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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
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Governance e Mezzogiorno
Volare alti per essere concreti

FIAMP: LA VOCE DELL'ACCESSORIO MODA & PERSONA
STRATEGIE COMUNI PER UN SUCCESSO CONDIVISO

Analisi e proposte, in nome e in ragione dei valori del mercato, del merito e dell’etica della trasparenza. Questo è quanto promette di offrire il Movimento dei Giovani Imprenditori di Confindustria, in vista dell’attesa Convention caprese del 7 e 8 ottobre prossimi. Il tema scelto dagli under 40 per animare dibattiti e tavole rotonde è quest’anno la governance dell’Italia nel futuro. Perchè è al domani che guardano i Giovani Imprenditori senza timore ma con fiducia, ottimismo e senso di responsabilità.

Governance e Mezzogiorno
Volare alti per essere concreti
A Capri la Generazione Sviluppo analizza i nodi critici che frenano la crescita del nostro Paese

Matteo Colannino
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria


Volare alti per essere concreti. Questo lo spirito con cui il Movimento dei Giovani Imprenditori offre al mondo delle imprese e al Paese, analisi e proposte, in nome dei valori del mercato, del merito e dell’etica della trasparenza.
A giugno, nel Convegno di Santa Margherita Ligure, abbiamo puntato l’attenzione sulle imprese familiari come risorsa per il futuro del nostro sistema produttivo, a patto però che adottino una “strategia dell’apertura” nei confronti di capitali e competenze provenienti dall’esterno. In una fase di grande difficoltà e di profonda sfiducia nelle potenzialità del sistema-Italia, ci siamo proposti come la “Generazione Sviluppo”, che si assume la responsabilità di far crescere e di innovare le nostre imprese, per conquistare i mercati che stanno trainando lo sviluppo mondiale.
Ma per non avere paura del futuro occorre anzitutto tentare di conoscerlo meglio, per cogliere in anticipo i segnali di cambiamento. Per questa ragione il XX Convegno Giovani Imprenditori di Capri ha per tema la Governance dell’Italia nel futuro.
Analizzeremo i nodi critici che frenano lo sviluppo dell’Italia, dal costo della Pubbliche Amministrazioni a quello dell’energia, dalla scarsa capacità di valorizzare il merito nel sistema della formazione alle incongruenze della riforma federale.
Sullo sfondo, il “deficit di futuro” del nostro ceto dirigente. Per tentare di colmarlo, proporremo a tutti coloro i quali ricoprono ruoli decisionali, una nuova visione dell’etica - l’etica intergenerazionale- rispetto alla quale misurarne strategie e azioni: non deve essere più consentito ad alcuno di “scaricare” sulle generazioni successive il costo delle mancate scelte dell’oggi. É quello che, purtroppo, è accaduto negli ultimi trent’anni e il Mezzogiorno rappresenta uno dei casi più clamorosi degli effetti nefasti di questo approccio.
Solo adottando questo nuovo modello di etica, è possibile secondo i Giovani Imprenditori evitare la “trappola del consenso”, che ha impedito finora il varo di riforme strutturali capaci di rilanciare l’Italia. É la trappola che nasce dalla perenne campagna elettorale, in cui è immerso il nostro Paese - un’elezione all’anno- che determina la prevalenza degli interessi tattici di breve periodo sulle strategie di ampio respiro. Al tempo stesso, siamo fortemente convinti che il mondo delle imprese non possa limitarsi solo a chiedere alla politica, ma debba anche dare il “buon esempio” al Paese, mostrando di credere nel futuro dei nostri territori e nelle nostre potenzialità.
di Vito Salerno

Carmen Verderosa
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria


Presidente, una sua riflessione sul leit motiv del Convegno di Capri.
Il tema oggetto del prossimo convegno dei Giovani Imprenditori suggerisce qualche riflessione sullo scenario che caratterizza attualmente il nostro Paese. Stiamo assistendo al pericoloso cumularsi di una crisi di carattere economico (congiunturale e strutturale) e di una crisi di governance, la quale si esprime nell’assenza di una strategia di medio-lungo periodo da parte delle Istituzioni e provoca, comprensibilmente, l’inefficienza degli strumenti di governo. Ma l’aspetto forse più preoccupante di questo difficile scenario è l’atteggiamento della cittadinanza, che manifesta un sempre maggiore disinteressamento nei confronti della politica e che sembra rinunciare a ogni forma di risposta razionale alla crisi in atto. La causa di questa sorta di apatia è da riscontrarsi nel macroscopico deficit di trasparenza della polis, ovvero nell’assenza di un sistema di regole volte a garantire un’effettiva assunzione di responsabilità da parte di quanti rivestono ruoli pubblici, attraverso il monitoraggio del loro operato.
Quale è, in particolare, il ruolo svolto dal Gruppo Giovani Imprenditori Campano?
Il ruolo dei Giovani Imprenditori è promuovere discussione su temi forti riguardanti l’impresa e la società, al fine di generare un consenso diffuso nell’opinione pubblica. In quest’ottica, già lo scorso anno - a Capri - abbiamo discusso sul tema della qualità della classe dirigente italiana e sulla necessità di una riforma culturale fondata sul principio di responsabilità, sulla trasparenza e sulla meritocrazia, consci che soltanto un quadro etico più rigoroso e moderno può restituire all’opinione pubblica la fiducia nel ceto di governo. Ma la riforma culturale non può prescindere da una riforma dei valori che investa tutti i segmenti che compongono le classi dirigenti: Imprenditori, Sindacati, Partiti Politici, Governi Locali, Università, Sindacati, Management. è con questa consapevolezza che, in occasione di una giornata di solidarietà per la città di Napoli, promossa in un periodo di notevoli difficoltà dovute al susseguirsi di vicende criminali, lo scorso febbraio abbiamo presentato la Carta delle Opportunità, un documento in cui sono stati riassunti e puntualizzati i problemi già discussi a Capri e, soprattutto, sono stati poste all’attenzione delle Istituzioni alcune possibili soluzioni.
In particolare, la Carta identifica cinque livelli ai quali, in una società liberale, ciascuno dovrebbe poter accedere mediante opportunità adeguate al proprio profilo intellettuale e al proprio curriculum vitae: l’istruzione, le relazioni interpersonali, il lavoro, il credito, la carriera professionale. Alla base di tutte le iniziative realizzate fino ad oggi, vi è la considerazione che il gioco di squadra risulta essenziale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Coesione, collaborazione, condivisione rappresentano, nel complesso, un importante terreno di verifica per il Movimento e per la sua funzione di proposta valoriale. Sul piano metodologico, tale approccio si è tradotto nella creazione di gruppi di lavoro ad hoc per ciascuna attività e, al fine di ampliare la partecipazione del maggior numero possibile di Giovani Imprenditori, nell’organizzazione di riunioni itineranti presso le Associazioni Territoriali. In questo modo, si è inteso rafforzare il Gruppo al proprio interno e anche nell’ambito del Movimento nazionale, mediante una partecipazione più attiva della Campania negli organi centrali e una sua più solida rappresentatività. In occasione del rinnovo delle cariche nazionali, il Gruppo Campano ha ottenuto importanti risultati: la mia nomina nell’ambito del Comitato di Presidenza nazionale GI come responsabile del Comitato Energia e Ambiente; due rappresentanti tra i 15 membri elettivi del Consiglio Centrale, che si aggiungono alla partecipazione di diritto della Presidente regionale; un componente nel Comitato di redazione di Quale Impresa. Infine, desidero sottolineare la particolare attenzione che i Giovani Imprenditori campani riservano ai temi relativi al sociale, impegnandosi nell’organizzazione di eventi a scopo benefico destinati alla raccolta di fondi per le diverse associazioni operanti in questo difficile e delicato settore.
di Raffaella Venerando


Salvatore Amitrano
Presidente Giovani Imprenditori Unione Industriali Provincia di Avellino


Presidente, ci spieghi il valore del tema di Capri.
Il convegno di Capri si svolge a poche settimane di distanza dalla Finanziaria e dalle primarie del centro sinistra e in ormai piena campagna elettorale; per questo motivo la scelta è stata di non legare il convegno a tematiche di rispondenza immediata preferendo piuttosto immaginare e progettare lo sviluppo dell’Italia di qui a dieci anni. Corriamo certamente il rischio di essere fumosi e non concreti su temi che possono sembrare troppo lontani dalla contingenza ma la mission di noi Giovani Imprenditori, come abbiamo ribadito a Gubbio lo scorso novembre, è di volare alto mantenendo i piedi per terra. Abbiamo deciso di alzare l’asticella dei nostri obiettivi e di guardare avanti e in questo momento di difficoltà per il nostro Paese riteniamo che sia necessario un nuovo modello di governance. In questi ultimi venti anni è mancata una progettualità, non abbiamo visto un programma che abbia guidato la classe dirigente del nostro Paese, non c’è stato un obiettivo chiaro e condiviso da seguire. Il nostro Paese non è stato in grado di crescere con la stessa velocità con cui sono invece cresciute le altre nazioni europee, anche quelle che erano molto più dietro di noi. Diversi Stati hanno puntato sulle proprie eccellenze, sulle peculiarità e su linee strategiche condivise, portate avanti con dedizione producendo così nel tempo risultati eccellenti. Una nazione, la nostra, cui è impossibile oggi dare una svolta sociale, economica e culturale, se non attraverso le leve della sinergie della condivisione e della voglia di cambiamento.

Che metodo di lavoro avete utilizzato?
In questo ultimo mese ci siamo riuniti per analizzare e discutere della situazione attuale e ci siamo confrontati per condividere e proporre un modello di governance per il nostro paese, soprattutto dedicato alla nostra regione e al nostro sud. Siamo partiti dall’analisi delle criticità e delle difficoltà che l’Italia sta attraversando, in particolare abbiamo posto l’attenzione al Meridione, abbiamo individuato una crisi della classe dirigente e vogliamo proporre una linea guida che deve ispirarne i comportamenti. La classe dirigente, argomento centrale del convegno di Capri dello scorso anno, è ancora una volta il tema trainante della discussione. Siamo partiti con “l’alleanza delle classi dirigenti” e “la carta delle opportunità” e vogliamo continuare su questa strada in cui tutti dobbiamo sentirci attori consapevoli. Noi imprenditori, come abbiamo sempre fatto, non dobbiamo sentirci immuni e dobbiamo, per questo, partire da una attenta autocritica del nostro sistema.
La concorrenza sleale, il mancato rispetto delle regole, la perdita di competitività deve farci riflettere. Molte imprese italiane non hanno saputo innovarsi nei processi e nei prodotti ma soprattutto nella gestione; non hanno retto così la sfida della globalizzazione. Lo sforzo comune è riuscire a porre le nostre imprese al centro dello sviluppo del Paese; bisognerà confrontarsi con i nostri governati e programmare la ripresa del nostro Paese. Favorendo finalmente soluzioni realistiche sul futuro del Paese, consegnando ai nostri figli un futuro certo e migliore.
di Patrizia Pennacchia

 

Carlo Varricchio
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Benevento

La Governance dell’Italia a dieci anni. Presidente, come bisogna ridisegnare un sistema capace di produrre sviluppo e benessere?
Il sistema economico italiano non vive un buon momento, si tratta della stagione più difficile dal dopoguerra a oggi. Il tema della Convention di Capri offre l’opportunità per una serie di spunti che la classe dei Giovani Imprenditori di Confindustria può, e deve, lanciare per coadiuvare le azioni per la ripresa del Paese. È importante respingere la retorica del declino e delle inutili contrapposizioni, ricercando, invece, la giusta rivincita e affrontando le emergenze che tutti conosciamo: infrastrutture, burocrazia, fiscalità, innovazione e scuola. Ma soprattutto dobbiamo essere i promotori della cultura d’impresa. Un’impresa guidata dai valori in cui crediamo, capace di trasformarsi e innovarsi per competere in un mercato sempre più esigente. Il nostro futuro è il risultato di ciò che la classe dirigente di oggi saprà far emergere. Se qualcosa è mancato è il comune senso di responsabilità. Noi under 40 oggi, ma over fra 10 anni, dobbiamo garantire il massimo impegno nella conduzione della nostra attività, che più di ogni altra cosa rappresenta un bene sociale. Con questo spirito bisogna affrontare i momenti di difficoltà, senza mai perdere la passione e la voglia di fare impresa.

Quali sono le attività messe in campo dal Gruppo Giovani Imprenditori di Benevento?
Il nostro movimento è attivo su diversi fronti. Innanzitutto mi piace ricordare l’impegno nel campo della responsabilità sociale d’impresa che ci ha visti sottoscrittori di due protocolli d’intesa: con il Centro Sociale “è più bello insieme” e con il Consorzio di cooperative sociali “Germogli”. Tuttavia, in questo ambito, l’iniziativa più importante è l’inserimento nel mondo lavorativo delle persone diversamente abili. Da anni, inoltre, siamo attivi sul tema dell’education con diverse iniziative che hanno visto un pieno coinvolgimento sia della Scuola Superiore che dell’Università, con approcci diversi, a seconda dei destinatari, ma con un unico grande obiettivo: guidare le nuove generazioni verso un percorso soddisfacente per loro e, al contempo, utile allo sviluppo del territorio. In quest’ottica, già nel 2001 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con il Provveditorato agli Studi di Benevento, finalizzato ad agevolare la conoscenza dell’impresa da parte degli studenti delle scuole superiori, attraverso sia stage aziendali, sia lezioni teoriche tenute direttamente da imprenditori testimoni della propria esperienza. Con l’Università, invece, il percorso di collaborazione, già attivo da tempo, è stato formalizzato nel settembre del 2004 con due importanti protocolli. Il primo siglato con il Rettore Cimitile ha come oggetto la promozione di tirocini di formazione e orientamento, tesi ad agevolare le scelte professionali degli studenti mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Il secondo, firmato con la Facoltà di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università del Sannio, vuole dar vita a un percorso comune di crescita, che prenda in considerazione anche la ricerca, l’innovazione tecnologica, la redazione di pubblicazioni. Il nostro Gruppo ha già posto le premesse, nell’Accordo Quadro di Collaborazione con l’Università del Sannio, per lavorare in questa direzione. Obiettivo principale della futura Presidenza sarà riempire di contenuti tale accordo. I risultati raggiunti e le premesse per proseguire in questa direzione sono frutto di un ottimo lavoro di squadra che vede coinvolti tutti i componenti del Gruppo sempre pronti a fornire contributi in termini di idee e azioni.
di Francesca Zamparelli

Gianluigi Traettino
Presidente Giovani Imprenditori Unione Industriali Provincia di Caserta


In tema di governance, Presidente qual è la sua ricetta per affrontare la sfida degli anni futuri?
Se l’obiettivo è di disegnare un sistema-Italia capace di produrre sviluppo e benessere, vanno abbandonate sterili contrapposizioni e rifuggire i quotidiani esercizi tattici, ponendo mano a regole e contenuti.

Facile a dirsi. Polemiche e tatticismo sono esattamente il leit motiv di questi giorni. Come venirne a capo, allora?
Bisogna partire dalla base, dai principi. Non a caso per il Devoto-Oli con il termine governance si intende l’insieme dei principi che presiedono al funzionamento di un sistema. Le fondamenta di una società sana – in questo senso, giusto e quanto mai appropriato il richiamo del Ministro Pisanu nel corso della recente assemblea dell’Unione degli Industriali di Napoli – devono essere il nerbo morale e la coscienza civica. É su questo terreno che devono innestarsi le regole. Queste ultime, poi, sono ormai tanto più ineludibili quanto più il sistema economico si accorge di essere orfano di quei fattori esogeni che finora ne hanno costituito la fase propulsiva.

C’è da lavorare molto, allora, non crede?
Non c’è dubbio, il problema delle regole presenta due profili: uno sociale, l’altro politico. Bisogna lavorare su entrambi i versanti. Prenda, per esempio, i casi Cirio e Parmalat: dall’uno e dall’altro caso è emerso un sistema di regole opaco, contrassegnato peraltro da una perniciosa e inaccettabile commistione di ruoli tra controllori e controllati. É evidente che così non va, che bisogna cambiare.

Tra i principi della governance la stabilità del sistema assume un ruolo non secondario. Che cosa ne pensa del dibattito in corso sulla legge elettorale?
Quello del sistema elettorale attiene, appunto, al profilo politico della questione. Non vi è dubbio che nell’ultimo decennio, con l’introduzione del sistema elettorale maggioritario e l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province, il sistema è stato garantito da stabilità e governabilità. Condizioni essenziali, queste ultime, per poter immaginare di imbastire un minimo di programma e, soprattutto, sperare di poterlo portare a termine. Del resto, neanche è ipotizzabile pensare di poter cambiare regole ogni giorno.

Ma da sole bastano le regole per garantire l’efficienza del sistema?
Assolutamente no, se non si fissa anche il metodo, le procedure. Le quali con le prime fanno, evidentemente, tutt’uno. Si pensi, per esempio, al problema della burocrazia. Nella nostra regione, pure in presenza di un sistema di incentivazioni che la rendono appetibile, la capacità di attrarre investimenti dall’estero è molto bassa. Questo si spiega in un solo modo: le pastoie burocratiche scoraggiano le migliori intenzioni. Ecco perché, come dicevo, il metodo è tutt’altro che secondario nel ragionamento sulla governance.

Calato sul terreno dell’imprenditoria qual è il suo punto di riferimento, se ne ha uno, in materia di governance?
Carlos Ghosn, A.D. di Renault, manager con alle spalle una lunga storia di successi imprenditoriali. Per Ghosn il manager deve tenere sempre presenti tre momenti: la definizione degli obiettivi; l’informazione lungo il percorso delle attività svolte; infine, la responsabilità rispetto agli obiettivi fissati, e dunque rispetto ai risultati. Ne consegue, perciò, che gli obiettivi debbano essere misurabili. E questa, applicata in ogni campo, è la regola aurea della governance.
di Antonio Arricale

Antimo Caputo
Presidente Giovani Imprenditori Unione Industriali Provincia di Napoli


Governance e Mezzogiorno. Esistono peculiarità locali per un problema avvertito diffusamente nell'intero Paese, tanto da essere al centro del Convegno dei Giovani Imprenditori?
Certo. Se il sistema delle regole non funziona, se vanno ridefinite le procedure decisionali, se l'anacronismo a monte del processo regolatore di interi settori della vita istituzionale, economica e sociale ne impedisce il necessario rinnovamento, a soffrirne di più sono proprio le aree in ritardo di sviluppo.

È dunque la maggiore complessità delle situazioni preesistenti a dare una caratterizzazione in chiave meridionale della questione?
Direi che c'è di più. Malgrado la macchinosità che a volte sovrintende l'iter decisionale, rallentandone il decorso, altrove sono risolti problemi da noi apparentemente irrisolvibili. Si pensi solo alla questione dei rifiuti. Interessi occulti, assieme alla scarsa considerazione complessiva verso le istituzioni che distingue parte delle popolazioni meridionali, finiscono col rendere spuntate "armi" che in altre aree sono sufficienti. Voglio dire che una più spinta diffusione dei principi della sussidiarietà verticale e orizzontale a Napoli, in Campania e nell'intero Sud, potrebbe accelerarne lo sviluppo. Coinvolgere maggiormente i destinatari di provvedimenti che abbiano un vivibile impatto sul territorio è tanto più opportuno quanto più si avverte uno scollamento tra potere, inteso come Palazzo, e cittadini.

Governance come questione culturale?
Sicuramente. Non dimentichiamo che al Nord la cultura d'impresa spesso permea anche l'azione politico-amministrativa. Dalle nostre parti, ahimé, per troppo tempo la politica ha fatto aggio sull'economia. Riformare le regole, gli assetti istituzionali, bilanciare diversamente ruoli e poteri dei soggetti preposti al momento decisionale, se fatto con criterio, può sottendere una nuova stagione di rilancio del Mezzogiorno.

Lei si trova a guidare i Giovani Imprenditori napoletani in una fase delicata per il futuro della città. Come intende assolvere al suo incarico?
Innanzitutto, promuovendo la più ampia partecipazione degli iscritti al Gruppo e procedendo per il possibile in raccordo con altri gruppi espressione della nuova classe dirigente. Il terreno su cui sviluppare sinergie è quello delle idee e dei valori.
A volte, tuttavia, un progetto avviato con le migliori intenzioni s'impantana per la difficoltà della gestione...
Ed è proprio per questo che ho voluto assicurare spazio adeguato alle competenze. Lavoreremo sulla base di quattro macroaree, che si occuperanno di territorialità, innovazione, imprenditorialità e cultura internazionale. Chi vi opererà, ovviamente, dovrà avere background e know how adeguati.

Come procederete? Con convegni, seminari, approfondimenti?
Non solo. Intendiamo sviluppare la nostra azione sul territorio. Una delle iniziative in tale direzione saranno delle visite aziendali effettuate a scopo ricognitivo e conoscitivo. Chi intende occuparsi di problemi dell'impresa, non può limitarsi a conoscere la propria specificità aziendale. Allargare il campo delle conoscenze, approfondire le problematiche produttive è tra l'altro il mezzo migliore per sviluppare la propria individualità, superando nel contempo quel deteriore individualismo che tanti danni ha prodotto alla causa di Napoli e del Sud. Per questa via possono passare anche svolte epocali. Un esempio? La conduzione manageriale di un'azienda sconta ancora da noi le resistenze di chi sacrifica la prospettiva di crescita alla difesa di poteri e prerogative della proprietà. Intendiamo contribuire a diffondere modelli culturalmente più avanzati e adeguati alle esigenze della moderna competizione.
di Monica de Carluccio

Mauro Maccauro
Presidente Giovani Imprenditori Unione Industriali Provincia di Salerno


L’impresa di oggi faccia a faccia con quella di ieri. Chi vince il confronto?
Il tema della governance futura e in fieri avvince i giovani che si sentono protagonisti, oggi per prepararla e domani per viverla. Necessariamente nasce il confronto con la generazione dei padri. Il giudizio in merito è severo, anche se unilaterale. La vecchia generazione, a sua volta, ricorda il proprio punto di partenza ed esalta il risultato conseguito di una maggiore ricchezza diffusa. Da parte dei giovani non si disconosce questo esito, ma si lamenta una diffusa precarietà e la perdita di un ponderato sentimento etico. É opportuno, tuttavia, evitare ogni oziosa polemica e prendere in esame la situazione attuale per correggere gli errori o gli esiti non previsti dell'azione di governance. Prima osservazione: il Paese manca di certezze. Ogni decisione politica viene contestata da una delle parti che formano la maggioranza di governo, per non parlare di chi occupa il ruolo dell'opposizione. Subentra una fase di paralisi, di sconcerto, di insicurezza. E questo non solo in campo politico; si pensi alla (mancata) certezza delle pene: fra condoni, permessi premi, arresti domiciliari, amnistie, etc., la popolazione ha la sensazione che la pena comminata, anche per un delitto grave, è solo teorica. Non parliamo, poi, delle decisioni puramente politiche che vengono contestate o interpretate diversamente dagli stessi Ministri che le hanno approvate in sede di Consiglio. Un discorso a parte merita l'esigenza di un rinnovo radicale della classe politica e dei costi della sua rappresentanza, dai quartieri ai deputati europei: sono i più alti in tutt'Europa, con la permanenza dei benefici anche dopo la scadenza del mandato. Il concetto di servizio pubblico è quasi scomparso dall'attività politica; è rimasto solo per il servizio dei tram nelle città. Lungi dall'essere un facile discorso qualunquistico, le mie parole vogliono solo sottolineare la necessità di fare pulizia, ordine, metterci in sintonia con il resto dell'Europa. Se buona parte dell'economia oggi è governata da leggi europee, perché non adeguarci anche nella struttura e nei costi? Qui si tratta di economia, non di politica. Infine, va sottolineata l'esigenza di un'etica nella vita sociale, politica, economica del Paese: una solidarietà di fondo, un'attenzione vigile sui problemi dell'immigrazione e dei giovani, il rispetto di regole chiare e ferme.

Dieci anni basteranno per ridisegnare una nuova fisionomia del nostro Paese?
Il progresso globale di un Paese è un'aspirazione legittima e giusta. L'Italia, purtroppo, è il Paese delle rendite di posizione, della consorterie. Ogni innovazione si infrange contro interessi "illegittimi" precostituiti con una forza di resistenza ostinata, salda, violenta. Si riuscirà in dieci anni a liberare il Paese da tante scorie? Questa è la vera sfida per i Giovani Imprenditori. Tutti gli altri provvedimenti in materia economica, sindacale, commerciale, finanziaria, si discuteranno volta per volta secondo le necessità, ma occorre aver il campo libero da lacci e lacciuoli che oggi imprigionano anche il più volenteroso dei politici e/o degli imprenditori. Se noi giovani saremo saldi nel perseguimento dei fini che ho innanzi illustrato, credo, e spero, che potremo farcela.
di Gaia Sigismondi

 

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