Salerno, cittÀ delle opportunitÀ e della solidarietÀ
Un soggetto “guida”
per lo sviluppo del territorio
La cittÀ deve aprirsi
al territorio
Primo Premio Best Practices per l’Innovazione
Gestione dei rifiuti: l’importanza del “recupero”
aNCE
La cittÀ deve aprirsi
al territorio
Antonio LOMBARDI
Vanno incentivati gli interventi urbanistici “in variante”, sulla scorta di una regolamentazione flessibile
I recenti confronti che l'Ance Salerno ha svolto con i quattro candidati a sindaco della città di Salerno hanno riproposto l'estrema valenza delle problematiche legate alle nuove normative in materia urbanistica, e segnatamente del tema delle varianti.
Argomenti, questi, sui quali l'Ance Salerno ha inteso prospettare una nuova filosofia d'intervento, che costituisce la nostra concreta proposta di trasformazione urbanistica, con due obiettivi fondamentali.
Il primo è rappresentato dalla ineluttabile necessità di regolamentare e disciplinare lo sviluppo della città, indirizzandone e canalizzandone interventi e insediamenti produttivi, edilizi, standard e quantaltro, nell'ottica di una trasformazione regolamentata, organica e coerente con il disegno complessivo attuato dal Prg, ora Puc. Il secondo obiettivo, altrettanto rilevante, è quello di non "ingessare" la città in un quadro di norme e disposizioni che impediscono, o nella migliore delle ipotesi, rendono tortuosi e burocraticamente snervanti interventi "in variante" della normativa urbanistica.
In quest'ottica abbiamo voluto proporre due esempi emblematici di regolamentazioni urbanistiche che, pur in quadro di disciplina generale organica e coerente, non hanno frenato ma anzi alimentato e promosso progetti di sviluppo provenienti dal basso: dagli investitori, dalle società di trasformazione, dagli imprenditori, da grandi studi di progettazione.
Si tratta delle amministrazioni che di recente hanno governato le città di Roma e di Milano: due grandi metropoli, amministrate la prima dal centrosinistra, l'altra dal centrodestra.
In entrambi i casi l'adozione del Piano regolatore non ha frenato, ma anzi ha promosso e incentivato interventi urbanistici "in variante": progetti spesso di enorme rilevanza architettonica, urbanistica e economica, mai vissuti dalla collettività come forme di speculazione e approfittamento, come spesso avviene dalle nostre parti.
Le ragioni di questa differente filosofia urbanistica, ma anche di questo diverso modo di concepire gli interventi sul territorio, risiedono proprio nella diversa regolamentazione adottata.
Oggi, è notorio, il mercato globalizzato si muove con ritmi e con una tempistica assolutamente inimmaginabili qualche anno addietro. Pensare ad un Puc rigido o comunque poco elastico, vuol dire quindi imbrigliare, ove non stroncare sul nascere, ogni opportunità di crescita e di sviluppo. D'altro canto neppure si può immaginare uno strumento eccessivamente "aperto" che finisca per schiudere le porte della città ad ogni pur possibile speculazione del territorio.
L'idea dell'Ance per il futuro di Salerno guarda ad un Puc che, nelle sue linee generali, ma in maniera articolata, chiara, concreta, definisca le linee di sviluppo della città per il prossimo futuro, indirizzandone le vocazioni e le attitudini, e attribuendo alle diverse aree destinazioni d'uso strategiche e funzionali al piano complessivo. Un Puc, insomma, che indichi gli interventi e le filosofie "invarianti" o invariabili e nel contempo suddivida il territorio in zone, con i relativi indirizzi per la conservazione e la trasformazione.
Il tutto però, e in questo sta il carattere rivoluzionario di una simile regolamentazione (che non a caso a Roma e Milano ha dato eccellenti risultati), con una regolamentazione che non "ingessa" la città ma al tempo stesso non la lascia urbanisticamente in balia degli eventi.
Spetta poi ai Pua, ai Piani Urbanistici Attuativi, entrare nel merito dei singoli interventi, dei piani analitici e dettagliati per le diverse zone cittadine, con programmi puntuali e circostanziati.
La differenza tra un Puc eccessivamente analitico e regolatorio e una simile filosofia urbanistica non è di poco conto: demandare ai Pua la regolamentazione particolareggiata degli interventi equivale a garantire quella flessibilità che, pure in un quadro organico generale (il Puc) che ne rappresenta il substrato vitale e l'antefatto imprescindibile, equivale ad assecondare quelle continuamente mutevoli esigenze degli investitori, ma anche della città e delle amministrazioni locali, come pure della collettività stessa.
L'idea dell'Ance è quindi quella di aprire la strada della concertazione con tutte le categorie produttive affinché si pervenga ad uno strumento urbanistico in grado di canalizzare e sfruttare al meglio tutte le vocazioni e le attitudini del territorio: un Puc insomma che definisca in maniera chiara e inequivoca dove saranno previsti insediamenti abitativi, dove saranno allocate le strutture sportive e quelle turistico-ricreative, dove gli impianti produttivi e quant'altro, senza tuttavia entrare nel merito della concreta tipologia degli interventi da realizzare.
Una simile regolamentazione stronca sul nascere (e previene per il futuro) le polemiche di questi mesi legate alle "varianti". Qualsiasi insediamento - sia esso produttivo, turistico, ludico, abitativo - purché in linea con il disegno complessivo della città delineato dal Puc, non verrebbe vissuto e concepito come una colata di cemento o un meccanismo speculativo.
Né d'altro canto renderebbe agevolmente proponibili interventi in variante che stravolgono gli indirizzi generali individuati per una specifica area della città.
Il Puc, in tal modo, non ingesserebbe la città nelle sue procedure e nei suoi iter amministrativi spesso talmente tortuosi da stroncare sul nascere ogni possibile eventuale intervento innovativo. E ne renderebbe anche più agevole e spedita l'approvazione, giacché l'analisi di merito - più specifica, complessa e articolata - verrebbe poi demandata ai singoli Pua.
In ogni caso e indipendentemente dalla strategie che si vorranno perseguire, è assolutamente necessario che la città si apra concretamente al territorio recependone indicazioni, proposte e progetti, siano essi compatibili o meno con il Puc, senza posizioni preconcette o beceri apriorismi. È necessario cioè che trovino concreta attuazione e stabilizzazione quegli organismi partecipativi che a Roma come a Milano, hanno istituzionalizzato il confronto tra i vari enti preposti e le categorie produttive, accelerando i tempi della burocrazia e semplificando l'azione amministrativa. Senza questo step ogni idea di città, ogni progetto d'intervento è destinato a scontrarsi con una tempistica burocratica fuori da qualsiasi logica.
Presidente Ance Salerno
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