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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2008
 


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TUTTO IN UN WEEKEND

di Raffaella Venerando


La Settimana Santa
di Sessa Aurunca
La Madonna delle galline a Pagani
La devozione
di Sorrento
La Processione
del Venerdì Santo
di Acerra
La processione
delle Croci di Calitri
La via dolorosa
a Foglianise
Il Venerdì Santo
a San Lorenzo Maggiore
Il Sabato dei Fuochi a Somma


La processione delle Croci di Calitri

La Processione delle Croci, organizzata dall'Arciconfraternita dell'Immacolata Concezione, aveva luogo prima che albeggiasse, così da permettere ai contadini - terminata la funzione - di recarsi al lavoro in campagna. I confratelli partivano dalla chiesa dell'Immacolata ch'era ancora buio, percorrendo, con passo lento e solenne, le principali vie del paese, per giungere infine alla collinetta detta “Calvario”, prospiciente il centro storico di Calitri (Av). I confratelli – che metaforicamente accompagnavano Gesù nella sofferenza della Passione – erano avvolti da un lungo camice bianco, tenuto stretto alla vita da un cordone azzurro, e in testa recavano un cappuccio bianco sul quale poggiava una corona di spine. In origine, il corteo era aperto da un tamburo, che batteva note lugubri e flebili. Più di recente, il corteo veniva aperto da un crocifero, affiancato da due confratelli che portavano una lanterna accesa issata su di un palo. Alla Croce veniva appeso un bianco lenzuolo, simbolo del sudario di Cristo. Un tempo, subito dietro la Croce, venivano portati gli strumenti della crocifissione (scala, lancia, canna con spugna, chiodi, martelli, ecc.). Seguiva il resto dei confratelli, disposti in fila indiana ai due margini della strada; il centro era riservato a quelli che recavano, a spalla, grosse croci di legno. Prendevano parte alla processione anche i bambini, indossando il medesimo costume degli adulti. Venivano poi il cataletto del Cristo deposto (un tempo circonfuso della luce di numerose candele), la statua dell'Addolorata (in origine portata a spalla da alcune “pie donne”) e la schiera dei fedeli.
I confratelli e la gente comune accompagnavano il tragitto con canti atavici; spesso - a causa della lunghezza del corteo - accadeva che la testa cantasse diversamente dalla coda, con un effetto sonoro particolarissimo. La processione attraversava le principali vie del paese, stazionando nelle chiese più importanti, e ad ogni sosta corrispondeva una stazione della Via Crucis di Gesù. Le soste, oltre al significato religioso, ne avevano un altro di carattere pratico: davano modo ai fedeli e ai confratelli di riprendere fiato. Dopo la sosta alla chiesetta di S. Berardino, iniziava l'ascesa al Calvario, lenta e faticosa, interrotta dalla recitazione di preghiere e atti penitenziali.
Gli scalini che permettevano di arrampicarsi sulla collina erano sconnessi e maltenuti, cosa che - accanto alla brina mattutina - facilitava scivoloni e cadute. Una volta in cima, il sacerdote teneva l'omelia, ma, dato il ristretto spazio disponibile, i più non riuscivano ad ascoltarla, e addirittura la coda del corteo guadagnava la sommità solo dopo che la testa (tutti i confratelli) ne era discesa. Alle nove del mattino, quando la processione faceva il suo rientro nella chiesa dell'Immacolata, le note del Miserere ponevano fine alla cerimonia; alcuni, a tal punto, rimanevano in chiesa per l’adorazione al Santo Sepolcro.
La tradizione della Processione delle Croci sopravvive – pur con alcune varianti – ancor oggi, attirando in paese turisti e curiosi.
(Testo tratto da www.calitritradizioni.it
Foto di: Antonio Zabatta)
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