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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
ottobre 2005
 
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Governance e Mezzogiorno
Volare alti per essere concreti

FIAMP: LA VOCE DELL'ACCESSORIO MODA & PERSONA
STRATEGIE COMUNI PER UN SUCCESSO CONDIVISO

FIAMP: LA VOCE DELL'ACCESSORIO MODA & PERSONA
STRATEGIE COMUNI PER UN SUCCESSO CONDIVISO
Un’unica Federazione per dare più forza a quattro settori della nostra tradizione manifatturiera

di Raffaella Venerando & Monica De Carluccio

La FIAMP - Federazione Italiana dell'Accessorio Moda e Persona - è una tra le più giovani Federazioni di Settore di Confindustria. Si è costituita ufficialmente a Milano il 20 dicembre 2004 ed è l'unione fra le Associazioni Nazionali delle aziende produttrici della filiera dell'Accessorio Moda e Persona: Aimpes (manifattura pelli-cuoio e succedanei), Anci (calzaturieri), Anfao (occhialeria) e Federorafi (oreficeria-gioielleria). Il 27 gennaio 2005 è stata riconosciuta come Federazione Nazionale di settore dalla Giunta di Confindustria. Presidente per il biennio 2005-2006 è stato nominato Alessandro Biffi (past President Federorafi). Vice Presidente: Giorgio Cannara (Aimpes). Completano il Consiglio Generale: Cirillo Coffen Marcolin (Anfao) e Rossano Soldini (Anci).


Alessandro Biffi
Presidente FIAMP


Presidente Biffi, perché è nata la FIAMP?
Il perché di questa aggregazione si può sintetizzare riprendendo un famoso messaggio che abbiamo utilizzato il giorno della presentazione alla stampa della Federazione dell'Accessorio Moda & Persona: «Se John, Paul, George e Ringo non si fossero uniti, sarebbero rimasti John, Paul, George e Ringo». Infatti, i quattro settori rappresentati dalla FIAMP, calzature, gioielli, pelletteria e occhialeria, così come le loro associazioni di riferimento, sono sicuramente leader nei propri ambiti di competenza ma, nonostante ciò, si sono resi conto che unendosi avrebbero sicuramente raggiunto un livello maggiore di attenzione, di considerazione e, oltretutto, avrebbero messo le basi per concretizzare azioni comuni e sinergie, ad esempio, attraverso iniziative promozionali e commerciali rivolte alle aziende dei quattro settori che stanno vivendo momenti di grande complessità e difficoltà.

La FIAMP cosa rappresenta?
I quattro settori della pelletteria, delle calzature, dell'occhialeria e dell'oreficeria-gioielleria, raggruppano oltre 25.000 aziende italiane, danno lavoro direttamente a più di 200.000 persone e fatturano all'anno la ragguardevole cifra di 18 mila milioni di euro, con una quota del 70% destinata all'export. (vedi Tabella 1)

Qual è la missione?
La nostra missione è di contribuire fattivamente in tutte le sedi affinchè si riesca a rimettere le imprese manifatturiere e il prodotto italiano al centro dell'attenzione attraverso iniziative non isolate, ma concordate e condivise. Il tutto affrontando in modo nuovo e moderno i complessi problemi dei produttori della filiera del comparto "accessorio". Il modo nuovo è da intendersi nel fatto che, pur mantenendo ogni associazione aderente la propria sovranità e autonomia, su determinate azioni si lavora assieme per produrre un output rappresentativo degli interessi delle aziende dell'"accessorio moda & persona". Non solo, la struttura della Federazione è snella e lo Statuto prevede la Presidenza e la Segreteria operativa a rotazione ogni biennio. Vi è anche la possibilità che alla FIAMP aderiscano altre associazioni che condividano finalità e obiettivi.


Quali sono gli obiettivi e i programmi?
La FIAMP vuole "fare squadra" per dare maggiore slancio alle richieste di misure italiane ed europee a tutela delle nostre imprese e per sviluppare una comune e più efficace promozione del made in Italy nel mondo. Priorità, quindi, a mantenere e a promuovere la produzione italiana, a difendere l'occupazione, a sostenere la qualità e le scelte dei consumatori e a tutelare dalle contraffazioni il marchio made in Italy e i marchi aziendali. Con la FIAMP abbiamo uno strumento in più per sollecitare il controllo e il monitoraggio delle dogane italiane ed europee, per sostenere l'adozione di una adeguata sorveglianza sul mercato domestico e sui principali mercati di esportazione per contrastare i fenomeni della contraffazione e delle false e fallaci indicazioni del made in Italy e dei marchi aziendali. I dati riguardanti il fenomeno della contraffazione (vedi Tabella 2) sono eloquenti e dimostrano come sia necessario un intervento di contrasto a livello europeo, oltre che italiano. Le stime effettuate dalla Guardia di Finanza in base al volume di prodotti sequestrati, calcolano in circa 1,5 miliardi di euro annui il giro d'affari della contraffazione. Miliardi che diventano dai 4 ai 6, secondo invece, le stime delle nostre associazioni. I dati diffusi dalla Federconsumatori e dal Centro Studi Anticontraffazione dimostrano che gli scambi di merce contraffatta rappresentano dal 5 al 7% dell'intero commercio internazionale, causando una perdita annua di 200.000 posti di lavoro stimati nei diversi settori produttivi coinvolti. Nell'ultimo decennio, inoltre, il fenomeno ha avuto una crescita del 1.600%! Bisogna ricordare, poi, che la contraffazione, spesso considerata una conseguenza necessaria del successo commerciale, porta con sé ripercussioni ben più gravi: il contraffattore, incurante degli effetti deleteri della propria attività, tanto sulle imprese quanto sui consumatori, diffonde sul mercato prodotti di scarso livello qualitativo, cosa che in alcuni settori (ad esempio l'occhialeria) si traduce in danni anche gravi alla salute degli utilizzatori. Non ci riferiamo solo alla contraffazione delle famose griffes della moda, ma altrettanto importante è la fallace indicazione d'origine "made in Italy" che reca enormi danni a quelle aziende che vogliono continuare con tenacia a produrre in Italia. Non bisogna poi dimenticare che il fenomeno visivo delle bancarelle abusive, è solo la manifestazione più evidente di una realtà costituita da interlocutori che rimangono dietro le quinte a sfruttare migliaia di poveretti buttati sulle strade, bambini che lavorano negli scantinati e che, a seguito di eventuali sequestri ed espulsioni, troveranno altre centinaia di "distributori" pronti ad accettare il rischio. Un fenomeno di illegalità diffusa che è fonte di guadagni incalcolabili per la criminalità organizzata e fonte stessa di finanziamento per moltissime altre attività illecite. In questa ottica abbiamo recentemente presentato in Confindustria alcune proposte operative in materia di made in … obbligatorio, tutela del made in Italy, controllo e sorveglianza del mercato domestico e contraffazione. Fortunatamente qualcosa si sta facendo. Le dogane si stanno attrezzando, dimostrando grande sensibilità sul problema. Apprezziamo anche la volontà mostrata dal Governo con alcuni dispositivi recentemente introdotti. In ambito internazionale, stiamo facendo pressione, in accordo con Confindustria e con il nostro Governo, presso la Commissione Europea per una efficace politica di tutela dei marchi e, in ambito WTO, per un'effettiva applicazione delle regole commerciali e del principio di reciprocità in tema di dazi e barriere non tariffarie negli scambi internazionali. Seguiamo con attenzione, attraverso Confindustria e il Ministero delle Attività Produttive, la preparazione della Conferenza Ministeriale WTO di Hong Kong di dicembre. I negoziati sull'accesso ai mercati dei prodotti industriali e sulla cooperazione doganale sono importanti e chiediamo una riduzione sostanziale dei picchi tariffari più alti e delle barriere non tariffarie, quelle barriere "tecniche" in presenza delle quali, anche a dazio zero, è molto difficile entrare e operare in un mercato straniero. Anche questo fronte deve portare a un aumento della trasparenza commerciale internazionale e dell'efficienza delle dogane. Esattamente quello che serve alle nostre piccole e medie imprese per superare il peso della burocrazia senza piegarsi alla corruzione. Sul fronte promozionale e commerciale, nel ricordare che tre delle quattro Associazioni aderenti alla FIAMP già gestiscono manifestazioni fieristiche settoriali di successo (MICAM, MIDO e MIPEL), stiamo lavorando assieme perché la FIAMP possa anche diventare un "laboratorio" di nuove iniziative commerciali, meno istituzionali e più orientate al business.


Parlando di regole commerciali, la Cina è un'opportunità?
Anche nei confronti della Cina bisogna fare chiarezza perché i rischi immediati del tumultuoso sviluppo cinese superano le opportunità future. L'export attuale dell'Italia verso la Cina è appena superiore a quello verso il Portogallo, Paese con soli 10 milioni di abitanti. Il nostro export verso la Cina non sta crescendo ai tassi che molti si attendevano. Le proiezioni della Fondazione Edison dicono che se anche l'export verso la Cina crescesse del 15% annuo, nel 2015 esso non sarà ancora in grado di raggiungere il valore delle nostre attuali (non future) esportazioni verso la Spagna. Occorre quindi essere consapevoli che la contraffazione e i vari dumping della Cina, ma anche di altri Paesi asiatici quali il Vietnam, la Tailandia, l'Indonesia e l'India, che danneggiano oggi le imprese italiane attive nei comparti tradizionali, non sono aspetti di una competizione sana, di fronte alla quale sarebbe poco logico resistere, bensì di una concorrenza drogata e sorretta da un apparato statale che, a differenza del nostro, è totalmente concentrato sull'obiettivo di conquistare, a tutti i costi, crescenti quote di mercato mondiale.
Da queste considerazioni nascono le nostre stringenti richieste di reciprocità di trattamento daziario, di abbattimento delle barriere non tariffarie, di immediata adozione di misure di salvaguardia (quote contingentate, dazi compensativi) in caso di un incontrollato aumento delle importazioni europee di prodotti dell'accessorio moda & persona così come del tessile-abbigliamento.

Come vede il futuro dei prodotti dell'accessorio di fronte alle difficoltà e alle sfide attuali?
Respingo al mittente le tesi di un "declino" dell'industria manifatturiera italiana. Dati alla mano è stato dimostrato come i settori che si riconoscono nella FIAMP (accessorio moda & persona), nell'abbigliamento e nell'arredo-casa esprimono un valore aggiunto di oltre 42 mila milioni di euro, appena inferiore a quello dell'intera industria automobilistica tedesca, che è uno dei "pilastri" dell'industria mondiale. Né si possono considerare questi settori superati o maturi in quanto stanno reggendo e reagendo alla formidabile svalutazione competitiva della moneta del loro principale concorrente, la Cina (-35% sull'euro in tre anni). Allo stesso tempo, non si può pensare che le imprese italiane, in quanto medio piccole, possano resistere a lungo nella tenaglia della concorrenza asimmetrica e dei dumping valutari dei Paesi asiatici o che le soluzioni prospettate da alcuni, quali l'aggregazione per raggiungere adeguati tagli dimensionali, la delocalizzazione della produzione, l'innovazione perpetua, ancorché importanti, siano facilmente percorribili. Solo un ristretto numero di imprese, di grandezza significativa, potrà indirizzarsi su questa strada.
Occorre quindi incoraggiare le imprese a rimanere in Italia concentrandosi proprio sulle misure di rilancio del made in Italy prima ricordate, nonché rimuovendo i "vincoli di sistema" (burocrazia, trasporti, infrastrutture, energia) che le penalizzano rilanciando una serie di dispositivi (incentivi fiscali o eliminazione dell'Irap) per favorire l'utilizzo di personale impegnato nel design italiano, nella ricerca stilistica e nel rinnovo dei campionari e delle collezioni. In conclusione, l'ambizione della FIAMP è quella di riuscire a dimostrare, come nei migliori complessi, che l'unione di quattro bravi e capaci solisti sia possibile e, forse, indispensabile per garantire più voce e ancora maggiori successi all'industria italiana.

 

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