Il Sud ha bisogno di
una fiscalitÀ compensativa
Crediti Iva,
per le imprese non sono piÙ un problema
Manager in affitto per competere nel mercato globale
Energie alternative,
obiettivo fissato al 20%
UNIONE INDUSTRIALI
Crediti Iva,
per le imprese non sono piÙ un problema
Il Vice Presidente al Credito e Finanza Innovativa e Territoriale, Maurizio Ramirez, spiega i vantaggi delle intese con Credit Suisse e altre banche
di Bruno BISOGNI
É stato il protagonista di una svolta storica. Le piccole e medie imprese che presentino determinati requisiti possono finalmente risolvere in pochi giorni un problema assillante come il rimborso dei crediti Iva vantati verso le pubbliche amministrazioni. L'Unione Industriali di Napoli, grazie in primis all'assiduo impegno del suo Vice Presidente al Credito e Finanza Innovativa e Territoriale Maurizio Ramirez, assicura alle aziende associate una opportunità tutt'altro che trascurabile: liquidare quasi interamente pendenze che spesso si trascinano da anni. Ciò, attraverso la convenzione stipulata con Credit Suisse International. Prima dell'Unione di Napoli, in Italia soltanto l'Associazione territoriale di Genova era riuscita a definire una analoga intesa con l'istituto, l'unica banca che ha intrapreso questa nuova strada. Finora le imprese in credito Iva ottenevano dalle banche per lo più anticipazioni. Con la svolta Credit Suisse, il problema si risolve radicalmente. O quasi. In questa sede Maurizio Ramirez, tra i protagonisti della giornata del credito promossa il 28 giugno dall'Unione, illustra i contenuti essenziali dell'accordo con l'istituto svizzero e descrive altre iniziative avviate dall'associazione imprenditoriale napoletana attraverso la sua delega.
Quali imprese possono beneficiare dell'intesa e in quanto tempo?
Quelle con crediti di valore nominale a centomila euro e con determinati requisiti. É salva in ogni caso la valutazione discrezionale del credito effettuata dalla banca. L'istruttoria dura venti giorni.
Quanto si riesce a riscuotere subito?
Fino al 90% del credito, entro una settimana dalla ricezione da parte dell'Istituto della relata di notifica del contratto di cessione del credito all'Agenzia delle entrate. Il pagamento residuo avviene al momento del rimborso da parte dell'Ufficio delle entrate. A quantificare puntualmente la quota iniziale e il pagamento differito concorrono due variabili: il tempo trascorso dalla richiesta di rimborso e quello medio dell'Ufficio delle entrate competente.
L'accordo con Credit Suisse può forse definirsi il risultato più importante di una gestione improntata alla massima concretezza. Il rapporto tra impresa e credito deve dunque ispirarsi al motto "più fatti, meno chiacchiere"?
La produttività è un parametro fondamentale, ma io non la metterei così. Credo profondamente nel dialogo come presupposto per il miglioramento qualitativo e quantitativo delle relazioni tra i due mondi. Imprese e banche devono conoscersi meglio. L'economia moderna impone che gli istituti creditizi siano più aperti e disponibili verso le imprese, anche quelle meridionali con le loro specificità. Sull'altro fronte, occorre che i comportamenti delle aziende nell'interlocuzione con l'intermediario creditizio siano ispirati alla massima trasparenza. D'altra parte i criteri rigorosi introdotti da Basilea 2 spingono le banche verso una gestione del credito sempre più accorta. Prima, specie nel Mezzogiorno, il rapporto banca-azienda si basava sulla parola, sulla fiducia verso l'imprenditore. Adesso contano i numeri.
Sì al dialogo, insomma, ma sulla base di dati e cifre.
Certo, e con l'obiettivo di costruire gradino dopo gradino percorsi più agevoli. Lo sta facendo d'altra parte Confindustria con l'Abi, stipulando convenzioni che abbiamo prontamente applicato anche sul nostro territorio. Lo facciamo anche noi, direttamente, come Unione Industriali di Napoli.
Ad esempio?
Ad esempio, concordando varie tipologie di finanziamento a medio termine mirate a ricapitalizzare le nostre imprese associate, ovvero alla soluzione di uno dei più grossi problemi che condizionano la vita quotidiana del sistema produttivo locale. Abbiamo raggiunto accordi per il consolidamento del debito dal breve al medio termine. Anche qui, con obiettivi precisi e che tengono conto dello scenario in atto: il rating delle aziende va migliorato, ove necessario, per meglio adeguarlo ai criteri di Basilea 2. Siamo riusciti a ottenere linee di finanziamento mirate al sostegno dell'attività di ricerca e sviluppo delle piccole imprese, altra priorità d'intervento in un mercato globale che impone di qualificare beni e servizi, processi e prodotti, anche sulla spinta della concorrenza delle realtà produttive dei paesi di nuova industrializzazione. Abbiamo spuntato condizioni convenienti di finanziamento anche in ordine ai business attivabili con le nuove tecnologie, come l'e-commerce. Seguiamo attentamente l'evoluzione del problema finanziario della sanità campana, pronti ad attivare soluzioni, già definite con primari istituti di credito internazionali, per le tante imprese che vantano crediti verso Asl e aziende ospedaliere.
Tutto questo, con un'azione associativa pressante e articolata.
Abbiamo ricercato il confronto con svariati interlocutori, dall'Unicredit Banca d'Impresa alla Banca Sella, dal Sanpaolo Banco di Napoli alla Banca della Campania, dal Monte dei Paschi di Siena a Intesa-Bci, alla Banca Popolare di Novara.
Intese innovative, ma anche utilizzo di strumenti da anni attivati con successo, come il Confidi.
Naturalmente. Grazie al Consorzio di garanzia collettiva fidi Napoli, che vede l'Unione Industriali tra i soggetti promotori e che è ospitato presso la nostra sede, le pmi riescono ad accedere al credito a costi incredibilmente convenienti. L'obiettivo è di rafforzare ulteriormente il Confidi, cercando sinergie tra Unione e Consorzio. Riteniamo che il Confidi possa estendere la gamma dei servizi offerti, ad esempio assicurando consulenza finanziaria allo scopo di qualificare e rendere sempre più chiari bilanci e altre documentazioni aziendali.
L'Unione Industriali si è mossa anche sul fronte del private equity.
Abbiamo instaurato un rapporto diretto con l'Aifi, l'Associazione italiana del private equity e del venture capital. Lo scopo è di promuovere la diffusione della presenza di fondi di investimento, nelle forme appunto del private equity e del venture capital, sul territorio napoletano e campano.
A Sud, peraltro, continua a esserci poco spazio per il mercato dell'investimento in capitale di rischio.
Proprio per questo bisogna agire senza seguire pedissequamente standard utilizzati altrove. Come accade quasi sempre, i punti di intesa si trovano se entrambe le parti in causa si vengono incontro. Da un lato chi gestisce i fondi deve ritagliare gli interventi, e adeguare i requisiti richiesti per l'ingresso nel capitale di rischio, sulla base delle specificità del territorio. Dall'altro lato, nelle imprese deve crescere la consapevolezza che non sempre piccolo significa bello. Soprattutto se più che piccolo è "micro". Aggregarsi, ad esempio, è opportuno e spesso necessario anche per cogliere opportunità altrimenti inutilizzabili come il sostegno di un fondo di investimento. Vi sono soglie dimensionali sotto le quali lo sviluppo di un'azienda moderna è quasi impossibile. Anzi. Rispetto al passato, si sono drasticamente ridotte le nicchie di mercato. Chi non si aggrega e non apre le porte dell'azienda alle diverse soluzioni di finanza innovativa disponibili per la crescita, rischia di chiudere i battenti. In tal senso il nostro contributo è di cultura d'impresa, che oggi significa anche un rapporto funzionale e di elevata qualità col mondo della finanza. |