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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
ANCE SALERNO - Home Page
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I NUOVI PROGRAMMI RESIDENZIALI
A RISCHIO “L'IDENTITÀ” DI SALERNO

Una nuova visione del territorio per evitare errori già compiuti in passato

Antonio Lombardi
Presidente ANCE
info@costruttori.sa.it



Le politiche abitative costituiscono senza dubbio uno dei terreni sui quali le amministrazioni locali saranno di qui a poco chiamate a cimentarsi non senza grandi difficoltà: la richiesta di nuovi alloggi cresce in maniera esponenziale, ma reperire le risorse necessarie per avviare nuovi programmi residenziali presenta non poche problematiche. Alcune di queste sono indubbiamente di carattere urbanistico: occorre individuare nuove aree da destinare a civili abitazioni, e in agglomerati urbani cresciuti spesso a dismisura, senza un'accorta pianificazione e senza alcuna previsione di crescita e di sviluppo, questo non sempre può rivelarsi agevole. Ma anche dal punto di vista politico l'avvio di una seria e concreta "politica della casa" presenta ostacoli non facili da superare, se non al prezzo di lunghe, tortuose, estenuanti e non sempre fruttuose mediazioni: prevedere nuovi quartieri, spazi da destinare ad abitazioni, da più parti è ancora visto aprioristicamente come un'aggressione del territorio, una "cementificazione selvaggia", un intervento insomma non in linea con le esigenze di una collettività che continua d'altro canto a reclamare i suoi spazi, peraltro costituzionalmente garantiti. A queste problematiche di carattere generale, che toccano purtroppo l'intero Paese, se ne assommano di altre tipicamente meridionali, che rendono il quadro ancor più complesso e di non semplice risoluzione: le risorse finanziarie scarseggiano, le poche disponibili consentono interventi per nulla soddisfacenti rispetto alla consistenza della domanda, il concorso dei privati ove esistente è ancora troppo marginale, la sinergia tra le varie amministrazioni preposte (comuni, regione, Iacp e quant'altro) è ancora ben lontana dai canoni di una necessaria efficienza e di una tempistica in linea con la gravità dell'attuale situazione.
Intanto, si continua colpevolmente a sottovalutare l'enorme disagio che tocca particolarmente le fasce sociali più giovani e deboli, e segnatamente le nuove coppie: basta scorrere anche superficialmente i registri matrimoniali del Comune di Salerno per scoprire che una cospicua percentuale delle nuove famiglie ha scelto di spostarsi in comuni limitrofi. Una scelta, questa, quasi mai legata a una effettiva volontà dei coniugi, ma il più delle volte imposta dalle circostanze. Il mercato immobiliare, segnatamente nel comune capoluogo, sfugge ormai a qualsiasi logica: manca una adeguata politica abitativa, i (pochi) nuovi insediamenti residenziali realizzati soddisferanno pochissime famiglie, quelli previsti dal nuovo piano regolatore saranno a esclusivo appannaggio di categorie determinate di utenti (segnatamente quelli che lavorano nella pubblica sicurezza), lasciando insoddisfatta la parte più cospicua della domanda. A tutto si contrappone, aggravando ulteriormente la situazione, un'offerta che rasenta ormai l'irrazionalità, con quotazioni al metro quadro che in centro come in periferia sfuggono a qualsiasi logica, complice una penuria di appartamenti che rende i proprietari immobiliari liberi di determinare le condizioni del mercato. Normale che in questo contesto una giovane famiglia (monoreddito, ma anche con due redditi: la situazione in quest'ultimo caso non muta di molto) non possa far altro che emigrare, prediligendo quelle aree dell'hinterland, peraltro ben collegate al capoluogo, dove ancora è possibile metter su casa a condizioni ragionevoli o, quanto meno, accessibili. Ma "emigrare" non è purtroppo l'unico effetto negativo della grave situazione in cui versa il comune capoluogo: un'altra conseguenza devastante è che il patrimonio immobiliare esistente si sta concentrando nelle mani di pochi affaristi, spesso non salernitani: si sta insomma violentando e snaturando il tessuto sociale cittadino, espellendo la popolazione autoctona, attirando (sia pure con scelte politiche indirette o collaterali) speculatori e innalzando pericolosamente l'età media della popolazione residente. È ovvio che un simile contesto imponga scelte politiche precise e tempestive: in gioco è l'identità stessa di una città che rischia di trovarsi, di qui a qualche anno, profondamente diversa, ancor più di quanto non lo sia oggi rispetto a qualche decennio fa. Le strategie politiche da seguire impongono una grande elasticità mentale, una enorme capacità di conciliare la penuria di risorse pubbliche disponibili con il coinvolgimento di capitali privati e con una grande sinergia tra le varie amministrazioni. Per calmierare il mercato non esiste altra strada che introdurre un fattore di destabilizzazione dell'attuale grave situazione: fattore che può essere rappresentato solo da un programma straordinario di edilizia abitativa che contempli la realizzazione di un numero considerevole di alloggi da riservare alle fasce sociali con reddito medio-basso. Non solo: è necessario che questi appartamenti vengano alienati o locati a prezzi "calmierati" per dare una scossa vigorosa all'intero mercato immobiliare cittadino. Una politica, quest'ultima, sulla quale le amministrazioni devono inevitabilmente coinvolgere capitali privati che possono svolgere un ruolo di primissimo piano, remunerando i loro investimenti attraverso la gestione, la manutenzione e l'alienazione dei nuovi insediamenti abitativi attraverso strategie di intervento predeterminate e "pre-concertate" con gli enti locali. Ma perché tutto ciò avvenga occorre davvero una strategia politica di ampio respiro: al momento le difficoltà non sono soltanto di ordine finanziario. Il piano regolatore, salvo qualche marginale intervento nella zona orientale, non prevede grossi insediamenti abitativi, nuovi agglomerati di case che consentano di perseguire gli scopi e le finalità indicate. Occorrerebbe insomma rivedere parte della pianificazione urbanistica per avviare poi tutti gli adempimenti consequenziali: s'imporrebbe, insomma, un iter procedurale lungo e complesso che stride non poco con la necessità di intervenire in tempi ragionevoli. La grande sfida sulla quale Salerno scommette la propria identità, prima ancora che il proprio futuro, è proprio sui "nuovi quartieri": nuove aree da destinare all'edilizia abitativa ma che contemplino anche spazi a verde, aree attrezzate, luoghi di ritrovo e di sviluppo della socialità. Un progetto complessivo, insomma, che lungi dall'attuare la tanto temuta e vituperata "cementificazione selvaggia", consenta a tante famiglie di metter su casa e di crescere in spazi e luoghi adeguati allo sviluppo della loro personalità. Parti armoniche della città, insomma, e non ghetti di periferia, realizzati con interventi moderni ed ecocompatibili che non creino cioè motivi di stridente frattura col territorio circostante. È solo attraverso questi nuovi quartieri che la città può ritrovare se stessa e riconquistare una identità che, purtroppo, da diversi anni a questa parte, si sta pericolosamente e colpevolmente dissolvendo.

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