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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2011
 
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Energia da BIOMASSE: patrimonio del Sud

Un comparto in espansione che potrebbe essere fonte di ricchezza per il Mezzogiorno

In Campania abbiamo una concentrazione della produzione da biomasse su Napoli (4,4%) ed una
sparuta presenza nelle altre province

Massimo Deandreis
Direttore SRM

SRM‑Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (soci: Intesa Sanpaolo, Banco di Napoli, BIIS, Imi investimenti, Istituto Fondazione Banco di Napoli e Banca di Credito Sardo) per questo numero di CostoZero pone l'accento su una delle fonti rinnovabili emergenti nel panorama economico del Mezzogiorno e del Paese: le biomasse. É recentissima la pubblicazione del GSE "Biomasse Rapporto statistico" che fornisce il quadro delle principali caratteristiche degli impianti a biomasse in esercizio in Italia a fine 2009. Il documento intende fornire un quadro dell'utilizzo delle biomasse, comprensive della parte biodegradabile dei rifiuti, nella produzione di energia elettrica. Al 31 dicembre 2009 in Italia il parco impianti a biomasse conta 419 impianti con 2.019 MW di potenza installata. La produzione ha raggiunto i 7.631 GWh.
Le biomasse in Italia apportano l'11,1% della produzione rinnovabile e il 2,6% della produzione totale di energia elettrica. Nell'arco temporale compreso tra il 1999 e il 2009, il parco impianti a biomasse è cresciuto in maniera considerevole: il tasso medio annuo di crescita è stato pari al 10,4% per la numerosità e al 14,8% per la potenza installata. Tale crescita è stata caratterizzata da una dimensione media, in termini di potenza, sempre più consistente: gli impianti nel 1999 hanno potenza installata media pari a 3,2 MW che cresce fino a 4,8 MW nel 2009.
La produzione totale negli ultimi 10 anni è aumentata del 410% con un tasso di crescita medio annuo del 17,7%. La spinta si evidenzia in particolar modo sulle biomasse solide e, nel periodo temporale compreso tra il 2001 e il 2004, in concomitanza con l'avvento dei meccanismi di incentivazione. In effetti se, tra il 1999 e il 2009, la produzione da biogas aumenta ad un tasso medio annuo del 11,6%, più cospicue sono le variazioni di quella da rifiuti solidi urbani biodegradabili pari al +17,3% e da biomasse solide +17,0%.
A differenza di altre fonti rinnovabili, gli impianti a biomasse sono presenti in tutte le regioni italiane seppur con una concentrazione diversa. Oltre il 50% della potenza installata è localizzata in sole tre regioni, la Lombardia, l'Emilia Romagna e la Campania; la Lombardia possiede circa il 21% degli impianti e il 23% della potenza installata rispetto all'intero territorio nazionale. Una diffusione rilevante si registra anche in Emilia Romagna, 15% degli impianti e 18% della potenza installata, e Campania, rispettivamente 4,7% e 10% (18 impianti per 202 mw di potenza).
Nel Mezzogiorno sono presenti 77 impianti, pari al 18% del totale nazionale. La distribuzione regionale della produzione da biomasse mostra una buona diffusione in Italia settentrionale, con la regione Emilia Romagna al primo posto (19,3%). In Italia centrale il Lazio con il 2,7% presenta il valore più elevato. Nel Mezzogiorno si distinguono la Puglia e la Calabria, rispettivamente con l'11,9% e il 10,2%. Riguardo alle Isole, la Sardegna si attesta sul 4,5%, mentre la Sicilia presenta un valore più modesto, pari all'1,5%. La distribuzione provinciale della produzione mostra che, in quasi tutte le province italiane, sono presenti impianti a biomasse. Le province italiane che si distinguono particolarmente nella produzione da biomasse sono: Bari (10,7%), Ravenna (11,1%) e Crotone (8,1%). In Campania abbiamo una concentrazione della produzione su Napoli (4,4%) ed una sparuta presenza nelle altre province. Le biomasse possono rappresentare quindi un altro dei comparti su cui il Mezzogiorno potrebbe puntare in futuro, concetto questo che è esplicitato anche in una ricerca di SRM che, con dovizia di dati e riferimenti bibliografici, giunge a cinque proposte di seguito presentate che possono contribuire ad accrescere la competitività del settore, sollecitando il passaggio ad un nuovo modello di sviluppo energetico più ampio, quindi non solo inerente lo sviluppo delle Biomasse.

1. Una più incisiva definizione di una strategia energetica di medio‑lungo termine. Occorrerebbe comporre un piano di sviluppo energetico di mediolungo termine che specifichi metodi ed obiettivi su cui puntare, che renda più coordinate le strategie delle Amministrazioni Centrali con quelle delle Amministrazioni Regionali, che chiarisca le priorità infrastrutturali e le energie su cui occorre indirizzare gli investimenti, che individui i territori su cui gli investimenti stessi potrebbero essere canalizzati.

2. Una migliore razionalizzazione delle competenze pubbliche. Bisognerebbe individuare in maniera univoca e maggiormente incisiva i ruoli dei diversi soggetti istituzionali coinvolti nei processi decisionali, ai diversi livelli di governo. Questo al fine di razionalizzare l'assetto istituzionale, assegnando le competenze in maniera da efficientare il sistema decisionale.

3. Una semplificazione e l'omogeneizzazione delle procedure amministrative. Ferma l'utilità di un sano "federalismo energetico", poiché è a nostro avviso legittima la voce degli enti territoriali e locali circa la realizzazione delle infrastrutture e l'ubicazione degli impianti a fonte rinnovabile, resta da risolvere un altro nodo importante, ovvero la necessità di dare certezza ai tempi per l'ottenimento delle autorizzazioni.

4. L'efficientamento dell'utilizzo dei fondi comunitari. Sarebbe necessario un maggiore controllo sull'efficienza ed efficacia nell'utilizzo dei fondi comunitari, affinché le criticità riscontrate nella precedente programmazione non si riscontrino ancora o si verifichino in misura minore nel ciclo di programmazione 2007‑2013.
Un miglior utilizzo dei fondi comunitari, e quindi una più efficiente capacità di spesa, potrebbe rendere insieme alla semplificazione degli iter procedurali connessi agli investimenti più appetibile il settore agli investitori privati.

5. Una maggiore sensibilizzazione dei consumatori all'efficienza e al risparmio energetico. Sarebbe opportuno incoraggiare comportamenti virtuosi per l'efficienza e il risparmio energetico, istituendo meccanismi incentivanti diretti a famiglie e imprese consumatrici, finalizzati a promuovere l'investimento in prodotti/processi a contenuto utilizzo energetico. Per saperne di più www.srmezzogiorno.it.

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