TUTTO IN UN WEEKEND
di Raffaella Venerando
In Campania la Pasqua di Resurrezione è vissuta ancora oggi con genuino fervore religioso, soprattutto in occasione delle tante processioni della Settimana Santa che risalgono alle antiche usanze penitenziali della tradizione cristiana in epoca medioevale. In città, come nel più piccolo paese, le processioni rinnovano la teatralità e il pathos di rituali antichi, diventando così eventi ricchi di significato anche socio-culturale. Le lente processioni degli incappucciati, i canti e le preghiere conservano tuttora il significato dell’umano peregrinare sulla terra e del desiderio di elevare lo spirito oltre la condizione immanente.
Gli eventi legati alla Settimana Santa, per il popolo campano, sono più di una tradizione religiosa. Sono elemento culturale, tratti di identità, motivo di orgoglio e senso profondo di appartenenza ad una storia millenaria che si ripete intensa nel tempo.
La Pasqua in Campania è una lunga e lenta tensione che esce fuori del chiuso delle chiese per animare piazze e vicoli che diventano, così, la cornice ideale di una emozione commossa e partecipata.
Gli appuntamenti della Settimana Santa
in Campania
Avellino
Ariano Irpino (Processione)
Calitri (Processione del Venerdì Santo)
Lapio (Processione dei Misteri)
Mirabella Eclano (Processione)
Prata di Principato Ultra (Lancio degli Angeli)
San Mango sul Calore (Settimana Santa)
Taurano (Processione)
Baiano (La Passione di Cristo)
Benevento
Limatola
San Lorenzello
Caserta
Parete (Maria SS. della Rotonda)
Sessa Aurunca (Settimana Santa)
Napoli
Acerra (Processione)
Forio (Processione del Calvario e Corsa dell’Angelo)
Massa Lubrense (Processione)
Meta - Piano di Sorrento (Processioni)
Procida (Processione)
Sant’Agnello (Processione)
Sant’Anastasia (Madonna dell’Arco)
Somma Vesuviana (Processione)
Sorrento (Processioni)
Vico Equense (Processioni)
Salerno
Bracigliano - Cava de’ Tirreni - Eboli - Maiori
(Processione dei Battenti)
Minori - Olevano sul Tusciano - Sarno (Le Croci e i Paputi)
Pagani (Festa delle Galline)
La Pasqua
quando arriva, arriva
Il primo Concilio di Nicea (325 d.C.) stabilì che la Pasqua di Resurrezione sarebbe stata celebrata nella domenica successiva al primo plenilunio subito dopo l'equinozio di primavera. In quell'occasione (o, più probabilmente, nei decenni successivi) la data ufficiale dell'equinozio fu spostata dal 25 marzo al 21 marzo, poiché, a causa delle imprecisioni del calendario giuliano, si erano accumulati a quell'epoca quasi 4 giorni di ritardo rispetto al tempo di Giulio Cesare. Per questo la data di Pasqua è compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile (inclusi).
La Quarantana
In molte zone del Sud Italia il mercoledì delle Ceneri sospesa ai balconi o dinanzi agli usci di casa fa la sua comparsa la “quarantana”, una bambola di pezza raffigurante una vecchia che simboleggia i 40 giorni di digiuno pre-pasquale. Due i significati attribuiti al fantoccio della vecchina vestita a lutto: uno pagano, che la vuole sposa vedova di Carnevale; l’altro cristiano, a incarnare la meditazione sulle sofferenze patite da Gesù Cristo.
A Calitri ai piedi della vecchietta di pezza è posta una patata trafitta da sei penne nere, una per ogni domenica di Quaresima, e una bianca per il giorno di Resurrezione. Ogni domenica si toglie una penna nera, fin quando, la domenica di Pasqua, resta solo la penna bianca, simbolo della vittoria di Cristo sulla morte.
In altri paesi del Mezzogiorno, invece, alla vecchietta viene legata una busta di plastica contenente un otre di vino, un’arancia e sei taralli anch’essi tolti uno ad uno, ogni domenica fino alla Pasqua. In alcuni casi per suggellare la fine della penitenza, la quarantana viene sparata e poi bruciata.
Curiosità
Molte cerimonie legate alla Settimana Santa hanno il loro climax nel “pianto rituale”, ossia nel lamento funebre collettivo caratterizzato da una forza quasi estatica. Vediamo come lo ha descritto, con profonda sapienza, l’antropologo Ernesto de Martino: «…Fra le donne delle campagne i rischi psichici della crisi raggiungono tale ampiezza e gravità da conferire ad ogni evento luttuoso una sinistra potenza di disgregazione e di follia. Il carattere spettacolare che il cordoglio assumeva nel mondo omerico - si ricordi Achille che si rotola nella polvere alla notizia della morte di Patroclo - o nell'antico Israele - si pensi a David che alla notizia della morte di Saul “abbrancate le vesti se le stracciò” - si mantiene ancor oggi nelle campagne, solo che qui non si tratta di eroi o di re protagonisti di una grande storia, ma di povere donne contadine che la civiltà cristiana e il mondo moderno hanno ancora lasciato tra coloro che, di fronte alla morte si comportano - per ripetere le parole di Paolo - come “gli altri che non hanno speranza”».
Tratto da “Morte e pianto rituale Dal lamento funebre antico al pianto di Maria”
di Ernesto de Martino
L’uovo di Pasqua
Allegoria della vita e della fertilità, l’uovo è da sempre simbolo della primavera, annunciata proprio quando gli uccelli, finito l’inverno, preparano il nido perché accolga le uova. Quello di cioccolato è una piacevole invenzione recente, ma l’usanza di regalare le uova è molto lontana nel tempo. Leggenda vuole che il primo uovo di Pasqua fu regalato a Francesco I di Francia agli albori del XVI sec.: da qui forse trae origine l'usanza di inserire un dono all'interno dell'uovo di cioccolato. La patria però delle uova impreziosite è la Russia. In epoca zarina, infatti, le uova colorate e abbellite venivano regalate in occasione della Pasqua, come testimonia l’arte di Peter Carl Fabergé l’orafo che ha segnato la storia delle uova pasquali decorate. Il primo uovo griffato Fabergé fu di platino smaltato bianco. Al suo interno esso conteneva un uovo d'oro che a sua volta racchiudeva un piccolo pulcino d'oro e una miniatura della corona imperiale. Questa prima creazione entusiasmò così tanto gli zar che ordinarono a Fabergé di prepararne una serie da donare tutti gli anni.
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