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  Dicembre 2012

Articoli n° 6
LUGLIO 2006
 


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CONFINDUSTRIA DI SALERNO

Relazione del Presidente Andrea Prete

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La fusione storica tra New York Stock Exchange ed Euronext


Santolo CANNAVALE

L’obiettivo sarà un nuovo listino di Borsa unificato su cui comprare e vendere titoli delle società quotate in Europa e in America

L'aggregazione tra il NYSE ed Euronext potrebbe interessare anche il mercato dei titoli di Stato italiani

Il 2 giugno 2006 sarà una data significativa negli anni a venire quando si farà riferimento allo storico accordo tra Nyse -New York Stock Exchange - seconda borsa valori americana ed Euronext, Consorzio europeo tra le Borse di Parigi, Bruxelles, Amsterdam e successivamente Lisbona, nato nel settembre 2000.
Euronext N.V. è una spa, i cui titoli sono anch'essi quotati e scambiati giornalmente presso le borse valori di Parigi ed Amsterdam. L'azione Euronext ha registrato una crescita del suo valore di mercato nell'ultimo anno di circa il 150%: da 28 a 70 euro circa.
L'integrazione tra Nyse ed Euronext darà luogo al maggior gruppo borsistico a livello mondiale con una capitalizzazione di oltre 20 miliardi di dollari.
La fusione viene definita "tra contraenti alla pari" ma, di fatto, l'accordo favorisce il socio americano. Gli attuali azionisti del Nyse avranno infatti il 59% dei diritti di voto della società che gestirà il nuovo gruppo, mentre ai soci europei di Euronext andrà il restante 41%. Il Consiglio di Amministrazione della nuova realtà sarà a maggioranza statunitense, con la nomina di 11 membri, mentre i restanti 9 saranno indicati da Euronext. A compensare parzialmente la minore forza degli europei nel "board" di comando, l'accordo prevede che le più importanti decisioni dovranno essere prese con la maggioranza qualificata del 75% dei voti favorevoli. A guidare l'alleanza sarà l'attuale amministratore delegato del Nyse, John Thain.
BNP (Banque National de Paris) possiede circa l'1% del capitale del Consorzio Europeo Euronext e fa parte del patto di banche che ne controlla complessivamente circa il 10%. BNP si è opposta all'accordo perfezionato ed ha votato contro la fusione NYSE-Euronext, ritenendo che quest'ultimo debba integrarsi piuttosto con Deutsche Borse al fine di creare una grande Borsa nella zona Euro, in concorrenza con quella americana. A quanto pare BNP è rimasta in minoranza nella definizione della maxi operazione finanziaria che vedrà i soci Euronext incassare per ciascuna azione posseduta 21,32 euro e 0,98 titoli Nyse; l'operazione ha un valore complessivo di 7,78 miliardi di euro, pari a 9,96 miliardi di dollari. L'accordo andrà in vigore dal 2009 e prevede sinergie per 250-300 milioni di euro che arriveranno, in gran parte, dalla razionalizzazione delle tecnologie e dei sistemi informatici. Esso raccorda l'operatività su due mercati finanziari complementari dal punto di vista geografico, con possibilità di rafforzarsi vicendevolmente, sfruttando la posizione di primo gruppo borsistico internazionale.
L'accordo tra Nyse ed Euronext prevede che entro il 2009 nascerà un'unica piattaforma globale per gli scambi azionari tra le due parti dell'Atlantico. La stessa non è realizzabile da subito per ragioni regolamentari. La normativa USA non consente, infatti, agli intermediari statunitensi l'accesso remoto a mercati che non siano domestici. Oggi le società europee che intendono quotarsi a New York sono costrette ad utilizzare titoli "replicanti" (certificati di deposito rappresentativi di azioni), a riconciliare i propri bilanci con gli US Gaap, cioè principi di contabilità accettati negli USA, a sottostare agli oneri della Sarbanes-Oxly Act, la legge sui controlli societari nata dopo lo scandalo Enron.
L'accordo tra Nyse ed Euronext ha messo per il momento fuori gioco la borsa tedesca (Deutsche Borse) che per mesi ha tentato di accordarsi con la stessa Euronext per formare una forte aggregazione a livello europeo. La Borsa tedesca è di fronte ad un bivio: dopo aver fallito diversi tentativi di consolidamento europeo a causa dei rifiuti dei potenziali partner (due con la Borsa di Londra e uno con Euronext), deve cercare un accordo strategico o concentrarsi sulla crescita organica, per via interna, senza fusioni o acquisizioni.
La borsa di Londra - London Stock Exchange (LSE) - dopo l'accordo tra Nyse ed Euronext, per tenere testa alla concorrenza che assume dimensioni sovrastanti, dovrà forse prendere in considerazione un'integrazione con il Nasdaq, che ha già acquisito una quota del 25,1% del LSE e potrebbe aumentare ulteriormente il proprio peso di azionista. D'altro canto la Borsa di Londra è di per sè un buon investimento vista la crescita che sta registrando, disponendo anche di una piattaforma tecnologica più avanzata rispetto ai concorrenti.
Borsa Italiana SpA ha in gestione il mercato borsistico italiano ed è anch'essa in procinto di quotarsi. Fino ad oggi ha esitato nella scelta di possibili integrazioni fuori del territorio nazionale, e sembra orientata, a unirsi ad Euronext per prendere posizione nella maxi aggregazione euro-americana. A tal fine è stato ipotizzato di portare da 9 a 10 il numero di consiglieri Euronext nella holding che controllerà il gruppo Nyse-Euronext. Evidentemente il mercato globale spinge verso l'integrazione delle società che gestiscono le borse valori, per rispondere meglio alle esigenze dell'intero sistema, degli intermediari, degli emittenti e degli investitori. Alessandro Plateroti su "Il Sole 24Ore" del 3 giugno 2006, esprime a proposito dell'accordo tra Nyse ed Euronext esprime condivisibili perplessità: «anche se la fusione sta muovendo solo i primi passi, le sue implicazioni sono tante e tali da richiedere un'attenzione che va ben oltre quella dei soci. Se l'Europa crede davvero in un mercato integrato dell'area euro, la realtà si sta muovendo in direzione opposta».
Il Presidente della BCE Jean-Claude Trichet, a tal proposito ha espressamente dichiarato: «Non abbiamo una posizione sulle varie opzioni di aggregazione fra le borse a livello mondiale e nessun potere in materia, ma è chiaro che il mio sentimento personale è che un'opzione europea, a parità di condizioni, è preferibile a un'opzione extra-europea».
L'aggregazione tra il New York Stock Exchange ed Euronext e i colloqui avviati da Borsa Italiana con la stessa Euronext potrebbero interessare anche il mercato dei titoli di Stato italiani. MTS è la società che gestisce i listini su cui sono quotati i BTP e molti titoli obbligazionari europei; è presente su 11 mercati europei in altrettanti Paesi. Esattamente un anno fa MTS è stata acquistata da una "joint venture" costituita proprio da Euronext e Borsa Italiana. Come annota Morya Longo sulla stessa pagina de "Il Sole 24 Ore", il maxi-polo mondiale delle Borse che sta nascendo porterà con sè anche MTS. La nuova aggregazione tra Wall Street ed Euronext aprirebbe innanzitutto le porte del mercato americano. La prima e più naturale conseguenza è che MTS potrà portare in quotazione i BTP e gli altri titoli di Stato europei a New York, ampliando l'operatività degli investitori americani sulle obbligazioni del Vecchio continente. A tal proposito, è auspicabile che il nostro debito pubblico e il deficit di bilancio migliorino rapidamente per evitare che una maggiore attenzione per la nostra situazione finanziaria, lungi dall'agevolarci, renda più difficile poi "piazzare" i nostri titoli di Stato.
Consulente di Mercati Finanziari
s.cannavale@virgilio.it

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