di Antonello Tolve, Critico d’arte
“Un doppio sguardo”:
il Filiberto Menna di Angelo Trimarco
L’artista, l’opera, il pubblico - dialoghi d’artista e laboratori didattici
Complesso Monumentale di Santa Sofia, Salerno
Riaprire una pagina di storia dell’arte contemporanea, rileggere quel tessuto fittissimo di trame investigative in cui arte e critica d’arte hanno lavorato a stretto contatto per costruire il futuro (sociale, politico, economico del nostro Paese), ripercorrere, ancora, le controversie teoriche e i luoghi di battaglia riflessiva (giornali, riviste, convegni) in cui, ognuno a suo modo, ha contribuito con uno sguardo riflessivo e, nel contempo, partecipe. Con Filiberto Menna. Arte e critica d’arte in Italia. 1960/1980 (La Città del Sole, 2008), Angelo Trimarco traduce in realtà - cosa di grande interesse tanto per lo studioso specializzato quanto per il semplice curioso che vuole avvicinarsi ad una stagione artistica e teorica assai intricata - non solo un discorso, «ancora incandescente», teso a dispiegare (attraverso «un doppio sguardo», «microscopico» e «macroscopico») la sorprendente figura di Filiberto Menna, ma anche un più ampio dibattito, tra arte e critica d’arte, appunto, in cui si sono dispiegati luoghi e occasioni tesi ad aprire scenari ancora vivi e seducentemente presenti.
«L’intenzione di questo testo - suggerisce Trimarco nell’Avantesto - non è solo quella di ricostruire l’itinerario intellettuale di Filiberto Menna, tra i protagonisti della scena dell’arte e della critica, in Italia, nel secondo Novecento, quanto riflettere sullo svolgimento e sugli intrecci dell’arte e della critica - sui loro mutamenti e sulle loro fratture - in una curvatura di tempo, appunto, dagli anni Sessanta agli Ottanta del secolo scorso, che segna l’acme e, insieme, il declino dei “grandi racconti” dell’avanguardia, del movimento dell’architettura moderna e, naturalmente, delle teorie e delle procedure critiche che ne hanno accompagnato il cammino».
Da La scuola romana che «è stata, certo, propositiva e attiva nel campo del presente dell’arte» rileggendo, poi, «Mondrian, in particolare», nervo primordiale al quale Menna ritorna più volte «per provare e verificare i movimenti dell’arte - l’autonomia e i suoi limiti - e le stesse ragioni della pratica della critica». I percorsi dell’arte in cui si sviluppano paesi critici e artistici eterogenei in cui Filiberto Menna propone il proprio progetto critico, i suoi orientamenti e le sue proposte; il dibattito sulla città, la Pop art, la nuova poetica dei Gruppi nati sotto il segno dell’arte programmata, l’asse familiare Venturi-Argan, il rapporto tra arte e vissuto quotidiano, le frequentazioni con il metodo psicoanalitico e linguistico, la Profezia di una società estetica e Il progetto moderno dell’arte, La linea analitica dell’arte moderna. Insomma: questo ultimo straordinario (etimologicamente parlando) libro di Angelo Trimarco, maestro che si muove, con disinvoltura e atavica agilità, direi, tra gli studi del «sistema dell’arte della modernità e dei suoi radicali mutamenti», praticando «un pensiero di confine tra arte, architettura e filosofia, tra teoria dell’arte ed estetica», si presenta denso, fibrillante di contenuti, aperto a strade, contrade e incroci critici, a regioni estetiche che dialogano con il mondo dell’arte e con il mondo della vita che - è sempre Trimarco a suggerirlo in un suo splendido libro del 1992, Il presente dell’arte - tra «i mille significati che la riguardano, resta per tutti l’orizzonte dentro il quale si tesse la trama dell’opera». |