LAMPADINE D'ANTIQUARIATO
IL FUTURO È DEI LED
Presto cambieremo modo di illuminare i nostri ambienti e le città
Stefano Castelli Gattinara
Architetto - Studio Castelli Gattinara
studio-architettura@castelli-gattinara.it
L'evoluzione tecnologica è, oramai, tangibile in ogni angolo
dei nostri ambienti ed è entrata, in modo soft, a far parte del
vivere quotidiano. Tra le tante innovazioni una in particolare ha fatto,
sotto i nostri occhi, l'intero iter evolutivo assumendo, di volta in
volta, aspetti e funzioni diverse. Parliamo dei LED (dall'inglese Light
Emitting Diode, cioè diodo a emissione luminosa). La storia di
questa fonte luminosa, nelle nostre case, è antica: girando per
gli ambienti, senza accendere la luce, ci imbattiamo in diverse fonti
luminose colorate, perennemente accese, da quella del televisore a quella
della segreteria telefonica, da quella del forno a microonde a quella
della radiosveglia, il resoconto ci dirà che siamo circondati
da piccoli dispositivi elettronici che rispondono proprio al nome di
LED. Questi dispositivi nascono con la vocazione di "spia" luminosa
ma oggi stanno per diventare le lampadine del futuro. Nelle nostre macchine
questa tecnologia ha già permesso l'eliminazione di lampadine
e, come sempre accade nel campo del design e della sperimentazione, alcune
componenti sono risultate superflue come ad esempio i riflettori parabolici.
Cosa sono, tecnicamente, i LED? Sono schegge di semiconduttori che, attraversati
da corrente elettrica, emettono luce visibile. Solo da poco tempo, grazie
alla produzione di un LED blu, è stato possibile ottenere una
luce bianca, con la combinazione cromatica dei diversi LED. Da qui l'apertura
del mondo legato all'illuminotecnica. L'interesse verso questa tecnologia
nasce dal risparmio energetico. Questa fonte luminosa risulta essere
5 volte più efficace nella trasformazione dell'energia elettrica
e ha una durata molto elevata (dalle 50.000 alle 100.00 ore in condizioni
d'uso ottimali). Paragonandola a una lampadina a incandescenza si arriva
a un risparmio dell'80%, a parità di luce emessa, con una durata
10 volte superiore. Vari "Eco Energy Manager" hanno puntato
il dito sullo sperpero pubblico di energia utilizzata per segnaletiche
o illuminazioni "atipiche". Due esempi mirati possono essere
i semafori stradali e le luci votive dei cimiteri. Nel primo esempio,
l'uso della tecnologia a LED non solo favorirebbe il risparmio energetico,
ma ottimizzerebbe i costi di gestione e manutenzione aumentando la sicurezza
(l'emissione luminosa del LED è più intensa e non soggetta
al riverbero solare). Nel secondo, invece, abbiamo a che fare con la
corrispondenza di un segnale luminoso a un simbolismo cristiano della
luce/vita eterna. Pochi di noi si sono soffermati a quantificare le migliaia
di microlampadine presenti sulle tombe dei nostri cari, alle quali non
viene richiesto di "illuminare". Solo sostituendo la tecnologia,
potremmo contribuire in modo sostanziale al risanamento dei bilanci di
piccoli paesi, città e nazioni. Il risparmio di energia, ottenibile
sui grandi numeri, è notevole. I 6 milioni di semafori degli Stati
Uniti consumano ogni anno 500 megaWatt di elettricità, quanta
ne consuma nello stesso periodo una città come Milano. Questo
consumo potrebbe essere ridotto di due terzi se, alle normali lampadine
a incandescenza, si sostituissero i LED. I diodi luminosi a semiconduttore
consumano, per un segnale rosso, da 9 a 25 Watt in confronto ai 60-150
di una lampadina. I primi semafori a LED a basso consumo sono stati installati
sperimentalmente a Philadelphia e in una cittadina della California.
Un kit per la trasformazione di un semaforo da lampadine a LED costa
fra i 120 e i 300 dollari.
La spesa viene compensata in cinque anni con
il risparmio di energia elettrica, senza considerare quello sulla manutenzione.
L'accordo di Kyoto ha fissato strategie mirate all'obiettivo di ridurre
i consumi energetici; il settore dell'illuminotecnica è tra i
primi a doversi adoperare per il raggiungimento dei medesimi. In Italia
nel 1995 il consumo di energia elettrica per gli usi finali è stato
di circa 243TWh, di cui 29TWh (circa il 12%) per l'illuminazione. Di
questi 29TWh, circa il 60% è stato utilizzato per il terziario,
il 15% nell’industria e infine 7,3TWh, cioè circa il 25%, è stato
consumato nel settore residenziale/domestico. è proprio in quest'ultimo
comparto che il margine per la riduzione dei consumi può essere
maggiore: si stima, infatti, che più del 97% del consumo sia dovuto
a un parco lampade a incandescenza (dati sui consumi, fonte ENEL). In
base alla direttiva 98/11CE, in vigore dal 2001, le lampade elettriche
alimentate direttamente dalla rete e quelle fluorescenti per uso domestico,
anche se commercializzate per uso non domestico, devono essere contrassegnate
sull'imballo da un'etichetta EEL (Energy Efficiency Label). Tale etichetta,
già in uso per alcuni elettrodomestici, permette una facile e
immediata identificazione dell'efficienza energetica delle sorgenti luminose,
in modo che il consumatore possa avere un parametro efficace per la scelta
delle stesse. Da previsioni fatte, la tecnologia e l'impiego di fonti
luminose ad alta efficienza su base LED avrà, nei prossimi anni,
uno sviluppo pari a quello della componentistica dei computers. Per concludere,
possiamo identificare il LED come la fonte luminosa del futuro date le
sue caratteristiche sintetizzabili in efficienza luminosa elevata e ridotti
consumi: già oggi 40 Lumen/Watt (lampade a incandescenza: 10-12
Lumen/Watt), con aspettative di crescita sino a 120 Lumen/Watt; estrema
robustezza e durata praticamente illimitata (oltre 100.000 ore di vita
contro le 5-10.000 ore delle lampade a incandescenza), il che consente
un drastico taglio dei costi di sostituzione e manutenzione; impatto
ambientale nullo (assenza di sostanze tossico/nocive nei componenti quali
gas/vapori di mercurio, sodio, ecc.); massima sicurezza fisica (alimentazione
in bassa tensione c.c.) ed elevatissime velocità di accensione
(100 nanosecondi) e di regolazione luminosa in dimmeraggio; assenza di
emissione di radiazione termica e ultravioletta: nessun danno mutageno
sia alle persone che alla pigmentazione monumentale e artistica illuminata;
gamma pressoché infinita di colori e di "temperatura di colore" generabili
(16,7 milioni di colori, totalmente gestibili attraverso programmazione
elettronica software): ciò consente di ottenere (oltre alla tonalità cromatica
eventualmente richiesta dalla Soprintendenza ai Beni Culturali per l'edificio
illuminato) specifici effetti cromatici, eventualmente "evocativi" in
particolari periodi dell'anno (a esempio color bianco/oro nelle festività natalizie,
tricolore nelle festività civili, ecc.).
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