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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
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LAMPADINE D'ANTIQUARIATO
IL FUTURO È DEI LED

Presto cambieremo modo di illuminare i nostri ambienti e le città

Stefano Castelli Gattinara
Architetto - Studio Castelli Gattinara
studio-architettura@castelli-gattinara.it


L'evoluzione tecnologica è, oramai, tangibile in ogni angolo dei nostri ambienti ed è entrata, in modo soft, a far parte del vivere quotidiano. Tra le tante innovazioni una in particolare ha fatto, sotto i nostri occhi, l'intero iter evolutivo assumendo, di volta in volta, aspetti e funzioni diverse. Parliamo dei LED (dall'inglese Light Emitting Diode, cioè diodo a emissione luminosa). La storia di questa fonte luminosa, nelle nostre case, è antica: girando per gli ambienti, senza accendere la luce, ci imbattiamo in diverse fonti luminose colorate, perennemente accese, da quella del televisore a quella della segreteria telefonica, da quella del forno a microonde a quella della radiosveglia, il resoconto ci dirà che siamo circondati da piccoli dispositivi elettronici che rispondono proprio al nome di LED. Questi dispositivi nascono con la vocazione di "spia" luminosa ma oggi stanno per diventare le lampadine del futuro. Nelle nostre macchine questa tecnologia ha già permesso l'eliminazione di lampadine e, come sempre accade nel campo del design e della sperimentazione, alcune componenti sono risultate superflue come ad esempio i riflettori parabolici. Cosa sono, tecnicamente, i LED? Sono schegge di semiconduttori che, attraversati da corrente elettrica, emettono luce visibile. Solo da poco tempo, grazie alla produzione di un LED blu, è stato possibile ottenere una luce bianca, con la combinazione cromatica dei diversi LED. Da qui l'apertura del mondo legato all'illuminotecnica. L'interesse verso questa tecnologia nasce dal risparmio energetico. Questa fonte luminosa risulta essere 5 volte più efficace nella trasformazione dell'energia elettrica e ha una durata molto elevata (dalle 50.000 alle 100.00 ore in condizioni d'uso ottimali). Paragonandola a una lampadina a incandescenza si arriva a un risparmio dell'80%, a parità di luce emessa, con una durata 10 volte superiore. Vari "Eco Energy Manager" hanno puntato il dito sullo sperpero pubblico di energia utilizzata per segnaletiche o illuminazioni "atipiche". Due esempi mirati possono essere i semafori stradali e le luci votive dei cimiteri. Nel primo esempio, l'uso della tecnologia a LED non solo favorirebbe il risparmio energetico, ma ottimizzerebbe i costi di gestione e manutenzione aumentando la sicurezza (l'emissione luminosa del LED è più intensa e non soggetta al riverbero solare). Nel secondo, invece, abbiamo a che fare con la corrispondenza di un segnale luminoso a un simbolismo cristiano della luce/vita eterna. Pochi di noi si sono soffermati a quantificare le migliaia di microlampadine presenti sulle tombe dei nostri cari, alle quali non viene richiesto di "illuminare". Solo sostituendo la tecnologia, potremmo contribuire in modo sostanziale al risanamento dei bilanci di piccoli paesi, città e nazioni. Il risparmio di energia, ottenibile sui grandi numeri, è notevole. I 6 milioni di semafori degli Stati Uniti consumano ogni anno 500 megaWatt di elettricità, quanta ne consuma nello stesso periodo una città come Milano. Questo consumo potrebbe essere ridotto di due terzi se, alle normali lampadine a incandescenza, si sostituissero i LED. I diodi luminosi a semiconduttore consumano, per un segnale rosso, da 9 a 25 Watt in confronto ai 60-150 di una lampadina. I primi semafori a LED a basso consumo sono stati installati sperimentalmente a Philadelphia e in una cittadina della California. Un kit per la trasformazione di un semaforo da lampadine a LED costa fra i 120 e i 300 dollari.

La spesa viene compensata in cinque anni con il risparmio di energia elettrica, senza considerare quello sulla manutenzione. L'accordo di Kyoto ha fissato strategie mirate all'obiettivo di ridurre i consumi energetici; il settore dell'illuminotecnica è tra i primi a doversi adoperare per il raggiungimento dei medesimi. In Italia nel 1995 il consumo di energia elettrica per gli usi finali è stato di circa 243TWh, di cui 29TWh (circa il 12%) per l'illuminazione. Di questi 29TWh, circa il 60% è stato utilizzato per il terziario, il 15% nell’industria e infine 7,3TWh, cioè circa il 25%, è stato consumato nel settore residenziale/domestico. è proprio in quest'ultimo comparto che il margine per la riduzione dei consumi può essere maggiore: si stima, infatti, che più del 97% del consumo sia dovuto a un parco lampade a incandescenza (dati sui consumi, fonte ENEL). In base alla direttiva 98/11CE, in vigore dal 2001, le lampade elettriche alimentate direttamente dalla rete e quelle fluorescenti per uso domestico, anche se commercializzate per uso non domestico, devono essere contrassegnate sull'imballo da un'etichetta EEL (Energy Efficiency Label). Tale etichetta, già in uso per alcuni elettrodomestici, permette una facile e immediata identificazione dell'efficienza energetica delle sorgenti luminose, in modo che il consumatore possa avere un parametro efficace per la scelta delle stesse. Da previsioni fatte, la tecnologia e l'impiego di fonti luminose ad alta efficienza su base LED avrà, nei prossimi anni, uno sviluppo pari a quello della componentistica dei computers. Per concludere, possiamo identificare il LED come la fonte luminosa del futuro date le sue caratteristiche sintetizzabili in efficienza luminosa elevata e ridotti consumi: già oggi 40 Lumen/Watt (lampade a incandescenza: 10-12 Lumen/Watt), con aspettative di crescita sino a 120 Lumen/Watt; estrema robustezza e durata praticamente illimitata (oltre 100.000 ore di vita contro le 5-10.000 ore delle lampade a incandescenza), il che consente un drastico taglio dei costi di sostituzione e manutenzione; impatto ambientale nullo (assenza di sostanze tossico/nocive nei componenti quali gas/vapori di mercurio, sodio, ecc.); massima sicurezza fisica (alimentazione in bassa tensione c.c.) ed elevatissime velocità di accensione (100 nanosecondi) e di regolazione luminosa in dimmeraggio; assenza di emissione di radiazione termica e ultravioletta: nessun danno mutageno sia alle persone che alla pigmentazione monumentale e artistica illuminata; gamma pressoché infinita di colori e di "temperatura di colore" generabili (16,7 milioni di colori, totalmente gestibili attraverso programmazione elettronica software): ciò consente di ottenere (oltre alla tonalità cromatica eventualmente richiesta dalla Soprintendenza ai Beni Culturali per l'edificio illuminato) specifici effetti cromatici, eventualmente "evocativi" in particolari periodi dell'anno (a esempio color bianco/oro nelle festività natalizie, tricolore nelle festività civili, ecc.).

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