di Raffaella VENERANDO
MENO INCENTIVI,
PIÙ CONDIZIONI PER LA CRESCITA
Le imprese del Mezzogiorno hanno bisogno di migliori economie esterne
Il problema dello sviluppo inadeguato del Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese è da sempre ritenuto come il più serio, costante e irrisolto cui l’Italia deve storicamente far fronte.
I “divari” del Sud rispetto al resto del Paese - gap di ambiente, di dotazioni infrastrutturali, di reddito, di occupazione e di opportunità - con il passare degli anni e delle legislature di vario colore piuttosto che ridursi, continuano a persistere profondi.
In ragione di questa complessità di scenario ben nota, verrebbe naturale aspettarsi (per poi essere delusi) che l’attenzione verso lo sviluppo del Mezzogiorno sia la prima voce da spuntare nell’ordine del giorno dell’agenda politica e istituzionale nazionale, o quanto meno che il Governo non intralci il cammino di quei pochi provvedimenti normativi di matrice regionale che potrebbero dare respiro all’imprenditoria campana. E invece, capita anche che si resti settimane intere con il fiato tirato nel seguire la vicenda che ha interessato il Paser (Piano di azione per lo sviluppo economico regionale) e la legge regionale sugli incentivi, prima di abbandonarsi a un sospiro di sollievo.
I due provvedimenti normativi pareva infatti dovessero arenarsi, ma l’allarme – che aveva destato preoccupazione diffusa - è rientrato e le due misure potranno riprendere il cammino di marcia.
Ma procediamo con ordine e proviamo a spiegare cosa era successo.
Nei primi giorni di febbraio, l'Esecutivo nazionale aveva messo sotto accusa gli articoli relativi all'istituzione del credito d'imposta regionale contenuti nella legge di semplificazione e riordino degli incentivi, approvata dalla Regione Campania in novembre.
I dubbi sulla presunta illegittimità degli articoli 3 e 4 della legge (comma 2), ravvisata dal Governo nella possibilità di compensare debiti inerenti a tributi regionali con crediti fiscali erariali, sono stati poi fugati in tempi da primato da una nota del 15 febbraio scorso in cui il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, ha reso noto al Governo nazionale, l'intenzione di introdurre una modifica agli articoli imputati, ritornando alla prima formulazione che prevedeva che le modalità di fruizione delle agevolazioni (credito d'imposta su investimenti e nuove assunzioni) fossero determinate «d'intesa con l'Agenzia delle Entrate».
L’illegittimità così da presunta è diventata insussistente e tutti i profili di incostituzionalità sono stati sanati. L'impugnazione davanti alla Corte Costituzionale da parte del Governo non ci sarà, quindi. Ha definitivamente spazzato via i dubbi l'assessore regionale alle Attività produttive Andrea Cozzolino che in una nota formale ha dichiarato lo scorso 21 febbraio: «Dopo le modifiche apportate, il Paser sarà a breve operativo con i bandi per i primi incentivi alle imprese».
Quel «a breve operativo» - è il caso di sottolinearlo – equivale a non prima dell'estate prossima, anche tenuto conto della imminente tornata elettorale di aprile. Infatti sarà necessario un nuovo passaggio in Consiglio regionale per rendere operativi i nuovi disciplinari e far partire i relativi bandi.
Un percorso non meno tortuoso ha interessato anche il credito d'imposta, ma questa volta a mettere i bastoni fra le ruote oltre al Governo di casa nostra ci si è messa pure l’Unione Europea. La misura, infatti, è stata reintrodotta con la Finanziaria 2007 prevedendo un bonus fiscale per quelle imprese interessate a investire in nuove strutture, oppure decise ad assumere nuovo personale. Lo scorso anno però nessuna impresa ha potuto beneficiare della misura poiché mancava un passaggio fondamentale: il disco verde da parte di Bruxelles, arrivato con un anno di ritardo lo scorso 31 gennaio. Finalmente, con l’approvazione recente del decreto mille-proroghe da parte della Camera si è avuta la proroga al 31 dicembre 2007 e 2008 dei termini per usufruire del credito d'imposta per gli investimenti al Sud per quelle aziende ammesse all'agevolazione nel 2005 e nel 2006 (con 295 voti a favore e 5 contrari). Ha inizio così la nuova stagione dei crediti d’imposta per l’occupazione e gli investimenti nel Mezzogiorno. È il caso di dire “meglio tardi che mai”.
Nell’era globale si pone poi la necessità della crescita delle piccole e medie imprese, da sempre l’ossatura portante del nostro sistema produttivo, e anche in relazione alla crescita dimensionale delle imprese un ruolo importante potrebbero svolgerlo gli incentivi. Non bisogna trascurare infatti che il sostegno alla crescita di una piccola e media impresa è forse addirittura più importante di quello che ne consente l’avvio. Le agevolazioni infatti potenzialmente possono svolgere un ruolo significativo nell’ambito delle politiche di investimento delle imprese, in quanto sono capaci di incoraggiare le scelte imprenditoriali.
La storia recente, soprattutto quella che ha interessato il sistema di imprese nel Mezzogiorno, dimostra però che gli interventi generici, a pioggia, si sono rivelati di scarso effetto, soprattutto sul piano della qualità degli investimenti. Anche la fiscalità di vantaggio per le imprese che operano nel Sud Italia è un tema ricorrente nel dibattito politico-economico italiano.
Bene potrebbero fare anche le zone franche urbane, istituite con la Finanziaria 2007 e riproposte quest’anno, rendendo possibili alcune forme di fiscalità compensativa.
In proposito però vale la pena ricordare come anche questi strumenti sono ancora in stand by poiché dovrà essere il Comitato interministeriale ad individuare le specifiche aree interessate.
Vale la pena ricordare che questa misura non è pensata ad hoc per il rilancio delle aree degradate del Mezzogiorno perché nei fatti è stata estesa a tutta Italia senza modificare la dotazione finanziaria, assai modesta (100 miliardi per il biennio 2008-2009) se si tiene conto del numero elevato dei potenzialmente interessati.
Ma se non si esce fuori della logica della negoziazione politica – come ha sottolineato il sottosegretario all’Economia Nicola Sartor -, se non si assiste a una radicale modifica dei comportamenti degli attori dello sviluppo, nessun incentivo sarà mai capace di liberare le risorse e le energie che occorrono allo sviluppo delle aree meridionali e accrescere così il livello di competitività del sistema economico italiano nel suo complesso. Il presidente di Confindustria Montezemolo da tempo continua a ripetere che occorre mettere il Sud in condizione di crescere, una crescita possibile solo se migliorano tutte le condizioni di contesto territoriale, quindi in primo luogo la sicurezza ma anche l’efficienza dell’apparato burocratico, oltre alla sempre presente esigenza di infrastrutture più adeguate. Occorrono quelle condizioni essenziali per adeguare gli andamenti della produttività delle imprese meridionali a quelli delle imprese del Centro-Nord e per incrementare il grado di attrattività dei territori meridionali verso gli investimenti esterni. Al Sud, infondo, serve quello che è necessario all’intero Paese: una politica industriale maggiormente incisiva, che sia capace di guardare alle imprese come al motore dello sviluppo reale.
Al Sud occorre più concorrenza, ma anche più investimenti pubblici in luogo di incentivi infruttuosi, che creino migliori "economie esterne" per le imprese.
In particolare, al Sud servono relativamente poco tanti incentivi indistinti (sia diretti, come con la 488; sia indiretti, come i costosissimi crediti di imposta) per far aumentare la produzione delle attuali imprese, e più incentivi a farle cambiare (fusioni, ricerca, commercializzazione), a metterle insieme e a farne nascere di nuove. Soprattutto, serve spostare risorse pubbliche dagli incentivi agli investimenti, in particolare insistendo sulla tutela della legalità dei territori e della giustizia, sulla formazione, sui collegamenti infrastrutturali. Non incentivi alle imprese ma condizioni per la crescita per dire addio definitivamente ai vecchi cliché di un Sud con la mano tesa, che dipende dallo Stato e spreca il denaro pubblico.
Gli imprenditori campani in particolare hanno bisogno di concretezza, di tempi certi, soprattutto in questo momento così delicato per il nostro territorio al centro di un danno di immagine senza precedenti.
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