ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
assafrica & mediterraneo - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

L'AFRICA DOPO GLENEAGLES
AZIONI PER LA RINASCITA DEL CONTINENTE
Pace, sicurezza e buon governo, le precondizioni per lo sviluppo

Alberto Michelini
Rappresentante Personale del Presidente del Consiglio per l'Africa
alberto.michelini@tin.it



L'Africa ce la farà, nonostante il G8 e nonostante noi stessi», dice sorridendo uno degli otto Capi di Stato e di Governo del Continente nel salutarmi al termine dell'incontro con i colleghi dell'Occidente alla fine della mattina dell'8 luglio. Il Vertice di Gleneagles, in Scozia, presieduto da Tony Blair e funestato dagli attentati di Londra, è dedicato all'Africa e ai cambiamenti ambientali. L'affermazione apparentemente paradossale del leader africano è sintomo delle difficoltà e nello stesso tempo delle speranze in una rinascita dell'Africa. Il Primo Ministro britannico ha voluto che il suo G8 riuscisse a imprimere una svolta nella soluzione dei problemi che affliggono il Continente. A tale scopo ha anche istituito nel 2004 una Commissione da lui presieduta che ha prodotto un Rapporto presentato a Gleneagles assieme al secondo Rapporto di Implementazione che noi APR (African Personal Representatives) abbiamo preparato sul Piano di Azione. Con il Summit in Scozia è la quinta volta che l'Africa è al tavolo del G8. A Genova, nel 2001, quattro Capi di Stato africani avevano chiesto ai Grandi, a nome del Continente, di essere aiutati a fare da sé. La risposta era stata un Piano di Azione e il Fondo Globale per la salute contro l'Aids, la Malaria e la Tubercolosi. A Kananaskis, nel G8 a presidenza canadese del 2002, con la partecipazione dei cinque Capi di Stato e di Governo dello Steering Committee della Nepad (New Partnership for African Development), viene solennemente approvato il Piano predisposto dai Rappresentanti Personali. A Evian, con la presidenza francese, viene presentato il primo Rapporto di Attuazione del Piano. Al Vertice a presidenza americana di Sea Island, l'anno successivo, partecipano sette leader africani. Blair punta su Gleneagles per il rilancio e ottiene dai suoi colleghi l'impegno per 25 miliardi di dollari all'anno per l'Africa dal 2010 e la cancellazione del debito multilaterale. Quanto all'aiuto pubblico (ODA) si tratta della decisione già presa dai Paesi sviluppati a Monterrey nel 2002. Quanto al debito, le decisione deve essere resa operativa dai tre Istituti finanziari multilaterali: Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Banca Africana di Sviluppo. Al di là dei due importanti obiettivi, peraltro scontati, e al di là del volenteroso impegno di Bono e di Bob Geldof, gli interrogativi sono altri e sono emersi dal dibattito, vivace e amichevole, tra gli otto Grandi più Barroso e Wolfowitz e i leader africani: Bouteflika, Kufour, Mbeki, Mkapa, Obasanjo, Wade, Zenawi, più il Presidente dell'Unione Africana, Konarè. L'Aiuto Pubblico basta da solo a imprimere un autentico sviluppo all'Africa? Evidentemente no, come ha dimostrato la storia degli ultimi 40 anni. É necessario mettere in condizione il Continente di inserirsi nel circolo del commercio mondiale. É stato calcolato che soltanto un aumento dell'1% della partecipazione dell'Africa al commercio globale produrrebbe un reddito annuale sette volte maggiore di quanto oggi riceva in aiuti. Buona parte della discussione è ruotata attorno al tema del Commercio, che va al cuore della attuale crisi africana, con continui riferimenti al Doha Round di Hong Kong di dicembre, dove tutti sperano che vengano ridimensionati i sussidi che Europa e Stati Uniti elargiscono all'agricoltura e al cotone, e vengano ridotti i dazi. Misure che potrebbero fruttare ai Paesi in via di sviluppo un reddito annuale aggiuntivo di 300 miliardi di dollari! Al Primo Ministro di Addis Abeba, Meles Zenawi, che parlava di eliminazione delle barriere tra Africa e Occidente, Bush opponeva, in qualche modo giustamente, l'eliminazione delle barriere interafricane. A fronte delle preoccupazioni del G8 sull'uso degli aiuti, Wade, come l'anno precedente a Sea Island, diceva: «Tenetevi i soldi ma dateci le imprese per le infrastrutture». E i più hanno insistito sull'investimento privato come chiave dello sviluppo. Il fatto è che da cinque anni si continua a girare attorno al vero problema - quello di mettere in grado l'Africa di beneficiare di un libero ed equo commercio - senza affrontarne concretamente gli aspetti cruciali. Prendiamo l'esempio del cotone, avanzato nel Summit americano del 2004 dal Presidente ugandese, Museveni. «A causa dei sussidi, diceva Museveni, il nostro cotone vale poco o niente. Dobbiamo invece lavorarlo nei nostri Paesi produttori: trarne il filo, poi il tessuto e quindi il confezionato. Così varrà dieci volte di più. Insomma, si tratta di creare valore aggiunto sul posto». Museveni aveva ragione. Ma in più è necessario prevedere l'accesso ai nostri mercati dei loro prodotti. Bisogna dare formazione professionale ai giovani africani, dare stabilità al settore bancario e a quello dei servizi con un quadro di regole certo per gli investimenti, rafforzare il sistema giudiziario contro la criminalità e la corruzione, creare un'adeguata rete di trasporti. Per non parlare della pace e della sicurezza e del buon governo, tutte precondizioni per lo sviluppo. Di tutto questo sono ben consapevoli quei leader africani impegnati ad attuare la NEPAD, il processo politico da loro deciso, occasione storica per l'Africa che sta andando avanti nonostante le inevitabili difficoltà e il silenzio dei media, interessati più alle disgrazie che ai progressi del Continente. E i progressi ci sono: negli ultimi cinque anni più dei due terzi dei Paesi dell'Africa sub-sahariana ha tenuto elezioni democratiche. Sono imminenti quelle in Paesi "difficili" come la Liberia, la Repubblica democratica del Congo e l'Angola. L'inflazione è a un quinto rispetto a dieci anni fa, mentre la crescita in 16 Paesi africani è oltre il 4%. Ventiquattro Paesi hanno firmato un accordo per la "verifica tra pari" sui progressi raggiunti. La promozione del buon governo, della pace, della sicurezza e dello sviluppo economico è la priorità dell'Unione Africana, della NEPAD e di una nuova classe dirigente africana. Si tratta di coordinare meglio gli aiuti dei donatori, ha detto il Presidente della World Bank, Wolfowitz, mentre il Presidente uscente della Tanzania, Mkapa, ha risposto che solo il 20% degli aiuti arriva ai beneficiari. C'è dunque un problema nel campo dell'aiuto allo sviluppo, ci sono responsabilità di chi dona e di chi riceve, ma la vera soluzione passa attraverso la formazione dei giovani africani e lo sviluppo del settore privato, con l'esigenza di coinvolgere la società africana e di far crescere una coscienza civica e il senso di appartenenza di un'intera generazione del Continente. E un processo già in corso.
Per questo il Leader africano poteva commentare che l'Africa ce la farà, nonostante tutto.

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Ottobre - 1.800 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it