Governance e Mezzogiorno
Volare alti per essere concreti
FIAMP: LA VOCE DELL'ACCESSORIO
MODA & PERSONA
STRATEGIE COMUNI PER UN SUCCESSO CONDIVISO
Analisi e proposte,
in nome e in ragione dei valori del mercato, del merito e dell’etica
della trasparenza. Questo è quanto promette di offrire il Movimento
dei Giovani Imprenditori di Confindustria, in vista dell’attesa
Convention caprese del 7 e 8 ottobre prossimi. Il tema scelto dagli under
40 per animare dibattiti e tavole rotonde è quest’anno la
governance dell’Italia nel futuro. Perchè è al domani
che guardano i Giovani Imprenditori senza timore ma con fiducia, ottimismo
e senso di responsabilità.
Governance e Mezzogiorno
Volare alti per essere concreti
A Capri la Generazione Sviluppo
analizza i nodi critici che frenano la crescita del nostro Paese
Matteo
Colannino
Presidente
Giovani
Imprenditori
Confindustria
Volare alti per essere concreti. Questo lo spirito con cui il
Movimento dei Giovani Imprenditori offre al mondo delle imprese e al
Paese, analisi e proposte, in nome dei valori del mercato, del merito
e dell’etica
della trasparenza.
A giugno, nel Convegno di Santa Margherita Ligure, abbiamo puntato l’attenzione
sulle imprese familiari come risorsa per il futuro del nostro sistema produttivo,
a patto però che adottino una “strategia dell’apertura” nei
confronti di capitali e competenze provenienti dall’esterno. In una
fase di grande difficoltà e di profonda sfiducia nelle potenzialità del
sistema-Italia, ci siamo proposti come la “Generazione Sviluppo”,
che si assume la responsabilità di far crescere e di innovare le
nostre imprese, per conquistare i mercati che stanno trainando lo sviluppo
mondiale.
Ma per non avere paura del futuro occorre anzitutto tentare di conoscerlo
meglio, per cogliere in anticipo i segnali di cambiamento. Per questa ragione
il XX Convegno Giovani Imprenditori di Capri ha per tema la Governance
dell’Italia nel futuro.
Analizzeremo i nodi critici che frenano lo sviluppo dell’Italia,
dal costo della Pubbliche Amministrazioni a quello dell’energia,
dalla scarsa capacità di valorizzare il merito nel sistema della
formazione alle incongruenze della riforma federale.
Sullo sfondo, il “deficit di futuro” del nostro ceto dirigente.
Per tentare di colmarlo, proporremo a tutti coloro i quali ricoprono ruoli
decisionali, una nuova visione dell’etica - l’etica intergenerazionale-
rispetto alla quale misurarne strategie e azioni: non deve essere più consentito
ad alcuno di “scaricare” sulle generazioni successive il costo
delle mancate scelte dell’oggi. É quello che, purtroppo, è accaduto
negli ultimi trent’anni e il Mezzogiorno rappresenta uno dei casi
più clamorosi degli effetti nefasti di questo approccio.
Solo adottando questo nuovo modello di etica, è possibile secondo
i Giovani Imprenditori evitare la “trappola del consenso”,
che ha impedito finora il varo di riforme strutturali capaci di rilanciare
l’Italia. É la trappola che nasce dalla perenne campagna elettorale,
in cui è immerso il nostro Paese - un’elezione all’anno-
che determina la prevalenza degli interessi tattici di breve periodo sulle
strategie di ampio respiro. Al tempo stesso, siamo fortemente convinti
che il mondo delle imprese non possa limitarsi solo a chiedere alla politica,
ma debba anche dare il “buon esempio” al Paese, mostrando di
credere nel futuro dei nostri territori e nelle nostre potenzialità.
di Vito Salerno
Carmen
Verderosa
Presidente
Giovani
Imprenditori
Confindustria
Presidente, una sua riflessione sul leit motiv del Convegno di Capri.
Il tema oggetto del prossimo convegno dei Giovani Imprenditori suggerisce
qualche riflessione sullo scenario che caratterizza attualmente il nostro
Paese. Stiamo assistendo al pericoloso cumularsi di una crisi di carattere
economico (congiunturale e strutturale) e di una crisi di governance, la
quale si esprime nell’assenza di una strategia di medio-lungo periodo
da parte delle Istituzioni e provoca, comprensibilmente, l’inefficienza
degli strumenti di governo. Ma l’aspetto forse più preoccupante
di questo difficile scenario è l’atteggiamento della cittadinanza,
che manifesta un sempre maggiore disinteressamento nei confronti della
politica e che sembra rinunciare a ogni forma di risposta razionale alla
crisi in atto. La causa di questa sorta di apatia è da riscontrarsi
nel macroscopico deficit di trasparenza della polis, ovvero nell’assenza
di un sistema di regole volte a garantire un’effettiva assunzione
di responsabilità da parte di quanti rivestono ruoli pubblici, attraverso
il monitoraggio del loro operato.
Quale è, in particolare, il ruolo svolto dal
Gruppo Giovani Imprenditori Campano?
Il ruolo dei Giovani Imprenditori è promuovere discussione su temi
forti riguardanti l’impresa e la società, al fine di generare
un consenso diffuso nell’opinione pubblica. In quest’ottica,
già lo scorso anno - a Capri - abbiamo discusso sul tema della qualità della
classe dirigente italiana e sulla necessità di una riforma culturale
fondata sul principio di responsabilità, sulla trasparenza e sulla
meritocrazia, consci che soltanto un quadro etico più rigoroso e
moderno può restituire all’opinione pubblica la fiducia nel
ceto di governo. Ma la riforma culturale non può prescindere da
una riforma dei valori che investa tutti i segmenti che compongono le classi
dirigenti: Imprenditori, Sindacati, Partiti Politici, Governi Locali, Università,
Sindacati, Management. è con questa consapevolezza che, in occasione
di una giornata di solidarietà per la città di Napoli, promossa
in un periodo di notevoli difficoltà dovute al susseguirsi di vicende
criminali, lo scorso febbraio abbiamo presentato la Carta delle Opportunità,
un documento in cui sono stati riassunti e puntualizzati i problemi già discussi
a Capri e, soprattutto, sono stati poste all’attenzione delle Istituzioni
alcune possibili soluzioni.
In particolare, la Carta identifica cinque livelli ai quali, in una società liberale,
ciascuno dovrebbe poter accedere mediante opportunità adeguate al
proprio profilo intellettuale e al proprio curriculum vitae: l’istruzione,
le relazioni interpersonali, il lavoro, il credito, la carriera professionale.
Alla base di tutte le iniziative realizzate fino ad oggi, vi è la
considerazione che il gioco di squadra risulta essenziale per il raggiungimento
degli obiettivi prefissati.
Coesione, collaborazione, condivisione rappresentano, nel complesso, un
importante terreno di verifica per il Movimento e per la sua funzione di
proposta valoriale. Sul piano metodologico, tale approccio si è tradotto
nella creazione di gruppi di lavoro ad hoc per ciascuna attività e,
al fine di ampliare la partecipazione del maggior numero possibile di Giovani
Imprenditori, nell’organizzazione di riunioni itineranti presso le
Associazioni Territoriali. In questo modo, si è inteso rafforzare
il Gruppo al proprio interno e anche nell’ambito del Movimento nazionale,
mediante una partecipazione più attiva della Campania negli organi
centrali e una sua più solida rappresentatività. In occasione
del rinnovo delle cariche nazionali, il Gruppo Campano ha ottenuto importanti
risultati: la mia nomina nell’ambito del Comitato di Presidenza nazionale
GI come responsabile del Comitato Energia e Ambiente; due rappresentanti
tra i 15 membri elettivi del Consiglio Centrale, che si aggiungono alla
partecipazione di diritto della Presidente regionale; un componente nel
Comitato di redazione di Quale Impresa. Infine, desidero sottolineare la
particolare attenzione che i Giovani Imprenditori campani riservano ai
temi relativi al sociale, impegnandosi nell’organizzazione di eventi
a scopo benefico destinati alla raccolta di fondi per le diverse associazioni
operanti in questo difficile e delicato settore.
di Raffaella Venerando
Salvatore
Amitrano
Presidente
Giovani
Imprenditori
Unione Industriali Provincia di Avellino
Presidente, ci spieghi il valore del tema di Capri.
Il convegno di Capri si svolge a poche settimane di distanza dalla Finanziaria
e dalle primarie del centro sinistra e in ormai piena campagna elettorale;
per questo motivo la scelta è stata di non legare il convegno a
tematiche di rispondenza immediata preferendo piuttosto immaginare e progettare
lo sviluppo dell’Italia di qui a dieci anni. Corriamo certamente
il rischio di essere fumosi e non concreti su temi che possono sembrare
troppo lontani dalla contingenza ma la mission di noi Giovani Imprenditori,
come abbiamo ribadito a Gubbio lo scorso novembre, è di volare alto
mantenendo i piedi per terra. Abbiamo deciso di alzare l’asticella
dei nostri obiettivi e di guardare avanti e in questo momento di difficoltà per
il nostro Paese riteniamo che sia necessario un nuovo modello di governance.
In questi ultimi venti anni è mancata una progettualità,
non abbiamo visto un programma che abbia guidato la classe dirigente del
nostro Paese, non c’è stato un obiettivo chiaro e condiviso
da seguire. Il nostro Paese non è stato in grado di crescere con
la stessa velocità con cui sono invece cresciute le altre nazioni
europee, anche quelle che erano molto più dietro di noi. Diversi
Stati hanno puntato sulle proprie eccellenze, sulle peculiarità e
su linee strategiche condivise, portate avanti con dedizione producendo
così nel tempo risultati eccellenti. Una nazione, la nostra, cui è impossibile
oggi dare una svolta sociale, economica e culturale, se non attraverso
le leve della sinergie della condivisione e della voglia di cambiamento.
Che metodo di lavoro avete utilizzato?
In questo ultimo mese ci siamo riuniti per analizzare e discutere della
situazione attuale e ci siamo confrontati per condividere e proporre un
modello di governance per il nostro paese, soprattutto dedicato alla nostra
regione e al nostro sud. Siamo partiti dall’analisi delle criticità e
delle difficoltà che l’Italia sta attraversando, in particolare
abbiamo posto l’attenzione al Meridione, abbiamo individuato una
crisi della classe dirigente e vogliamo proporre una linea guida che deve
ispirarne i comportamenti. La classe dirigente, argomento centrale del
convegno di Capri dello scorso anno, è ancora una volta il tema
trainante della discussione. Siamo partiti con “l’alleanza
delle classi dirigenti” e “la carta delle opportunità” e
vogliamo continuare su questa strada in cui tutti dobbiamo sentirci attori
consapevoli. Noi imprenditori, come abbiamo sempre fatto, non dobbiamo
sentirci immuni e dobbiamo, per questo, partire da una attenta autocritica
del nostro sistema.
La concorrenza sleale, il mancato rispetto delle regole, la perdita di
competitività deve farci riflettere. Molte imprese italiane non
hanno saputo innovarsi nei processi e nei prodotti ma soprattutto nella
gestione; non hanno retto così la sfida della globalizzazione. Lo
sforzo comune è riuscire a porre le nostre imprese al centro dello
sviluppo del Paese; bisognerà confrontarsi con i nostri governati
e programmare la ripresa del nostro Paese. Favorendo finalmente soluzioni
realistiche sul futuro del Paese, consegnando ai nostri figli un futuro
certo e migliore.
di Patrizia Pennacchia
Carlo
Varricchio
Presidente
Giovani
Imprenditori Confindustria Benevento
La Governance dell’Italia a dieci anni. Presidente,
come bisogna ridisegnare un sistema capace di produrre sviluppo e benessere?
Il sistema economico italiano non vive un buon momento, si tratta della
stagione più difficile dal dopoguerra a oggi. Il tema della Convention
di Capri offre l’opportunità per una serie di spunti che la
classe dei Giovani Imprenditori di Confindustria può, e deve, lanciare
per coadiuvare le azioni per la ripresa del Paese. È importante
respingere la retorica del declino e delle inutili contrapposizioni, ricercando,
invece, la giusta rivincita e affrontando le emergenze che tutti conosciamo:
infrastrutture, burocrazia, fiscalità, innovazione e scuola. Ma
soprattutto dobbiamo essere i promotori della cultura d’impresa.
Un’impresa guidata dai valori in cui crediamo, capace di trasformarsi
e innovarsi per competere in un mercato sempre più esigente. Il
nostro futuro è il risultato di ciò che la classe dirigente
di oggi saprà far emergere. Se qualcosa è mancato è il
comune senso di responsabilità. Noi under 40 oggi, ma over fra 10
anni, dobbiamo garantire il massimo impegno nella conduzione della nostra
attività, che più di ogni altra cosa rappresenta un bene
sociale. Con questo spirito bisogna affrontare i momenti di difficoltà,
senza mai perdere la passione e la voglia di fare impresa.
Quali sono le attività messe in campo dal Gruppo
Giovani Imprenditori di Benevento?
Il nostro movimento è attivo su diversi fronti. Innanzitutto mi
piace ricordare l’impegno nel campo della responsabilità sociale
d’impresa che ci ha visti sottoscrittori di due protocolli d’intesa:
con il Centro Sociale “è più bello insieme” e
con il Consorzio di cooperative sociali “Germogli”. Tuttavia,
in questo ambito, l’iniziativa più importante è l’inserimento
nel mondo lavorativo delle persone diversamente abili. Da anni, inoltre,
siamo attivi sul tema dell’education con diverse iniziative che hanno
visto un pieno coinvolgimento sia della Scuola Superiore che dell’Università,
con approcci diversi, a seconda dei destinatari, ma con un unico grande
obiettivo: guidare le nuove generazioni verso un percorso soddisfacente
per loro e, al contempo, utile allo sviluppo del territorio. In quest’ottica,
già nel 2001 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa
con il Provveditorato agli Studi di Benevento, finalizzato ad agevolare
la conoscenza dell’impresa da parte degli studenti delle scuole superiori,
attraverso sia stage aziendali, sia lezioni teoriche tenute direttamente
da imprenditori testimoni della propria esperienza. Con l’Università,
invece, il percorso di collaborazione, già attivo da tempo, è stato
formalizzato nel settembre del 2004 con due importanti protocolli. Il primo
siglato con il Rettore Cimitile ha come oggetto la promozione di tirocini
di formazione e orientamento, tesi ad agevolare le scelte professionali
degli studenti mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Il
secondo, firmato con la Facoltà di Scienze Economiche e Aziendali
dell’Università del Sannio, vuole dar vita a un percorso comune
di crescita, che prenda in considerazione anche la ricerca, l’innovazione
tecnologica, la redazione di pubblicazioni. Il nostro Gruppo ha già posto
le premesse, nell’Accordo Quadro di Collaborazione con l’Università del
Sannio, per lavorare in questa direzione. Obiettivo principale della futura
Presidenza sarà riempire di contenuti tale accordo. I risultati
raggiunti e le premesse per proseguire in questa direzione sono frutto
di un ottimo lavoro di squadra che vede coinvolti tutti i componenti del
Gruppo sempre pronti a fornire contributi in termini di idee e azioni.
di Francesca Zamparelli
Gianluigi
Traettino
Presidente
Giovani
Imprenditori Unione Industriali Provincia di Caserta
In tema di governance, Presidente qual è la sua
ricetta per affrontare la sfida degli anni futuri?
Se l’obiettivo è di disegnare un sistema-Italia capace di
produrre sviluppo e benessere, vanno abbandonate sterili contrapposizioni
e rifuggire i quotidiani esercizi tattici, ponendo mano a regole e contenuti.
Facile a dirsi. Polemiche e tatticismo sono esattamente il leit motiv di
questi giorni. Come venirne a capo, allora?
Bisogna partire dalla base, dai principi. Non a caso per il Devoto-Oli
con il termine governance si intende l’insieme dei principi che presiedono
al funzionamento di un sistema. Le fondamenta di una società sana – in
questo senso, giusto e quanto mai appropriato il richiamo del Ministro
Pisanu nel corso della recente assemblea dell’Unione degli Industriali
di Napoli – devono essere il nerbo morale e la coscienza civica. É su
questo terreno che devono innestarsi le regole. Queste ultime, poi, sono
ormai tanto più ineludibili quanto più il sistema economico
si accorge di essere orfano di quei fattori esogeni che finora ne hanno
costituito la fase propulsiva.
C’è da lavorare molto, allora, non crede?
Non c’è dubbio, il problema delle regole presenta due profili:
uno sociale, l’altro politico. Bisogna lavorare su entrambi i versanti.
Prenda, per esempio, i casi Cirio e Parmalat: dall’uno e dall’altro
caso è emerso un sistema di regole opaco, contrassegnato peraltro
da una perniciosa e inaccettabile commistione di ruoli tra controllori
e controllati. É evidente che così non va, che bisogna cambiare.
Tra i principi della governance la stabilità del
sistema assume un ruolo non secondario. Che cosa ne pensa del dibattito
in corso sulla legge elettorale?
Quello del sistema elettorale attiene, appunto, al profilo politico della
questione. Non vi è dubbio che nell’ultimo decennio, con l’introduzione
del sistema elettorale maggioritario e l’elezione diretta dei sindaci
e dei presidenti delle province, il sistema è stato garantito da
stabilità e governabilità. Condizioni essenziali, queste
ultime, per poter immaginare di imbastire un minimo di programma e, soprattutto,
sperare di poterlo portare a termine. Del resto, neanche è ipotizzabile
pensare di poter cambiare regole ogni giorno.
Ma da sole bastano le regole per garantire l’efficienza
del sistema?
Assolutamente no, se non si fissa anche il metodo, le procedure. Le quali
con le prime fanno, evidentemente, tutt’uno. Si pensi, per esempio,
al problema della burocrazia. Nella nostra regione, pure in presenza di
un sistema di incentivazioni che la rendono appetibile, la capacità di
attrarre investimenti dall’estero è molto bassa. Questo si
spiega in un solo modo: le pastoie burocratiche scoraggiano le migliori
intenzioni. Ecco perché, come dicevo, il metodo è tutt’altro
che secondario nel ragionamento sulla governance.
Calato sul terreno dell’imprenditoria qual è il
suo punto di riferimento, se ne ha uno, in materia di governance?
Carlos Ghosn, A.D. di Renault, manager con alle spalle una lunga storia
di successi imprenditoriali. Per Ghosn il manager deve tenere sempre presenti
tre momenti: la definizione degli obiettivi; l’informazione lungo
il percorso delle attività svolte; infine, la responsabilità rispetto
agli obiettivi fissati, e dunque rispetto ai risultati. Ne consegue, perciò,
che gli obiettivi debbano essere misurabili. E questa, applicata in ogni
campo, è la regola aurea della governance.
di Antonio Arricale
Antimo
Caputo
Presidente
Giovani
Imprenditori Unione Industriali Provincia di Napoli
Governance e Mezzogiorno. Esistono peculiarità locali per un problema
avvertito diffusamente nell'intero Paese, tanto da essere al centro del
Convegno dei Giovani Imprenditori?
Certo. Se il sistema delle regole non funziona, se vanno ridefinite le
procedure decisionali, se l'anacronismo a monte del processo regolatore
di interi settori della vita istituzionale, economica e sociale ne impedisce
il necessario rinnovamento, a soffrirne di più sono proprio le aree
in ritardo di sviluppo.
È dunque la maggiore complessità delle situazioni
preesistenti a dare una caratterizzazione in chiave meridionale della questione?
Direi che c'è di più. Malgrado la macchinosità che
a volte sovrintende l'iter decisionale, rallentandone il decorso, altrove
sono risolti problemi da noi apparentemente irrisolvibili. Si pensi solo
alla questione dei rifiuti. Interessi occulti, assieme alla scarsa considerazione
complessiva verso le istituzioni che distingue parte delle popolazioni
meridionali, finiscono col rendere spuntate "armi" che in altre
aree sono sufficienti. Voglio dire che una più spinta diffusione
dei principi della sussidiarietà verticale e orizzontale a Napoli,
in Campania e nell'intero Sud, potrebbe accelerarne lo sviluppo. Coinvolgere
maggiormente i destinatari di provvedimenti che abbiano un vivibile impatto
sul territorio è tanto più opportuno quanto più si
avverte uno scollamento tra potere, inteso come Palazzo, e cittadini.
Governance come questione culturale?
Sicuramente. Non dimentichiamo che al Nord la cultura d'impresa spesso
permea anche l'azione politico-amministrativa. Dalle nostre parti, ahimé,
per troppo tempo la politica ha fatto aggio sull'economia. Riformare le
regole, gli assetti istituzionali, bilanciare diversamente ruoli e poteri
dei soggetti preposti al momento decisionale, se fatto con criterio, può sottendere
una nuova stagione di rilancio del Mezzogiorno.
Lei si trova a guidare i Giovani Imprenditori napoletani
in una fase delicata per il futuro della città. Come intende assolvere
al suo incarico?
Innanzitutto, promuovendo la più ampia partecipazione degli iscritti
al Gruppo e procedendo per il possibile in raccordo con altri gruppi espressione
della nuova classe dirigente. Il terreno su cui sviluppare sinergie è quello
delle idee e dei valori.
A volte, tuttavia, un progetto avviato con le migliori intenzioni s'impantana
per la difficoltà della gestione...
Ed è proprio per questo che ho voluto assicurare spazio adeguato
alle competenze. Lavoreremo sulla base di quattro macroaree, che si occuperanno
di territorialità, innovazione, imprenditorialità e cultura
internazionale. Chi vi opererà, ovviamente, dovrà avere background
e know how adeguati.
Come procederete? Con convegni, seminari, approfondimenti?
Non solo. Intendiamo sviluppare la nostra azione sul territorio. Una delle
iniziative in tale direzione saranno delle visite aziendali effettuate
a scopo ricognitivo e conoscitivo. Chi intende occuparsi di problemi dell'impresa,
non può limitarsi a conoscere la propria specificità aziendale.
Allargare il campo delle conoscenze, approfondire le problematiche produttive è tra
l'altro il mezzo migliore per sviluppare la propria individualità,
superando nel contempo quel deteriore individualismo che tanti danni ha
prodotto alla causa di Napoli e del Sud. Per questa via possono passare
anche svolte epocali. Un esempio? La conduzione manageriale di un'azienda
sconta ancora da noi le resistenze di chi sacrifica la prospettiva di crescita
alla difesa di poteri e prerogative della proprietà. Intendiamo
contribuire a diffondere modelli culturalmente più avanzati e adeguati
alle esigenze della moderna competizione.
di Monica de Carluccio
Mauro
Maccauro
Presidente
Giovani
Imprenditori Unione Industriali Provincia di Salerno
L’impresa di oggi faccia a faccia con quella
di ieri. Chi vince il confronto?
Il tema della governance futura e in fieri avvince i giovani
che si sentono protagonisti, oggi per prepararla e domani per viverla.
Necessariamente nasce il confronto con la generazione dei padri. Il giudizio
in merito è severo,
anche se unilaterale. La vecchia generazione, a sua volta, ricorda il proprio
punto di partenza ed esalta il risultato conseguito di una maggiore ricchezza
diffusa. Da parte dei giovani non si disconosce questo esito, ma si lamenta
una diffusa precarietà e la perdita di un ponderato sentimento etico. É opportuno,
tuttavia, evitare ogni oziosa polemica e prendere in esame la situazione
attuale per correggere gli errori o gli esiti non previsti dell'azione
di governance. Prima osservazione: il Paese manca di certezze. Ogni decisione
politica viene contestata da una delle parti che formano la maggioranza
di governo, per non parlare di chi occupa il ruolo dell'opposizione. Subentra
una fase di paralisi, di sconcerto, di insicurezza. E questo non solo in
campo politico; si pensi alla (mancata) certezza delle pene: fra condoni,
permessi premi, arresti domiciliari, amnistie, etc., la popolazione ha
la sensazione che la pena comminata, anche per un delitto grave, è solo
teorica. Non parliamo, poi, delle decisioni puramente politiche che vengono
contestate o interpretate diversamente dagli stessi Ministri che le hanno
approvate in sede di Consiglio. Un discorso a parte merita l'esigenza di
un rinnovo radicale della classe politica e dei costi della sua rappresentanza,
dai quartieri ai deputati europei: sono i più alti in tutt'Europa,
con la permanenza dei benefici anche dopo la scadenza del mandato. Il concetto
di servizio pubblico è quasi scomparso dall'attività politica; è rimasto
solo per il servizio dei tram nelle città. Lungi dall'essere un
facile discorso qualunquistico, le mie parole vogliono solo sottolineare
la necessità di fare pulizia, ordine, metterci in sintonia con il
resto dell'Europa. Se buona parte dell'economia oggi è governata
da leggi europee, perché non adeguarci anche nella struttura e nei
costi? Qui si tratta di economia, non di politica. Infine, va sottolineata
l'esigenza di un'etica nella vita sociale, politica, economica del Paese:
una solidarietà di fondo, un'attenzione vigile sui problemi dell'immigrazione
e dei giovani, il rispetto di regole chiare e ferme.
Dieci anni basteranno per ridisegnare una nuova fisionomia del nostro Paese?
Il progresso globale di un Paese è un'aspirazione legittima e giusta.
L'Italia, purtroppo, è il Paese delle rendite di posizione, della
consorterie. Ogni innovazione si infrange contro interessi "illegittimi" precostituiti
con una forza di resistenza ostinata, salda, violenta. Si riuscirà in
dieci anni a liberare il Paese da tante scorie? Questa è la vera
sfida per i Giovani Imprenditori. Tutti gli altri provvedimenti in materia
economica, sindacale, commerciale, finanziaria, si discuteranno volta per
volta secondo le necessità, ma occorre aver il campo libero da lacci
e lacciuoli che oggi imprigionano anche il più volenteroso dei politici
e/o degli imprenditori. Se noi giovani saremo saldi nel perseguimento dei
fini che ho innanzi illustrato, credo, e spero, che potremo farcela.
di Gaia Sigismondi
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