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  Dicembre 2012

Articoli n° 6
LUGLIO 2006
 


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CONFINDUSTRIA DI SALERNO

Relazione del Presidente Andrea Prete

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Il Sud ha bisogno di
una fiscalitÀ compensativa

Crediti Iva,
per le imprese non sono piÙ un problema

Manager in affitto per competere nel mercato globale

Energie alternative,
obiettivo fissato al 20%

UNIONE INDUSTRIALI
Il Sud ha bisogno di
una fiscalitÀ compensativa

Giovanni LETTIERI


La proposta dell’Associazione per contribuire a rendere il territorio meridionale realmente attrattivo

Una tassazione differenziata è lo strumento adatto per attuare una seria concorrenza fiscale tra territori

Pubblichiamo di seguito ampi stralci delle conclusioni del Presidente dell'Unione Industriali di Napoli, Giovanni Lettieri, edite nell'ambito del Quaderno del Centro Studi dell'Associazione, "La competitività fiscale: ipotesi e prospettive", presentato lo scorso lunedì 19 giugno nella sede di palazzo Partanna.

Una fiscalità "compensativa" nel nostro Mezzogiorno resta un obiettivo essenziale, riconosciuto da tutte le forze politiche.
Negli ultimi anni la politica d'intervento straordinario a favore del Mezzogiorno, dopo il successo risalente alla prima metà degli anni '70 basato su un progetto di investimenti infrastrutturali, non è riuscita a creare le condizioni necessarie ad attirare nel territorio meridionale investimenti privati; e ciò, nonostante siano state messe a disposizione di questo territorio consistenti risorse pubbliche.
Gli ostacoli alla realizzazione di una fiscalità compensativa sono vari ed abbiamo cercato, in questo lavoro del nostro Centro Studi, di evidenziarli al fine di poter evitare gli errori e le incomprensioni verificatesi nel passato con la Comunità Europea.
Gli ostacoli emersi sono i seguenti:
1. l'esistenza di un limite tra la normativa sugli aiuti di stato e la competenza esclusiva degli Stati dell’Unione Europea in materia di fiscalità diretta. Le regole in materia di aiuti di stato proibiscono le riduzioni di imposta a favore di certe imprese o produzioni, quindi, secondo la prassi della Commissione Europea, le riduzioni dell'imposta effettiva che grava su certe imprese, se non giustificate dalla natura del sistema fiscale, alterano la concorrenza comunitaria;
2. le norme in materia di aiuti di stato, ad oggi, vengono considerate norme "territorialmente selettive" nel caso di riduzione delle aliquote a livello regionale. La selettività in campo fiscale è legata al concetto di eccezionalità del sistema tributario generale; l'idea di eccezionalità, però, ha senso solo qualora si possa stabilire una regola di portata generale, cosa che risulta impossibile in una situazione in cui ciascuna Amministrazione locale dispone del "potere" di fissare "autonomamente" le proprie aliquote d'imposta;
3. esiste una differenza tra sistemi fiscali: alcuni sono caratterizzati da autonomia istituzionale, procedurale e finanziaria (fiscalità decentrata), altri sistemi sono sprovvisti di autonomia finanziaria.
La realizzazione di una corretta ed onesta concorrenza fiscale tra livelli locali di governo, è l'occasione per poter stimolare lo sviluppo economico e, contemporaneamente, valorizzare l'autogoverno locale come ulteriore stimolo all'autonomia fiscale.
In Italia, per alcune imposte, quali per esempio l'IRAP, vi sono differenze di tassazione effettiva a livello locale; infatti le Regioni possono sia variare in più o in meno l'aliquota del 4,25% fino ad un punto percentuale, sia definire in maniera più o meno larga la base imponibile in relazione al valore della produzione prodotta nel territorio di ciascuna Regione. Altro esempio di differenziazione locale di tassazione è rappresentato dall'IRES.
Se si riuscisse a potenziare queste possibilità di tassazione differenziata per attuare l'auspicata fiscalità locale di vantaggio, assieme ad un meccanismo perequativo rivolto ad assicurare a ciascun ente locale i trasferimenti per compensare la minore capacità fiscale del territorio e assicurare una parità sostanziale di opportunità finanziarie tra governi locali, si avrebbe la possibilità di attuare una seria concorrenza fiscale tra territori, fattore decisivo per la crescita economica di una determinata zona.
Il tema della fiscalità di vantaggio, che io personalmente insisto nel definire "compensativa" degli scompensi economici e sociali presenti nel nostro Paese dovuti ai ritardi di sviluppo, interessa non soltanto le autorità nazionali, ma anche quelle locali.
Per effetto della Riforma del titolo V della Costituzione, invero, queste ultime sono chiamate oggi ad assumere un ruolo propulsivo e propositivo nelle materie riservate alle loro competenze allo scopo di individuare misure di politica fiscale a finalità regionale a favore delle imprese ubicate nei loro territori idonee a favorire il loro rilancio e, di riflesso, la competitività dell'intero Paese.
Un livello di tassazione più basso darebbe la possibilità, nel breve periodo, di riuscire ad attrarre nuovi investitori, ma anche e soprattutto a far sì che questi ultimi, una volta stabilitisi, trovino le condizioni ideali per dar vita a nuovi processi produttivi.
Nel medio-lungo periodo, viceversa, quando i vantaggi fiscali verrebbero a mancare, gli stessi potrebbero essere totalmente compensati dal miglioramento del contesto economico-generale.
È necessario, però, come più volte ribadito da noi industriali, che si determinino anche le "condizioni di contesto" per agevolare l'afflusso di investimenti esteri, migliorando e potenziando le infrastrutture, incidendo sulla sicurezza ed il controllo del territorio.
Oggi è ormai evidente l'importanza del contesto di riferimento, l'importanza delle infrastrutture materiali (reti, impianti, attrezzature per le comunicazioni, trasporti, smaltimento rifiuti) e di quelle immateriali (ricerca, società dell'informazione) che riducono per tutti le diseconomie di localizzazione e nello stesso tempo assicurano servizi collettivi di qualità.
Oggi, sono necessarie politiche "più fini", più attente alle specificità dei territori e se la concorrenza si gioca sui sistemi fiscali e se ci sarà un'armonizzazione, in tal senso sarà solo correndo verso il basso.
Dal nostro punto di vista, la "questione della fiscalità di vantaggio" ha assunto grande importanza per cui occorre:
- prevedere le aliquote di imposta differenziate dell'IRES, per un periodo di tempo limitato, nei singoli contesti regionali, in modo tale da incentivare gli investimenti in aree caratterizzate da una pressione fiscale inferiore rispetto a quella del resto del Paese;
- che la politica degli aiuti regionali per il nuovo periodo di programmazione 2007-2013 attribuisca una maggiore importanza ai criteri territoriali, in modo da operare una distinzione fra aree geografiche dell'Unione Europea con una solida economia e potenzialità di sviluppo, aree colpite dalla difficoltà della riconversione industriale e aree con svantaggi naturali strutturali;
- prendere seriamente in considerazione la rielaborazione totale della normativa sui crediti d'imposta per investimenti ed occupazione al fine, prima di tutto di sanare situazioni pregresse tutelando soprattutto i diritti acquisiti, nonché destinare i crediti d'imposta prevalentemente, se non esclusivamente, ai nuovi investimenti nel Mezzogiorno;
- che il pacchetto normativo della "fiscalità di vantaggio per il Sud" tenda alla tutela e allo sviluppo dell'impresa che ha deciso o decide di localizzarsi nel Mezzogiorno, la quale deve avere agevolazioni, semplificazioni e certezze fiscali;
- che si preveda, per un periodo limitato e per le sole imprese presenti nelle aree depresse del Mezzogiorno, di poter rivalutare gli immobili aziendali senza alcuna imposizione fiscale così da consentire il conseguente allineamento ai parametri previsti per il finanziamento bancario in attuazione degli accordi Basilea 2, a regime dal prossimo 1 gennaio 2007.
Promuovere l'introduzione di una fiscalità di vantaggio sui redditi delle imprese che operano ed investono nel Mezzogiorno aiuterà i nostri territori ad essere più competitivi, a ridurre complessivamente il carico fiscale sulle imprese che investiranno nel Mezzogiorno d'Italia, nonché ad aumentare il livello occupazionale, così come ribadito più volte anche dal Presidente Luca Cordero di Montezemolo nei vari documenti relativi alle "Priorità di Confindustria per il rilancio del Paese".

Presidente Unione Industriali di Napoli

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