LA TURCHIA VERSO L'UNIONE EUROPEA
L'ALTRA FACCIA DI UN PAESE DA SVELARE
Un territorio giovane, avanzato
e civile ma economicamente ancora precario
Sàntolo
Cannavale
Esperto di mercati finanziari
s.cannavale@virgilio.it
La Turchia, con una superficie pari a circa tre volte l'Italia,
conta 69 milioni di abitanti, un terzo dei quali concentrati
presso pochi nuclei urbani ad alta densità abitativa.
La sola Istanbul ne ha 16 milioni distribuiti su un territorio
lungo 120 km e largo 30, segnato dal passaggio del Bosforo.
Altre città con elevata densità abitativa sono:
Ankara con 4 milioni, Konia con 2, Izmir 3, Antalya 2, Adana
e Bursa con 1 milione. In questo mese, come previsto dal Consiglio
di Copenaghen del 2004, partono i negoziati che dovrebbero
portare all'ingresso della Turchia nell'UE o rimandare ancora
una volta l'avvio di un processo che, per quanto lungo e laborioso,
sarebbe probabilmente irreversibile. Alcuni ipotizzano di offrire
alla Turchia una "partnership privilegiata", tra
questi Angela Merkel, leader CDU tedesca. Le preoccupazioni
non riguardano solo la prospettiva di dare libero accesso in
Europa a una massa enorme di musulmani (i cristiani rappresentano
l'1% della popolazione), ma anche le condizioni precarie dell'economia
turca e la persistenza del problema curdo. É forte,
tuttavia, il timore che un diniego all'ingresso nell'UE avrebbe
l'effetto di gettare davvero la nazione nelle braccia dell'Islam.
La Turchia fa parte della NATO dal 1952 e sin dall'inizio,
per la sua posizione strategica, è stato uno dei paesi
cardine dell'alleanza. La stabilità politica e il rigore
nelle politiche macroeconomiche degli ultimi anni non appaiono
ancora sufficienti per mettere al riparo la Turchia da crisi
economico-finanziarie. Essa, infatti, rimane esposta sui mercati
finanziari per il notevole debito pubblico, 236 mld di dollari
al 31/12/2004, pari al 70% del PIL, caratterizzato da una quota
elevata di debito a breve termine indicizzato e denominato
in valuta estera. Nel 2004 il 41% dello stock del debito era
regolato a tasso fisso, il 40% a tasso variabile e il 19% era
denominato o indicizzato a valute estere; la composizione del
debito è tale da esporre a rischio il Paese nel caso
di un indebolimento del cambio e di rialzo dei tassi di interesse.
Il servizio del debito nel 2004 ha richiesto l'esborso di 31
mld di dollari. La previsione è di 36,6 mld per l'anno
in corso e di 40,7 mld per il 2006; per tale anno si prevedono
rimborsi di capitale per 30,7 mld di dollari e 10 per pagamenti
di interessi. Il Ministro dell'Economia, Babacan, ha confermato
la crescente attenzione per la gestione dell'indebitamento
statale. Per il 2005 si prevede un deficit del bilancio pubblico
pari al 7% del PIL. L'economia turca ha registrato nel 2004
una crescita dell'8,9% del PIL, pari a 336 mld di dollari in
valore assoluto. La minore domanda interna di consumi fa prevedere
per l'anno in corso una crescita dell'economia intorno al 5,5%.
La Banca Centrale turca ha fissato l'obiettivo di inflazione
all'8% per fine 2005 e una convergenza verso l'inflazione della
zona Euro entro il 2008, a conclusione del programma triennale
concordato con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). La
stessa Banca Centrale, a inizio giugno 2005, ha ridotto il
tasso di sconto dal 18 al 14,25%, in raccordo con le aspettative
di crescita dell'economia e dei prezzi al consumo. La liquidità presente
nel sistema continua a essere elevata: a fine 2004 la massa
di moneta in circolazione (aggregato M2) risultava aumentata
del 22% e il credito interno del 21%. La lira turca si è apprezzata
di circa l'8% nel corso del 2005 rispetto all'euro; la circostanza
ha rilevanza tenendo conto dell'elevata quota di commercio
- oltre il 50% - che la Turchia intrattiene con l'UE. La minore
competitività del cambio ha influenzato negativamente
la domanda estera: dopo un aumento del 33% nel 2004 a 63 mld
di dollari, nel 1° quadrimestre 2005 le esportazioni sono
crescite del 22%. Il contestuale aumento delle importazioni
(+40% nel 2004 a 97 mld di dollari e +24% nel 1° quadr.
2005) ha determinato un deficit commerciale di 34 mld di dollari
nell'anno scorso e di 12 mld nei primi quattro mesi del 2005,
tradottosi in un incremento del deficit di conto corrente (-15
mld di dollari nel 2004 e -8,4 mld nei primi quattro mesi del
2005). Sono previsti fondi in arrivo da parte del FMI (4,4
mld di dollari), maggiori flussi di investimento da estero
per 4,4 mld di dollari e crediti da parte di banche commerciali
per 8,5 mld di dollari. Il FMI ad aprile 2005 ha approvato
in favore della Turchia un piano di aiuti triennale per circa
10 mld di dollari, da erogare in 11 tranches, al fine di creare
le condizioni per una crescita economica sostenuta e facilitare
il processo di convergenza verso i Paesi UE. La Turchia beneficia
di programmi di assistenza finanziaria da parte della UE attivi
dal 1999 che hanno consentito al Paese aiuti per circa 200
mln di euro l'anno, erogati nella forma di donazioni non rimborsabili.
Essi sostengono progetti per infrastrutture e per la coesione
socio-economica. Anche la Banca Europea degli Investimenti
(BEI) assiste la Turchia, con interventi che coprono il 50%
del costo dei progetti finanziabili, attraverso prestiti individuali
o globali. Obiettivo prioritario è la riduzione del
tasso di disoccupazione che a metà 2004 era pari al
16% nelle aree urbane e interessava il 30% della fascia di
popolazione più istruita. Il Governo turco ha rilanciato
le privatizzazioni, dopo gli interventi sul sistema bancario
e quello fiscale. Negli ultimi due anni sono state approvate
importanti riforme strutturali quali la legge quadro sugli
investimenti estero diretti; la normativa che disciplina la
creazione di imprese; la riforma del mercato del lavoro; la
legge sul controllo della finanza pubblica; la normativa sugli
appalti pubblici; la liberalizzazione del mercato elettrico,
del gas, degli alcolici e della telefonia fissa. Dignità,
compostezza e disponibilità al dialogo contraddistinguono
un popolo del quale si enfatizzano le pratiche religiose, anomale
per l'occidente europeo. I Turchi evidenziano con convinzione
la laicità dello Stato e tendono a coniugare modernità e
salvaguardia dei principi di base della nazione che ne consentono
la coesione. Sono sensazioni e sentimenti che si avvertono
visitando la Turchia. Il regista turco Ferzan Ozpetek di recente
ha osservato: «...Da quando la religione ha confuso le
cose, gli occidentali tendono ad assimilare i turchi al mondo
arabo. Ma il nostro è un paese molto avanzato e civile...».
La maggioranza della popolazione al momento appare poco interessata
alla questione dell'adesione all'UE che, in ogni caso, richiederebbe
un periodo transitorio di dieci anni almeno. Apprezza però i
pagamenti in euro. I cittadini turchi hanno esatta percezione
dell'importanza della stabilità monetaria, convivendo
con un'inflazione che, negli anni scorsi, ha raggiunto livelli
del 60% annuo. I turchi avevano imparato a proteggere i propri
risparmi dalla forte perdita di valore convertendoli in marchi
tedeschi. In occasione del passaggio alla moneta unica europea,
hanno cambiato in euro notevoli quantità di marchi,
a conferma dei flussi monetari verso il Paese di origine da
parte della corposa comunità turca presente in Germania.
Dal 1° gennaio 2005 nel Paese circola la nuova lira turca
che ha visto la scomparsa degli zero milionari; transitoriamente
si utilizza anche la vecchia lira con l'indicazione "un
milione". Al cambio attuale la nuova lira vale circa 64
centesimi di euro. In Turchia una dotazione fissa accompagna
le abitazioni: l'antenna parabolica per la ricezione del segnale
televisivo e l'impianto a pannelli solari per il riscaldamento
dell'acqua, anche nelle zone più disagiate della Cappadocia.
Con il prezzo del petrolio grezzo oltre i 60 dollari al barile,
la scelta adottata a livello nazionale di utilizzare energia
solare, si traduce in un risparmio di milioni di dollari. L'agricoltura
contribuisce al 10% del PIL e impiega il 35% della forza lavoro.
I prodotti dell'industria tessile rappresentano la prima voce
dell'export. Il comparto dell'edilizia è un importante
volano dell'economia turca, complice anche l'impennata dei
prezzi delle abitazioni. Il turismo offre un impareggiabile
contributo all'economia nazionale, potendo contare su adeguate
strutture alberghiere, località di grande attrazione
e sulle ricchezze della storia millenaria del Paese. La giovane
età media della popolazione rappresenta un punto di
forza per lo sviluppo.
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