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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
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LA TURCHIA VERSO L'UNIONE EUROPEA
L'ALTRA FACCIA DI UN PAESE DA SVELARE
Un territorio giovane, avanzato e civile ma economicamente ancora precario


Sàntolo Cannavale
Esperto di mercati finanziari
s.cannavale@virgilio.it



La Turchia, con una superficie pari a circa tre volte l'Italia, conta 69 milioni di abitanti, un terzo dei quali concentrati presso pochi nuclei urbani ad alta densità abitativa. La sola Istanbul ne ha 16 milioni distribuiti su un territorio lungo 120 km e largo 30, segnato dal passaggio del Bosforo. Altre città con elevata densità abitativa sono: Ankara con 4 milioni, Konia con 2, Izmir 3, Antalya 2, Adana e Bursa con 1 milione. In questo mese, come previsto dal Consiglio di Copenaghen del 2004, partono i negoziati che dovrebbero portare all'ingresso della Turchia nell'UE o rimandare ancora una volta l'avvio di un processo che, per quanto lungo e laborioso, sarebbe probabilmente irreversibile. Alcuni ipotizzano di offrire alla Turchia una "partnership privilegiata", tra questi Angela Merkel, leader CDU tedesca. Le preoccupazioni non riguardano solo la prospettiva di dare libero accesso in Europa a una massa enorme di musulmani (i cristiani rappresentano l'1% della popolazione), ma anche le condizioni precarie dell'economia turca e la persistenza del problema curdo. É forte, tuttavia, il timore che un diniego all'ingresso nell'UE avrebbe l'effetto di gettare davvero la nazione nelle braccia dell'Islam. La Turchia fa parte della NATO dal 1952 e sin dall'inizio, per la sua posizione strategica, è stato uno dei paesi cardine dell'alleanza. La stabilità politica e il rigore nelle politiche macroeconomiche degli ultimi anni non appaiono ancora sufficienti per mettere al riparo la Turchia da crisi economico-finanziarie. Essa, infatti, rimane esposta sui mercati finanziari per il notevole debito pubblico, 236 mld di dollari al 31/12/2004, pari al 70% del PIL, caratterizzato da una quota elevata di debito a breve termine indicizzato e denominato in valuta estera. Nel 2004 il 41% dello stock del debito era regolato a tasso fisso, il 40% a tasso variabile e il 19% era denominato o indicizzato a valute estere; la composizione del debito è tale da esporre a rischio il Paese nel caso di un indebolimento del cambio e di rialzo dei tassi di interesse. Il servizio del debito nel 2004 ha richiesto l'esborso di 31 mld di dollari. La previsione è di 36,6 mld per l'anno in corso e di 40,7 mld per il 2006; per tale anno si prevedono rimborsi di capitale per 30,7 mld di dollari e 10 per pagamenti di interessi. Il Ministro dell'Economia, Babacan, ha confermato la crescente attenzione per la gestione dell'indebitamento statale. Per il 2005 si prevede un deficit del bilancio pubblico pari al 7% del PIL. L'economia turca ha registrato nel 2004 una crescita dell'8,9% del PIL, pari a 336 mld di dollari in valore assoluto. La minore domanda interna di consumi fa prevedere per l'anno in corso una crescita dell'economia intorno al 5,5%. La Banca Centrale turca ha fissato l'obiettivo di inflazione all'8% per fine 2005 e una convergenza verso l'inflazione della zona Euro entro il 2008, a conclusione del programma triennale concordato con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). La stessa Banca Centrale, a inizio giugno 2005, ha ridotto il tasso di sconto dal 18 al 14,25%, in raccordo con le aspettative di crescita dell'economia e dei prezzi al consumo. La liquidità presente nel sistema continua a essere elevata: a fine 2004 la massa di moneta in circolazione (aggregato M2) risultava aumentata del 22% e il credito interno del 21%. La lira turca si è apprezzata di circa l'8% nel corso del 2005 rispetto all'euro; la circostanza ha rilevanza tenendo conto dell'elevata quota di commercio - oltre il 50% - che la Turchia intrattiene con l'UE. La minore competitività del cambio ha influenzato negativamente la domanda estera: dopo un aumento del 33% nel 2004 a 63 mld di dollari, nel 1° quadrimestre 2005 le esportazioni sono crescite del 22%. Il contestuale aumento delle importazioni (+40% nel 2004 a 97 mld di dollari e +24% nel 1° quadr. 2005) ha determinato un deficit commerciale di 34 mld di dollari nell'anno scorso e di 12 mld nei primi quattro mesi del 2005, tradottosi in un incremento del deficit di conto corrente (-15 mld di dollari nel 2004 e -8,4 mld nei primi quattro mesi del 2005). Sono previsti fondi in arrivo da parte del FMI (4,4 mld di dollari), maggiori flussi di investimento da estero per 4,4 mld di dollari e crediti da parte di banche commerciali per 8,5 mld di dollari. Il FMI ad aprile 2005 ha approvato in favore della Turchia un piano di aiuti triennale per circa 10 mld di dollari, da erogare in 11 tranches, al fine di creare le condizioni per una crescita economica sostenuta e facilitare il processo di convergenza verso i Paesi UE. La Turchia beneficia di programmi di assistenza finanziaria da parte della UE attivi dal 1999 che hanno consentito al Paese aiuti per circa 200 mln di euro l'anno, erogati nella forma di donazioni non rimborsabili. Essi sostengono progetti per infrastrutture e per la coesione socio-economica. Anche la Banca Europea degli Investimenti (BEI) assiste la Turchia, con interventi che coprono il 50% del costo dei progetti finanziabili, attraverso prestiti individuali o globali. Obiettivo prioritario è la riduzione del tasso di disoccupazione che a metà 2004 era pari al 16% nelle aree urbane e interessava il 30% della fascia di popolazione più istruita. Il Governo turco ha rilanciato le privatizzazioni, dopo gli interventi sul sistema bancario e quello fiscale. Negli ultimi due anni sono state approvate importanti riforme strutturali quali la legge quadro sugli investimenti estero diretti; la normativa che disciplina la creazione di imprese; la riforma del mercato del lavoro; la legge sul controllo della finanza pubblica; la normativa sugli appalti pubblici; la liberalizzazione del mercato elettrico, del gas, degli alcolici e della telefonia fissa. Dignità, compostezza e disponibilità al dialogo contraddistinguono un popolo del quale si enfatizzano le pratiche religiose, anomale per l'occidente europeo. I Turchi evidenziano con convinzione la laicità dello Stato e tendono a coniugare modernità e salvaguardia dei principi di base della nazione che ne consentono la coesione. Sono sensazioni e sentimenti che si avvertono visitando la Turchia. Il regista turco Ferzan Ozpetek di recente ha osservato: «...Da quando la religione ha confuso le cose, gli occidentali tendono ad assimilare i turchi al mondo arabo. Ma il nostro è un paese molto avanzato e civile...». La maggioranza della popolazione al momento appare poco interessata alla questione dell'adesione all'UE che, in ogni caso, richiederebbe un periodo transitorio di dieci anni almeno. Apprezza però i pagamenti in euro. I cittadini turchi hanno esatta percezione dell'importanza della stabilità monetaria, convivendo con un'inflazione che, negli anni scorsi, ha raggiunto livelli del 60% annuo. I turchi avevano imparato a proteggere i propri risparmi dalla forte perdita di valore convertendoli in marchi tedeschi. In occasione del passaggio alla moneta unica europea, hanno cambiato in euro notevoli quantità di marchi, a conferma dei flussi monetari verso il Paese di origine da parte della corposa comunità turca presente in Germania. Dal 1° gennaio 2005 nel Paese circola la nuova lira turca che ha visto la scomparsa degli zero milionari; transitoriamente si utilizza anche la vecchia lira con l'indicazione "un milione". Al cambio attuale la nuova lira vale circa 64 centesimi di euro. In Turchia una dotazione fissa accompagna le abitazioni: l'antenna parabolica per la ricezione del segnale televisivo e l'impianto a pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua, anche nelle zone più disagiate della Cappadocia. Con il prezzo del petrolio grezzo oltre i 60 dollari al barile, la scelta adottata a livello nazionale di utilizzare energia solare, si traduce in un risparmio di milioni di dollari. L'agricoltura contribuisce al 10% del PIL e impiega il 35% della forza lavoro. I prodotti dell'industria tessile rappresentano la prima voce dell'export. Il comparto dell'edilizia è un importante volano dell'economia turca, complice anche l'impennata dei prezzi delle abitazioni. Il turismo offre un impareggiabile contributo all'economia nazionale, potendo contare su adeguate strutture alberghiere, località di grande attrazione e sulle ricchezze della storia millenaria del Paese. La giovane età media della popolazione rappresenta un punto di forza per lo sviluppo.

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