a cura di Raffaella Venerando
La realtÀ “elementare” di Beatrice Fineschi
Aria, acqua, terra e fuoco
nelle tele della pittrice toscana
Dal lunedì al venerdì è impegnata a gestire la propria azienda a Prato, a contatto con grandi numeri e centinaia di dipendenti; il weekend lo trascorre tra tele e pennelli, dedicandosi all’arte, passione che coltiva da sempre e che occupa un posto importante nella sua vita.
Stiamo parlando di Beatrice Fineschi, una S.p.A. con clienti internazionali e una produzione artistica che l’ha portata all’attenzione dei collezionisti di tutto il mondo, tra cui Hillary Clinton, che si è innamorata dei suoi imponenti trittici.
La sua mostra “E LE MENTI”, che nel mese di febbraio ha ottenuto un grandissimo successo a Milano, convincendo visitatori e critica, è la fatica più recente di questa eclettica artista, con la predilezione per la pittura e qualche incursione nella scultura, come “L’omaggio agli eroi”, dedicato alle vittime dell’undici settembre.
Nell’esposizione milanese ha presentato per la prima volta al pubblico una serie di grandi tele, dedicate ad aria, acqua, terra e fuoco: l’artista gioca con i quattro principi costitutivi con cui leggere e comprendere il reale, che non possono e non devono essere considerati distintamente gli uni dagli altri, ma vanno valutati in base ai reciproci legami imprescindibili.
Ecco perché ogni quadro racchiude in sé tutti i quattro elementi: l’aria, che richiama la leggerezza e la levità, ma che è anche testimonianza di una tensione verso l’astratto, l’impalpabile, la ricerca costante dell’essenza che da sempre caratterizza la produzione di Beatrice Fineschi; l’acqua, riferimento alla forza generatrice, mobile, flessibile, eppure in grado di trasmettere una placida pacatezza; la terra, che rappresenta il forte richiamo alle proprie radici e il bisogno di appigliarsi ad una concretezza, che viene comunque messa costantemente in discussione dalla creatività dell’artista; ed infine il fuoco, componente centrale nell’opera della pittrice quale elemento in grado di produrre grandi trasformazioni e diventato protagonista assoluto in una serie di quadri nati dopo un viaggio in Sicilia e che della terra siciliana rievocano sensazioni e suggestioni: il rosso che richiama l’eruzione di lava dell’Etna o il vermiglio e i toni caldi che esprimono la forza e l’energia dell’antica Trinacria.
Per rappresentare una realtà sfaccettata e complessa, nella quale di volta in volta prevale un aspetto rispetto all’altro, in un infinito gioco di richiami, un’unica angolazione sembra non bastare. L’artista perciò distrugge e supera i tradizionali schemi pittorici e crea opere che non sono vincolate ad un’unica prospettiva espositiva, ma che possono essere letteralmente “ruotate”: modificando l’inclinazione del quadro, cambia anche nello spettatore la percezione dell’elemento (apparentemente) prevalente.
Questa nuova e destabilizzante prospettiva, che rivoluziona la modalità di approccio all’opera pittorica, segna un’ulteriore e significativa tappa nella carriera di Beatrice Fineschi, che ha saputo coniugare capacità e grinta da imprenditrice con la creatività e l’estro dell’artista.
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