Un anno di intensa attivitÀ
Cicala: «Confindustria protagonista sul territorio»
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Un anno di intensa attivitÀ
Cicala: «Confindustria protagonista sul territorio»
ai lavori dell’assemblea annuale dell’associazione degli industriali anche il presidente
del Comitato Mezzogiorno Cristiana Coppola: «Fondi strutturali da riprogrammare»
«É stato un anno intenso, ricco di iniziative, sul fronte della legalità, dello sviluppo, dell’ambiente, dell’innovazione, dell’internazionalizzazione: settori e tematiche rispetto ai quali Confindustria Caserta non ha svolto mai un ruolo passivo, ma sempre attivo e propositivo». I toni con cui il presidente Carlo Cicala introduce, il 24 giugno scorso, l’assemblea annuale ordinaria di Confindustria Caserta - l’ultima del suo mandato quadriennale che scade a dicembre - sono di soddisfazione, ma misurati. Soprattutto quando - tra gli altri argomenti - affronta il tema della criminalità, «prima, tra le molte emergenze di questa provincia, che soffoca la vita economica e inquina il tessuto sociale». E rispetto alla quale non bisogna abbandonarsi alla rassegnazione. Anzi. «Le denunce fatte negli ultimi tempi dai nostri iscritti contro la criminalità - sottolinea Cicala - sono un segnale positivo. Confindustria è sempre stata sensibile al problema della sicurezza, uno degli argomenti sul quale ci siamo confrontati spesso anche con le istituzioni».
Diventano invece enfatici, i toni, quando Cicala sottolinea la partecipazione, ai lavori, della casertana Cristiana Coppola, già numero uno degli industriali campani, appena diventata vice presidente nazionale di Confindustria con delega al Mezzogiorno. E di Gianluigi Traettino, altro figlio di questa associazione, entrato nella squadra del presidente nazionale del Gruppo Giovani, Federica Guidi, con la delega per l’Etica e il Mezzogiorno. «É la prima volta, in sessant’anni di storia, che la nostra Territoriale esprime rappresentanti ai massimi livelli», dice non senza orgoglio Cicala.
Quindi un affresco a tutto campo dell’attività svolta, ma anche e soprattutto l’occasione per fare riflessioni: sull’emergenza rifiuti (proponendo una gestione moderna e innovativa della gestione dell’intero ciclo), sull’Accordo di programma (per il quale determinante è stato il ruolo di scouting affidato a Confindustria Caserta), sulla Camera di Commercio (tornata alla gestione ordinaria). «Un ruolo attivo, mai marginale, quello svolto dalla nostra associazione», ribadisce Carlo Cicala. Il quale ricorda poi l’organizzazione a Caserta («per la prima volta lontano da Prato») del Forum della Piccola Industria (cui è intervenuto anche l’ex presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo), le sinergie avviate con il mondo universitario (Technodistrict, i progetti Re-energy e la tematica del Reach), i programmi per favorire l’espansione internazionale delle aziende casertane. L’ultimo, in ordine di tempo, con obiettivo Cina: «Una grande opportunità di affari e una occasione di sviluppo per le nostre imprese», dice Cicala.
Infine, le operazioni di rito (approvazione all’unanimità dei bilanci consuntivo e preventivo e della delibera contributiva) prima di passare la parola alla protagonista della serata: Cristiana Coppola, alla sua prima uscita ufficiale nel ruolo vice presidente di Confindustria, riservata appunto alla sua Territoriale. Per Cristiana Coppola sono tre le aree sulle quali bisogna impegnarsi con forza per far sì che il Mezzogiorno da ostacolo diventi una risorsa per l’intero Paese: una nuova politica per i fondi strutturali, la battaglia per la legalità e lo sviluppo dei talenti.
«A quasi 150 anni dall’Unità d’Italia i numeri parlano ancora di un’Italia divisa in due. Se il Paese è in difficoltà - ricorda la Coppola - il Sud arranca. Fatto 100 il Pil per abitante del Centro nord, quello delle regioni meridionali, ricorda la Svimez, è 60,3». Sono cifre impietose quelle snocciolate dalla responsabile del Mezzogiorno. «L’indice di competitività media dell’UE a 27 paesi è 100, quello del Centro nord è 27, mentre quello del Mezzogiorno precipita a 66. Il divario tra nord e sud sembra destinato a rimanere costante: il pil pro capite del 2007 è stato pari al 57,5 di quello del Centro nord: una differenza di oltre 42 punti percentuale, esattamente come trent’anni fa».
Per Cristiana Coppola gli ostacoli del Mezzogiorno si chiamano infrastrutture, legalità e sicurezza, burocrazia e fisco, e a questi si aggiunge anche il recente fenomeno della nuova emigrazione intellettuale. «La tentazione, di fronte a queste difficoltà, è quella di invocare un nuovo grande progetto per il Mezzogiorno - dice -. Il Sud ha bisogno di un investimento straordinario, ma sarebbe sbagliato parlare soltanto di quattrini. Tutt’altro. L’investimento deve consistere innanzitutto in un deciso cambiamento di mentalità: occorre assumere fino in fondo la logica del mercato e della liberalizzazione dei mercati. Per poter affrontare e superare gli ostacoli delle infrastrutture, della legalità e della sicurezza, ma anche della burocrazia, si deve prima di tutto cambiare l’humus sul quale queste difficoltà attecchiscono e proliferano». Insomma, “il cambiamento deve essere culturale”.
Il Meridione non è un minorenne da tutelare. Troppe tutele hanno finito per dissanguare l’economia meridionale, creando distorsioni che hanno penalizzato e bloccato lo sviluppo naturale del mercato. «È assolutamente necessario ristabilire equilibrio tra pubblico e privato - ricorda Coppola - ricostruendo un rapporto corretto dove il privato rischia e investe, e dove il pubblico non fa l’imprenditore, ma mette l’impresa nella condizione di crescere e di competere».
Per il resto la partita - ricorda la vice presidente di Confindustria - si gioca su una nuova politica dei fondi strutturali. «Occorre un’analisi obiettiva e severa delle cause del fallimento di Agenda 2000-2006 prima di dare l’avvio ai nuovi progetti». Che devono essere ricondotti a poche priorità come ricerca, produzioni innovative e infrastrutture. Cristiana Coppola tocca, poi, il nervo scoperto delle questioni emergenziali contingenti: legalità, rifiuti, lavoro. Nel primo caso, lotta alla criminalità senza quartiere. I proventi del racket raggiungono in alcune regioni del Sud oltre l’1% del Pil regionale. «Il principio che chi paga il pizzo non può fare parte della nostra associazione deve essere acquisito come patrimonio comune», ribadisce. Ma aggiunge: «Chi denuncia va realmente protetto e trovare attorno a sé una solidarietà che lo renda forte». Infine, le questioni rifiuti e lavoro. «Il dramma dei rifiuti costituisce l’emblema delle contraddizioni che stiamo vivendo. Un dramma che ha mostrato ancora una volta come gli imprenditori si trovano a dover rispondere di colpe non loro. Noi imprenditori siamo in prima linea su molti fronti», sottolinea, «ma vogliamo essere anche i protagonisti della riscossa del Mezzogiorno».
L’intervento è sottolineato da un lungo e caloroso applauso e da una targa ricordo consegnata alla vice presidente di Confindustria con cui Cicala, a nome di tutti gli associati, sottolinea il momento.
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