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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
L'Impresa di cucinare - Home Page
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TABERNA VULGI DI AVELLINO
IL MEDITERRANEO IN TAVOLA
Quattro locali uniti nel segno della tradizione culinaria tipica della Costiera “Divina”

Ferdinando Cappuccio
Cultore di enogastronomia
ferdinando.cappuccio@banca.mps.it

Sin dalla fine degli anni '60 il Serinese ha rappresentato una tappa gastronomica usuale per gli abitanti delle città campane. Immergendosi, infatti, in una splendida natura ci si recava in quelle zone per poter gustare una cucina di campagna semplice e genuina. I locali erano sostanzialmente delle trattorie con un servizio casalingo e un menù che poco differenziava gli uni dagli altri; fusilli o gnocchi al sugo o passati in forno in appositi tegamini con mozzarella, carne di maiale fritta o alla brace, pollo arrosto e soppressata paesana, invitavano gli avventori, soprattutto domenicali, a vere e proprie abbuffate. Con il trascorrere degli anni e con l'evoluzione del gusto, accanto alle semplici trattorie, tuttora presenti, è sorta una ristorazione in grado di soddisfare nuove esigenze gustative, attraendo buongustai di tutta Italia in cerca di emozioni. Alfiere di questo rinnovamento è il ristorante Taberna Vulgi, sorto nel 1998 in Santo Stefano del Sole grazie all'intuito di Giovanni Mariconda. Raggiungere il sito non è del tutto facile, mancando - dopo aver raggiunto Santo Stefano - una valida indicazione. Ma basta chiedere e potrete scorgere l'accogliente locale inoltrandovi in una bella strada alberata. Quasi come viandanti in cerca di ristoro, sarete attratti dalla calda illuminazione che rende particolarmente suggestiva la sosta nel ristorante. Il locale, che si trasforma di anno in anno migliorando (da poco è stata aperta una deliziosa veranda con salottino dove è possibile chiacchierare fumando un buon sigaro e bevendo un distillato di qualità), si presenta con un ambiente rustico-chic con pareti ocra e una serie di "ninnoli" che riportano alla mente le case "borghesi" di campagna. I tavoli sono perfettamente apparecchiati, con giusti bicchieri e un servizio che non tradisce la cordialità della "gens" irpina. Una volta seduti, mentre darete un'occhiata al menu e alla carta dei vini, vi sarà servito un preantipasto (nell'ultima mia visita un pezzettino di prosciutto non salato fatto in casa accompagnato da una deliziosa salsa di finocchio) e un flute di prosecco di Villa Sandi. Un giovane sommelier vi proporrà, volendolo, anche delle interessanti scoperte enologiche del "patron" come l'Aglianico e il Taurasi dell'Azienda Macchialupo, a me sinora sconosciuta, dimostratisi nella serata vini di grande morbidezza e di intensi profumi. Con un po' di fortuna si presenterà al vostro tavolo Giovanni Mariconda e intrattenendovi con lui, cogliendo la schiettezza e l'impegno profondo alla base della sua vita professionale, potrete concordare il percorso gastronomico della serata.

Il senso della cucina di Taberna Vulgi è di "strizzare l'occhio" al territorio e alle stagioni; il menù - salvo qualche piatto ormai leggendario come la Maialata (braciola di maiale scottata nell'olio, disossata e poi ripassata con burro al forno) presente tra l'altro nel menù del San Domenico di New York a seguito di una trasferta lavorativa di Giovanni in terra statunitense - dunque varia. E così nel periodo estivo gli ortaggi rappresentano il fulcro degli antipasti, mentre in inverno vengono sostituiti dai legumi; e dopo un'abbondante pioggia potrete trovare locali funghi porcini che da soli, casomai fritti con le patate, meritano una visita a Santo Stefano. Il modo di cucinare le pietanze prevede come punto di partenza la tradizione, rielaborata nel gusto e alleggerita nei condimenti. Qualche sera fa, con l'amico quasi pasticciere Fernando, abbiamo potuto gustare una serie di antipasti vari basati essenzialmente sugli ortaggi. E così abbiamo assaporato uno sformato di zucchine con crema di parmigiano e pomodorini, dove il formaggio riusciva a esaltare la scarsa sapidità dell'ortaggio; siamo passati poi a un ottimo involtino di peperone, dove invece la grande aromaticità dello stesso era stemperata dalla delicatezza della mozzarella presente all'interno. La carrellata degli antipasti dedicati agli ortaggi si è conclusa con una millefoglie di parmigiana di melanzane in cui quest'ultima fritta senza uova (ecco l'alleggerimento moderno!) era poi passata al forno con mozzarella. E accanto a questi antipasti "campagnoli", c'è stata presentata una preparazione che tiene in considerazione la mediterraneità della cucina campana: un bigné (ecco la cucina "frangese" della cultura gastronomica napoletana) farcito con stracciatella di fior di latte con crema di pomodoro San Marzano e mousse di prosciutto cotto. É una rivisitazione della caprese, dove il frullato di mozzarella si amalgama perfettamente con il pomodoro; quest'ultimo poi, se avrete il coraggio di fare una "scarpetta" con l'ottimo pane fatto in casa propostovi, vi ricorderà i sapori delle pizze marinare di qualche anno fa, prima che il pizza-food sconvolgesse i sapori e il gusto. Tra i primi è d'obbligo un assaggio di mezzo pacchero con zucchine e baccalà. È un piatto equilibratissimo e di grande suggestione ove il sughetto formato dal sapido ortaggio e dal forte pesce "campagnolo", incuneandosi all'interno della pasta diventa una sorta di farcitura dal magnifico sapore. Estremamente interessanti sono poi le fettuccelle di grano arso condite con ragù di coniglio. Il sugo è molto forte di sapore e condisce in modo corretto la pasta fatta a mano creata con i residui derivanti dalla bruciatura delle stoppie. Pur golosamente attratto dai secondi, ho optato per i dolci, non senza aver provato una porzione di baccalà in cartoccio con peperoni, olive nere e pomodorini. Personalmente non sono un amante dei dolci ma da Giovanni ho fatto eccezione. Non è possibile infatti resistere alla millefoglie con crema chantilly e amarena. Il babà al rhum e la zuppa di pan bagnato caramellato con crema alla menta hanno entusiasmato il mio amico Fernando, gran intenditore, che ha assaggiato con soddisfazione anche la fantasia di ricotta e pesche con sfoglia. É stata dunque una gran bella cena che si è conclusa assaporando un magnifico distillato di albicocca di Capovilla che ha ben accompagnato l'aroma dei sigari toscani fumati nel salotto! E il buon Giovanni, a fine cena, alla mia domanda sul perché avesse avuto difficoltà a prenotarmi, pur in presenza di qualche posto vuoto, mi ha risposto rivelando così il segreto del suo successo. Mi ha riferito infatti che erano improvvisamente mancati due elementi nel personale e aveva preferito ridurre il numero degli avventori per evitare disservizi… Ecco perché Taberna Vulgi è una meta per i buongustai di tutta Italia!

Ristorante Taberna Vulgi: Via Casina, 6 S. Stefano del Sole (Av) chiusura lunedì - tel. 0825-673664

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