ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2011
 
FOCUS ECONOMIA - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

di Raffaella Venerando

Sbloccare la CRESCITA: le combinazioni possibili

FIORE: «Le infrastrutture, prima di tutto»

Basso: «Da potenziare gli strumenti per l'accesso al CREDITO»

D'Avino: «Intervenire sulla FLESSIBILITÀ del lavoro in entrata e in uscita»

Della Gatta: «Gli IMPIANTI a valle del ciclo rifiuti vanno realizzati nelle aree industriali»

Graziano: «Il rinnovamento della PA È la PRIORITÀ assoluta»

Gallozzi: «I GIOVANI hanno diritto al futuro»



SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA E INNOVAZIONE NELLA PA


Gallozzi: «I GIOVANI hanno diritto al futuro»

Il nostro Paese rispecchia la visione culturale datata di chi lo abita. È necessario, pertanto, svecchiare le strutture manageriali a tutti i livelli, lasciando spazio a chi - per natura e anagrafe - ha dalla sua la dinamica dell'inventività

Dobbiamo permettere ai giovani di accedere finalmente a queste nuove avvincenti sfide e non solo promettere loro tempo e spazio. Finora nel nostro Paese i giovani si sono preparati inutilmente

di R. Venerando

Agostino Gallozzi
Presidente Confindustria Salerno


Una delle accuse più frequenti rivolta dai giovani al nostro Paese è quella di essere socialmente bloccato. Un paese che fa fatica a rinnovarsi. Quali ritiene debbano essere le peculiarità della classe dirigente del futuro?
Nel corso delle Assise di Bergamo si è parlato della serie di emergenze e ritardi che attanagliano il nostro Paese, tra cui i problemi relativi all'occupazione, all'inefficienza della pubblica amministrazione, all'ambiente, alla scarsa dotazione infrastrutturale e alla situazione giovanile. Queste, altro non sono che dimensioni e facce di una questione complessiva più ampia: il vero interrogativo da porsi è infatti "perché l'Italia non cresce?".
Se la Germania si attesta su tassi di crescita del 5% circa, il nostro Paese si è ormai arenato sull'1%, e questa fase di stallo risale ai tempi precrisi visto che è da un decennio che l'Italia è in affanno.
A Bergamo, quindi, è come se si fosse scorporato il problema, provando a spiegare pezzo per pezzo, tema per tema le ragioni di questa annosa sofferenza.
Senz'altro uno dei perché più preoccupanti interessa la condizione occupazionale giovanile, che non va inquadrato solo come un vero e proprio dramma esistenziale per i giovani.
Anzi. Dovremmo finalmente mettere a fuoco il problema dei giovani da un altro punto di vista, quello dell'incapacità attuale del nostro Paese di riposizionarsi sui mercati internazionali. A essere ormai superato è infatti il modello di strutturazione del Paese.
Come a dire che il prodotto Italia non è fatto solo dei beni che produce, ma del come ci si impegna a produrli. È il macchinario Paese a non essere più adatto.
È come se nel contesto internazionale globalizzato e competitivo, noi avessimo una fabbrica che vuole misurarsi con la concorrenza facendo ricorso però a un impianto industriale molto vetusto se paragonato alla modernità ad esempio anche del Brasile o della Turchia. Siamo logori da un punto di vista concettuale perché sono anni che non rinnoviamo la macchina produttiva Italia, soprattutto perché sono anni che abbiamo negato il ricambio generazionale ai vertici dei nostri apparati.
Basta guardarsi intorno, in tutte o molte sfere del vivere quotidiano.
Quello che viviamo è un mondo costruito e voluto in funzione dei "grandi" a discapito dei più giovani che, nel momento più alto della curva creativa ed energetica quello che va dai 18 ai 35 anni e che dovrebbe rappresentare l'età dell'oro nella storia personale di ciascuno, quella in cui si approccia alle grandi scelte di vita e di lavoro rimangono estromessi dai giochi, tagliati fuori del mercato delle professioni.
La nostra è una società che protegge gli "adulti" e lascia poche, pochissime tutele ma soprattutto speranze e progetti per il futuro ai più giovani. Vanno pertanto eliminate al più presto tutte quelle incro‑stazioni consolidate e quelle abitudini del passato che hanno arrecato solo danno alla cultura e allo sviluppo del Paese.
È reale quindi il problema di passaggio generazionale a vari livelli nella classe dirigente del Paese.

Qual è allora la soluzione?
Il problema, come dicevo, è di prospettiva: quella giusta è cominciare a convincersi che i giovani sono funzionali al Paese e che, pertanto, la questione del loro inserimento nel mondo del lavoro debba essere affrontata senza demagogici paternalismi. Bisogna andare oltre la superficie e ammettere che esiste un problema di effettiva paralisi sociale, una sorta di tappo che conserva lo status quo della nostra società, proteggendo molti nelle loro posizioni di privilegio e di tutela e abolendo del tutto la possibilità dei giovani di farsi strada.
In questo modo, tutta la flessibilità e la precarietà che sconta il nostro Paese ricadono interamente sui giovani. Sarebbe necessario, pertanto, abbandonare atteggiamenti e scelte protezioniste nei riguardi delle classi adulte o più mature, nel tentativo di eliminare alla radice due svantaggi in un colpo solo: il crescente disagio esistenziale dei giovani che non guardano più al futuro con entusiasmo e il naturale declino di chi sentendosi protetto non ha più stimoli a spingere sul rischio nella propria attività lavorativa. Bisogna svecchiare le strutture manageriali a tutti i livelli, lasciando spazio a chi per natura e anagrafe ha dalla sua la dinamica dell'inventività. Solo così potremo entrare davvero nel vortice della modernità, senza lasciarci risucchiare da esso.
È su questo che noi come individui e come Stato dobbiamo impegnarci.

I giovani sono quindi la risposta contro il declino?

Se il nostro Paese mettesse in campo risorse nuove, sarebbe l'Italia tutta a godere di uno slancio straordinario, tornando senz'altro in condizioni adatte alla agguerrita odierna competizione. Ovviamente, non è solo il ricambio generazionale la risposta al perché della mancata crescita, ma senz'altro ne è un elemento fondamentale. Negli ultimi dieci anni nulla di significativo è stato fatto per finanziare la ricerca, l'istruzione, le infrastrutture o, più in generale, per ammodernare il paese.
Il dato più allarmante è quindi constatare che non esiste una strategia per uscire dalla stagnazione e pensare a come rilanciarsi.
Il sistema Italia rispecchia una concezione sociale arcaica al cui vertice si colloca chi ha esperienza, chi è più grande anagraficamente, e non chi realmente merita.
La sfida per l'immediato futuro è quindi quella di riposizionarsi verso quei paesi che stanno crescendo velocemente e che presto diventeranno consumatori oltre che produttori, essendo gli unici ad avere capacità di spesa.
Ma questa sfida la dobbiamo affrontare con un nuovo management, con basi strutturate nuove. Giovani generazioni che per l'appunto abbiano la visione del Mondo nel proprio DNA.
Dobbiamo permettere ai giovani di accedere finalmente a queste nuove avvincenti sfide e non solo promettere loro tempo e spazio. Finora nel nostro Paese i giovani si sono preparati inutilmente. Affetti da quella che io definisco la «sindrome di Carlo d'Inghilterra», hanno studiato, si sono formati ma non hanno mai avuto la possibilità concreta di esprimersi e misurarsi.
Quella dei giovani è pertanto una delle urgenze italiane da fronteggiare e come tale va affrontata.
L'alternativa è accettare passivamente il progressivo impoverimento dell'intero Paese.

Il problema può essere anche di orientamento non giusto al lavoro dei giovani?
Certo, ed è per questo che bisogna sempre più offrire un sistema formativo all'altezza delle sfide, con programmi di studio internazionali e percorsi di studio e lavoro sempre più spinti oltre confine, così da agevolare anche quell'interscambio culturale che tanto gioverebbe a un Paese bloccato come il nostro.
Dal canto loro però i giovani devono capire presto che il proprio percorso formativo deve essere necessariamente orientato all'eccellenza perché la competizione è forte e non lascia posto per l'improvvisazione.

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Giugno - 2.998 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it