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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2008
 


EDITORIALE - Home Page
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Tra etica della responsabilitÀ e riforma della governance dei territori

Agostino Gallozzi
Presidente Confindustria Salerno



Tempo di elezioni politiche ed anche amministrative. Tempo, quindi, di esposizioni programmatiche. Tempo, cioè, di costruzione di quelli che in genere si sono rivelati "libri dei sogni". Anche le semplificazioni più recenti, però, lasciano la sensazione di essere orientate più a conquistare il potenziale pubblico di votanti, che a rispondere alla reale esigenza di stabilire pochi e importanti obiettivi da raggiungere dopo le consultazioni.
Nel dibattito di questi giorni vale la pena di soffermarsi con attenzione su due aspetti richiamati da Giuseppe De Rita sulle colonne del Corriere della Sera. «Piattaforma logistica per competere nel mondo e governo comunitario per vivere bene nelle realtà locali sono le vere sfide del futuro e solo su di esse si può pensare a comprensibili programmi e impegni politici, che non siano elenchi più o meno griffati ma di gramo destino». Emergono, quindi, due priorità per fare ripartire il Paese nella sfida della competitività internazionale: da un lato la reale funzionalità di "piastre territoriali" inserite nelle grandi reti globali della mobilità (di merci e di persone); dall'altro l'esigenza di stabilire un controllo operativo della governance dei processi decisionali che determinano il futuro delle comunità locali.
Questo percorso impone alle imprese di intensificare l'assunzione del principio della "responsabilità sociale" a conferma della "centralità" dell'azione imprenditoriale nei processi di crescita condivisa. È in questo senso che occorre un ulteriore "salto" culturale: dalla "business community" alla "social community" che contempla alcuni riferimenti fondamentali: la priorità del fattore-tempo; la semplificazione della filiera istituzionale; l'efficienza e la trasparenza della P.A. ad ogni livello.
In questo scenario di riferimento, più in generale, si inserisce con forza la necessità di alleggerire il carico fiscale sulle imprese, perché è diventato ormai evidente che i costi di gestione rappresentano un freno "pesante" alla competitività. Né, d'altro canto, è possibile sottovalutare che il reale potere di acquisto dei salari è sempre più basso. Altra questione da valutare a fondo: se le aziende devono investire in efficienza e, quindi, in innovazione e tecnologia, altrettanto è chiamato a fare il sistema pubblico. Lo Stato e le altre Istituzioni devono provare a camminare di pari passo con le imprese. Senza efficienza e trasparenza amministrativa non può esistere un sistema-Paese che "combatte" ad armi pari in Europa e nel mondo.
Nell'ambito del Mezzogiorno, come già più volte ribadito, appare evidente che l'economia della Campania senza il manifatturiero non può reggere la spinta dei mercati interni ed esteri. Ecco perché è necessario individuare strategie ed interventi a sostegno del tessuto produttivo esistente e, nello stesso tempo, rendere più attrattive le aree riservate alle attività industriali. La prima sfida programmatica è proprio questa, anche se è stata raccolta - da destra, da sinistra e al centro - già troppe volte senza successo.

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