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  Dicembre 2012

Articoli n° 6
LUGLIO 2006
 


Inserto
CONFINDUSTRIA DI SALERNO

Relazione del Presidente Andrea Prete

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Con l’innovazione,
competere si puÒ

Pasquale PISTORIO

Il coraggio di fare degli imprenditori rimane una componente essenziale per cambiare le sorti della nostra economia


Il mondo è cambiato in modo permanente all'indomani di due innovazioni tecnologiche importanti: la digitalizzazione dei dati e la rete.
Grazie a queste due svolte epocali, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e l'abbattimento della residuale remora politica alla globalizzazione, il fenomeno di forte integrazione nel commercio mondiale e la crescente interdipendenza dei paesi gli uni dagli altri è esploso in tutta la sua potenza, imponendo anche al nostro Paese pesanti sfide.
Da un lato si sono create tensioni notevoli per il mondo competitivo e, dall'altro, opportunità di mercato prima inesistenti.
Senza più confini, nuovi Paesi - tra questi Cina e India in testa - sono emersi e hanno cominciato ad operare con una struttura di costi assolutamente impareggiabile, mentre i Paesi sviluppati più dinamici - Stati Uniti Europa e Giappone -, si sono riorganizzati così da offrire prodotti a più alto contenuto innovativo, compensando la debolezza di costi.
E l'Italia?
Il nostro Paese, in notevole ritardo per quanto concerne gli investimenti in ricerca e innovazione, rischia di essere schiacciato tra questi due blocchi (i paesi emergenti con costi più bassi e i paesi avanzati con prodotti a contenuto innovativo più elevato).
Stando ai numeri, negli ultimi cinque anni la crescita del prodotto interno lordo italiano è stata dello 0,6%, mentre la media dell'Europa a 25 si è attestata sull'1,9% e quella dell'Europa a 15 sull'1,6%.
Se guardiamo alla produttività, poi, le cifre restituiscono una situazione economica ancora più preoccupante: negli ultimi cinque anni la produttività è stata pari a -0,1. Non si era mai verificato in passato di avere una "crescita" negativa.
Questi dati dimostrano chiaramente che l'Italia ha un problema drammatico di produttività che, a catena, si riflette sulla capacità di competere.
Negli ultimi dieci anni, inoltre, abbiamo perso un quarto della nostra quota export, passando dal 4,8 al 3,8%, di cui solo il 12% è rappresentato dai prodotti qualificati hi-tech a fronte di una media delle esportazioni europee del 23%.
È chiaro quindi che la nostra offerta è più povera e, per questa ragione, maggiormente esposta alla concorrenza dei Paesi emergenti.
La causa di questa situazione di complessivo svantaggio risiede, appunto, nell'esiguità di risorse destinate alla ricerca e all'innovazione. Gli studi infatti hanno dimostrato che esiste una relazione strettissima tra la spesa in ricerca e innovazione e la produttività di un sistema, e tra quest'ultima e la crescita del prodotto interno lordo di un paese.
E l'Italia, purtroppo, spende in ricerca e innovazione un modestissimo 1,1% del Pil, a fronte di una media europea del 2%.
Non tutto però è perduto e i tanti casi di successo nel nostro Paese dimostrano che la sfida della competizione per le nostre aziende è ancora possibile.
Bisogna però che tanto il Sistema Paese, inteso anche come apparato politico, quanto il mondo imprenditoriale, facciano la propria parte mettendo in campo riforme di ampio respiro per non rassegnarsi al declino.
Confindustria, già nel 2004 all'atto dell'insediamento di Montezemolo alla presidenza di Viale dell'Astronomia, e oggi al nuovo Governo, richiede un pacchetto di misure per favorire la ricerca e l'innovazione, tra cui l'adozione di criteri automatici - per evitare lungaggini burocratiche e interferenze di tipo clientelare - e migliorare la collaborazione tra pubblico e privato.
È l'innovazione la via giusta per la competitività. L'innovazione a 360°, capace di migliorare la competitività attraverso un radicale cambiamento culturale nel modo di impostare i processi operativi delle nostre imprese. Non basta quindi fermarsi ai 180 gradi dell'innovazione di processo e di prodotto, perché l'innovazione che dobbiamo ricercare noi imprenditori deve permeare in profondità l'organizzazione e la cultura dell'azienda stessa, rimettendo in discussione e rinnovando i processi operativi, il modo di posizionarsi dell'azienda rispetto ai mercati e alla sfida del miglioramento continuo.
L'innovazione a 360° si fonda su quattro grandi pilastri.
Innanzitutto, l'informatizzazione da utilizzare in modo pervasivo in tutti i processi dell'impresa, dando vita a un paradigma di azienda integrata ed estesa.
Il secondo pilone riguarda l'avvalersi di quella filosofia manageriale - l'approccio kaizen teso al miglioramento continuo, fondato su di un mix equilibrato di valorizzazione delle capacità di iniziativa individuali e controllo - sintetizzato con il termine "Total Quality Management". In Italia, la filosofia del TQM può liberare le energie inespresse delle aziende, aiutandole a far fronte alla sfida complicata della competizione globale. La sua corretta implementazione si fonda su cinque parametri: impegno diretto e personale del management; responsabilizzazione dei dipendenti; utilizzo di strumenti per poter prendere decisioni basate sui fatti; cultura diffusa del miglioramento continuo; e customer focus, attenzione continua al cliente sia interno sia interno all'azienda. Il nuovo modello organizzativo deve essere costruito a partire da un giusto cocktail di formazione professionale, delega e responsabilizzazione nei poteri decisionali; in una parola il leit motiv della nuova cultura d'impresa deve essere l'empowerment che trasforma l'individuo in attore protagonista del processo economico dell'azienda.
Il terzo ambito è relativo alla protezione dell'ambiente come risorsa, come fattore di competitività. Bisogna ottimizzare l'uso delle materie prime, evitare gli sprechi, rendendo così più economici i processi produttivi.
Il quarto fattore è legato all'internazionalizzazione in tutte le sue sfaccettature. Il trasferimento di attività produttive all'estero può rappresentare il modo più efficace per potenziare il vantaggio competitivo nazionale e competere quando tutte le pratiche dell'innovazione sono state esaurite.
Questo il percorso da seguire, ma sta agli imprenditori il coraggio di fare, agli imprenditori resta la sfida dell'innovazione: le imprese devono competere, senza aspettare che sia la classe politica a svegliarsi.

Vice Presidente per l’Innovazione e la Ricerca Confindustria

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