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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2008
 


STORIE D'IMPRESA - Home Page
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di Raffaella Venerando

alessi,
la fabbrica dal cuore artigiano


Sul lago d’Orta, ad Omegna, l’officina dei poeti del design.
Qui prendono vita pezzi di un’arte che parla lingue diverse



Alberto Alessi,
Amministratore Delegato Alessi


Esistono cose che stanno nello spazio e nel tempo e che hanno una loro precisa forma, una dimensione, un peso, una destinazione d’uso specifica, che per essere “continuamente sotto gli occhi” quasi non sono più visibili.
E poi ci sono le creazioni di Alessi, oggetti di uso comune ma con dietro e dentro storie personali che li rendono vere opere d’arte capaci di commuovere, di innovare, di stupire, di regalare buonumore.
Alessi ha nel tempo avvicinato la cultura popolare al design, creando tra i due un rapporto nuovo, dando vita – soprattutto negli ultimi anni e con l’ultima sua generazione di creativi – a punti di contatto e valori facilmente condivisibili e comprensibili contenuti in oggetti multiculturali, che vengono da mondi progettuali diversi, ciascuno con la sua storia, il suo carattere e il suo desiderio di trasmettere divertimento ed energia.
Tanti i nomi che hanno fatto la storia e la fortuna di Alessi dagli anni Settanta in poi: Franco Sargiani, Ettore Sottsass, Richard Sapper, Achille Castiglioni, Alessandro Mendini, Aldo Rossi, Michael Graves, Philippe Starck, Stefano Giovannoni e Guido Venturini, solo per citarne alcuni tra i più famosi, cui va il merito di aver saputo rappresentare - come dice Alberto Alessi - «qualcosa più grande di noi».



Alessi: un marchio, una filosofia, una storia...Cominciata?
La Alessi è una delle aziende in cui trova espressione un fenomeno tipico della cultura industriale italiana, quello delle “Fabbriche del design italiano” o, come le ha definite Alessandro Mendini (designer, architetto e consulente di immagine di fama internazionale, ndr), delle “Fabbriche estetiche”. Noi siamo originari della Valle Strona. In questa valle stretta e povera delle Alpi italiane, vicina alla Svizzera, sopravvive l’antica tradizione della produzione artigianale di oggetti di legno e metallo. A partire dal secolo XVII, molti abitanti della valle emigrarono in Germania, più precisamente in Vestfalia, per imparare a fabbricare oggetti di uso domestico in peltro. Alcuni rimasero là a lavorare. Altri, invece, fecero ritorno in valle, dove aprirono alcune piccole officine. In seguito, verso la metà dell’Ottocento, il più coraggioso tra loro (un certo Baldassarre Cane) decise di scendere fino alle sponde del lago, a Omegna, dove fondò la prima vera fabbrica di casalinghi in metallo. Nei decenni furono molti a seguire il suo esempio, tanto che da quelle officine è nata la monocultura industriale del casalingo omegnese. All'epoca i metalli usati erano alpacca, ottone, rame, latta, alluminio, e solo a partire dal dopoguerra si comincia a utilizzare quella lega che la vincerà su tutti gli altri: l'acciaio inossidabile, il cui ciclo storico è ancora saldamente in sviluppo. I miei due nonni: il nonno materno Alfonso Bialetti, e quello paterno Giovanni Alessi, il fondatore della Alessi nel 1921, sono entrambi eredi di quell’antica tradizione artigianale, anche se poi, in veste di produttori, intrapresero due strade diverse: Alfonso Bialetti inventò, progettò e fabbricò negli anni ‘30 la caffettiera ottagonale in alluminio fuso, mentre la Alessi, nell’arco della sua esistenza, ha lanciato sul mercato diverse migliaia di articoli. Oggi il catalogo Alessi propone circa 2.000 prodotti diversi. E ancora oggi la Alessi continua ad essere sinonimo di oggetti d’artigianato realizzati con l’aiuto delle macchine: voglio dire con queste parole che, anche se la nostra tecnologia, i nostri strumenti di lavoro sono contemporanei e industriali, la no stra pratica profonda, quella da difendere, il nostro cuore, è rimasto invece artigianale.

Lei si sente più imprenditore o più creativo?
…in fondo né l’una né l’altra cosa: non penso proprio che avrei scelto di fare l’imprenditore se non fossi nato in quella famiglia e non fossi stato il primo della mia generazione. Per contro, bhè, si, forse mi sarebbe piaciuto fare “il creativo”, intendo una professione classificata come creativa, ma sinceramente non ci ho mai provato e quindi non so se ne sarei stato capace.

Quale aggettivo descrive di più e meglio l'estetica degli oggetti Alessi?
La multiculturalità, cioè la capacità di esprimere, di dare vita a forme di design molto legate alla cultura nativa dei loro designer (ancora oggi se uno cerca le migliori espressioni del design francese deve per forza aprire il catalogo di una fabbrica del design italiano, e lo stesso per il design inglese o, che so, brasiliano), e così lontane tra loro…

Quanto è importante instaurare una relazione personale con il designer?
Fondamentale…ancora oggi mi accorgo che se manco nel contatto con un designer il processo ne risente.



Perché ha voluto creare anche un museo?
Per documentare la storia della Alessi come fabbrica del design italiano. È per me uno strumento di lavoro essenziale, e contiene anche tutti i prototipi di progetti che alla fine non abbiamo realizzato…

Quale è il suo sogno incompiuto?

Essere un grande scrittore.

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