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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
Gennaio/febbraio 2005
 


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PIÙ INNOVAZIONE SUL TERRITORIO
SI RIPARTE DAL MEzzogiorno

PIÙ INNOVAZIONE SUL TERRITORIO
SI RIPARTE DAL MEzzogiorno
Accordo tra Governo e Regione Campania: in arrivo oltre 38,5 milioni di euro

Angela Peduto
Responsabile Area Enti Innovazione PST di Salerno e A.I.C. SCpA.
apeduto@pstsa.it


Diffondere le nuove tecnologie nella pubblica amministrazione, nella sanità, nei sistemi produttivi per favorire anche l'alfabetizzazione informatica dei cittadini e ridurre il "divario digitale". Con queste finalità è stato siglato l'accordo di “fine anno” tra il Governo e la Regione Campania che, si legge in una nota, dovrebbe contribuire a dare "un colpo di acceleratore alla modernizzazione digitale del Mezzogiorno". L'intesa, siglata il 20 dicembre a Roma, dall'ingegner Mario Pelosi, Capo Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie della Regione Campania e da Carlo D'Orta, Direttore Generale del CNIPA (Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), si inserisce nel programma per le aree sottoutilizzate del Mezzogiorno “Per il Sud e non solo”, approvato dal CIPE il 9 maggio dello scorso anno. In particolare l'accordo, che prevede un finanziamento del Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie di 21,5 milioni di euro e di oltre 17 milioni di euro da parte della Regione Campania, realizzerà tra l'altro Centri di accesso pubblico a servizi digitali avanzati (9.830.000 euro), una rete di medici di medicina generale (11.120.000 euro), distretti digitali a supporto della filiera produttiva del tessile nel Mezzogiorno e Centri Servizio Territoriali per l'e-Government nei piccoli e medi comuni (8.400.000 euro). L'obiettivo continua a essere quello di una pubblica amministrazione orientata all'utente, cittadino o impresa, con la quale sia facile operare attraverso un rafforzamento dei processi di innovazione già avviati, con particolare attenzione all'inclusione dei piccoli comuni per la promozione dell'utilizzo dei servizi on line. Si punta dunque, a far crescere il numero dei comuni che utilizzeranno i servizi di e-government non solo attraverso l'allargamento di progetti già avviati ad altre amministrazioni ma anche prevedendo il completamento dei progetti in corso sia in termini di servizi erogati, che di soluzioni tecnologiche adottate. In particolare, i Centri di Servizio Territoriali (CST) sono destinati a favorire la cooperazione e l'associazione tra piccoli comuni per garantirne la maggiore copertura territoriale e la diffusione dei servizi in rete anche al fine di eliminare il gap che divide le piccole realtà locali dalle realtà urbane. I CST saranno costituiti da forme aggregative autonome costituite da Comuni che non abbiano, di norma, una popolazione superiore ai 20.000 abitanti, che condividono risorse umane, tecnologiche e finanziarie al fine di avvalersi di servizi in forma associata, di conseguire economie di scala necessarie, di disporre di strumenti formativi e culturali adeguati per decidere, di erogare servizi validi a cittadini e a imprese, assumendo che servire cittadini e imprese in un piccolo Comune è cosa radicalmente diversa (anche se le parole usate per parlarne sono le stesse) dall'erogare servizi a cittadini e imprese nelle realtà urbane. I progetti di e-government attualmente cofinanziati prevedono, infatti, la realizzazione di tutti i servizi prioritari che erano stati indicati come riferimento. La realizzazione in corso però non coinvolge tutte le amministrazioni in modo omogeneo, e non include molti piccoli e medi comuni. Proprio a tal proposito, l'erogazione dei fondi messi a disposizione dal bando per la costituzione dei CST avverrà attraverso due modalità, una per il Mezzogiorno, che prevede l'inserimento dei progetti in Accordi di Programma Quadro (APQ) regionali nell'ambito del Programma “Per il Sud e non solo”, e una per il resto d'Italia, che è invece destinata a tutti i piccoli e medi comuni d'Italia e sarà caratterizzata da un cofinanziamento dei progetti selezionati tramite avviso nazionale. Ma cosa comporterà in concreto questa distinzione? È questo uno dei modi corretti per far penetrare l'innovazione nel Mezzogiorno del nostro Paese? La distinzione è abbastanza netta: nel Mezzogiorno, nell'ambito degli APQ tra Governo e Regioni, saranno finanziati integralmente, con fondi CIPE, 19 CST, per complessivi 26 milioni di Euro. Questa la distribuzione: Abruzzo 1; Molise 1; Campania 4; Puglia 3; Basilicata 1; Calabria 3; Sicilia 4; Sardegna 2. La popolazione coinvolta potrà oscillare dai 3,5 ai 5 milioni di cittadini. Diverso è il destino delle altre risorse finanziarie, 15 milioni di Euro, derivanti dalla Finanziaria 2003: esse saranno impiegate per cofinanziare progetti anche parziali di CST (di avvicinamento, o "propedeutici") in tutto il territorio nazionale. La differenziazione degli interventi si impone perché ci troviamo a dover recuperare una situazione di svantaggio generalizzata (la piccola dimensione dei Comuni, con quello che, oggi, ne deriva) che, nel caso del Sud, si cumula con lo svantaggio residuo della condizione delle zone obiettivo 1. La creazione dei CST rappresenta uno dei modi per far penetrare l'innovazione del Mezzogiorno del nostro Paese, ma bisogna mettersi d'accordo su cosa si intende per innovazione. Utilizzare in maniera strategica le ICT, in questo contesto, significa sviluppare reti di comunicazione di cui l'ente locale abbia il pieno controllo, e che attraverso l'erogazione di servizi innovativi - non limitati al solo utilizzo di internet - contribuiscano ad accrescere il valore del "sistema locale" e ne accelerino il processo di trasformazione in agente di sviluppo del territorio. Un punto fondamentale della rivoluzione tecnologica in atto deve riguardare proprio la capacità di fare rete tra istituzioni pubbliche, imprese e cittadini e la promozione di strategie cooperative tra i diversi attori. Da anni al Parco Scientifico e Tecnologico si affrontano problematiche relative all'innovazione tecnologica e l'esperienza ci ha insegnato che il problema dell'innovazione, nel Mezzogiorno, è una variabile "dipendente" e che le variabili sulle quali bisognerebbe incidere prima, e di più, sono i comportamenti individuali e sociali delle istituzioni, pubbliche e private. Un'innovazione che parli solo il linguaggio della tecnologia e dell'e-government, senza passare attraverso il recupero (o l'acquisizione) di una piena capacità di "governo locale" senza prefissi di sorta, potrebbe passare senza lasciar traccia, come testimoniano i costosissimi interventi in "innovazione" che dal 1986 (legge 64) in poi sono stati finanziati nel Mezzogiorno. Quindi colmare il "divario digitale" significherà per la pubblica amministrazione non soltanto arrivare a saper implementare nuovi processi ma anche gestire un progetto complesso; l'intero ciclo di cambiamento della sua organizzazione e la modernizzazione di infrastrutture e applicazioni. Dopo il programma sull'e-democracy varato prima dell'estate scorsa dal Governo con il principale obiettivo di penetrare nel mondo delle piccole amministrazioni comunali e territoriali, con i Centri di Servizio Territoriali sta per chiudersi il cerchio degli interventi strutturali e culturali messi in campo dal Governo e sostenuti strategicamente dalle Regioni in materia di politiche di diffusione, conoscenze e utilizzo dell'e-Government. Le premesse di base ci sono tutte. Ci troviamo dinanzi ad un'occasione per innovare il governo locale (senza prefissi) e per introdurre l'e-government anche nelle piccole realtà amministrative, troppo spesso isolate, territorialmente e politicamente. Ora starà ai decisori politici locali mostrare la capacità di cogliere tale opportunità: a livello regionale nel saper coinvolgere tutti gli attori istituzionalmente presenti sul territorio interessati a simili problematiche (direttamente e indirettamente) e a livello più propriamente locale (Sindaci, Presidenti di Comunità Montane) nel saper creare e gestire un network davvero unico e fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio. Ciò che in pratica andrebbe tenuto in buon conto nell'impostare tale processo politico innovativo è la relazione esistente sul territorio di riferimento tra sviluppo di servizi on-line della pubblica amministrazione (e-Government), sistemi di integrazione fra diversi organismi e poteri pubblici - modelli di organizzazione - (e-Governance) e i fattori di na-tura sociale ed economica peculiari della società in cui un processo del genere si intende applicare e innescare (muovere la domanda). Il Parco, in questo scenario, è pronto a mettere a disposizione la propria esperienza affiancando la Regione e gli Enti locali che già hanno avuto esperienze nell'ambito delle politiche di e-government affinché si possano definire e diffondere più rapidamente: modelli, approcci e strumenti condivisi e integrati sugli aspetti critici dell'innovazione.

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