URAGANO KATRINA E “CICLONE” PUNTO
i sondaggi ci rilevano solidali e ottimisti
I fatti che hanno travolto l’opinione
degli italiani
Enrico
Russo
Consulente Istituto Piepoli spa - Innovative Research
enricorusso@istitutopiepoli.it
C'è un solo grande e tragico evento che ha
catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica
italiana nella settimana dal 29 agosto al 5 settembre in
ben il 73% dei casi: le notizie, in progressivo crescendo
quanto a drammaticità, sulle conseguenze dell’uragano
Katrina a New Orleans. Tutto il resto appare nettamente in
secondo piano, anche se certamente non irrilevanti sono state
le notizie sui circa 1.000 morti in Iraq per l’ondata
di panico che ha travolto una folla di pellegrini sciiti
(7%), o i ripetuti roghi di case di immigrati a Parigi (6%).
Con percentuali più limitate (3%) compaiono due notizie
che per diversi aspetti hanno destato interesse: la prima è il
divieto di accettare la donazione di sangue opposto a un
omosessuale a Milano, la seconda è la notizia sull’allarme
lanciato dalla FAO sul virus dei polli, il famigerato H5N1,
che potrebbe diventare una vera e propria pandemia, ma su
cui per il momento l’opinione pubblica appare ancora
poco sensibilizzata. Le notizie provenienti da New Orleans
hanno indubbiamente colpito in una sorta di escalation negativa
l’opinione pubblica italiana. Che cosa in particolare?
Innanzitutto il numero dei morti, saliti dalle poche decine
inizialmente dichiarate, alle varie centinaia cui pian piano
si è giunti (30% degli intervistati indica questo
aspetto come quello da cui è stato colpito di più.
Vedi grafico 1). Al secondo posto il ritardo e l’inadeguatezza
dei soccorsi (29%), che si stentava a credere potessero verificarsi
proprio in una nazione in cui la tecnologia è ai massimi
livelli planetari. Ma anche la superficialità iniziale
di Bush (19%), i saccheggi e le rapine (16%), le incredibili
violenze e gli altrettanto impensabili stupri (15%), la quantità soprattutto
dei poveri e degli emarginati che non ha potuto fuggire da
New Orleans (15%) e, in definitiva, la disorientante scoperta
che “anche l’America è fragile” (14%).
La domanda che abbiamo fatto a questo punto è: si
ritiene probabile che un disastro ambientale del genere possa
succedere anche in Italia? L’opinione pubblica si divide:
4 italiani su 10 considera probabile l’accadimento
di un evento del genere in Italia, contro 6 italiani su 10
che non lo ritengono possibile. Un ottimismo di fondo che è dovuto
soprattutto all’autoimmagine dello “stellone” d’Italia,
che salva sempre tutto e tutti.
Ma quale tipo di disastro
ambientale è, eventualmente, ritenuto più probabile
in Italia? è interessante notare come rispunti l’atavica
paura del terremoto, che domina nettamente le risposte con
un 58% di casi. Infine, come potrebbe comportarsi l’Italia
se dovesse capitare un disastro ambientale come quello verificatosi
negli Stati Uniti? Da un punto di vista di prontezza e adeguatezza
dei soccorsi c’è un certo ottimismo: nel 38%
dei casi si pensa che in Italia le cose potrebbero andare
meglio, e il saldo tra ottimisti e pessimisti è positivo
(+17%). Il saldo diventa poi fortemente positivo parlando
di reazioni della popolazione: il 39% ritiene che le cose
potrebbero andare meglio in Italia e solo il 13% peggio,
con un saldo pari +26%. Insomma, comunque sia, sembrerebbe
emergere un notevole senso di angoscia partecipativa nei
confronti di ciò che è successo, soprattutto
fra la popolazione, a New Orleans, ed è forte la speranza
che gli italiani, in un caso del genere, potrebbero contare
su una più elevata dose di solidarietà e di
umanità. La settimana tra il 5 e il 12 settembre,
invece, ha compreso un evento che tre anni fa ha sconvolto
il mondo: l’attacco di Al Qaeda alle torri gemelle
di New York avvenuto l’11 settembre del 2001. Questo
evento catastrofico che ha cambiato a tutti la vita si è ancorato
profondamente nell’inconscio degli italiani, con conseguente
focalizzazione negativa sugli eventi accaduti durante la
settimana. Ancora un triste episodio di infanticidio, in
una catena che sembra stranamente accumularsi negli ultimi
due mesi, scuote l’opinione pubblica italiana nella
settimana tra il 5 e il 12 settembre: si tratta della madre
di Merano che accoltella il figlio e poi si getta dalla finestra
della questura (ben il 43% delle citazioni). Segue un altro
evento infausto, e cioè la strage in funivia per un
elicottero che ha causato 9 morti in Austria (17% dei casi)
e, più distanziati, ancora il caso Fazio e le richieste
di dimissioni sempre più pressanti (13%) e il quinto
incidente aereo questa volta avvenuto a Sumatra, con un centinaio
di morti a bordo e almeno una cinquantina a terra (12%).
Un evento diverso dal solito che ha rallegrato il cuore degli
italiani è la rinascita dell’immagine della
Fiat legata al lancio della “Grande Punto”.
Tale evento è comparso con grande rilievo su tutti
i media e, a distanza di poco meno di una settimana, ben
il 73% degli italiani ha visto o sentito parlare del nuovo
modello Fiat. Il risultato è di gran lunga favorevole:
complessivamente il 77% di chi ha visto in Tv o sui giornali
la Grande Punto la gradisce “molto” o “abbastanza”,
con una punta dell’81% tra i maschi. L’impressione è anche
che davvero questo modello possa rappresentare il punto di
svolta favorevole della casa madre torinese, impressione
condivisa dalla maggioranza dell’opinione pubblica
con il 61% (Vedi grafico 2). Non solo, ma, dovendo acquistare
un’auto nuova, ben il 54% degli intervistati dichiara
che «si sentirebbe invogliato ad acquistare la Grande
Punto», di cui un 15% “molto invogliato” (anche
qui con una punta del 17% tra gli uomini e in particolare
del 19% tra i giovani dai 25 ai 34 anni).
Un’auto dunque che piace anche ai giovani e che sembrerebbe,
almeno in termini di sondaggio, lasciar davvero intravedere
i prodromi di un riposizionamento della nostra industria
automobilistica in netta concorrenza con le case automobilistiche
mondiali.
Il presente articolo è una sintesi del monitoraggio delle opinioni degli italiani che l'Istituto Piepoli effettua con cadenza settimanale per conto de “La Stampa”.
I sondaggi sono eseguiti secondo il codice deontologico ESOMAR. I risultati
sono pubblicati su www.agcom.it.
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