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E RETI MOBILI
RICERCA E APPLICAZIONI INDUSTRIALI PIÙ INNOVAZIONE
SUL TERRITORIO
SI RIPARTE DAL MEzzogiorno
PIÙ INNOVAZIONE SUL TERRITORIO
SI RIPARTE DAL MEzzogiorno
Accordo tra Governo e Regione Campania:
in arrivo oltre 38,5 milioni di euro
Angela
Peduto
Responsabile Area Enti Innovazione PST di Salerno e A.I.C. SCpA.
apeduto@pstsa.it
Diffondere le nuove tecnologie nella pubblica amministrazione, nella
sanità, nei sistemi produttivi per favorire anche l'alfabetizzazione
informatica dei cittadini e ridurre il "divario digitale".
Con queste finalità è stato siglato l'accordo di “fine
anno” tra il Governo e la Regione Campania che, si legge in una
nota, dovrebbe contribuire a dare "un colpo di acceleratore alla
modernizzazione digitale del Mezzogiorno". L'intesa, siglata il
20 dicembre a Roma, dall'ingegner Mario Pelosi, Capo Dipartimento
per l'Innovazione e le Tecnologie della Regione Campania e da Carlo
D'Orta, Direttore Generale del CNIPA (Centro Nazionale per l'Informatica
nella Pubblica Amministrazione), si inserisce nel programma per
le aree sottoutilizzate del Mezzogiorno “Per il Sud e non solo”,
approvato dal CIPE il 9 maggio dello scorso anno. In particolare
l'accordo, che prevede un finanziamento del Ministro per l'Innovazione
e le Tecnologie di 21,5 milioni di euro e di oltre 17 milioni di euro
da parte della Regione Campania, realizzerà tra l'altro Centri
di accesso pubblico a servizi digitali avanzati (9.830.000 euro), una
rete di medici di medicina generale (11.120.000 euro), distretti digitali
a supporto della filiera produttiva del tessile nel Mezzogiorno e Centri
Servizio Territoriali per l'e-Government nei piccoli e medi comuni (8.400.000
euro). L'obiettivo continua a essere quello di una pubblica amministrazione
orientata all'utente, cittadino o impresa, con la quale sia facile
operare attraverso un rafforzamento dei processi di innovazione già avviati,
con particolare attenzione all'inclusione dei piccoli comuni per
la promozione dell'utilizzo dei servizi on line. Si punta dunque, a far
crescere il numero dei comuni che utilizzeranno i servizi di e-government
non solo attraverso l'allargamento di progetti già avviati ad
altre amministrazioni ma anche prevedendo il completamento dei progetti
in corso sia in termini di servizi erogati, che di soluzioni tecnologiche
adottate. In particolare, i Centri di Servizio Territoriali (CST) sono
destinati a favorire la cooperazione e l'associazione tra piccoli comuni
per garantirne la maggiore copertura territoriale e la diffusione dei
servizi in rete anche al fine di eliminare il gap che divide le piccole
realtà locali dalle
realtà urbane.
I CST saranno costituiti da forme aggregative autonome costituite
da Comuni che non abbiano, di norma, una popolazione superiore
ai 20.000 abitanti, che condividono risorse umane, tecnologiche e finanziarie
al fine di avvalersi di servizi in forma associata, di conseguire
economie di scala necessarie, di disporre di strumenti formativi e culturali
adeguati per decidere, di erogare servizi validi a cittadini e
a imprese, assumendo che servire cittadini e imprese in un piccolo Comune è cosa
radicalmente diversa (anche se le parole usate per parlarne sono
le stesse) dall'erogare servizi a cittadini e imprese nelle realtà urbane.
I progetti di e-government attualmente cofinanziati prevedono,
infatti, la realizzazione di tutti i servizi prioritari che erano stati
indicati come riferimento. La realizzazione in corso però non
coinvolge tutte le amministrazioni in modo omogeneo, e non include molti
piccoli e medi comuni. Proprio a tal proposito, l'erogazione dei fondi
messi a disposizione dal bando per la costituzione dei CST avverrà attraverso
due modalità,
una per il Mezzogiorno, che prevede l'inserimento dei progetti
in Accordi di Programma Quadro (APQ) regionali nell'ambito del
Programma “Per
il Sud e non solo”, e una per il resto d'Italia, che è invece
destinata a tutti i piccoli e medi comuni d'Italia e sarà caratterizzata
da un cofinanziamento dei progetti selezionati tramite avviso nazionale.
Ma cosa comporterà in concreto questa distinzione? È questo
uno dei modi corretti per far penetrare l'innovazione nel Mezzogiorno
del nostro Paese? La distinzione è abbastanza netta: nel Mezzogiorno,
nell'ambito degli APQ tra Governo e Regioni, saranno finanziati
integralmente, con fondi CIPE, 19 CST, per complessivi 26 milioni
di Euro. Questa la distribuzione: Abruzzo 1; Molise 1; Campania 4; Puglia
3; Basilicata 1; Calabria 3; Sicilia 4; Sardegna 2. La popolazione
coinvolta potrà oscillare
dai 3,5 ai 5 milioni di cittadini. Diverso è il destino delle
altre risorse finanziarie, 15 milioni di Euro, derivanti dalla
Finanziaria 2003: esse saranno impiegate per cofinanziare progetti
anche parziali di CST (di avvicinamento, o "propedeutici")
in tutto il territorio nazionale. La differenziazione degli interventi
si impone perché ci
troviamo a dover recuperare una situazione di svantaggio generalizzata
(la piccola dimensione dei Comuni, con quello che, oggi, ne deriva)
che, nel caso del Sud, si cumula con lo svantaggio residuo della
condizione delle zone obiettivo 1. La creazione dei CST rappresenta uno
dei modi per far penetrare l'innovazione del Mezzogiorno del nostro Paese,
ma bisogna mettersi d'accordo su cosa si intende per innovazione.
Utilizzare in maniera strategica le ICT, in questo contesto, significa
sviluppare reti di comunicazione di cui l'ente locale abbia il pieno
controllo, e che attraverso l'erogazione di servizi innovativi - non
limitati al solo utilizzo di internet - contribuiscano ad accrescere
il valore del "sistema
locale" e ne accelerino il processo di trasformazione in agente
di sviluppo del territorio. Un punto fondamentale della rivoluzione
tecnologica in atto deve riguardare proprio la capacità di fare
rete tra istituzioni pubbliche, imprese e cittadini e la promozione
di strategie cooperative tra i diversi attori. Da anni al Parco Scientifico
e Tecnologico si affrontano problematiche relative all'innovazione
tecnologica e l'esperienza ci ha insegnato che il problema dell'innovazione,
nel Mezzogiorno, è una
variabile "dipendente" e che le variabili sulle quali bisognerebbe
incidere prima, e di più, sono i comportamenti individuali e sociali
delle istituzioni, pubbliche e private. Un'innovazione che parli
solo il linguaggio della tecnologia e dell'e-government, senza
passare attraverso il recupero (o l'acquisizione) di una piena capacità di "governo
locale" senza prefissi di sorta, potrebbe passare senza lasciar
traccia, come testimoniano i costosissimi interventi in "innovazione" che
dal 1986 (legge 64) in poi sono stati finanziati nel Mezzogiorno.
Quindi colmare il "divario digitale" significherà per
la pubblica amministrazione non soltanto arrivare a saper implementare
nuovi processi ma anche gestire un progetto complesso; l'intero
ciclo di cambiamento della sua organizzazione e la modernizzazione di
infrastrutture e applicazioni. Dopo il programma sull'e-democracy varato
prima dell'estate scorsa dal Governo con il principale obiettivo di penetrare
nel mondo delle piccole amministrazioni comunali e territoriali, con
i Centri di Servizio Territoriali sta per chiudersi il cerchio degli
interventi strutturali e culturali messi in campo dal Governo e sostenuti
strategicamente dalle Regioni in materia di politiche di diffusione,
conoscenze e utilizzo dell'e-Government. Le premesse di base ci sono
tutte. Ci troviamo dinanzi ad un'occasione per innovare il governo locale
(senza prefissi) e per introdurre l'e-government anche nelle piccole
realtà amministrative,
troppo spesso isolate, territorialmente e politicamente. Ora starà ai
decisori politici locali mostrare la capacità di cogliere tale
opportunità:
a livello regionale nel saper coinvolgere tutti gli attori istituzionalmente
presenti sul territorio interessati a simili problematiche (direttamente
e indirettamente) e a livello più propriamente locale (Sindaci,
Presidenti di Comunità Montane) nel saper creare e gestire un
network davvero unico e fondamentale per lo sviluppo del nostro
territorio. Ciò che in pratica andrebbe tenuto in buon conto nell'impostare
tale processo politico innovativo è la relazione esistente sul
territorio di riferimento tra sviluppo di servizi on-line della
pubblica amministrazione (e-Government), sistemi di integrazione
fra diversi organismi e poteri pubblici - modelli di organizzazione -
(e-Governance) e i fattori di na-tura sociale ed economica peculiari
della società in
cui un processo del genere si intende applicare e innescare (muovere
la domanda). Il Parco, in questo scenario, è pronto a mettere
a disposizione la propria esperienza affiancando la Regione e gli
Enti locali che già hanno
avuto esperienze nell'ambito delle politiche di e-government affinché si
possano definire e diffondere più rapidamente: modelli, approcci
e strumenti condivisi e integrati sugli aspetti critici dell'innovazione.
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