I NUOVI PROGRAMMI RESIDENZIALI
A RISCHIO “L'IDENTITÀ” DI SALERNO
Una nuova visione del territorio per evitare errori già compiuti
in passato
Antonio
Lombardi
Presidente ANCE
info@costruttori.sa.it
Le politiche abitative costituiscono senza dubbio uno dei terreni
sui quali le amministrazioni locali saranno di qui a poco chiamate
a cimentarsi non senza grandi difficoltà: la richiesta
di nuovi alloggi cresce in maniera esponenziale, ma reperire
le risorse necessarie per avviare nuovi programmi residenziali
presenta non poche problematiche. Alcune di queste sono indubbiamente
di carattere urbanistico: occorre individuare nuove aree da
destinare a civili abitazioni, e in agglomerati urbani cresciuti
spesso a dismisura, senza un'accorta pianificazione e senza
alcuna previsione di crescita e di sviluppo, questo non sempre
può rivelarsi agevole. Ma anche dal punto di vista politico
l'avvio di una seria e concreta "politica della casa" presenta
ostacoli non facili da superare, se non al prezzo di lunghe,
tortuose, estenuanti e non sempre fruttuose mediazioni: prevedere
nuovi quartieri, spazi da destinare ad abitazioni, da più parti è ancora
visto aprioristicamente come un'aggressione del territorio,
una "cementificazione selvaggia", un intervento insomma
non in linea con le esigenze di una collettività che
continua d'altro canto a reclamare i suoi spazi, peraltro costituzionalmente
garantiti. A queste problematiche di carattere generale, che
toccano purtroppo l'intero Paese, se ne assommano di altre
tipicamente meridionali, che rendono il quadro ancor più complesso
e di non semplice risoluzione: le risorse finanziarie scarseggiano,
le poche disponibili consentono interventi per nulla soddisfacenti
rispetto alla consistenza della domanda, il concorso dei privati
ove esistente è ancora troppo marginale, la sinergia
tra le varie amministrazioni preposte (comuni, regione, Iacp
e quant'altro) è ancora ben lontana dai canoni di una
necessaria efficienza e di una tempistica in linea con la gravità dell'attuale
situazione.
Intanto, si continua colpevolmente a sottovalutare l'enorme
disagio che tocca particolarmente le fasce sociali più giovani
e deboli, e segnatamente le nuove coppie: basta scorrere anche
superficialmente i registri matrimoniali del Comune di Salerno
per scoprire che una cospicua percentuale delle nuove famiglie
ha scelto di spostarsi in comuni limitrofi. Una scelta, questa,
quasi mai legata a una effettiva volontà dei coniugi,
ma il più delle volte imposta dalle circostanze. Il
mercato immobiliare, segnatamente nel comune capoluogo, sfugge
ormai a qualsiasi logica: manca una adeguata politica abitativa,
i (pochi) nuovi insediamenti residenziali realizzati soddisferanno
pochissime famiglie, quelli previsti dal nuovo piano regolatore
saranno a esclusivo appannaggio di categorie determinate di
utenti (segnatamente quelli che lavorano nella pubblica sicurezza),
lasciando insoddisfatta la parte più cospicua della
domanda. A tutto si contrappone, aggravando ulteriormente la
situazione, un'offerta che rasenta ormai l'irrazionalità,
con quotazioni al metro quadro che in centro come in periferia
sfuggono a qualsiasi logica, complice una penuria di appartamenti
che rende i proprietari immobiliari liberi di determinare le
condizioni del mercato. Normale che in questo contesto una
giovane famiglia (monoreddito, ma anche con due redditi: la
situazione in quest'ultimo caso non muta di molto) non possa
far altro che emigrare, prediligendo quelle aree dell'hinterland,
peraltro ben collegate al capoluogo, dove ancora è possibile
metter su casa a condizioni ragionevoli o, quanto meno, accessibili.
Ma "emigrare" non è purtroppo l'unico effetto
negativo della grave situazione in cui versa il comune capoluogo:
un'altra conseguenza devastante è che il patrimonio
immobiliare esistente si sta concentrando nelle mani di pochi
affaristi, spesso non salernitani: si sta insomma violentando
e snaturando il tessuto sociale cittadino, espellendo la popolazione
autoctona, attirando (sia pure con scelte politiche indirette
o collaterali) speculatori e innalzando pericolosamente l'età media
della popolazione residente. È ovvio che un simile contesto
imponga scelte politiche precise e tempestive: in gioco è l'identità stessa
di una città che rischia di trovarsi, di qui a qualche
anno, profondamente diversa, ancor più di quanto non
lo sia oggi rispetto a qualche decennio fa. Le strategie politiche
da seguire impongono una grande elasticità mentale,
una enorme capacità di conciliare la penuria di risorse
pubbliche disponibili con il coinvolgimento di capitali privati
e con una grande sinergia tra le varie amministrazioni. Per
calmierare il mercato non esiste altra strada che introdurre
un fattore di destabilizzazione dell'attuale grave situazione:
fattore che può essere rappresentato solo da un programma
straordinario di edilizia abitativa che contempli la realizzazione
di un numero considerevole di alloggi da riservare alle fasce
sociali con reddito medio-basso. Non solo: è necessario
che questi appartamenti vengano alienati o locati a prezzi "calmierati" per
dare una scossa vigorosa all'intero mercato immobiliare cittadino.
Una politica, quest'ultima, sulla quale le amministrazioni
devono inevitabilmente coinvolgere capitali privati che possono
svolgere un ruolo di primissimo piano, remunerando i loro investimenti
attraverso la gestione, la manutenzione e l'alienazione dei
nuovi insediamenti abitativi attraverso strategie di intervento
predeterminate e "pre-concertate" con gli enti locali.
Ma perché tutto ciò avvenga occorre davvero una
strategia politica di ampio respiro: al momento le difficoltà non
sono soltanto di ordine finanziario. Il piano regolatore, salvo
qualche marginale intervento nella zona orientale, non prevede
grossi insediamenti abitativi, nuovi agglomerati di case che
consentano di perseguire gli scopi e le finalità indicate.
Occorrerebbe insomma rivedere parte della pianificazione urbanistica
per avviare poi tutti gli adempimenti consequenziali: s'imporrebbe,
insomma, un iter procedurale lungo e complesso che stride non
poco con la necessità di intervenire in tempi ragionevoli.
La grande sfida sulla quale Salerno scommette la propria identità,
prima ancora che il proprio futuro, è proprio sui "nuovi
quartieri": nuove aree da destinare all'edilizia abitativa
ma che contemplino anche spazi a verde, aree attrezzate, luoghi
di ritrovo e di sviluppo della socialità. Un progetto
complessivo, insomma, che lungi dall'attuare la tanto temuta
e vituperata "cementificazione selvaggia", consenta
a tante famiglie di metter su casa e di crescere in spazi e
luoghi adeguati allo sviluppo della loro personalità.
Parti armoniche della città, insomma, e non ghetti di
periferia, realizzati con interventi moderni ed ecocompatibili
che non creino cioè motivi di stridente frattura col
territorio circostante. È solo attraverso questi nuovi
quartieri che la città può ritrovare se stessa
e riconquistare una identità che, purtroppo, da diversi
anni a questa parte, si sta pericolosamente e colpevolmente
dissolvendo.
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