TUTTO IN UN WEEKEND
a cura di Raffaella Venerando
Borghi:
sei piccole gioie
in Campania
ALBORI (SA)
La felicità in miniatura. Così potrebbe essere sintetizzata l'anima di questo luogo, dove a 300 metri di altitudine, il tempo pare essersi fermato.
Le sue origini sono legate senz'altro al mare e alle sue battaglie: probabilmente gli abitanti, per sfuggire alle incursioni saracene, decisero di rifugiarsi sul monte Falerzio che per l'appunto contiene il piccolo borgo di Albori. Anche oggi, il paese conserva intatta la sua architettura mediterranea originaria, con case dai tetti in tegole napoletane e con volte dai colori vivaci perché queste fossero facilmente riconoscibili dal mare.
In inverno, quando non era possibile andare per mare a far fortuna, gli abitanti si dedicavano all'agricoltura, coltivando quel poco di terreno che riuscivano a strappare alla montagna.
Da vedere: nella piazza campeggia la chiesa dedicata a Santa Margherita, giovane martire di Antiochia, al cui interno si possono ammirare pregevoli affreschi di scuola napoletana, di cui fu esponente celebre il decoratore barocco Francesco Solimena (1657-1747). Curiosa è l'etimologia del nome del borgo: tante sono le versioni, ma senz'altro quella più suggestiva vuole che esso derivi da “Arvo”, un argonauta al seguito di Giasone che, attratto dalla bellezza del luogo, qui avrebbe trovato il suo personale vello d'oro, scampando a una tempesta. Secondo altre leggende, Albori invece deriverebbe da “Albolo”, un personaggio goto o forse longobardo. Più semplicemente il nome potrebbe anche stare ad indicare il luogo in cui un tempo si andava a far legname - albores, alberi - per costruire le navi. O infine richiamare Albola, una sorgente di acqua minerale esistente nella zona.
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