima quasi esclusivamente con la parola "rifiuti". Presidente, le Sue reiterate parole di amarezza per la crisi rifiuti, sono state e sono da noi condivise. Immagini cosa ha significato per noi, che giriamo il mondo per lavoro, presentare opportunità di investimenti su Napoli durante le tante stagioni drammatiche che si sono alternate.
L'Unione Industriali di Napoli ha offerto la propria disponibilità all'ASIA, l'azienda comunale di igiene urbana, a partecipare al tavolo tecnico per la messa in funzione dell'impianto di compostaggio di Caivano: pre‑condizione, affinchè possa finalmente avviarsi un completo ciclo integrato industriale dei rifiuti. Più raccolta differenziata, più siti di compostaggio, e aspettiamo di capire dalle istituzioni competenti, e sulla scorta di ulteriori e affidabili rilevazioni tecniche dettagliate, se sussiste o meno la necessità di realizzare un secondo termovalorizzatore, oltre quello di Acerra.
É finita la stagione delle inutili battaglie ideologiche, da una parte e dall'altra. Questa è la nostra idea di cultura associativa: pensare, proporre, progettare, fare.
Vogliamo aumentare in modo molto significativo lo spessore dell'economia imprenditoriale napoletana e campana: dai trasporti all'aerospazio, dalla cantieristica all'automotive, dall'ICT alla moda, dall'agroalimentare al terziario avanzato, dal turismo all'editoria, alla cultura e allo spettacolo. Ma vogliamo parlare anche di sanità presentando una posizione chiara. Non possiamo accettare che, per finanziare in malo modo la sanità, manchino le risorse per le azioni di sviluppo. Anche in questo settore deve prevalere il merito e non le relazioni.
Vogliamo mettere le imprese al centro e far crescere la cultura d'impresa, del rischio, della sfida, della competizione, del coraggio di credere in una idea.
Vogliamo dare risposte concrete ai nostri ragazzi, a partire dal grande tema occupazionale. E chiediamo alle Istituzioni la stessa determinazione e la stessa credibilità. Il modello economico che abbiamo alle nostre spalle, alimentato da una spesa pubblica spesso parassitaria e assistita, anche a vantaggio di tante imprese decotte e altrimenti fuori mercato, per fortuna non esiste più.
É andato in frantumi un modello economico, spazzato via sotto i colpi di una crisi finanziaria internazionale e della crisi fiscale dello Stato: sono in molti a pensare alla crisi come opportunità per le imprese sane che competono sul mercato.
Non esiste altra opzione: dobbiamo fare, investire, rischiare, osare. Mentre diciamo ciò, però, lanciamo anche una sorta di altrettanto forte avviso ai naviganti, ai nostri interlocutori istituzionali locali e nazionali: siamo pronti ad aprire una grande stagione di "contenzioso istituzionale" se non arriveranno quelle politiche di contesto cui sopra ho fatto riferimento.
Sui "titoli" siamo d'accordo, inutile soffermarsi ancora: conciliare rigore e sviluppo; razionalizzare la spesa pubblica; mettere a sistema gli investimenti per il Mezzogiorno anche attraverso il Piano Sud; realizzare una Banca meridionale per lo sviluppo a vocazione territoriale; riorientare la spesa dei fondi europei; ripensare la fiscalità collegandola di più ai territori. Ora però vogliamo "vedere le carte".
Questi "titoli" vanno declinati, sviluppati, con dichiarazioni di impegno su tempi e modalità d'azione, voce per voce, progetto per progetto.
Vogliamo azioni amministrative conseguenti e vincolanti. Non ci faremo accompagnare al 2013 lungo un fiume improduttivo di chiacchiere e proclami, da qualunque parte esse vengano. Per noi la stabilità rappresenta un valore, se strumentale al buon governo, alla capacità di assumere scelte decisive per il Paese, e poi di realizzarle. Ci auguriamo che la prossima verifica parlamentare, convocata per il 22 giugno, sia orientata a questo obiettivo. Ciò vale anche per i temi strategici al centro della consultazione referendaria: dalla gestione del servizio idrico al nucleare: basta proclami, retromarce, timidezze, contraddizioni. Affronteremo queste sfide con un'Associazione profondamente rinnovata e riorganizzata che sappia ascoltare le aziende e fornire loro gli strumenti per
superare le difficoltà di contesto. Per questo, abbiamo ripreso un dialogo intenso anche con tutte le Istituzioni che operano con le aziende, Invitalia, Equitalia, Simest, SACE, INAIL, INPS e tanti altri sono e saranno i nostri partners.
Imprese medie e piccole che non devono sentirsi mai sole: le aziende devono sapere che l'Unione Industriali esiste grazie a loro e per loro. Abbiamo una governance interna dove ci sono tante piccole imprese napoletane e dove i grandi campioni nazionali hanno messo i loro volti che vedremo tra poco per dimostrare l'interesse che hanno i loro Gruppi allo sviluppo di Napoli.
A nome di tutti gli industriali napoletani ringrazio questi colleghi che dedicano tempo alla nostra Unione e, quindi, all'intero Mezzogiorno. Vorrei concludere ricordando che, per noi, Territorio e Imprese sono un binomio non scindibile.
I Giovani sono la nostra priorità. La riscossa di Napoli e del Mezzogiorno: l'obiettivo fondamentale di questa Associazione e della mia presidenza. Signor Presidente, nell'anno del 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, noi abbiamo deciso di dedicare la nostra Assemblea Annuale a questi temi.
E vogliamo presentare oggi a Lei, ai nostri interlocutori istituzionali, alla città, una serie di realizzazioni e di progetti concreti perché per tutti, a partire da noi, è venuto il momento di fare. Grazie a tutti, grazie Signor Presidente, grazie Illustri Autorità, grazie cari colleghi per il sostegno che non mi fate mai mancare.

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