La formazione in campania
il tema dell’apprendistato
Creare condizioni affinché scuole
e aziende cooperino integrando le rispettive missioni
Alfredo Loso
Presidente
OBR Campania
presidenza@obrcampania.it
Quest’autunno si apre con una grande attenzione
al tema della formazione, tornato prepotentemente nel dialogo
tra istituzioni e parti sociali. A metà settembre
la Presidente di Confindustria Campania, Cristiana Coppola,
ha ospitato a Palazzo Partanna l’Assessore alla Formazione
Corrado Gabriele per un confronto che ha coinvolto le articolazioni
del sistema Confindustria in Campania. É un segnale
importante in termini di contenuti e metodo: in una fase
che possiamo considerare ancora iniziale dei loro rispettivi
mandati, la rappresentante degli industriali e il responsabile
della politica regionale in materia di formazione e lavoro,
legano le rispettive strategie alla consultazione e alla
ricerca di soluzioni condivise. Questo confronto costituisce
esso stesso un risultato positivo perché è espressione
della stessa cultura e della prospettiva da cui ha preso
vita il percorso della bilateralità. L’Assessore
Gabriele propone di mettere mano agli strumenti di formazione
che meglio hanno funzionato per ottimizzare la programmazione;
si è dunque parlato degli interventi AIFA ideati e
realizzati in Campania (a fronte di un periodo di formazione-lavoro
finanziato all’azienda vi è un contratto d’assunzione)
che sembrano aver avuto un considerevole successo. In realtà non
sappiamo quale sia stato il destino dei diecimila contratti
di lavoro seguiti ai percorsi formativi e questa assenza
di informazioni non consente una adeguata gestione delle
risorse e una valorizzazione premiante per le aziende più competitive
e capaci di creare nuove e reali opportunità d’impiego.
L’estensione del modello AIFA ai contratti a tempo
determinato, proposta da Confindustria in un contesto in
cui il lavoro nero è ancora troppo presente, rappresenta
ancora una questione aperta. Nel confronto tra Confindustria
e Regione Campania, il tema dell’apprendistato ha avuto
grandissima attenzione ed è stato affrontato per le
potenzialità di inserimento lavorativo connaturate
a questo istituto contrattuale, ormai articolato a tre livelli
e già capostipite dell’interdipendenza tra formazione
e occupazione. A questo proposito va detto la Campania è l’unica
Regione che si sia dotata di un Osservatorio e abbia istituito
una banca dati dei contratti di apprendistato per consentire
l’adempimento del percorso formativo collegato a ogni
contratto. La gestione dell’apprendistato si prefigura
di grande complessità perché può dare
una svolta a tutto il sistema formativo e dell’istruzione
collegandosi strategicamente ad alcuni nodi del rapporto
tra sistema dell’istruzione e della formazione a partire
dalla lotta alla dispersione scolastica. L’apprendistato
in Campania può essere, infatti, lo strumento attraverso
cui sviluppare una sperimentazione basata sull’apprendistato
per l’espletamento del diritto–dovere di istruzione
e formazione che riguarda i minori di 18 anni che non abbiano
completato il proprio percorso di istruzione obbligatoria.
Si tratta di creare condizioni in cui scuole, enti di formazione
e soprattutto aziende possano cooperare integrando le rispettive
missioni. L’ambiente di lavoro e l’impresa, se
supportati, possono rispondere a un bisogno quasi sempre
presente in questi giovani di imparare facendo e, magari
di una “paghetta”, che attraverso l’apprendistato
può configurarsi come corrispettivo in denaro relativo
alla prestazione non solo lavorativa, ma anche formativa.
L’azienda, il contesto lavorativo, tuttavia, non possono
da soli rispondere sul piano pedagogico e dell’orientamento
alle complesse problematiche che accompagnano questi adolescenti.
Vi è poi l’apprendistato
professionalizzante, destinato ai giovani tra 18 e 29 anni, quello che rassomiglia
di più al classico rapporto di apprendistato. Se da
un lato è considerevole il ricorso a questa forma
contrattuale, dall’altro lato, va rilevata la difficoltà a
dare corso a quelle 120 ore di formazione che ogni apprendista
ha il diritto di svolgere in un contesto formativo strutturato
come tale. Infine, l’apprendistato
per l’acquisizione
di un diploma o per percorsi di alta Formazione si accompagna
a un ciclo di studi ed è finalizzato all’acquisizione
di un diploma di scuola superiore o di una laurea e che potrebbe
essere collegato anche agli IFTS, può rappresentare
un importante canale di inserimento di forza lavoro qualificata
nel sistema produttivo regionale e rappresenta uno strumento
assolutamente nuovo da costruire e attivare a livello nazionale
e regionale. Sull’apprendistato, Confindustria chiede
che sia riconosciuta pienamente la funzione formatrice delle
aziende, con la possibilità di queste di certificare
sia il bisogno che l’acquisizione delle competenze
dei propri dipendenti, poiché si ritiene che ogni
azienda sia in grado di riconoscere il livello formativo
di cui necessita. Questa posizione solleva obiezioni riferite
a criteri di trasparenza e spendibilità delle certificazioni,
ma il problema di fondo non è tanto nella natura di
chi certifica, quanto nell’assenza di un sistema di
certificazione delle competenze e di monitoraggio e valutazione.
Qui però vogliamo enfatizzare il fatto che nonostante
queste differenze tutte le posizioni convergono sulla centralità della
domanda, sulla necessità che la domanda orienti l’offerta
e non viceversa. Ciò che tutte le componenti di OBR,
datoriali e sindacali, esprimono in modo convergente è la
necessità di partire dai bisogni formativi per rendere
accessibile la formazione alle piccole imprese perché il
tessuto aziendale per crescere ha bisogno di figure professionali
adeguate alle sfide dell’internazionalizzazione. L’assessore
Gabriele ha opportunamente indicato i settori strategici
su cui indirizzare le risorse per sostenere lo sviluppo produttivo
del territorio: logistica e trasporti; industria turistica,
economia del mare, ambiente (rifiuti, acque ed energia).
Si tratta di un importante passo in avanti per l’ottimizzazione
delle risorse finanziarie da destinare alla formazione. Su
questo indirizzo chiaro e condivisibile, vorrei proporre
una riflessione: il processo di sviluppo è così complesso
e articolato che forse occorre integrare più chiavi
di lettura; oltre ai settori strategici è opportuno
considerare anche altre variabili e puntare su attività e
nicchie propulsive, e/o su aziende che negli ultimi anni
abbiano assunto di più e più stabilmente. Definire
questi criteri è importante anche in relazione alla
formazione continua e ai Fondi interprofessionali che stanno
prendendo il via e che vanno integrati con le risorse del
POR e quelle nazionali ancora disponibili. Il confronto che
si è svolto presso Confindustria rappresenta uno stimolo
per il CREB (Coordinamento Regionale degli Enti Regionali)
a offrire al sistema della programmazione negoziata nuovi
apporti di conoscenza e nuove sintesi progettuali: la sperimentazione
di un modello del sistema regionale delle qualifiche che
vede fortemente impegnato l’OBR Campania e tutto il
CREB e rappresenta il contesto più appropriato in
cui dare corso a questa nuova stagione di programmazione
formativa che trova interlocutori sensibili, attenti e ricettivi
alle proposte e al processo di ricerca comune tra le parti
sociali.
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